Di solito quando si parla dei pastelli, vengono in mente appunto i colori pastello ovvero colori non intensi, leziosi, quasi da sfiorare il "carino".
Allora i casi sono due: o Marco Mazzoni, nato nel 1982 a Tortona (Al), è un'eccezione oppure non conosciamo affatto le potenzialità dei colori pastello.
Guardate questi suoi disegni e ditemi se sono leziosi.
Un differente tipo di dolore, 2011
Euphoria, 2012
Sei secondi, 2012
Apnea, 2012
Seguire il sole, 2013
Il mio Passato Porpora, 2012
Ophelia, 2012
Nubicuculia II, 2012
(Nubicuculia è la città costruita dagli uccelli nel testo teatrale di Aristofane Gli Uccelli)
Arcobaleno nero, 2013
Bianco rumore, 2013
Glossolalia (= parlare altre lingue insensate), 2013
Medusa, 2012
Anche laddove il pastello è un rosa tenue, non lascia mai spazio a un senso di leziosità ed è incredibile come il bianco e il nero qui siano colori assoluti, accecanti e penetranti.
Inoltre questo viso, chiaramente di donna, invaso da questi elementi naturali. Oppure non è invaso, ma solamente composto?
L'assenza degli occhi poi colpisce ed è strano come si possa intuire l'espressione.
Mi immagino questa creatura con uno sguardo sognante, quasi sospeso, uno di quelli che guardano lontano, verso l'infinito.
Oppure gli occhi possono essere rivolti verso se stessi e allora sembra di sprofondare negli abissi.
Guardando la sua opera completa, si può vedere come lo sguardo verso la natura comprenda anche le piccole creature e lui, con uno sguardo quasi da scienziato, le ritrae in un modo come se la natura avesse dato loro altre forme.
Ricreare la natura, reinventarle in un ibrido tra mondo animale e quello vegetale, come se queste creature appartenessero a un nuovo bestiario.
La Madre, 2012
L'ascoltatore
Il perdente, 2013
La volpe barbata, 2013
Il Moralista, 2012
Lo scoiattolo chimico, 2012
Lo speranzoso, 2012
E poi ci sono quei disegni che mi sembrano delle vanitas, i memento mori, i "ricordati che devi morire", un argomento che vide nel Seicento la sua massima fama.
Servono a ricordare la caducità della vita e assomigliano tanto a nature morte solo che gli oggetti ripresi sono come fiori (anche appassiti), bolle di sapone, farfalle ovvero elementi effimeri accanto a teschi umani.
Eppure, sempre tenendo conto del fattore ibrido, qui c'è una forza incredibile: gli oggetti non sono "appoggiati", vivono ancora ricordando che la morte è semplicemente una trasformazione della vita.
Dévore, 2012
Dèvore II, 2012
AnimanerA, 2013
My My Hey Hey, 2013
Onirici, inquietanti, mistici, assolutamente incantevoli.
un'altra sua intervista qui
Le immagini riportate le ho prese da qui dove ce ne sono tantissime altre, tutte da vedere. Ovviamente il copyright delle immagini va all'autore
Aggiornamento 5 novembre 2015
Due suoi video con lui all'opera
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