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sabato 7 marzo 2015

Donne come orchidee

L'8 marzo è la Festa della Donna come sapete e desidero condividere con tutti (e tutte) voi le orchidee.
Delle mie amate Cattleya ne avevo parlato alcuni anni fa ma questa volta desidero parlare appunto delle orchidee in generale.
Sensuale e carnoso, questo fiore suscitava (e lo fa ancora adesso) desideri inconsci.




Orchidee di Louis Icart, 1937

sabato 27 dicembre 2014

Intervista impossibile a Teodora nel 1998/1999

Se lo avete notato, nel mio blog troverete diverse interviste che ho fatto. Ad artisti, blogger, youtuber... Non importava chi erano o cosa facevano nel campo dell'arte o altro.
Se avevo piacere di fargli o farle un'intervista, lo chiedevo e via.
Pensate che questa cosa dell'intervistare fosse una cosa recente?
E invece no.
Stanotte stavo cercando due libri di Gianni Rodari (uno dei numi tutelari della mia infanzia) e invece cosa ho trovato?
Un fascicolo intitolato "Noi e l'ambiente" fatto in seconda superiore.
Ognuno della classe aveva un compito e la professoressa di italiano me ne ha dato uno ovvero intervistare Teodora.




di Jean Joseph Benjamin Constant

mercoledì 16 gennaio 2013

Raperonzolo



di Emma Florence Harrison, 1914


Una domenica pomeriggio sono andata in centro. Entro in una libreria e vedo davanti ai miei occhi il libro delle Fiabe Sonore contenente dieci storie e due cd.
Due fiabe sonore le conoscevo da bambina, altre due le ho conosciute più tardi e c'è una fiaba che non l'ho conosciuta, almeno non in quella edizione. 
La fiaba in questione è Raperonzolo, una delle mie preferite da bambina per alcune ragioni strettamente personali.

lunedì 3 dicembre 2012

Napoleone - Storie di Partigiani

Se c'è uno spettacolo teatrale dove ho partecipato e al quale sono molto affezionata è quello realizzato otto anni fa per un'occasione speciale. Infatti il 4 dicembre 2004 era il 60esimo anniversario della Liberazione della città di Ravenna.


copertina del libro(+cd) basato sullo spettacolo


Scheda dello spettacolo (clicca qui)

giovedì 15 novembre 2012

Lettera ai sessantottini di ieri e di oggi

Cari sessantottini di ieri,
immagino che a quel tempo avevate sogni e speranze. Volevate un mondo migliore, libero. Volevate proseguire con il vostro sogno senza qualcuno che vi dicesse cosa fare e come fare.



Dove siete? Cosa avete realizzato? Sognavate questa realtà per i vostri figli? E per i vostri nipoti?


sabato 6 ottobre 2012

Rurouni Kenshin, il film live

Stanotte ho avuto un attimo di iperventilazione, il mouse andava su e giù ed ero tutta in fibrillazione (oddio, non starò diventando bimbaminkia?!) perché ho visto il trailer del film di Rurouni Kenshin ovvero Kenshin, il samurai vagabondo!!!








domenica 26 agosto 2012

R.I.P. Neil Armstrong


Chissà se sei ritornato in quella Luna dove per primo hai calcato il suolo e anche se magari lo sbarco sulla Luna non c'è stato, alla fine tu ne sei legato.





Goodbye, Man on the Moon.


Visto che è facile cadere nei tranelli e nelle sviste, inserisco il link del blog Il Disinformatico (clicca qui)


Aggiornato

domenica 3 giugno 2012

Paolo e Francesca


I fantasmi di Paolo e Francesca appaiono a Dante e Virgilio di Ary Scheffer, 1855


Paolo e Francesca di Mosé Bianchi, 1877 ca.
acquarello e oro su carta


 di Gustave Doré, 1857

giovedì 24 maggio 2012

Capaci di dire no alla Mafia




La mafia non è affatto invincibile. È un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio, e avrà anche una fine. Piuttosto bisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e molto grave e che si può vincere non pretendendo eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni. (Giovanni Falcone da un'intervista su Raitre)

Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola. (Paolo Borsellino)



Ieri sono trascorsi 20 anni dalla Strage di Capaci.
Le commemorazioni sono state fatte nei blog e mi chiedevo cosa potevo fare io.
Poi alla fine mi sono ricordata che ci sono due canzoni capaci di dire no e che, qualche maniera, si riferiscono a quella strage che ormai fa parte della nostra Storia.
Queste due canzoni sono state presentate al festival di Sanremo e credo che le conosciate.








La musica, le canzoni possono davvero raggiungere zone di noi nascoste e farle scuotere.

Solamente lo spirito di servizio 
(Giovanni Falcone alla domanda di un giornalista "Ma chi glielo fa fare?")



P.S.: Di sicuro ci saranno altre canzoni che tratteranno della mafia, ma al momento ho voluto mettere queste. Inoltre ho voluto mettere accanto a Falcone, Borsellino che morirà qualche mese più tardi a luglio sempre nel 1992, nella strage di Via d'Amelio



venerdì 27 gennaio 2012

Un fumetto per la Giornata della Memoria

Oggi è la Giornata della Memoria e io voglio lasciare la parola a questo fumetto (nota: il video che c'era prima non era più disponibile quindi ho deciso di mettere questo fumetto che riguarda sempre Anne Frank e dà il senso di continuità con quello che sta succedendo adesso) per non dimenticare né oggi né mai, per non dimenticare non solo le vittime dello Shoah, ma tutte quelle che hanno dovuto subire una barbarie soltanto perché un popolo ha deciso così, perché li ritiene inferiori.
La Storia ne è piena (basta pensare nel passato anche ai pellerossa) e ancora oggi succede che un popolo debba essere insultato, maltrattato perché ritenuto non degno di vivere.

fumetto da Zen Pencil (per guardarlo meglio clicca qui)




lunedì 9 gennaio 2012

J. Edgar


Sono ancora il re del mondooooooooooooooo!!!



La storia di John Edgar Hoover, fondatore e presidente dell'odierno F.B.I. viene raccontata da lui anziano a dei giovani giornalisti, dalla sua gioventù come osteggiatore del comunismo fino alla sua morte nel 1972.


Quando si tratta di realizzare un bio-pic, c'è sempre il rischio di essere faziosi, di raccontare solo una parte della sua vita oppure un solo aspetto non cogliendolo nella sua interezza. Un pregio di questo film è invece di raccontare non solo l'aspetto pubblico, l'integerrimo personaggio, quello che non accetta che i potenti facciano un po' quello che vogliono, quello che non s'arresta di fronte alle bombe. Sembra quasi un eroe e invece no è una persona, un essere umano, fatto di luci e ombre.


Con questo film Clint Eastwood ha avuto il pregio di tratteggiare un personaggio nella sua interezza anche inserendo scene che possono creare imbarazzo però non si può dire che il film sia completo.
Ci sono alcune mancanze: il film a momenti non attira, a volte sembra fermarsi. Più volte mi sono sentita spettatrice non attiva, ma potrebbe anche essere che questo sia l'intento di Eastwood. Inoltre i personaggi secondari sono tutti a disposizione di J.Edgar non come comprimari, ma burattini.


Di Caprio è cresciuto. Lo si sa da tempo. La sua ostinazione nel voler dimostrare che non è solo quello del Titanic da tempo sta dando i suoi frutti. Ha lavorato con alcuni dei registi (viventi) più grandi: Martin Scorsese, Steven Spielberg, Cristopher Nolan e adesso anche Clint Eastwood dove nei film di quest'ultimo sono sempre usciti personaggi forti e decisi anche quando perdono (mi ricordo ad esempio Maggie Fitzgerald, il personaggio interpretato da Hillary Swank ne Million Dollar Baby).
In questo film ha rinunciato alla bellezza per essere invecchiato e spesso questo fatto viene considerato favorevole per gli Academy Award. Ma a parte il trucco, la sua interpretazione è stata allo stesso tempo misurata e intensa e forse il trucco gli è servito per recitare la sua parte da anziano.
Gli altri attori (da Naomi Watts per la sua segretaria Helen Gandhi al suo braccio destro Clyde Tolson interpretato da Armie Hammer) sono come pianeti che girano intorno al sole.
Forse solo Judi Dench, che interpreta la madre, riesce ad affrontarlo.


Nel film vengono dati per certi alcuni suoi aspetti come la sua presunta omosessualità. Alla sua morte molte cose sono rimaste nascoste, altre perse.
Alla fine il vero John Edgar Hoover (foto sopra) è un eroe o no? Nel film non è certo e questo è uno dei suoi pregi.



Aggiornamento 24 gennaio 2011

Sono uscite le nomination agli Academy Award e DiCaprio è stato, ancora una volta, scandalosamente tagliato fuori.

giovedì 5 gennaio 2012

Giovanna d'Arco ovvero la passione che brucia

Nel giorno dell'Epifania di 600 anni fa nacque Joan d'Arc (italianizzata in Giovanna d'Arco), la Pulzella d'Orleans.



Giovanna d'Arco, miniatura tra il 1450 e il 1500

Giovanna d'Arco visse per soli 19 anni, prima come liberatrice della Francia, poi venduta e adesso Santa Patrona del suo stesso Paese.



Giovanna d'Arco all'incoronazione di re Carlo VII di Jean Auguste Dominique Ingres, 1854

mercoledì 28 dicembre 2011

Le vere storie di Mulan e Pocahontas

Feste di Natale, tempo non solo dei film cinepanettoni (che sorprendentemente l'ultimo sta avendo un calo rispetto agli altri anni), ma anche di quelli disneyani.
Da bambina con mia nonna materna andavo al cinema e così ho visto La Sirenetta (1989), Bianca e Bernie nella terra dei canguri (1990), La Bella e la Bestia (1991), Aladdin (1992) e Il re leone (1993).
Inoltre, come forse avete notato, le feste natalizie sono l'ideale per trasmetterli in tv e così ieri hanno trasmesso prima Mulan e poi Pocahontas.
La Disney come spesso succede, cambia la storia, le adatta, ma bisogna considerare anche che storie come le favole dei Grimm o di Perrault sono state adattate, cambiate. Per esempio nella prima versione di Cappuccetto Rosso non c'era il cacciatore oppure in una versione de La bella addormentata, la storia continua facendo entrare il personaggio della madre del principe, un'orchessa.
Discorso diverso meritano le storie che appartengono all'autore perché di sua invenzione come Pinocchio di Collodi (la maggior parte degli americani non conosce la storia originale) e La Sirenetta di Andersen.
Questo discorso serve per andare alle origini di Mulan e Pocahontas.



Queste due eroine, che vanno a toccare rispettivamente l'Estremo Oriente e il Lontano Occidente, sono esistite. Per quanto riguarda Pocahontas non ci sono dubbi. Invece per Mulan, non ci sono prove certe. Le sue avventure sono raccontate in una ballata.


domenica 6 novembre 2011

La dislessia: problema o dono?

A volte le cose più importanti sono quelle più banali, quelle che diamo per scontato. Però provate a metterci una difficoltà o un handicap e la conquista di tale facoltà può diventare un'impresa titanica.
E' quello che può succedere con la dislessia: scrivere e leggere possono sembrare cose di poco conto per chi non è dislessico e io conosco tale difficoltà perché io stessa lo sono.
Che cosa comporta la dislessia? Ma soprattutto da dove deriva?
Ancora non si ha una spiegazione certa su questa condizione. Alcuni dicono che deriva da un fatto ereditario e colpisca più i maschi.
Comunque solo di recente si ha un'idea complessiva della dislessia più giusta ed è proprio l'ambiente scolastico quello più duro. In passato i ragazzi dislessici venivano catalogati come disturbatori della classe perché incapaci di rimanere concentrati oppure stupidi e svogliati che non avevano voglia di fare nulla.
Con queste premesse, è facile immaginare come la fiducia in se stessi e soprattutto il giudizio su se stessi crollino miseramente. Ma soprattutto il ragazzo, o ragazza, si convince di essere un totale incapace.
In pratica la dislessia è una difficoltà dell'apprendimento e questo comporta anche una difficoltà nello scrivere e nello leggere. Ancora adesso, anche se raramente rispetto al passato, inverto l'ordine di lettere simili cambiando così la comprensione del testo. Mi ricordo che da piccola, giusto per fare un esempio, calciatore e cacciatore avevano lo stesso significato per me oppure trota e torta.
Ma non è tutto, da bambina non capivo molto la differenza tra sinistra e destra, tirare e spingere, feriale e festivo... Ovviamente adesso so la differenza.
Di recente ho capito che anche la mia difficoltà a vedere quale è il dietro o l'avanti di una maglia dipende dalla dislessia e mi ricordo che da piccola per capire quale scarpa era la destra o la sinistra toccavo la piega interna.
Il cervello di chi è dislessico lavora in un modo più impegnativo rispetto a chi non lo è. Forse non saranno le parole esatte, ma è giusto per farvi un'idea.

E' facile pensare come i ragazzi che soffrono di tale difficoltà, e simili, crescano emarginati e questo è stato anche per me, ma se vi dico ciò non è affatto per scatenarvi della pietà. Se l'avete con voi potete portarla da un'altra parte e non osate dire che vi dispiace per me.


mercoledì 7 settembre 2011

Perché si legge?

E dopo il Perché si scrive? ecco il post sulla lettura.
La lettura sembra essere una cosa dimenticata così si dice.

Non è vero che in Italia si legge poco. Direi piuttosto che si legge proporzionalmente alla nostra realtà economica, sociale e culturale. In Italia, infatti, il consumo di libri è direttamente proporzionale al livello generale di modernità del paese (Luciano Mauri)


Ma guardando in giro vedo che si legge anche se molto dipende da cosa si legge e non basta il quanto si legge, ma il come si legge.
Lasciatevi trasportare da queste immagini e dalle citazioni.
Che cosa vi è rimasto da questa "lettura"?



Il nuovo romanzo di Winslow Homer, 1877


mercoledì 13 luglio 2011

Perché si scrive?


Madonna del Magnificat di Sandro Botticelli, 1483-1485 
(dettaglio)


Scrivo perché amo la mia lingua e in lei riconosco l'unica patria possibile, perché il territorio non conosce limite e il suo palpito è un continuo atto di resistenza
Daniel Speulveda, Il generale e il giudice

Sono convinto che la scrittura abbia un ritmo e un respiro che stanno in piedi soltanto quanso l'autore si lascia scivolare in essa come farebbe con una corrente impetuosa. E' impossibile fermarsi a guardare l fiume in piena senza che esso non ti trascini in acqua. Bisogna nuotare senza sosta e correggere la direzione seguendo il susseguirsi delle bracciate naturalmente, bisogna andare verso la costa e perdere lo stile
Osvaldo Soriano, Pirati, Fantasmi e dinosauri

Lo scrittore
...a volte deve essere capace di rimanere a bocca aperta davanti a qualsiasi cosa - un tramonto o una scarpa vecchia - colpito da uno stupore semplicemente assoluto.
Raymond Carver, Il mestiere di scrivere

mercoledì 16 marzo 2011

Anita Garibaldi per i 150 anni d'Italia



Sono sempre stata una dal carattere forte, lo dicevano tutti quelli che mi conoscevano e non credevo ci fosse un uomo capace di affascinarmi eppure l'ho trovato: è un italiano e ha quattordici anni più di me. Il suo nome è Giuseppe Garibaldi.
Ho voluto lasciare il mio piccolo paese, Laguna, per seguirlo, ma non come donna sottomessa bensì come una sua compagna in tutto per tutto anche nelle battaglie. Ho lasciato anche il mio marito precedente perché sapevo che la mia vita sarebbe stata accanto a questo straniero.
Ho combattutto con gli uomini e per gli uomini. Ho rischiato la mia vita più e più volte. Alcuni uomini sono morti per me.
Non posso guardarmi indietro alle spalle. Posso solo onorare la loro vita combattendo anche per loro.



Giuseppe, perché mi guardi con quella faccia? Sì, sono ancora debole, ma non possiamo fermarci. E poi lo sai Giuseppe che sono una donna forte, una donna resistente. Posso ancora farcela. Non fare quella faccia. Gli altri uomini non ti devono vedere in quello stato. Tu sei un comandante.


Giuseppe so che morirò perciò lasciami qui, a Mandriole, in questo capanno, lasciami qui e vattene. Non guardare indietro. Perché rimani ancora qui? Non rimanere qui un attimo di più e non disperarti, non è colpa tua. Sono stata io a decidere di lasciare tutto. Non mi pento di niente. Potevo invecchiare tranquilla nel mio paese, ma ho scelto di stare con te, solo con te. Mi dispiace solo di non poter più stare al tuo fianco e di non poter partorire questo bambino che porto in grembo.
Del resto sono stata felice, di averti incontrato e di avere vissuto così.
Và via Giuseppe, io muoio su questa terra.
So che un giorno unirai questo Paese. E ci saranno tanti altri che difenderanno questa Italia.
Lo sento.




Come forse qualcuno di voi saprà, Anita Garibaldi è morta a Mandriole vicino a Ravenna e ho voluto ricordare questo 150esimo anniversario in maniera diversa, non ricordando il momento in cui è stata unita, ma molto prima attraverso la voce di una straniera, una brasiliana che ha combattuto ed è morta in terra italiana.
Ho scritto questo racconto basandomi su quello che ho trovato in giro provando a pensare come lei. Molte cose poi non sono chiare. Per esempio si dice che Garibaldi abbia strozzato Anita. Lo si dice a causa della posizione del collo però sembra che sia dovuto a una sepoltura veloce. Inoltre alcuni scritti dicono che Garibaldi si riteneva responsabile della sua morte. Ma, come ho scritto qui, credo che sia perché Anita ha deciso di seguirlo e ha lasciato il suo Paese d'origine, il Brasile.
Comunque domani l'Italia festeggia 150 anni.


Auguri Italia

Italiani oggi e per sempre


1^ quadro: autore e titolo non pervenuti
2^ quadro: Garibaldi e il maggiore Leggiero trasportano Anita morente di Pietro Bouvier, 1864
3^ quadro: La morte di Anita Garibaldi di Francesco Fabbri

mercoledì 14 aprile 2010

All'asta i disegni di Hitler

Si dice che la Storia con i se e con i ma, non si fà. Però...

Forse non tutti voi sanno che Hitler, prima di entrare nella Storia come uno dei dittatori più spietati, responsabile di milioni di morti, aveva velleità artistiche.
Nel 1908 tentò l'ammissione all'Accademia di Belle Arti di Vienna portando dei disegni, ma fu bocciato. Ritentò l'ammissione l'anno dopo, ma ancora fu bocciato e questo fu un vero smacco per lui, una cocente delusione.
Ora la casa d'aste inglese Mullocks Auction mette all'incanto questi 12 disegni domani.

Eccone alcuni:







E' probabile che quest'ultimo disegno rappresenti sua madre.

I disegni non furono ritenuti validi per entrare nell'Accademia in più vengono ritenuti mediocri come sostiene il professore Michael Liversidge: "I disegni, a carboncino e matita, sono molto ordinari. La mano non è sicura e le prospettive non sono perfette».
Ma ci si può scommettere che qualcuno, interessato per il nome (come sempre), compri comunque questi disegni, tra i 4500 e i 7000 euro ciascuno come sostengono i funzionari della casa d'aste.
Chissà cosa sarebbe successo se fosse stato ammesso. Non lo sapremmo mai.

fonte: Corriere.it
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