venerdì 27 febbraio 2015

La sirena e la luna

Sorgerò appena sarà il momento.
Appena sentirò la luna su di me.
Perché io sono figlia della luna e del mare
Ogni volta che un raggio di luna si posa sul mare
io prendo vita.




di Toraji



da La Sirenetta illustrata da Christian Birmingham





da La Sirenetta illustrata da Kata Kiss




Il lamento della sirena di Seiichi Shirai



Non importa in che fase sia.
Perché della luna io conosco 
il volto che non mostra.



martedì 24 febbraio 2015

Il ragno e il fior di loto nei sogni

E se tutta la storia di Aulonia fosse un sogno?
Se fosse così, cosa significherebbe?
Dopotutto il nome Aulonia mi è venuto in mente mentre dormivo.
Io credo molto nella storia di Aulonia se no mi sarei arresa molto prima vedendo quante poche persone seguono la sua vita.
Anche quei pochi commenti mi rendono felice e di questo vi ringrazio.
Gli elementi basi da cui partire sono il ragno e il fior di loto, questa stramba coppia che ha generato questa bambina (vedi qui e qui)
Quindi cosa significano appunto questi due elementi nei sogni?
(fonte: Guide SuperEva - ho controllato in giro e ho trovato molto simili i contenuti)




 di Joshua Hibbert


Il simbolismo del ragno nei sogni è spesso accostato ad un “femminile” divorante ed incombente che può rimandare ad una figura materna o ammaliatrice, oppure al potere seduttivo e alla perfidia, alla tentazione, o al desiderio di restare al sicuro in una situazione di immaturità, di infantilismo. Freud attribuisce al ragno il potere della madre che va “schiacciato” per permettere al sognatore la libera espressione della sua sessualità, e l’apertura verso una nuova compagna.
Sognare ragni è in generale da associarsi a sentimenti di angoscia o preoccupazioni, a conflitti che il sognatore si trova a vivere, in cui si sente soffocare, che lo fanno sentire in trappola o che lo spaventano.
Sognare un grosso ragno che fugge e si nasconde, può rappresentare problemi che che il sognatore non riesce ad affrontare, in cui si sente “invischiato” o che non accetta a livello cosciente e quando viene avvertito come minaccioso, può collegarsi a situazioni sgradevoli che incombono bella realtà.
E’ possibile che il ragno nei sogni non provochi repulsione ne’ spavento, ma venga osservato con curiosità ed interesse, in questo caso diventa esplicito simbolo delle qualità di questo animale, della pazienza e dell’abilità nel costruire e ricostruire, e di una positiva sublimazione delle energie psichiche.
Il significato del ragno nei sogni sarà quindi legato alle emozioni che il sognatore sente nei suoi confronti: gli aspetti di agguato e trappola che ne fanno una immagine carica di contenuti negativi, o quelli legati al rinnovamento ad alla capacità di ricostruzione dell’Io. 





 by Duong Quoc Dinh



Sognare il fiore di loto si collega alle potenzialità presenti nel sognatore, le qualità che possono manifestarsi e possono “sbocciare” anche in condizione non idonee. Mentre vederlo in boccio può considerarsi un’ immagine simbolica di tutte le esperienze e le situazioni pronte ad evolvere, di tutte le risorse a cui poter attingere e di cui non si è consapevoli, delle possibilità insite in ogni realtà.
Il significato del fiore di loto aperto e sbocciato, è legato alla maturazione ed al compimento di qualche progetto, alla pienezza ed intensità con cui si vivono le situazioni, alla realizzazione di se stessi e del proprio potenziale individuale.
La visione del loto e delle ninfee nei sogni sembra valorizzare ed esaltare le esperienze del sognatore illuminando della sua influenza positiva numerosi aspetti riguardanti la spiritualità, i traguardi materiali, i legami affettivi, l'amore e l’eros.



Che cosa vi sembra?
Avete mai sognato ragni e/o fior di loto?
Ditemi pure.


 

IMPORTANTE: Per tutti quelli che amano il disegno vi ricordo questa iniziativa legata ad Aulonia e al suo mondo.
 

lunedì 23 febbraio 2015

24 febbraio: Giornata del Pagano

Dal 2006, il 24 febbraio è la Giornata Europea del Pagano.
Perché questa data? Perché proprio in quel giorno nel 391 d.C., l'imperatore Teodosio I rese obbligatoria la religione cristiana ed emise un editto che portò alla persecuzione dei pagani estinguendo per sempre il fuoco di Vesta (che appunto doveva essere sempre mantenuto acceso)
fonte: qui (dove troverete altre informazioni) 
Stranamente, cercando questo giorno su Google, vedo che nel 303 d.C. ci fu la persecuzione dei cristiani.
Comunque cosa posso dire?
Io mi sono interessata al Paganesimo sin da adolescente.
Quando mi chiedevano se credevo in Dio, non sapevo come rispondere perché no, non credo nel Dio cristiano. Almeno non in quello.
I miti greci mi piacciono però c'è una cosa che non mi soddisfa.
Seppure il paganesimo greco, così come quello celtico e norreno, è politeistico, non mi riconosco.
Per esempio le ninfe, che rappresentano gli elementi della Natura, vengono considerate come divinità minori e per me non è così. O almeno, non lo sento così.
Per me parte tutto dalla Natura.
Per questo mi sento legata e sono attratta dalle streghe che ovviamente non le intendo come parte di un femminile terribile, portatrice di morte e castrante. (piccola nota: facile poi accusare le streghe di portare la morte visto che erano in contatto con essa e con la nascita essendo interpellate come guaritrici e levatrici, ma non è che si potevano fare miracoli. E se c'era la siccità, un'epidemia ecc... ovviamente incolpavano loro perché è più facile.)
Certo possono essere terribili, ma perché possono destabilizzare e mostrarti qualcosa che preferivi non vedere.


Non importa chi sono. Non importa come mi chiamo. Potete chiamarmi Strega.
Perché tanto la mia natura è quella. Da sempre, dal primo vagito, dal primo respiro di vita, dal primo calcio che ho tirato al mondo.
Sono una di quelle donne che hanno il fuoco nell’anima, sono una di quelle donne che hanno la vista e l’udito di un gatto, sono una di quelle donne che parlano con gli alberi e le formiche, sono una di quelle donne che hanno il cervello di Ipazia, di Artemisia, di Madame Curie.
E sono bella! Ho la bellezza della luce, ho la bellezza dell’armonia, ho la bellezza del mare in tempesta, ho la bellezza di una tigre, ho la bellezza dei girasoli, della lavanda e pure dell’erba gramigna!
Per cui sono Strega.
Sono Strega perché sono diversa, sono unica, sono un’altra, sono me stessa, sono fuori dalle righe, sono fuori dagli schemi, sono a-normale…  sono io!
Sono Strega perché sono fiera del mio essere animale-donna-zingara-artista e … folle ingegnere della mia vita.
Sono Strega perché so usare la testa, perché dico sempre ciò che penso, perché non ho paura della parola pericolosa e pruriginosa, della parola potente e possente.
Sono Strega perché spesso dò fastidio alle Sante Inquisizioni di questo strano millennio, di questo Medioevo di tribunali mediatici e apatici.
Sono Strega perché i roghi esistono ancora e io – prima o poi – potrei finirci dentro.

(monologo di Barbara Giorgi scritto per Franca Rame)


E' questo il mio mondo.
La mia natura appunto.
Da bambina mi vergognavo per il mio essere diversa.
Volevo essere come tutti gli altri.
Ma, per fortuna, non lo sono diventata.


Per ricordare consiglio Il viaggio della strega bambina di Celia Rees e penso che prenderò anche il suo seguito ovvero Se fossi una strega. Sono curiosa.




Se poi volete sapere cosa voglia dire essere dei wiccan, vi rimando a questa doppia intervista che ho fatto a due wicca.
Inoltre se ci sono dei pagani che leggono questo mio post, sia chiaro che per quanto mi riguarda, io lo sento così il Paganesimo e ovviamente trovo ingiusto la persecuzione di quei pagani così come dei cristiani.
Non sono un'adoratrice del Diavolo e di certo non starò a convertire chi non è pagano.
Inoltre credo che capirete se non riconosco come streghe quelle da stereotipo considerate le cattive, così come non riconosco come strega quelle che "sparano" magia dalle mani o dalla bacchetta.
Se poi qualcuno vuole provare, giusto perché incuriosito, qual è il suo cammino pagano da percorrere può provare questo quiz.
Ovviamente c'è anche la possibilità che non vi riconosciate. Può capitare.
Non è che i quiz siano infallibili al 100%


P.S.: Dai 6 anni ho avuto un gatto completamente nero che mi ha portato tanta felicità. Naturalmente adesso non c'è più e di sicuro lui ha un posto speciale per me.

P.P.S.: Prima di andare a dormire ieri sera, stavo leggendo Brida, libro di Paulo Coelho, ed era la parte in cui c'era una che chiedeva a Brida la risposta alla fatidica domanda "Perché siamo qui?". C'è chi crede di trovare la risposta nella religione o nel materialismo... Alcuni - pochi - hanno accantonato la domanda senza pensare a rispondere vivendo nel presente. Ma gli impavidi e coloro che conoscono la Tradizione del Sole e la Tradizione della Luna rispondono "Non so." Allora Brida chiede "Perché la ricerca?" e così la donna risponde che non stanno cercando. Semplicemente si limitano ad accettare e così la vita diviene più luminosa e brillante. Ora, non so che cosa ne pensano gli altri, però potrebbe essere qualcosa su cui riflettere. Almeno un po'.


sabato 21 febbraio 2015

L'altra faccia del colore



 di Piet Mondrian



La dolcezza del rosso, l'eccitazione del blu, la profondità del giallo...


Credete che io abbia sbagliato associare gli aggettivi ai colori?
Quando si pensa a un colore, si pensa subito a un significato ma il più delle volte il primo pensiero è uno stereotipo, un luogo comune.
Gia con L'eretica, il mio spettacolo teatrale, volevo trasmettere il lato oscuro del bianco, un colore che sembra così puro e casto.
Eppure...
Eppure come in ogni cosa ci sono due aspetti da considerare, due aspetti che danno vita a più significati.
E in questo mi aiuterò con i video di Letizia1989 che ha dedicato i suoi ultimi tre video ai colori primari.







Certo nel video ci sono il fuoco, il sangue, l'eros.
Cos'altro può rappresentare il colore rosso?
Eppure ci sono stati quei brevi istanti di pienezza dove la frutta maturava e le foglie poi appassivano.
Era come un tempo d'arresto o meglio, una pausa.
E si sa che anche nell'eccitazione più estrema, nella musica più travolgente ci deve essere quella pausa, o più, che siano come un raccoglimento su se stessi, una calma per esprimere ancora di più la forza e tutta la potenza.
In teatro e credo in qualsiasi forma d'arte si dice sempre di non esplodere subito, ma di arrivarci piano piano e ogni tanto fare delle pause: la potenza che verrà dopo sarà ancora più forte.
E non ci può essere forza senza la dolcezza.





Davvero il blu è un colore freddo e distaccato?
Eppure, il colore del cielo e degli abissi, quali moti interiori si porta dentro?
Il blu può essere il colore della rabbia?
Se avete avuto l'occasione di vedere il mare in tempesta saprete benissimo quanto possa essere terribile!
Prima poteva essere limpido e poi quasi in preda a un'eccitazione travolgente e quasi ipnotica, assolutamente liberatoria.





Il giallo, un colore luminoso e di speranza.
Eppure...
Eppure un colore così immenso da essere terribile per la sua importanza.
Un esempio?
Il sole che noi assumiamo non soltanto attraverso la pelle e gli occhi, ma anche attraverso quello che mangiamo.
Il sole che è diventato la massima divinità
Ma anche il giallo più lieve può nascondere una profondità d'animo.



A proposito del sole, avrete certamente notato che ogni video parte dall'universo, da questa fucina di galassie, pianeti e asteroidi e anche della nostra Terra che ha questi ed altri colori.



Come si può non essere meravigliati di fronte a tutto ciò?
Come non sentirsi... vivi?



P.S.: Questi sono solo i colori primari. Provate ad immaginare come possano essere quelli secondari.

martedì 17 febbraio 2015

Una bambina, di Torey L. Hayden




E dopo aver cominciato, interrotto, ricominciato, reinterrotto, alla fine sono arrivata alla conclusione di questo libro.
Non so se avete mai sentito parlare di Torey L. Hayden, chiamata "la maestra dei casi difficili".
Questo è il suo primo libro dove lei parla della sua esperienza con questa bambina difficile di 6 anni, Sheila che entra nella classe dei bambini "speciali" di Torey.
Cos'ha fatto "per meritarsi questo"? In pratica ha legato un bambino di tre anni ad un albero e lo ha ustionato.
Ed ora desidero fermarmi qui. Non tanto con il post bensì con questo tipo di narrazione perché, ve ne sarete accorti, ne ho usati di virgolettati.
Ne usiamo parecchi anche quando si parla dei matti (fate finta di vedere il virgolettato).
Odio questa parola intesa così (matti) e poi c'è sempre qualcuno che dice "Ma matti lo siamo un po' tutti."
Non so che cosa loro vogliano intendere. Che un briciolo di pazzia c'è in ogni persona?
Okay, ma provate a leggere questo libro.
E poi quando leggo o sento alcuni che rifuggono dalla normalità perché è banale è noiosa.
Provate a leggere questo libro.
Tutto!

Ci sono due frasi che ho sottolineato nel libro

E' vero che erano tutti bambini dalla personalità disgregata, ma nessuno di loro era fragile. Anzi, il fatto che fossero sopravvissuti tanto a lungo dopo quello che avevano passato era una testimonianza della loro forza.

L'unica reazione normale a un'infanzia come quella di Sheila non poteva che essere il disadattamento cronico. Chi si fosse mai adattato all'oscenità di una esistenza del genere, quello si sarebbe dimostrato infermo di mente!


Torey più volte parla del coraggio.
Perché sì, di fronte a questi bambini, non si può che ammirare il loro coraggio.
Affrontano la vita come è stato insegnato loro e osservano il mondo fuori, quello che non conoscono desiderando di farne parte.
Ci provano. Cadono. Ci riprovano. Ricadono. Ci riprovano ancora.
Per non parlare del coraggio di quando si trovano soli, a tu per tu con le loro paure.
Tutti i bambini hanno paura di qualcosa (del buio, dell'abbandono ecc...) solo che per questi bambini queste paure sono ancora più concrete.
E ben vengano insegnanti come la Hayden, che ricordo è una psicologa infantile, che credono in questi bambini e fanno di tutto, che hanno fiducia in loro. Perché lasciarli soli a se stessi, lasciare che crescano così, convinti che esistano solo quel mondo non fa che incattivirli ancora di più.
Se uso la parola incattivire è perché c'è un significato specifico nel libro.


Dopo questo libro, Torey ha pubblicato altri libri autobiografici, tra i quali anche il seguito di Una bambina ovvero La figlia della tigre, e anche alcuni romanzi.


Qui trovate il sito italiano di Torey Hayden con alcune informazioni.
Di sicuro leggerò altri suoi libri.


P.S.: Parlando poi di bambini violenti con famiglie disastrate, anni fa vidi uno di quei telefilm ispirati a una storia vera. In originale Child of Rage (dal nome del documentario su di lei) e in italiano me lo ricordavo come Perché mia figlia? anche se cercando me lo danno come Infanzia negata.

 

giovedì 12 febbraio 2015

Il colibrì, un frammento di arcobaleno

C'è un piccolo animale che da un po' di tempo sta svolazzando dentro di me e, come avrete capito dal titolo, è il colibrì, una farfalla con le piume.
tutte le foto presenti le ho trovate su Pinterest, in molte di queste c'è il nome sulla foto. in altre no



per altre foto di David G. Hemmings vai qui


Sarà appunto la sua assonanza con la farfalla ad avermi conquistato?
Non credo. O almeno non solo.
Come animali simbolici, richiamano la gioia, la celebrazione della vita e il suggere il suo nettare.
Ma, anche se simili, il colibrì e la farfalla sono due creature a parte.



                                       

Il ritratto e la vita

Che opera meravigliosa è il viso.
Sin da quando nasciamo, il viso è quello che cerchiamo e per uno strano fenomeno chiamato pareidolia, vediamo visi in forme e macchie assolutamente casuali.
Non è una scultura, immobile (a meno che qualcosa non crolli)
Un viso è materia che scorre.
Ecco, forse è per questo motivo che sin da quando andavo alle elementari ero interessata a fare ritratti: mi sembrava di indagare in quella persona, di entrare dentro se ci riuscivo.
L'altro ieri vedo questo video.




l'autore è Stonehouse
Video Editing : Yirigun


Oltre alla bellezza del ritratto, c'è dietro qualcosa di più, qualcosa che, volenti o nolenti, ci tocca, con un finale che ci può lasciare in sospeso.
Qualsiasi sia la vostra religione, il vostro luogo di appartenenza, non importa.


Vorrei sapere le vostre sensazioni.

domenica 8 febbraio 2015

Recitare un ruolo difficile

Premetto subito una cosa: con "difficile" intendo un ruolo che non solo ti scava nel profondo, ma che normalmente lo temeresti.
Ogni ruolo può presentare la sua difficoltà, anche quello più innocuo, ma io parlo di interpretare un personaggio che ha commesso un omicidio, che ha una storia disastrata alle spalle, un ruolo nel quale non puoi essere al sicuro.



Sarah Bernhardt in Lady Macbeth ritratta da Felix Nadar, 1884
(non il mio ruolo)



Al momento sto lavorando con il Circolo degli Attori, oltre a preparare uno spettacolo, un ruolo che potrebbe rientrare ne "i ruoli della vita". O meglio sto preparando un monologo.
Non vi dirò il personaggio, quello più avanti, però mi sta facendo molto riflettere interpretare un ruolo del genere.
Facendo questi anni di laboratorio, partendo dal 2003, ho interpretato diversi ruoli, tutti disparati e questo mi va più che bene perché non mi interessa essere definita, se mai riuscirò ad andare nel professionale, un'attrice comica o drammatica.
Io sono un'attrice.
Ecco, questo ruolo rappresenta una sfida per me anche se si tratta di un monologo poiché rappresenta un momento cruciale.
Vi posso dire che in seguito ci saranno delle morti causate da questa stessa persona e che scava molto nell'interiorità.
Quando si vede un attore, spesso lo si immagina in atteggiamenti pomposi e molto coreografici, ma se quei movimenti non scaturiscono dall'interno, potranno sembrare solo vuoti.
L'esteriorità di un personaggio non è meno importante della sua interiorità.
Posso anche avere ben in questione che cosa sento, ma si arriva al come esprimerlo.
Quando mi è stato dato questo monologo da colui che gestisce il Circolo degli Attori e ci dirige, ovvero Cristiano Caldironi, ero tutta eccitata e non vedevo l'ora di farlo.
Ma non perché gongolavo bensì perché pensavo subito al confrontarmi con esso.
Leggevo, leggevo e pensavo al come farlo.
Come interpretare un personaggio del genere, che dice di voler commettere un omicidio?
Ora, non sono una psicologa e ci mancherebbe altro.
Non ho neanche intenzione del "Sbatti il mostro in prima pagina" e se lo sentissi in televisione, non credo che starei a giustificarlo.
Come fare allora?
Tutte le persone sono governate da emozioni comuni e se si va a vederle, alla fine le possiamo riconoscere.
Quand'è che mi sono sentita una sola volta così?
Bene.
Prendiamo questa emozione, allarghiamola, facciamola crescere, facciamola scorrere in noi mantenendo il controllo.
Non è facile soprattutto perché certe emozioni come gelosia, invidia, rabbia ecc... il più delle volte vengono taciute e bollate come negatività.
Quindi anche il riconoscere in noi stessi può essere difficile.
Per questo è bello vedere come attori diversi interpretano lo stesso ruolo.
Non si tratta solo di testo, ma anche di come dirlo, che cosa ti muove nel dirlo, perché lo dici e ogni attore può fare la sua differenza.
Personalmente ho scoperto all'inizio che il fare teatro, ancora prima di diventare un mio pensiero di professione, mi ha aiutato molto ad esternare certe emozioni e scoprivo che potevo trasformare le brutture in grandiosità.
Soprattutto in una prova, ho visto come prendere questa emozione ed ero quasi come nel dominarla come se stessi facendo una danza col fuoco.
Quindi, non sto per niente inneggiando a questa donna che uccide, ma sto cercando di riconoscere e scoprire la sua umanità.
Può magari sembrare un controsenso, soprattutto se parliamo di killer seriali, stupratori, gente che stermina un popolo ecc...
Ecco, questa è una faccenda delicata.
Ci sono molte scuole di pensiero su tecniche teatrali che raccontano come affrontare un ruolo del genere (e non esiste solo il metodo Stanislavskij poi Strasberg).
Personalmente trovo molto utili le interviste fatte a persone che hanno avuto situazioni simili e vedere quanto ci sia assolutamente "normale" (per loro) in questo così come non pensano solo a quello nella loro vita.
Quando si pensa a un ruolo del genere, spesso lo si immagina come stereotipo eppure bisogna grattare ben sotto, non accontentarsi di ciò.
Ed è importante sviluppare il distacco dal personaggio se si vuole mantenere integra la propria salute.
Comunque detto ciò, un personaggio va scoperto come se fosse pieno di tasselli, un puzzle.



Questo è ciò che posso dire finora.
Di sicuro mi verrà in mente qualcos'altro sempre sul tema dopo aver scritto pubblicato ciò.
Ovviamente non mi ritengo arrivata.
Sto facendo un percorso e chissà dove mi porterà.
Per adesso sono contenta dei ruoli che ho ricevuto e anche della fiducia ricevuta da chi mi guidava e dirigeva.

Ditemi voi che cosa ne pensate e se avete avuto ruoli del genere


venerdì 6 febbraio 2015

Eleganza profumata: concorso di scrittura

Da qualche anno, mi sto molto interessando al profumo.
Soprattutto mi intriga perché il mondo di una sostanza volatile così portatrice di sensazioni e poi collegata ai nostri istinti più arcaici, portatore di segreti...
Beh, non è da sottovalutare.



di Erté
(per vedere altre immagini legate al profumo, anche video, andate qui)


Così da qualche mese seguo due blog su questo evanescente mondo: prima a Bergamotto e Benzoino (la blogger Marika Vecchiattini è autrice de Il linguaggio segreto del profumo di cui parlerò prossimamente) e poi a La gardenia nell'occhiello.
Ho letto proprio adesso in questo secondo blog di un concorso di scrittura intitolato L'eleganza di essere Dandy.
Si può essere dandy oggigiorno?
Esiste ancora una maniera un po' eccentrica e non conformata di essere dandy?
Ovviamente non si parla solo del vestiario, ma anche del modo di essere.
Se siete interessati a questo concorso, troverete tutte le indicazioni qui.




una pubblicità anni '30


Che dire? 
Qualcuno di voi sente di avere un'anima dandy?
Oppure sente di avere una nota eccentrica, qualcosa che lo distingue dagli altri?
Siete i benvenuti.



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