sabato 30 luglio 2011

R.I.P. Lucian Freud



Autoritratto, 2003-2004

E così il più grande e quotato pittore vivente è morto a 88 anni e da poco più di una settimana!
Mi chiedo perché non ho mai sentito la notizia. L'ho scoperta solo adesso leggendo in un blog.
In questo post lo mettevo tra gli Iperrealisti, ma in una sezione speciale, assieme a Chuck Close, ovvero un iperrealismo (corrente che odio) che non è iperrealista.
Innanzitutto si vedono le pennellate, nitide e distinguibili e poi non c'è nessun carattere estetizzante. Anzi sembra più interessato ai tumulti che possono scuotere il viso e il corpo che la bellezza di un viso. Però anche questa è Bellezza.
Inoltre ha portato il nudo maschile nella pittura. Finora erano le donne ad avere la supremazia, ma lui portò anche gli uomini e non pochi si erano scandalizzati: erano abituati a vederli vestiti o almeno con i genitali coperti.



Nudo maschile

Solo nell'arte antica, il nudo maschile era contemplato.


Priapo, affresco pompeiano

Lucian Freud era anche un carissimo amico del pittore Francis Bacon e spesso l'uno realizzava ritratti dell'altro. Potete vedere i lavori in questo blog.


Cosa chiedo a un dipinto? Gli chiedo di stupire, disturbare, sedurre, convincere.
(Lucien Freud)


Aggiornato

venerdì 29 luglio 2011

Scandalo negli abissi di Louis-Ferdinand Céline

Tutto è partito da questa canzone



L'avevo sentita alla radio e mi prese tantissimo così ho deciso di prendere anche il cd e ho letto che questa canzone è stata ispirata dal libro Scandalo negli abissi (ed. Il melangolo, 7 euro) di  Louis-Ferdinand Céline, pseudonimo di  Louis-Ferdinand Auguste Destouches (Courbevoie, 1894 - Meudon, 1961).


lo scrittore

Trama:
Siamo nell'oceano e Nettuno e Venere sono sposati. Ma ormai hanno perso la loro autorevolezza. Soprattutto gli uomini hanno perso il rispetto verso questi dei, ma soprattutto verso l'oceano e così gli dei si stanno consumando in piaceri sempre più forti rendendo Venere più civettuola e ridicola e Nettuno sempre più un povero vecchio, privo di incutere timore, preso in giro da tutti e dedito a guardare le sirene.
Una in particolare lo interessa ed è Pryntil. Ma questo interesse le si ritorcerà contro e per delle accuse (che qui non starò a dire) sarà costretta a vivere per un certo periodo sulla Terra.

Decido di finire qui la trama perché non vorrei svelare di più.


Una sirena che diventa umana. Subito il pensiero va a La Sirenetta, una delle fiabe più famose di Hans Christian Andersen però se quella dello scrittore danese aveva proprio l'aspetto di una fiaba, la sirena qui raccontata (seppure la sirena sia una creatura fantastica) sembra appartenere alla realtà.
In comune hanno un finale triste come se la sirena di qualunque racconto sia, non possa raggiungere la felicità appena tocca la terra.
Dopotutto noi siamo creature che toccano terra e respirano aria, loro nuotano e respirano nell'acqua.



La sirenetta, illustrazione di Vilhelm Pedersen


Il linguaggio usato è molto basico, privo di fronzoli ed è assai diretto. Infatti lo scrittore non ci pensa due volte a chiamare Venere cornuta. Inoltre, una cosa che si nota nella scrittura è che le frasi, anche brevissime, sono intervallate dai puntini di sospensione. Verrà spiegato nella postfazione Il dottore e la ballerina di Ernesto Ferrero, che è anche il traduttore, che quei puntini di sospensione sono l'equivalente delle pause musicali.

Consiglio fortemente questo libro, soprattutto a quelli che come me sono stati affascinati dalla canzone.

Accuse di nazismo;
Lo scrittore viene considerato uno dei più potenti per la forza e la novità come considerato dal critico letterario Carlo Bo, ma ci sono accuse pesanti che gravano su di lui ovvero quelle di antisemitismo e nazismo. In alcuni suoi libri come La scuola di cadaveri (1938) denunciava la rovina della Francia per mano di ebrei e capitalisti e chiedeva aiuto alla Germania hitleriana.
Queste sue idee non si sono mai compiute nella realtà e più che altro credo, come altri nell'epoca, che sperasse nella portata di pace da Hitler.
Ora queste parole per noi magari possono sembrare assurde perché sappiamo come è andata a finire, ma all'epoca non era così.
Non voglio giustificare per niente gli atti di Hitler e di coloro che hanno preso parte alla guerra e al genocidio. Voglio solo dire che molti all'epoca furono ingannati e alcuni di questi però non collaborarono mai con il nazismo. Ascoltarono credendo e per questo furono ingannati.

Ho voluto segnalarvi questo anche se mi rendo conto non possa rappresentare al 100% la persona dello scrittore. Comunque ci tengo a dirvi che nel libro non ho avvertito niente di tutto ciò.
Mi è sembrato molto l'eterna sfida tra una Natura sempre più umiliata e l'uomo che si crede sempre più padrone del mondo. In mezzo c'è Pryntyl.
Però come Pryntyl è stata esiliata per delle accuse così magari si è sentito anche Louis-Ferdinand Céline, ma questa è solo una mia congettura.

martedì 26 luglio 2011

Lo stato artistico del suono

Dopo la -triste- parentesi di Amy Winehouse, riprendo il post che volevo pubblicare

Il lato artistico del suono
Così si chiamava il laboratorio condotto da Roberta Guidi e inserito nel Festival di Santarcangelo.

Ecco cosa c'era scritto nella pagina del festival riguardo al laboratorio:

Roberta Guidi, condurrà un lavoro intensivo di due giorni, a partire dal Metodo Lichtenberg® (qui leggerete qualcosa sul Metodo), fondato sul ruolo centrale della percezione nel processo di sviluppo della voce.
In questo lavoro, l’intera persona è coinvolta in un costante ascolto, orientato a riconoscere la struttura profonda del suono. Le cosiddette formanti del cantante, che costituiscono la brillantezza del suono vocale, si esprimono negli stessi ambiti di frequenze delle produzioni acustiche del sistema nervoso e dell’orecchio e, quando vengano chiaramente percepite, assumono una funzione guida nel processo vocale.

E questo invece riguardo al suo curriculum sempre nella stessa pagina:

Roberta Guidi, è diplomata in pianoforte e da più di quindici anni si dedica allo studio del canto e alla ricerca vocale. Si è formata secondo il Metodo Lichtenberg® di Gisela Rohmert, presso l’Istituto di Lichtenberg. Ha conseguito il diploma di specializzazione sulla Musica vocale Contemporanea al Conservatorio di Strasburgo. Ha studiato con la cantante giapponese Michiko Hirayama per approfondire lo studio della musica di G. Scelsi. Ha iniziato di recente lo studio dell’"arte della parola" con Paolo Giuranna. Svolge attività concertistica dal 1997, soprattutto nell’ambito della musica contemporanea. Si dedica intensamente all’attività didattica e di ricerca; tiene numerosi corsi e seminari nell’ambito della vocalità in Italia e all’estero.



Il 16 arrivo a Santarcangelo e chiedo dov'è subito la Celletta Zampeschi, il luogo del laboratorio. Mi dicono che è nella parte vecchia e bisogna salire una scalinata per raggiungerlo, una scalinata moooolto ripida.
Arrivata, prendo un respiro e aspetto gli altri.
A fare il laboratorio eravamo in 5.
Roberta Guidi prima ci ha fatto fare un lavoro con le immagini. Dovevamo fissarle e ascoltare le sensazioni rispondendo mentalmente alla domanda che lei ci faceva.
Ascoltare è la parola chiave perché prima di fare suoni bisogna innanzitutto ascoltarli. Lei stessa ci ha detto che prima di cantare ha fatto 5 anni solo coi suoni. Per me era come se avesse fatto le asticelle prima di saper scrivere.
Ci chiese di avere sguardi differenti: uno sguardo che riceve, uno sguardo che cerca e uno sguardo sfocato. Infine di ascoltare le sensazioni che avevamo e di sentire quale parte del corpo era coinvolto.
Ci fece camminare chiedendo di avere sfocato una parte del nostro corpo e di sentire cosa ci succedeva.
Lo sguardo verso le immagini e verso quello che sentivamo era fondamentale per quello che sarebbe seguito. Infatti, ci ha chiesto uno ad uno di andare di fronte a lei al pianoforte e di fare vocalizzi.
All'inizio ci ha detto che in questo laboratorio dovevamo liberarci di tutto il sovvrappiù che ci è stato insegnato.
Non fare, non sforzarti, stai nella domanda... queste sono le indicazioni che Roberta Guidi ci dava.
Dovevamo dare spazio a quello che ci veniva e ascoltarci.
Inoltre ci diceva delle frasi e anche senza capirle perché magari non avevano molto senso della logica.
Quando sono andata io di fronte al pianoforte ho incontrato una difficoltà: tenevo troppo la nota.
Ci chiedeva di essere fiduciosi, ma a me chiedeva soprattutto di lasciar "morire" la nota.
E così venne smantellata una delle mie credenze: che il canto fosse legato al fiato.
Il fiato non è il respiro e noi esseri umani non siamo come gli strumenti a fiato o almeno non solo.
Insomma si trattava di cercare un equilibrio tra l'avere fiducia nella voce e farla smettere.

Il fatto che eravamo solo in 5 ci permetteva di poter parlare in tranquillità e così una dei partecipanti chiese in cosa si trattava lo studio sulla parola.
Allora Roberta Guidi ci parlò di Alfred Tomatis e del suo metodo. Ci spiegò che lo studio della parola andava oltre il suo significato. E' molto più importante il suono che da quella parola scaturisce. Si crearono frasi, come se fossero dei scioglilingua per ogni gruppo di consonanti, frasi che non hanno molto senso, ma come detto prima, ciò che è più importante è il suono. Ci chiedeva di non interpretare le frasi perché questa fase avviene dopo quando si vuol dare un senso, quando si pone quella frase in un contesto. Non declamate, non fate scatti fisici...
La giornata finì e io ritornai a Ravenna quella sera per poi andare a Santarcangelo la mattina dopo.




Il giorno dopo continuammo con gli esercizi sulle immagini e noi chiedevamo su cosa intendeva per brillantezza della voce.
Ci spiegò che anche le nostre orecchie emettono hertz (1 Hz=1 al secondo e indica la frequenza). E' quando sentiamo un fruscio simile a quello delle cicale.
Un suono brillante stimola questi hertz.
Lei cantò sempre con un vocalizzo. Nonostante la bocca non fosse aperta al massimo, da essa usciva un suono sempre più immenso.
Alla fine le dissi che per voce brillante, mi aspettavo che fosse acuta e invece la sua era grave.
Un'altra mia credenza venne smantellata: la voce brillante non è acuta.
Lei cantò soprattutto per farci riconoscere quella sensazione perché molto più importante del conoscere è il ri-conoscere.

Pose sul pianoforte delle immagini e noi, dopo un attento sguardo, dopo aver ripassato più volte dovevamo scegliere quella che ci ispirava di più.
Io scelsi la foto di quello che poi identificai come una conchiglia. Era a spirale e dissi che se partivo dall'esterno e poi verso il centro mi sembrava di vedere l'esterno della conchiglia e di partire con una voce grave per poi risalire, ma se facevo il senso opposto ne vedevo l'interno così la voce partiva dall'alto da quel centro che identificavo come sole e scendere verso le estremità.
Mi disse di fermarmi, di stare nella domanda, di non vagare e questo fu per me difficoltoso visto che lavoro quasi sempre a stretto contatto con le immagini e che con esse comunico, ma cercai di fare ciò che mi veniva chiesto.
Questa volta dovevamo cantare avendo ben chiaro l'immagine che avevamo scelto.
Lei ci diceva delle frasi come Il suono viene risucchiato dall'immagine o anche l'opposto, ci chiedeva di chiudere le orecchie.
Mi chiese dopo un po' di passare a un'altra immagine che assomigliava sempre alla conchiglia a spirale, ma sembrava più porosa.
Cantando su quell'immagine notai che il suono della mia voce si faceva sempre meno distinto, ma acquistava in corposità. 
Alla fine ci spiegò che quelle immagini, tranne una, avevano un doppio ovvero una parte esterna del mondo una controparte identica nel nostro corpo. Così la mia prima immagine era davvero una conchiglia a spirale e invece quella "porosa" era la coclea ovvero una parte del nostro orecchio interno che è fatta come una chiocciola (che è anche il significato del nome).




E così il laboratorio è finito. Uno dei partecipanti ci chiese cosa fare dopo. Lei ci spiegò un esercizio, che a sua volta era stato dettato da un'altra maestra, ovvero di fare tre suoni che per noi erano comodi e di ascoltarli.
Se poi volevamo leggere qualcosa ci consigliava libri di Tomatis.

domenica 24 luglio 2011

Autodistruggersi




La recente morte di Amy Winehouse mi porta a voler scrivere un post sul perché molti artisti decidano di autodistruggersi.
Gli animali sono portati alla sopravvivenza, ma alcuni uomini e donne non possiedono questo istinto. Forse si sono dimenticati come si fa a sopravvivere, non se lo ricordano più.
Oppure forse non è stato insegnato a loro.
Nell'arte si insegna la tecnica, ma non l'arte della sopravvivenza e con questo non sto dicendo "Il più forte mangia il più debole." Non è il più forte a sopravvivere, ma quello che riesce a usare appieno le sue doti e qualità.
L'arte e l'autodistruzione sono così vicini tanto che il confine che li separa è così labile.
Nell'arte si distrugge per poter creare, ma spesso quest'azione la si porta anche nella vita mancando però un fondamentale passo ovvero quello della trasformazione. E' un po' come un atto alchemico, il Solve et coagula.
Prima ho parlato di istinto, ma spesso neanche l'istinto riesce a distinguere le trappole ingannatrici. Basti pensare al mondo animale.
E a volte ciò che conduce alla morte è l'inconsapevolezza. Non sai che quel gesto ti può portare la morte anche quello più pericoloso. Pochi vogliono veramente morire consapevolmente.
Un animale ferito spesso decide di amputare la parte debole, ma non lo sa che lo condurrà alla morte.
Non è tanto l'alcol o la droga ad uccidere, sono solo dei mezzi. Ad uccidere veramente è la solitudine o meglio a condurti allo spegnimento totale e spesso quando ci si rende conto di questo è troppo tardi. Oppure è proprio toccando il fondo che si vede l'unica luce quella che ti conduce alla vita, quella autentica, senza illusioni però poi ci si deve ricordare di questa luce, è così flebile, ma ci vuole coraggio per questo.
Razionalmente potremmo dire: "Ma come fa a non sapere che così muore?". La ragione è l'ultima cosa che viene in mente in quei casi oppure lo sa con la testa, ma poi prosegue con gli atti autolesionisti e questo non è una cosa esclusiva solo delle persone famose, ma anche di quelle comuni però la fama stessa è una forma di pazzia.
 
 
E così le scarpette rosse continuano a far ballare coloro che inconsapevolmente decidono di calzarle conducendole alla morte.
 
 


Scarpette rosse, illustrazioni di Anne Anderson

sabato 23 luglio 2011

R.I.P. Amy Winehouse



E così anche la cantante Amy Winehouse è entrata nel Club 27.
Che cos'è il Club 27? E' una specie di associazione formata da artisti, soprattutto musicisti e cantanti, che sono morti a 27 anni e proprio per la giovane età, la morte non è naturale.
Qualche esempio? Janis Joplin, Kurt Cobain, Jim Morrison, Jean Michael Basquiat e tanti altri. Li potete trovare qui.
Comunque la causa della morte non è ancora certa però trattandosi di lei e di come è andato il suo concerto a Belgrado (era visibilmente ubriaca), ci sono diversi sospetti.
Non voglio dire più niente, non voglio fare della retorica, voglio solo far parlare la sua voce così particolare e che molti, anche qui in Italia, e non solo, hanno tentato di imitare.


















Aggiornamento 25 luglio 2011:
Non si può sapere che baratro uno possa avere nell'anima quando decide di autolesionarsi, di andare dritto anche inconsapevolmente verso la morte.
Dico questo in risposta a tutti quelli che cinicamente dicono, chi più chi meno, che se l'è cercata.
In questo momento non la vedo come la cantante strafamosa che ha vinto numerosi premi, ma come una mia coetanea, siamo nate nello stesso anno, molto dotata e che è morta troppo giovane.
Anche vicino a noi ci sono persone che fanno questa fine non solo quelle famose


Aggiornamento 10 novembre 2016: 
Su di lei è stato fatto un documentario l'anno scorso.
Eccolo:




Qua una recensione sul blog Pensieri Cannibali.

martedì 19 luglio 2011

Festival di Santarcangelo: le mie impressioni

E così domenica è finito il Festival di Santarcangelo, il festival internazionale del teatro in piazza giunto alla 41esima edizione.
Come ho specificato qualche post fa quest'edizione aveva come direzione artistica l'attrice ravennate del Teatro delle Albe quindi si tratta anche di orgoglio di concittadina comunque, a parte questo, visitare il Festival di Santarcangelo è un'esperienza che si dovrebbe fare almeno una volta nella vita.
Innanzitutto parlo di Santarcangelo di Romagna, questo piccolo borgo che sembra aver conservato memorie del suo passato come la parte vecchia della città che si raggiunge salendo una scalinata ripida e faticosa.
Ho visto il museo dei bottoni, l'unico in Italia e ha dentro una delle 150 grotte.
E' tutta una festa, la gente è cordialissima, c'erano anche dei mercatini.
Purtroppo non ho visto gli spettacoli tranne uno ovvero Eresia della felicità del Teatro delle Albe con ben 200 adolescenti. Sono riuscita a vederlo perché era gratuito. Infatti la maggioranza dei spettacoli è a pagamento ed è consigliato prenotare anche prima della settimana del festival. Nei giorni in cui c'ero era quasi tutto esaurito.
Ecco un video dove potete vedere degli stralci dello spettacolo:





200 adolescenti, ma anche bambini o poco più grandi provenienti da ogni parte dell'Italia e del mondo che la non-scuola ha toccato confrontarsi con il poeta russo Majakovski.
Ma ovviamente non c'era solo questo spettacolo e se volete vedere qualche stralcio, vi conduco qui, nel canale Youtube di questa edizione.
Invece qui potete leggere la storia del festival sin dall'inizio dal 1971.

Che dire?
Mi dispiace di non aver vissuto appieno l'atmosfera però conto negli anni prossimi e chissà, magari ci vado per recitare.

P.S.: Voglio segnalare un'ultima cosa. Ermanna Montanari ha chiesto ai teatri italiani di mandarle una sedia. Il perché di questa richiesta? Ecco la risposta





P.P.S.: Avevo fatto dei filmati, ma purtroppo non potrò metterli perché ho perso la videocamera.
Me tapina :(


Aggiornamento 21 luglio 2011:

Qui potete leggere un articolo di Teatro e Cultura riguardo a Eresia della felicità.
Sempre riguardo a questo spettacolo, ho letto delle accuse infamanti perché ci sono dei minorenni e anche un ragazzo con la sindrome di Down. Ha detto che sono delle scimmie ammaestrate per poi dire che sono dei pappagalli imboccati da adulti cinici e retorici e li ha chiamati anche persone deboli, che non hanno alcuna progettualità teatrali.
Insomma ha travisato tutto.
Dice che è nel campo, che conosce l'ambiente, ma non conosce quell'ambiente, quello che Martinelli ha portato a Santarcangelo.
(piccola nota del 10 novembre 2016: i commenti non sono più visibili)

venerdì 15 luglio 2011

Io sono per Ravenna Capitale della Cultura 2019



Chi mi segue da tempo sa quanto ci tengo alla mia città Ravenna, a quanto mi fa piacere la candidatura per Ravenna Capitale della Cultura 2019, ma anche alla mia volontà di far conoscere una Ravenna diversa dallo stereotipo di città del mosaico anche se ne riconosco il valore.
Non solo per me, ma anche per tutti i miei concittadini (di nascita e/o di residenza) che non fanno mosaico.

Per chi mi segue da poco ecco link di post precedenti:



Ebbene, è stata una grande gioia sapere che ero stata convocata, assieme a tanti altri, alla riunione al Teatro Alighieri per presentare il programma e ancora più gioia è stata nel sentire che non verranno fatte distinzioni di realtà culturali e artistiche tanto che alla fine ho anche parlato al microfono esprimendo questo mio sentimento.
Alcuni si erano lamentati che la riunione era più sul teorico, ma io la considero come un primo passo di molti che ne verranno.

Ci hanno fatto compilare un foglio per attestare la nostra partecipazione e qualche minuto fa, attraverso una lettera, ho saputo che posso utilizzare il marchio di Ravenna Capitale 2019 a titolo gratuito per ogni attività culturale e artistica che io farò in modo da promuovere questa iniziativa.
Questo mi fa un enorme piacere e quindi ho intenzione di promuovere anche qui il programma


'MOSAICI di CULTURA: Creare nuove visioni per l'Europa'

Ravenna si candida a Capitale Europea della Cultura per il 2019 con il sostegno di Regione Emilia Romagna, Prefetto di Ravenna, Provincia di Ravenna, Comuni di Rimini, Forlì, Cesena, Cervia, Lugo, Faenza e Comuni dell'area faentina, Russi e Unione dei Comuni della Bassa Romagna.
Ravenna e le città della Romagna che ne sostengono la candidatura costituiscono un unicum territoriale, ovvero un vissuto di storia e storie, che si pone come esempio operativo per creare nuovi progetti di cultura a livello europeo.
In particolare, Ravenna ha generato in passato visioni artistiche che sono pietre miliari nella storia d'Europa e oggi, attraverso la metafora mosaici di cultura, vuole proporre nuove visioni per l'Europa.
Forte di un trascorso glorioso e di una tradizione civica che affonda le proprie radici in un capitale sociale tra i più elevati in Italia e nel panorama europeo, la città ha l’ambizione, grazie al Progetto Ravenna 2019, di stimolare un riequilibrio nel rapporto tra antico e contemporaneo, abbozzando un profilo di identità nel quale il passato viene reinterpretato in modo innovativo, senza nostalgie e senza retaggi puramente conservativi, ma come base storicizzata e fonte di ispirazione di un futuro da costruire.
Tutto questo attraverso la capacità di mettersi in discussione, partendo anche dalle criticità della città e del territorio, e tramite un percorso di analisi delle origini e del genius loci, al fine di ridefinire la propria identità e proiettarla nel futuro, trasformando l'intero territorio in una capitale innovativa e all’avanguardia.

I Temi della Candidatura:

Ravenna e la Visione: Ravenna si contraddistingue per la vocazione immaginifica che nei secoli ha alimentato suggestioni, atmosfere, ispirazioni da parte di artisti, poeti, scrittori, intellettuali (Dante, Wilde, Byron, D’Annunzio, Borges, Jung, Montale, Pascoli, Boccaccio, Botticelli, ecc.).

Ravenna e il Cambiamento: una città e un territorio che, partendo dalla consapevolezza della propria particolare identità, da sempre multiforme e in divenire, decidono di mettersi in gioco, al fine di definire se stessi in modo innovativo; al centro di questo processo si pone l’ambizione di articolare, proprio attorno al valore della cultura, una forte e specifica vocazione.

Ravenna e la Cultura Europea: Ravenna come motore di ricerca sulla cultura europea, una capitale della cultura che dia valore al fatto stesso di interrogarsi - e soprattutto di interrogare tutti i Paesi europei che rappresenterà per un anno - attraverso iniziative che stimolino risposte internazionali (artistiche ma non solo) alla domanda “Che cos’è la cultura?”, e più in specifico “Che cos’è la cultura europea?”. A tal fine si prospetta l'idea di una Casa Europea della Cultura (ma anche Officina, Laboratorio, Darsena...) quale luogo di incontro di pensatori, artisti, cittadini ravennati, romagnoli, italiani ed europei, un vero e proprio laboratorio permanente per la produzione/creazione di cultura nel futuro sociale e politico europeo.

Ravenna e il Mosaico infinito: la metafora del mosaico infinito rappresenta sia una declinazione del titolo Mosaici di cultura, che la vision ispiratrice del Progetto Ravenna 2019. Il mosaico è infinito perché lascia infinito spazio sia al generale che al particolare: non vuole avere bordi né confini, ed è pronto ad ampliarsi, accogliendo persone e idee nuove, senza mai chiudere frontiere; ed è infinito anche nel particolare, perché al suo interno non pone limiti al numero di tessere; è un mosaico in continuo movimento, capace di diventare sempre più ricco. Il mosaico è infinito perché è impossibile da saturare.

 
Inoltre nel sito di Ravenna&dintorni, il giornale che ha pubblicato la mia lettera, (andare qui) esiste da tempo un forum dove diversi rappresentanti della cultura e dell'arte di Ravenna dicono la loro su Ravenna Capitale.



Insomma... IO SONO PER RAVENNA CAPITALE DELLA CULTURA 2019


mercoledì 13 luglio 2011

Perché si scrive?


Madonna del Magnificat di Sandro Botticelli, 1483-1485 
(dettaglio)


Scrivo perché amo la mia lingua e in lei riconosco l'unica patria possibile, perché il territorio non conosce limite e il suo palpito è un continuo atto di resistenza
Daniel Speulveda, Il generale e il giudice

Sono convinto che la scrittura abbia un ritmo e un respiro che stanno in piedi soltanto quanso l'autore si lascia scivolare in essa come farebbe con una corrente impetuosa. E' impossibile fermarsi a guardare l fiume in piena senza che esso non ti trascini in acqua. Bisogna nuotare senza sosta e correggere la direzione seguendo il susseguirsi delle bracciate naturalmente, bisogna andare verso la costa e perdere lo stile
Osvaldo Soriano, Pirati, Fantasmi e dinosauri

Lo scrittore
...a volte deve essere capace di rimanere a bocca aperta davanti a qualsiasi cosa - un tramonto o una scarpa vecchia - colpito da uno stupore semplicemente assoluto.
Raymond Carver, Il mestiere di scrivere

giovedì 7 luglio 2011

Autoritratti della Follia

Oggi pomeriggio presto mi è capitato di vedere delle riproduzioni dei dipinti di Antonio Ligabue (nato Laccabue). Li guardavo negli occhi, nello sguardo e mi vennero in mente gli autoritratti di Frida Kahlo: quasi lo stesso sguardo fermo e deciso, quasi stessa posizione di tre quarti che cela e allo stesso tempo mostra. Poi qualche minuto fa mi dicevo che questi autoritratti assomigliano a quelli di Vincent Van Gogh.
I tre pittori sono accomunati da un senso di follia anche se per quanto riguarda Frida Kahlo si tratta perlopiù di vedere il proprio corpo, invece che la mente, che si sta martoriando e non si può far niente per fermare questo processo.
Solo la pittura li ha potuti elevare e ha saputo racchiudere in quello sguardo qualcosa di vivo e che non si spegnerà mai.

Adesso facciamo un gioco ovvero

Trova le differenze




mercoledì 6 luglio 2011

- 2 giorni al Festival di Santarcangelo

Mancano due giorni al Festival di Santarcangelo di Romagna, in provincia di Rimini.


manifesto di Leila Marzocchi

Per chi non lo conosce si tratta del più importante festival di strada a livello internazionale.
Infatti tutta la cittadina è coinvolta, il centro storico è l'intero teatro.
Ci partecipano artisti teatrali di tutto il mondo.
La 41esima edizione (qui il sito) vede la direzione di Ermanna Montanari, attrice e co-fondatrice della compagnia ravennate Teatro delle Albe.








Se non sapete cosa fare nella settimana tra l'8 e il 17 luglio, una scappatina ci vuole anche per vedere che il teatro non necessariamente ha bisogno di un luogo fisico chiamato "teatro".

P.S.: Io sarò lì il 16 e il 17.

lunedì 4 luglio 2011

I racconti di Terramare



Due draghi invadono il mondo degli umani. Da questo avvento sembra che l'equilibrio del mondo si stia per spezzare. Un giovane principe e un mago s'incontrano e uniranno le forze per sconfiggere un mago oscuro.



Deve essere difficile proseguire nello stesso lavoro di tuo padre (o anche madre) dimostrando di avere lo stesso talento soprattutto se vuoi fare qualcosa che ha cominciato lui. Soprattutto se lui è considerato, nel suo campo, un dio.
E' questo il caso di Goro Miyazaki, figlio del più celebre e rinomato regista giapponese Hayao Miyazaki.
Ebbene il figlio ha avuto l'ardire di debuttare alla regia con un film che ricorda per il graphic design dei personaggi e animali, per i fondali, per le tematiche, i film del padre.
C'è da dire che per i disegni c'è sempre tutto lo staff dello Studio Ghibli e cosa più unica che rara, si usa pochissimo la grafica computerizzata. Anche se in alcune inquadrature è palese che non c'è la stessa cura del padre, come anche la cura verso i personaggi,anche se più volte mi sono meravigliata guardando i cieli. Inoltre immagino che il figlio sia cresciuto in quella atmosfera che si crea nei suoi film.




Il film s'intitola I racconti di Terramare tratto due libri (L'isola del drago e I venti di Earthsea) di un ciclo di cinque romanzi fantasy della scrittrice statunitense Ursula K. Le Guin che s'intitola Il Ciclo di Earthsea.
Forse proprio perché questi due libri fanno parte di un ciclo più grande molte cose rimangono non chiarite.
E' come se facessero Harry Potter partendo non dall'inizio.
Immagino che si è cercato di riassumere in breve i libri facendo un film unico perché al momento non so di altri film riguardanti questo ciclo e credo proprio che, in tal caso, non ci sarà visto che la scrittrice non è rimasta per niente soddisfatta del lavoro di Miyazaki junior: sperava tanto che a dirigere ci fosse quello senior.
Infatti lo stesso Hayao Miyazaki non riteneva il figlio pronto per dirigere un film d'animazione, che è stato convinto a dirigere il film dal produttore, e credo proprio che sia per il peso del nome che il film in Italia, a differenza del Giappone, non ha avuto un gran successo.
Se però si tende a vedere il film proprio come un'opera prima, e lo è, senza considerare il nome si può giudicarlo un film di buona fattura seppure con dei difetti.




Per quanto mi riguarda, se il figlio vuole proseguire con questa carriera è bene che non tralasci niente.
La miglior cosa però sarebbe quello di distinguersi, di cercare qualcos'altro, di staccarsi dall'ombra paterna.
Solo così può realizzare film che siano completi.





N.B.: Molte delle informazioni le ho prese da Wikipedia

sabato 2 luglio 2011

Per non essere cancellati



I blog rappresentano uno dei canali che promuovono la libera informazione.
Eppure, e forse proprio per questo, si stanno raggiungendo livelli di tirannia, despotismo, livelli in cui le bocche vengono cucite, le parole prosciugate, le idee cancellate.
Proprio per questo sottoscrivo in pieno l'iniziativa di Metilparaben e diffondo questa iniziativa prendendo dal suo blog le stesse parole:


In estrema sintesi sta succedendo questo: il 6 luglio l'AgCom voterà una delibera con cui si arrogherà il potere di oscurare siti internet stranieri e di rimuovere contenuti da quelli italiani, in modo arbitrario e senza il vaglio del giudice.
Siccome, con ogni evidenza, si tratta di una misura degna dei peggiori regimi, sarebbe il caso di rimboccarsi le maniche per evitare che venga approvata.

Cosa puoi fare:

•se sei un blogger scrivi un post, usando il logo che vedi qua sopra e riportando tutti i link, e diffondilo più che puoi tra quelli che conosci;
•vai alla pagina di Agorà Digitale in cui sono raccolti tutti i link, le iniziative e le proposte dei cittadini;
•firma e diffondi la petizione sul sito di Avaaz;
•partecipa e invita tutti i tuoi amici a "La notte della rete": 4 ore no-stop in cui si alterneranno cittadini e associazioni in difesa del web, politici, giornalisti, cantanti, esperti.

 
Uniti si può.
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