sabato 27 giugno 2009

Poesie

Sono appena arrivata da una premiazione di un concorso di poesia tenutasi a Lido Adriano (frazione di Ravenna, la mia città, per chi non lo sapesse) e purtroppo - eh sì, ahimè - non ero tra il premiato (ce n'era solo uno) tra i segnalati.
Ho deciso comunque di pubblicarli qua sotto. Sono a vostro giudizio e voi sarete la mia giuria.


Luce

Tu,
creatura sola che osservi il cielo,
a cosa pensi,
le stelle presenti cosa ti sembrano?
Credi forse che siano più fortunate di te
a non vivere su questa lurida Terra?
Ma le stelle,
credimi,
anch'esse sono sole
e forse più di te.
E tu mi dirai allora che le stelle brillano.
Ed io rispondo che quando una stella si spegne,
nessuno sarà lì a ricordarla.
Una stella può cadere
e tu ti puoi rialzare.
Una stella può sì brillare,
ma tu,
tu puoi illuminare.


Leggerezza

Leggerezza, leggerezza,
tanti credono che tu sia stupida,
vuota e frivola,
profonda quanto una pozzanghera.
Ma io ti conosco,
io so che in quella pozzanghera
si nasconde un oceano
dove la luce raggiunge gli abissi.
In te c'è il dolore,
ma lo porti fino al sole
facendolo sciogliere in ricordi lontani
permettendo a noi umani

...di vivere


Alberi

Alberi,
antichi sacerdoti di un'era ormai dimenticata.
Nei loro rami si nascondono tormenti
di chi ha sempre visto e mai agito.
E rivolgono al cielo
preghiere per chi ancora non è capace di ascoltarli.

Allora, che ne dite?
Tre erano le poesie da mandare e io ho scelto queste. L'ultima poi è davvero l'ultima. Solo che è successo un piccolo contrattempo. Le poesie dovevano essere esplicitamente mai pubblicate. Benissimo, penso. Mando queste tre. Solo dopo che ho inviato la busta mi ricordo che la prima poesia l'ho pubblicata in un catalogo di dipinti per la mostra dell'anno scorso. Chiamo il numero che c'era nel regolamento e spiego l'accaduto. La persona al telefono mi dice che anche se il catalogo è una cosa che ho fatto senza scopo di lucro (l'ho fatto io ed era gratuito per tutti i visitatori), la poesia era comunque da considerare pubblicata. Che fare allora? Quello al telefono mi dice che la busta era chiusa e che non poteva aprirla quindi scrive che la poesia Luce non è da considerarsi. Ho raccontato questo fatto ad un mio amico e lui mi ha detto che potevo magari non dire niente, ma io ero nel dubbio di cosa fare e poi ci tengo ad essere corretta.


P.S.: A volte qualcuno mi dice dopo che ho detto cosa faccio: pittura, disegno, teatro (non dimentichiamo che sono un'aspirante attrice teatrale e faccio dei laboratori, l'ultimo cominciato proprio due giorni fa), canto (l'ho studiato per un po' e poi ho dovuto mollare, ma presto lo riprenderò ho delle amiche che me lo possono insegnare) e scrittura (oltre le poesie, ho scritto dei piccoli racconti quando avevo 16 anni circa e recentemente ho scritto due drammaturgie, ovvero sceneggiature teatrali, di cui una la voglio portare fino in fondo) ... Mi dicono: "Però, sei un'artista a tutto tondo!" Io in verità faccio cose per la quale mi sento portata, quelle che mi vengono. L'importante è che poi siano fatte anche bene, no? Dopotutto è anche quello che ho scritto sotto il titolo: "Libera le farfalle che hai dentro e creerai giardini immensi.". E poi non è vero che sono un'artista a tutto tondo. Non so suonare per esempio! Ho avuto un approccio alle medie con il flauto, ma non è che eravamo in sintonia.
Comunque anche quando mi definisco "artista" non ci vuole essere niente di vanità ostentata. Anzi sento una gran responsabilità, ma sono ben felice di fare queste cose come qualcuno che sente di essere portato per qualcosa e lo fa con immenso piacere anche se ciò gli ruba del tempo.


P.P.S.: Per le prime due poesie sono riuscita a trovare una melodia, a musicarle trasformandole in canzoni. Chissà ... Magari in un futuro le sentirete cantare.

giovedì 25 giugno 2009

Fenomenologia del colore (parte 2)

Questo vuol essere un seguito a ciò che ho scritto precedentemente, un qualcosa che mi balenava in testa e non voleva andarsene.
Quello che vi sottopongo è un piccolo confronto sull'ambivalenza del colore.

Questi sono due miei dipinti che vi ho mostrato qualche post fa.








Questi due quadri rappresentano un fatto simile, due alternative ad un'unico fatto, quello che ti sconvolge la vita. Due strade diverse eppure ho usato più o meno gli stessi colori. Se escludiamo una nota di nero nel primo quadro, vedrete che in tutti i due quadri ho usato i colori cosiddetti vivaci. Eppure le sensazioni che vi dovrebbero scatenare non sono le stesse. Se nel primo quadro magari provate ribrezzo, nel secondo si prova una grande fiducia

Ma perché? Cambia il contesto. Il modo in cui viene usato il colore.
Qualsiasi colore ci permette di sperimentare sensazioni e percezioni diverse. Dipende dal contesto.
Sia ben chiaro che in questo e nei successivi post, non faccio la maestrina che vi bacchetta tutti dicendo cosa è giusto e cosa no anche perché non ne ho il diritto. Quello che scrivo sono mie sensazioni che decido di condividere con voi e sono pronta a qualsiasi argomentazione. L'importante è che sia pacifica e costruttiva come mi aspetto da persone mature. Piuttosto quello che mi preme e che noto in generale è che non si osserva più. Adesso vedo, e non solo dai ggiovani accusati di essere superficiali, ma anche da persone in età matura, uno scarso interesse verso ciò che ci circonda considerando l'osservazione una gran perdita di tempo. Invece se fatta con spontaneità come fanno i bambini piccoli, il mondo può sembrare davvero bello.
Il poeta e scrittore Rainer Maria Rilke consigliava a un giovane poeta inesperto:

Se la sua giornata le sembra povera, non la accusi. Accusi se stesso, si dica che non è abbastanza poeta da evocarne le ricchezze

Ma io penso che tutti dovrebbero evocare le ricchezze delle proprie giornate, non solo i poeti. Sennò che gusto avrebbe vivere?

Fenomenologia del colore

Di solito ai colori vivaci e brillanti si dà tutto ciò che di positivo c'è al mondo (vitalità, gioia, allegria...) e invece ai colori scuri tutto ciò che ci possa essere di terribile (tenebre, morte...). Ma sarà davvero così?
Questa unilateralità di pensiero, il voler dare un solo senso ad un colore non mi piace e credo sia tipica dell'essere umano. Ma così ci si dimentica che di tanti lati e strati è fatto il mondo così come le persone e anche i colori.
Prendiamo ad esempio il bianco. E' davvero così innocente? Forse vi sembrerò controcorrente, ma non credo che il bianco sia un colore davvero calmo. Anzi, se potessi identificare il bianco con una persona, mi sembra quasi una di quelle che nascondono la loro vera natura sotto una parvenza di buone maniere e di gentilezze, ma il loro scopo è quello di cancellarti subito. Perché il bianco cancella tutto quello che gli è attorno. Credo che il bianco bisogna saperlo dominare per riuscire ad avere la sua luminosità.
E il nero. E' davvero così brutale? Forse, ma mi pare che si nasconda come quelle persone ritrose che non vogliono mai farsi notare però tu avverti la loro presenza e, per qualche strano motivo, ti affascinano perché in loro vedi molto più di quello che sembra.
Naturalmente queste sono mie sensazioni. Bisogna andare oltre le convenzioni, non restare fossilizzati su ciò che sappiamo già. Dubitiamo, andiamo alla scoperta perché così attiviamo il cervello e il mondo esterno non sembrerà così monotono.

lunedì 22 giugno 2009

Dipinti dell'Accademia 2° anno part 3


Da ieri è cominciata l'estate e io vi inserisco un quadro che è intitolato La Primavera. Wow, che coerenza, vero? Comunque il vero titolo sarebbe La Grazia 2. Poi "La Primavera" è venuto dopo perché m'ispirava un venticello della primavera che porta petali di fiori. Sapete, l'ho dipinto con le mani e mi sa di fluido come un ruscello di montagna, una corrente benevola. Credo che la primavera non significhi solo il risveglio della natura, ma anche la serenità. A volte si sente la primavera (e non solo perché si è innamorati) dentro al cuore anche se la stagione che vedi non è quella. Inoltre la trovo molto sensuale questa "Primavera", ma di una sensualità che comporta appunto serenità e grazia. Vi auguro di camminare con grazia, a passi leggeri e vedrete che lascerete il segno.
Ma non è finita qui.
Infatti ecco a voi un altro quadro:



Oltre l'Universo. Così si chiama questo quadro.
Ho sempre considerato le razze affascinanti come molte creature del mare (trovo persino affascinante la murena). Quando sono andata all'Acquario di Genova con le superiori, c'era una vasca con le razze. Avevano una grazia nei movimenti e la pelle era così liscia che mi sembrava fatta proprio d'acqua. Accarezzavo quelle "ali" e mi sembravano che più per nuotare, fossero adatte a volare. E la ragazza che vedete sono io che mi ritaglio uno spazio nell'Universo e cavalco questa razza, felice. Anzi sono radiosa, radiosa di essermi tagliata uno spazio tutto mio. Uno spazio oltre l'Universo.
Ed ora una sensualità più maliziosa. Visto che i miei quadri non sono del tutto macabri?


Ehm. Forse un pochino. Infatti, quelle "uova al tegamino" alla vostra sinistra sono dei bulbi oculari. In realtà questa Signora degli Occhi non ha in sé un significato particolare. Dovevamo fare un dipinto per poterla esporre credo in un locale. Però credo che mi sia venuto bene. Anzi che lei mi sia venuta bene. All'inizio avrei voluto farle al collo una collana con questi bulbi oculari. Tantissimi e piccolissimi. Però se in disegno era venuta bene la collana, nel dipinto avevo qualche perplessità. Ancora non avevo la piena padronanza del pennello e così optai per queste "uova al tegamino"

martedì 16 giugno 2009

Arte: tecnica o emozione?

Questa volta ci sarà una mia piccola discussione sull'annosa questione sull'arte: meglio la tecnica o l'emozione? Premettendo che io per arte intendo tutte le arti e non come di solito si fa con la pittura e facendo intendere chiaro che non dispongo di nessuna verità assoluta, ecco il mio modesto parere.
Allora, la tecnica è fondamentale, ma le emozioni sono essenziali. Quale preferire? Ci sono artisti che preferiscono le emozioni e in pittura di solito si usa chiamarli naif e invece ci sono artisti che della tecnica sono maestri come gli iperrealisti. Quale di questi artisti è il migliore? Quale di questi arriva più alla gente? Perché non dobbiamo dimenticare che l'arte ti deve entrare dentro, far scomparire ogni barriera, comunicare quindi per far sì che questo succeda, cosa fare?
Io guarderei indietro nella Storia arrivando ai tempi della Grecia Antica, una delle culla delle civiltà odierna. Curiosando su Internet (eh sì, sono una grande curiosona!), scopro che la parola "arte" in greco antico si dice tecne. Ma come, uno penserebbe o almeno io, allora le emozioni non contano niente?
In realtà non è così. Per i Greci antichi la sapienza risiedeva nelle mani che facevano da ponte tra testa e cuore. La manualità era fondamentale così la tecnica senza dimenticare però la poetica. Dopotutto gli artisti non sono come degli artigiani poetici?
Infatti a pensarci bene, quante volte un artista, qualsiasi artista sente qualcosa dentro, ma non sa come tirarlo fuori e invece quando un artista vuol comunicare qualcosa, ma non ce la fa.
Quindi, tecnica ed emozione vanno a braccetto e poi scusate volete che in anni di lavoro non vi fate una tecnica e una poetica tutte vostre?
Prossimo appuntamento: la terza parte del secondo anno. Credevate che fosse finito, eh?

sabato 13 giugno 2009

Domande e Risposte

Oggi è il mio compleanno!!!!!!!! YUHUHU!!!!!!!!!!!!!!!!! E così vi faccio un regalo: un post in cui mi farò delle domande e mi darò delle risposte.
No, non sono diventata matta, almeno non più del solito. Le domande sono quelle che più mi vengono fatte e io risponderò a queste. Sono tre, ma se anche voi avete delle domande da farmi, fatelo.

1) Da cosa nasce il nome "almacattleya"?

In realtà, a voler essere pignoli, sarebbe AlmaCattleya. E' l'unione di due nomi "Alma" e "Cattleya". "Alma" deriva dal latino almus e significa "che nutre, che dà vita" e in spagnolo significa "anima". La Cattleya, per chi non lo sapesse, è una specie di orchidea veniva considerata preziosa poiché rarissima (è stata depredata fino all'ultimo) e negli anni 30 se lo appuntavano sul vestito nella scollatura vicino al cuore. Questo nome per me è ciò è l'arte per me: qualcosa che mi nutre, che mi dà vita, di prezioso vicino al cuore, parte della mia anima.

2) Perché disegni e dipingi le donne?

Mi viene naturale e devo dire che anche se sono una donna (una piccola donna), mi piacciono le donne. Ma non in senso sessuale (maliziosetti :-P). Mi sento a stretto contatto con la natura e per me nella figura umana, come in tutte le altre creature, animali e vegetali, risiede la natura. Voi direte che c'entra? Per me nella donna risiede anche la complessità della natura, l'essere tutto e niente. Oppure potrei dire che essendo femmina conosco il corpo femminile meglio di quello maschile perché ci vivo 24 ore su 24!

3) In disegno sei più pulita, nella pittura più libera. Perché?

Per me il disegno e la pittura sono due cose totalmente differenti. Nel disegno mi concentro sul segno e sulle proporzioni del corpo umano e della prospettiva. Nella pittura invece mi concentro sul colore, la prospettiva non esiste più, le proporzioni sono stravolte. Credo che la pittura, assieme alla poesia, siano le uniche arti completamente libere dalle leggi della fisica. Una nota stonata, un passo che non si deve fare, un errore di grammatica... La pittura concede la libertà assoluta. Posso accostare colori che in natura non ci sarebbero. Ma non credetemi anti-naturalistica (soprattutto dopo quello che ho detto prima). Anzi penso che il naturalismo a tutti i costi, nella pittura s'intende, sia davvero anti-naturalistico perché attraverso la pittura vi trasmetto la mia anima, personalità... Per questo non mi piace (PER NIENTE!) l'iperrealismo!

Spero che con queste risposte almeno mi conoscerete un po' di più e guarderete le mie opere con uno sguardo diverso e se avete delle domande, fatemele.

lunedì 8 giugno 2009

Dipinti dell'Accademia 2° anno part 2

Ed eccomi con la seconda parte del secondo anno dell'Accademia. Vi ricordo che la prima è rappresentata dalla bambina bionda un po' punk.




Allora, questo quadro è nato da una piccola scoperta. Curiosando, non ricordo dove, ho così imparato che la parola "sesso" deriva dal latino secare che vuol dire dividere. Così ho ragionato su questo concetto e alla fine ho concluso che il sesso magari divide, ma allo stesso tempo unisce. Per questo ho fatto due quadri della stessa grandezza (anche se qui non sembra, ma ho dovuto tagliare delle parti di colore), una parte femminile e un parte maschile riunite in un albero.
Quando l'ho esposto la prima volta in una mia mostra, la maggior parte delle persone era meravigliata e mi diceva che era Favola d'amore di Hermann Hesse. Io non capivo di cosa parlassero e alla fine una mia carissima maestra d'elementare mi ha regalato il libro e quando ho finito di leggerlo, anch'io sono rimasta meravigliata. Per chi non conoscesse questo libro, vi dico che parla di questo uomo che decide alla fine di diventare albero, ma anche in quello stato si sente infelice e incompleto finché una ragazza, sentendo il suo dolore dopo essersi seduta, decide di trasformarsi anche lei in quello stesso albero.
Ed io non l'avevo mai letto prima!

Stavo riflettendo su una cosa pensando a questo quadro. Pensavo che quest'immagine potesse anche rappresentare l'Androgino, la creatura che presenta sia il sesso femminile che quello maschile, la creatura perfetta e proprio per questa perfezione viene divisa in due esseri distinti. Credo che potrebbe essere un'altra chiave di lettura per questo quadro.
Aggiornato
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