Questa volta vi parlo dell'ottavo laboratorio teatrale non-scuola dell'estate del 2008.
Il titolo, Improvvisata a Castiglione, vuole richiamare il titolo di uno spettacolo del regista e drammaturgo francese Molière, L'improvvisazione di Versailles del 1663, ma nello spettacolo ci saranno ben due opere di Molière: Il Tartufo (1664) e Don Giovanni (1665).
In pratica si vuole ricreare l'atmosfera di quel periodo con una compagnia che cerca di proporre le sue opere stando ben attenti a non cadere nell'ira della comunità ecclesiastica che non accettava alcuna critica chiamata "cabala dei devoti" quindi la maniera più semplice era per Molière creare delle commedie all'apparenza frivole, ma molto sagaci.
Così si è voluto ambientare la messa in scena a Castiglione di Ravenna, una frazione appunto, dove avevamo alle spalle il castello di Castiglione, di fronte a noi il parco del castello, alla nostra sinistra un canale e più avanti un cimitero.
Alcuni ragazzi, tra i quali io, eravamo gli attori di questa compagnia, mentre altri facevano parte di questa sorte di magistero che controlla questi spettacoli.
Il Tartufo parla di un uomo, chiamato appunto Tartufo, considerato da tutti un brav'uomo di chiesa ospitato da Orgone. Quest'ultimo è colpito così tanto dalla bontà e dalla devozione verso Dio di Tartufo che gli promette in sposa sua figlia Marianna la quale è fidanzata con un altro. C'è anche da dire che tutti nella famiglia tranne Orgone e sua madre Pernella, non accettano di buon grado Tartufo e sospettano di questa sua bontà. Solo quando Tartufo cercherà di insediare Elmira, la moglie di Orgone, le cose si faranno chiare anche per Orgone.
Io chi ero? Pernella, madre di Orgone, dispotica e tiranna, molto preoccupata per il nome e l'onore della famiglia e con una voce stridula e sempre urlata pronta a zittire tutti quelli che offendono Tartufo.
C'è stata una scena bellissima alcuni giorni prima della rappresentazione. Stavamo facendo una filata senza interruzione ed eravamo arrivati alla scena in cui Tartufo veniva presentato agli spettatori per la prima volta quindi era una scena importantissima. Era colui che interpretava Orgone a dare il via chiedendoci l'ora, noi tutti gli rispondiamo scoprendo poi che arrivava Tartufo solo che l'attore di Orgone si era appartato e aveva assunto una posa come se stesse pensando. Che fare? Se lui non dice niente, Tartufo non può essere presentato e stavamo facendo una filata senza interruzioni quindi era la stessa cosa di uno spettacolo vero così mi avvicino a Orgone, gli chiedo a cosa stesse pensando, se sta arrivando qualcuno. Lui mi fa di sì e così gli chiedo chi è e lui mi fa Tartufo. Così entusiasta grido a tutti che sta arrivando Tartufo. Lo spettacolo va avanti.
E' così tanto piaciuto questo cambiamento che alla fine le guide hanno deciso di tenere fissa questa mia improvvisazione. E non dimentichiamo lo schiaffo (vero) che mi sono presa. Infatti dopo la presentazione di Tartufo, quest'ultimo saluta tutti noi componenti della famiglia e quando arriva a me, io lo assalgo come se me lo volessi fare (scusate le parole, ma è proprio così) e lui, esasperato, mi dà uno schiaffo in faccia dando poi la colpa alla mano: un vero uomo di chiesa non alzerebbe mai le mani a una donna per giunta anziana. All'inizio delle prove era solo per finta, ma poi le guide hanno voluto che era vero così allo spettacolo l'ho ricevuto per davvero tanto che si è sentito un respiro mozzato da parte degli spettatori.
Lo spettacolo non si conclude con la fine dell'opera, ma s'interrompe molto prima proprio perché la cabala dei devoti interviene e si passa a un altro spettacolo ovvero Don Giovanni, ma prima un intermezzo da parte di una cantante che ha deliziato molte platee ovvero Michelle Sassolino, ancora io (il nome è stato inventato nelle prove), con una versione vocale (ovvero senza testo) de Ave Maria di Franz Schubert, ma questa Michelle Sassolino non vuole proprio finire avanzando facendo indietreggiare col busto gli spettatori e così il capomastro della compagnia le dà un pugno (finto per fortuna) e si passa al secondo spettacolo.
Io, stesa per terra, aspetto che tutti si siano spostati e alcuni si avvicinano a me, ma io non dò loro retta. Poi, quando ormai il secondo spettacolo è iniziato da un po', io mi dirigo verso un piccolo edificio per cambiarmi, vestirmi tutta di nero e prepararmi per il ruolo del secondo spettacolo: la Statua del Commendatore.
Credo più o meno tutti conosciate la storia del Don Giovanni o almeno la sua figura che seduce le donne per poi lasciarle scatenando la furia così delle famiglie di queste sedotte e abbandonate e così Don Giovanni, seguito dal servo Sganarello, dovrà scappare nel bosco e lì salverà la vita di un uomo che si scopre fratello di Donna Elvira, la sua ultima conquista. La vita di Don Giovanni è salva solo per poco.
Don Giovanni e Sganarello camminando, incontrano la Statua del Commendatore, ucciso sei mesi prima proprio da Don Giovanni che, vedendola, non perde tempo a prenderla in giro e a parlarle come se fosse vera e magicamente la Statua si anima e accetta l'invito a cena di Don Giovanni.
Arrivata alla mansione, Don Giovanni riceve la visita di un suo creditore e astutamente riesce a mandarlo fuori senza avergli dato niente. Poi riceve la visita del padre, sdegnato e di Donna Elvira che è diventata una suora e lo supplica di pentirsi e così Don Giovanni si pente, ma non è sincero. Arriva un fantasma per avvertirlo dell'imminente pericolo. Infatti sarà la venuta della Statua del Commendatore a farlo tremare per la prima volta e prendendolo per la mano lo condanna agli Inferi.
Sono dovuta restare ferma in piedi su una piccola montagnetta d'erba con una spada in mano e sono Don Giovanni e Sganarello ad arrivare verso di me da un lato del parco e a notare che questa Statua ha "strane" forme femminili. Poi basta qualche piccolo passo e si è già nella mansione di Don Giovanni e quindi io ero completamente in scena con un riflettore puntato addosso. Non ricordo quanto ci sono stata immobile, ma è andata alla grande anche perché sapevo che se mi muovevo rovinavo completamente lo spettacolo però mi sono permessa piccoli movimenti minimi quasi impercettibili. Dopo lo spettacolo uno mi ha raccontato che uno vicino a lui gli chiedeva: "Ma che fa? Piange?" e questo risponde: "No, suda.". Infatti ho sentito una goccia fredda di sudore che mi solcava il viso accaldato e io ferma immobile. E' stata una bella prova di volontà.
E così siamo giunti alla fine di questo spettacolo. Alla prossima.
P.S.: Mi ero dimenticata di dire che in questo laboratorio c'erano anche dei bambini delle medie e elementari. E' stato bello e diverso da altri laboratori che ho fatto. Inoltre le guide erano Alessandro Argnani, Roberto Magnani, Michela Marangoni e Laura Redaelli.
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