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mercoledì 18 aprile 2018

Teatro Accademia Marescotti (decima ed ultima parte)


E' passato un mese dal saggio finale del TAM (Teatro Accademia Marescotti) ed ecco qui il decimo post, quello finale.



foto di Steven Bortolussi



Prima parte
Seconda parte
Terza parte
Quarta parte
Quinta parte
Sesta parte
Settima parte
Ottava parte
Nona parte



In inglese la parola play sta sia per giocare che per recitare così come suonare.
Così sembra che recitare abbia lo stesso valore del gioco.
Un gioco ha i suoi partecipanti, le sue regole e non può essere perpetuato all'infinito: ha un inizio, uno sviluppo e una fine.
Dire che in teatro stiamo giocando per me non equivale a sminuire quest'arte. Anzi, per me equivale ad esaltarla.
Ma il gioco non si compie solo in questo. Assumere altre identità, altri panni, potrebbe sembrare come il gioco del "Facciamo che io ero...", portare quello che è stato nell'adesso e così in teatro: si sta raccontando qualcosa che è successo ma ve la facciamo vedere adesso. E' l'arte del racconto ma qui non si tratta solo di narrare bensì di ricreare, di far vivere in scena.
Così è stato per i 23 allievi del Teatro Accademia Marescotti che assieme all'attore romagnolo hanno portato domenica 18 marzo 2018 a Fusignano, in provincia di Ravenna, il saggio conclusivo Olio su tela.
Ma prima di tutto questo, c'è ben altro.

venerdì 2 giugno 2017

Romeo e Giulietta. Forse de Il Circolo degli Attori

Romeo e Giulietta. Forse, spettacolo ispirato da William Shakespeare, riscritto da Davide Allevi e diretto da Christian Amadori
Con questa opera scespiriana, dopo Audizioni per Molto rumore per nulla e P.d.P (acronimo per Pene d'amor perdute), si è concluso il 30 maggio Il Circolo degli Attori
Come rendere appetibile una storia, una tragedia che la stragrande maggioranza conosce, anche se forse non l'ha mai vista?
Magari alcuni dettagli non si sapranno per esempio che Paride, il promesso sposo di Giulietta, viene ucciso da Romeo davanti alla cripta dei Capuleti, però comunque si conosce la sostanza.
Poi sull'amore di Romeo e Giulietta si potranno avere opinioni discordanti.
Di certo è qualcosa che tocca.
Nel titolo del nostro spettacolo c'è quel Forse.
Che cosa vorrà dire?
Si fa o non si fa Romeo e Giulietta?
Certo che si fa ma l'abbiamo tradita.
Tradita, per modo di dire.
Anzi, non tanto tradita.


Quando si pensa a Romeo e Giulietta, vengono in mente i due giovani amanti (prossima ai quattordici anni lei e poco più grande, forse sedici anni, lui)



di Frank Dicksee, 1884


Ma il fatto è che qui Romeo e Giulietta sono due adulti.
Questo cambiamento di età comporta anche un cambiamento tra le relazioni dei personaggi.
Già in passato si era realizzato un film dove i due protagonisti erano chiaramente degli adulti ovvero Giulietta e Romeo del 1936 diretto da George Cukor.
Ecco lo spezzone di dove si incontrano





I due protagonisti sono interpretati da Leslie Howard (noto soprattutto per aver interpretato Ashley Wilkes in Via col vento) e Norma Shearer. Rispettivamente avevano, al momento in cui il film è uscito, 43 e 34 anni. Si vede troppo che non sono giovani e anche se avessero voluto fare una versione in cui Romeo e Giulietta erano più grandi, non potevano recitare come fossero due ragazzi adolescenti.
Chi è adulto si affaccia a un nuovo amore con intenzioni diverse rispetto a un fanciullo.
Un adulto può anche "incretinirsi" (in senso affettuoso) per l'amore ma rimane comunque un adulto.
Un altro importante cambiamento è il fatto che la storia sia ambientata durante gli anni '70, questo anche un po' per tenere conto del linguaggio arcaico, anche se molte frasi sono state ridotte, cambiate mantenendo però lo spirito.

Il testo è stato riscritto da Davide Allevi portando le modifiche necessarie, cercando di mantenere il linguaggio arcaico ma non troppo.
Lo spettacolo sarebbe stato diretto da lui ma poi ha accettato un lavoro in Spagna quindi è arrivato Christian Amadori. Non si è trattato di un addio questo, ma di un arrivederci.
Prima delle prove, Christian Amadori ci ha spiegato il linguaggio di Shakespeare. Non ci sono sottotesti, ciò che viene detto è quello che si vuol dire. E' come avere il petto aperto, lo stomaco aperto. Tutto viene fatto risuonare, anche con brutalità.
Avere a che fare con il teatro scespiriano è impastarsi le mani direttamente con le debolezze umane (e così le forze), anche quando si tratta di commedie.
Inoltre le opere scespiriane sono visive. C'è un pensiero dopo un altro. Anzi, c'è un'immagine dopo un'altra nelle frasi di Shakespeare.
Vi racconterò lo spettacolo grazie alle foto realizzate da Chiara Roncuzzi e Deda Fiorini, rispettivamente insegnante e direttrice operativa del Circolo.
Le foto si distinguono perché quelle di Deda Fiorini hanno a destra la data e l'orario.
Molte sono state fatte durante l'ultima prova.
Inoltre ci saranno anche le musiche e le canzoni usate per lo spettacolo.
Ascoltatele, soprattutto se non le conoscete, perché sono un aiuto in più per godersi lo spettacolo.


Ora possiamo cominciare.



martedì 18 aprile 2017

Laboratorio teatrale 100 ore con Ivano Marescotti (ottava parte: il mio monologo)


di Debora Penazzi, una mia amica


Prima parte
Seconda parte
Terza parte
Quarta parte
Quinta parte
Sesta parte
Settima parte


Il 9 aprile alle 21 al Teatro Comunale di Cesenatico c'è stato lo spettacolo finale del laboratorio teatrale 100 ore con Ivano Marescotti, organizzato da Il Circolo degli Attori di Ravenna.
Volevo aspettare prima di realizzare questo post.
Volevo avere anche le foto dei miei compagni così da fare un post unico, ma poi ho pensato che sarebbe venuto troppo lungo.
Quindi, in attesa di quelle foto, finalmente posso svelarvi il mio monologo.

Si tratta di Era un ragazzo di Blanche da Un tram che si chiama desiderio. scritto da Tennessee Williams nel 1947.

Ecco il testo che avevo preso in considerazione, trovato qui.

Quando avevo 16 anni, mi innamorai di un ragazzo. Ma così di colpo, e in un modo così pieno, totale! E' come se all'improvviso tu accendi un faro nella penombra, così si trasformò il mondo per me! Ma ero sfortunata. Fu un inganno. Lui aveva qualcosa di diverso, una sensibilità, una mollezza, delicatezza, che non era da uomo, ... Lui cercò aiuto da me. Ma io non sapevo...Io non capii niente ... Sapevo solo di volergli un bene immenso. . . Poi, poco dopo il matrimonio, scoprii tutto. Nel modo più tremendo. Entrando in una stanza che credevo vuota... c'erano due persone a letto... il ragazzo che avevo sposato e un uomo più anziano che da anni era il suo amico... il suo amante. Dopo di che, facemmo finta di niente. Tutti e tre, quella sera stessa, andammo fuori a divertirci, a ballare, e per tutta la sera giù a ridere, a bere, a ballare, a ballare. Ballammo, ballammo tanto! Poi ad un certo punto, nel mezzo del ballo, senza potermi frenare, mi era scappa o detto "ho visto, ho visto tutto... mi fai schifo!". Allora il giovane che avevo sposato si staccò da me e scappò via. Qualche momento dopo, uno sparo! Corsi fuori, tutti corsero fuori, gridavano "Alan! Alan! Il giovane Grey!"… S'era infilato la rivoltella in bocca, e sparato, tanto che il cranio gli era schizzato via.!... E allora il faro che s'era acceso sul mondo, si spense di nuovo e mai più per un solo istante da allora, ha brillato...

lunedì 1 agosto 2016

Continuano le riprese di Clizia

Il 13 giugno ho partecipato come comparsa alle riprese del mediometraggio Clizia di Alessandro Lonzi (vedi qui) e così ho potuto scrivere di quella giornata, ma ovviamente le riprese sono continuate spaziando dal Giardino Incantato di Elio Minguzzi all'asprezza industriale (ecco qui la fucina di Vulcano alla Darsena di città e a Italmet), alla sontuosità dei castelli (qui l'Olimpo al Palazzo Grossi di Castiglione di Ravenna, Torre di Leucote alla Torre di Traversara e alla Villa Savoia di Glorie, Esterni della Villa di Venere a Villa Pir di Porto Corsini, Camera di Leucote di Palazzo Milzetti di Faenza solo per dirne alcuni) Ogni luogo serviva ad ambientare un particolare momento di questo mito greco e da' l'occasione di mostrare la ricchezza delle bellezze nel nostro territorio romagnolo e la sua varietà.
Ho ricontattato Alessandro qualche settimana fa per poter presenziare a un giorno di riprese così da fare foto e scrivere ancora del mediometraggio. Mi comunica se potevo venire il 20 luglio al Valtorto, un centro culturale a Fornace Zarattini (poco fuori Ravenna) dove si possono vedere spettacoli teatrali come è stato per me sei anni fa quando ho debuttato con L'eretica nella rassegna teatrale Ravenna viso-in-aria.
E la vastità dei set comprende così anche le riprese con lo schermo blu. (nota: le luci presenti saranno utili per filmare ma per fotografare non tanto. Inoltre fotografavo con il mio tablet. Accanto a me c'erano tre fotografi professionisti che hanno partecipato alle altre riprese ovvero Mauro Bosi, Angelo Palmieri e Luca Piccinini) 



Alessandro Lonzi e Federica Navarria (Clizia)


mercoledì 29 giugno 2016

13 giugno 2016, riprese del mediometraggio Clizia


Federica Navarria ovvero Clizia

Dal 13 giugno sono cominciate le riprese del mediometraggio Clizia di Alessandro Lonzi del quale ve ne avevo già parlato qui ed è stato proprio il 13 giugno, giorno tra l'altro del mio 33esimo compleanno, il giorno nel quale ho partecipato.
Ma prima desidero presentarvi il luogo ovvero Il Giardino Incantato di Elio Minguzzi che sta a Villanova di Bagnacavallo, via Aguta 34, in provincia di Ravenna.
Entrare in questo giardino è come entrare direttamente nell'anima di colui che ha fatto in modo che ci fosse ovvero Elio Minguzzi.
Il giardino vive da sé ed è essenziale non raccogliere niente e non portare niente dal di fuori. Bisogna lasciarlo così come lo si è trovato.
Così facendo, ci si rende conto che siamo ospiti del giardino.

mercoledì 1 giugno 2016

Giorgio Gaber e il Circolo degli Attori

E se lunedì vi ho parlato dello spettacolo del Circolo degli Attori basato sulla Commedia dell'Arte, sui suoi personaggi e canovacci, stavolta vi parlerò di Via Giorgio Gaber, 39 un po' anticipatamente visto che domani è festa e quindi non so se ci sono persone che lo leggeranno.
Prima un attimo di dietro le quinte.
In realtà l'impostazione dello spettacolo e il titolo sono venuti dopo.
Il regista, Davide Allevi, voleva fare uno spettacolo utilizzando testi di Giorgio Gaber ma ancora non c'era il contesto.
Quello che ci chiedeva era di leggere i testi di Gaber e scegliere quello che ci intrigava.
Io scelsi un testo (ve lo presenterò dopo) e all'inizio fui titubante perché una delle possibilità di recitarlo era qualcosa che desideravo non fare perché volevo toccare altre possibilità di interpretazione.
In pratica, mi si chiedeva di farlo come una vecchia, quasi simile a una strega.
Era un ruolo troppo simile ad altri che avevo fatto.
Cercai altri testi, ma quel testo rimaneva sempre.
E così quello che ci chiedeva Davide era "Perché dici quel testo? Che cosa c'è prima? Tu chi sei in quel momento?", domande che sono state fatte a tutti noi.
Inoltre desidero fare un'altra premessa: ogni ruolo sarà accompagnato da un video dove c'è Giorgio Gaber, ma questo non vuole assolutamente creare un paragone tra noi e lui.
Non era questo il nostro intento e anche se lo fosse stato, avremmo perso già in partenza.
Nostra intenzione non era imitarlo, ma prendere i suoi testi (scritti anche da Sandro Luporini) e incarnarli con quello che siamo noi.
Mi è sembrato doveroso specificare ciò.



E adesso, come è stato per Amore e Destino, vi accompagnerò lungo questo spettacolo tramite delle foto.
Stavolta sono più i fotografi, i quali mi hanno gentilmente concesso di usare le loro foto.
Le uniche foto sulle quali non è specificato il nome sono di Chiara Roncuzzi che sono le più numerose. Delle altre indicherò il nome.


Siete pronti? 





lunedì 30 maggio 2016

La Commedia dell'Arte e il Circolo degli Attori


E adesso posso permettere alla stanchezza di avermi così come a quella malinconia di venire dopo che ho concluso gli spettacoli teatrali. Penserò a quei lunedì e giovedì sera senza più incontri e prove. E nonostante ciò, sono felice.
Si dice che ci sono poche cose sicure nella vita. Io posso dire che quando mi esprimo con il teatro, coi miei compagni di avventura (ai quali ringrazio fortemente così come tutti coloro che vengono a vedermi) sento autenticità e verità. E potrebbe sembrare strano considerando che il teatro è visto come un mondo di finzione. Questo però visto dal di fuori perché ci vuole un enorme sincerità con se stessi e permettere anche ai quei lati in ombra, anche a quei sentimenti cosiddetti cattivi, di uscire.
Possiamo trasformare le nostre brutture, la nostra vergogna in pura bellezza.
E tanta, tanta merda per coloro che ci saranno domani allo spettacolo finale.


Così ho scritto venerdì 27 dopo che il 26 ho recitato in uno spettacolo (assieme a quello del 23)
Due spettacoli diversi, due ruoli diversissimi tra di loro che mi hanno anche permesso di esplorare nuovi lati della mia capacità teatrale.

Prima, un po' di dietro le quinte.

Dal 23 al 28 maggio (pausa il 27), al Tamo di Ravenna si è tenuta una rassegna teatrale dove ogni giorno c'era uno spettacolo diverso fatto dal primo, secondo, terzo anno del Circolo degli Attori più due Urban Officina dove i ragazzi erano mischiati.
Il 23 alle 21, il terzo anno (dove ci sono anch'io) ha inaugurato con due spettacoli ispirati dalla Commedia dell'Arte (ne avevo già parlato qui in occasione del Carnevale)
Gli spettacoli erano basati su due canovacci ideati da Roberto Guidobaldi intitolati Amore e Destino e La follia dello Zanzi (Zanzi non è il nome di una maschera, ma il cognome di uno dei nostri componenti, Paolo Zanzi)
Io ero nel primo e facevo lo Zanni, il servitore.
Ecco a voi un po' di foto-cronaca grazie alle foto di Chiara Roncuzzi, l'aiuto regista, che gentilmente mi ha concesso di pubblicarle qui.

Amore e Destino viene presentato da Rita Lugaresi che in questo spettacolo ha un doppio ruolo, quello del presentatore e del Capitano Matamoros (nome ideato da lei stessa)
Pubblico rispettabile, sono arrivati a voi i guitti
Già nel suo monologo sono presentate domande come Siamo noi che formiamo il nostro destino o stiamo solo procedendo verso di esso?
E l'amore in relazione al destino?
Spetta solo guardare lo spettacolo


Ed eccomi qua.



domenica 17 maggio 2015

Medea (teatro)


di Gustav Klimt
non sono sicura sia Medea quella raffigurata



Ecco qual era il ruolo difficile del quale parlavo qualche mese fa.
Medea, la madre che ha ucciso i suoi due figli perché tradita.
Almeno questo è quello che viene in mente quando la si nomina.
Ogni volta il suo nome ricompare come fosse una maledizione, ma quando si recita non c'è il tempo per giudicare un personaggio e processarlo. Anzi, il farlo sarebbe una grave mancanza per chi lo interpreta.
Quindi come mi sono approcciata a un personaggio simile?
Innanzitutto quale pezzo dovevo interpretare?

La Medea da me interpretata è quella della versione di Seneca ed ecco il mio monologo

Dèi del matrimonio, io vi prego. Tu, Lucina, custode del letto nuziale. E tu, Minerva, che insegnasti a Tifi il governo della nave, la prima che vinse i flutti, e tu sole che distribuisci al mondo la luce del giorno, e tu, Nettuno, che crudelmente regni sul mare profondo, e tu, Ecate Triforme, che offri il tuo complice raggio ai riti segreti, e voi, sui quali Giasone mi giurò fedeltà, e voi, voi che a Medea è più lecito invocare: Caos dell'eterna notte, regno che è agli antipodi del cielo, e voi, Spiriti del male, e tu, Plutone, signore del regno dolente, e tu, Proserpina, signora che un amore più fedele ha rapito: io vi prego con la mia voce funesta.
Ora, ora dovete venire, dee vendicatrici dei delitti, Furie, luttuoso il crine di guizzanti serpi, la nera fiaccola stretta con mani di sangue, orrende come il giorno che appariste alle mie nozze: la morte, date la morte alla nuova sposa di Giasone, al suocero, a tutta la famiglia regale, ma a me date qualcosa di peggio, che io possa augurarlo al mio sposo. Che viva, lui, e corra per città sconosciute, esule, privo di tutto e colmo di terrore, odiato e senza asilo. E rimpianga me come sposa, e batta a porte straniere come un ospite troppo conosciuto. Non riesco dunque ad augurargli nulla di peggio? Sì, generi figli simili al padre, simili alla madre. Ecco, la vendetta è fatta. ho partorito.

(preso da qui)


martedì 4 novembre 2014

Gli esami non finiscono mai. Neanche quelli teatrali


il manifesto
In alto: Erika Leonelli, Mauro Benedetti, Isabella Catalano, Adele Contarini, Christian Vicari e Simona Melandri
In basso: Paolo Zanzi, Leonardo Ciavattone, Sara Tantaro, Marco Malefora e io.
Nel manifesto non è presente Laura Solla perché lei è stata aggiunta a metà mese e il manifesto era già stato fatto.




Da un mese ormai ho ricominciato con Il Circolo degli Attori, il laboratorio di teatro che seguo per il secondo anno.
E proprio il mese scorso abbiamo preparato uno spettacolo con testi di Achille Campanile (alcuni già affrontati in uno spettacolo a giugno) diretti dall'insegnante teatrale e attrice Alessandra Frabetti.
Il 30 ottobre abbiamo messo in scena questo spettacolo all'Osteria I Passatelli (c/o Mariani Lifestyle).
Com'è andata?
Vi lascio prima con alcune foto realizzate da Cristina Tedioli che ringrazio sentitamente così come chi ci ha ospitati.



Cristiano Caldironi, il nostro insegnante e direttore artistico

martedì 3 giugno 2014

Urban Pub Cabaret: da New York a Ravenna




Immaginatevi una stanza vuota con dei tavolini, sedie e un bar là in fondo.
Immaginatevi di sedervi chiacchierando tra di voi e prendendo qualche drink
Sembra un normale pub.
Ma immaginatevi che davanti a voi ci sia un palco.
Che cosa vi aspettate?
Del teatro? 
Della musica? 
Magari qualcuno patito di danza classica dirà appunto danza.
Ebbene non troverete l'una o l'altra cosa, ma tutte.
Avete voglia di satira?
Bene.
Avete voglia di cabaret?
Bene.
Immaginatevi non solo questo.
Immaginatevi creature circensi, giocolieri e anche pittori che dipingono dal vivo.
Immaginate tanto altro.





23 maggio
Urban Pub Cabaret
Tre parole per racchiudere il tutto.
Tre parole per portare in Italia un tipo di spettacolo che parte da New York dei primi anni del Novecento, da Londra e sono state due persone in particolare a fare ciò ovvero Cristiano Caldironi, attore e direttore artistico del Circolo degli Attori, e Deda Fiorini, direttrice operativa di tale circolo.
A completare il tutto c'è Francesco Arcozzi che ha fatto da pierraggio.
Eccoveli qui Cristiano Caldironi, Deda Fiorini e Francesco Arcozzi.



(foto presa da qui fatta dopo la conferenza stampa)

sabato 4 maggio 2013

Foto dell'inaugurazione della mia mostra "L'eterno femminile"

Oggi c'è stata l'inaugurazione della mia mostra "L'eterno femminile" ed ecco le foto.

Guardatele tutte anche perché poi ci sarà un mio scritto apposta per questa mostra.
Ah, io sono quella vestita di arancione.



martedì 16 aprile 2013

La "primavera eretica" della non-scuola

E' stata strana per me questa non-scuola poiché non vi ho partecipato (il mio primo spettacolo l'ho fatto nel 2004)
Anche se guardavo lo spettacolo delle altre scuole, sapevo che vi avrei partecipato e non vedevo l'ora.
Questa volta però no, l'avrei solo visto da spettatrice.
Comunque eccoli qua: 240 ragazzi che spaziano dai bambini agli universitari e all'inizio pensavi come faranno. 
Il soggetto è Pinocchio e sapete che non mi piace tanto (vedi qui).

Però... ecco che comincia.

Lo spettacolo non è cominciato neanche da cinque minuti ed ecco il terremoto. 
Niente di serio, ma più di 200 ragazzi che salgono sul palco fa davvero impressione.
E' come essere circondati da una mandria impazzita.


(foto presa da qui)

lunedì 26 novembre 2012

Pantani



Pantani.
Non serve altro. Basta il suo nome per riecheggiare anni di splendore assoluto e di caduta inarrestabile. Basta il suo nome per riecheggiare ferite di un uomo non ancora emarginate neanche dopo la sua morte.
Lo vedete in questa foto. Lui, dietro la ruota di una bici con i raggi che lo frammentano come se la sua immagine venisse trasmessa attraverso un vetro rotto.
Con Pantani l'Italia di quegli ultimi anni del 1900 si è appassionata a questo romagnolo mingherlino con le orecchie a sventola, a lui che scalava come se niente fosse, che sentiva la strada come se respirasse, a lui che era un violinista della bicicletta, il suo Stradivari.
Pantani viene dalla Romagna, è uno dei suoi figli. In lui c'era la Romagna, non quella di adesso però bensì quella Romagna arcaica, quella terra che sa di terra.
Lui era un romagnolaccio, il bambino vecchio come è stato chiamato da Gianni Mura, ma non nel senso di un bambino invecchiato prima del solito bensì di un bambino che aveva tanti anni.
Ed è a lui che è dedicato in tutto e per tutto l'ultimo spettacolo della compagnia ravennate, il Teatro delle Albe con un titolo che non lascia incertezze ovvero Pantani perché non serve altro così come non c'è un attore che lo impersona. A che servirebbe? Cosa aggiungerebbe? Marco Pantani è il protagonista che non compare come qualcosa di fisico, ma è lì attraverso le parole, le foto e le immagini video.

giovedì 21 giugno 2012

"L'eretica" ritorna

21 giugno: primo giorno d'estate ed io ho una notizia da annunciarvi: L'eretica, il mio primo spettacolo, il monologo che io ho ideato, scritto, interpretato e diretto e che ho presentato la prima volta due anni alla rassegna teatrale Ravenna viso-in-aria ritorna!!! Più eretica che mai XDD!!!



No, è sempre la stessa magari la pensavo che in alcuni momenti potrei essere un po' più colloquiale col pubblico.

Questo spettacolo è nato in me come un'esigenza, come un qualcosa che voleva essere lasciato libero di volare e di esprimersi. Da sempre sono innamorata del colore come manifestazione e potenza della luce e guardo incantata il mondo che ho davanti a me immergendomi nelle sensazioni che i colori mi suscitano. Questo spettacolo vuole essere una dichiarazione d'amore verso il colore eppure qualcosa inquieta ancora la ragazza protagonista, l'eretica, il tramite tra gli spettatori e il colore, perché la presenza di un colore è quasi asfissiante ed è il bianco, non più colore della purezza, ma colore che può annientare tutto e non lasciare più traccia


Vi starete chiedendo chi è L'eretica.



Chi è l'eretica? L'eretica è una ragazza di cui non si sa molto. Non si sa il suo nome né la sua età né da dove proviene.
Di lei si saprà che era una pittrice, che la cecità è arrivata dopo e così racconta i suoi trascorsi, le sue scoperte seguendo come strada il colore.
L'eretica è una ragazza cieca che, attorno a sé, "vede" il bianco poiché, lo dice lei stessa, deve avere talmente suggestionato la sua mente che adesso, che non vede più niente, le sembra di vedere il bianco. Perché per lei il nulla è il bianco e non il nero.
L'eretica è una ragazza che ha paura del bianco, della sua falsa purezza che cancella tutto e non lascia traccia così come ha paura che il bianco, che lei sente di avere attorno, la cancelli per sempre e che di lei non ci sia più niente come se non fosse mai esistita, ma sarà un sogno, una voce a rivelarle la via quando tutto sembrerà perduto per sempre.

Qui e qui trovate delle foto che mi sono state fatte due anni fa



Lo spettacolo sarà a Ravenna mercoledì 27 giugno al Valtorto (un piccolo casolare a 2 piani) via Faentina 216 a Fornace Zarattini
Lo farò due volte: alle 19.30 e alle 21
Posti limitati 
Ingresso a offerta libera


P.S.: Io adesso farò questo spettacolo. Non so quello che avverrà dopo. Io spero che venga replicato ancora anche fuori Ravenna possibilmente. Al momento sono ancora in lavorazione col secondo. 

P.P.S.: Forse questa è la volta buona di postare un video sullo spettacolo.

martedì 6 marzo 2012

News importanti che mi riguardano

Ho da dirvi delle notizie molto importanti



1) La mia prima mostra di pittura fuori Ravenna (la prima di tante altre mi auguro).
Mi ha contattata una dei curatori della galleria, Gianna Stomeo: era rimasta affascinata dal quadro Brume crepuscolari (questo qui, a sinistra). Rappresento, assieme a tutti gli altri pittori, l'Emilia-Romagna. Infatti ogni mostra è dedicata ad ognuna delle regioni italiani. 
Io partecipo con Collina lunare 



giovedì 30 giugno 2011

Omaggio a Pina Bausch

Due anni fa in questi giorni il mondo piangeva la morte di Michael Jackson e così pochi si accorsero che un altro artista se n'era andato: la danzatrice e coreografa tedesca Pina Bausch.




Non m'intendo di danza però mi affascinava il suo modo di stare sul palcoscenico. Infatti lei negli anni '70 approdò al Tanzetheater ovvero Teatro-danza. Si tratta di un modo diverso di vedere il balletto staccandosi dalla tradizione e attingendo alla danza contemporanea, danza libera, mimo e anche cabaret a volte.
E' questa una delle contaminazioni che ha visto il Novecento come un periodo fiorente, un periodo in cui si sperimentavano nuove arti, ma mentre alcune di queste contaminazioni prevedevano un uso della tecnologia (in un certo senso la tecnologia ha contribuito al fiorire di alcune arti), nel Teatro-danza si cercava una dimensione più libera del balletto e anche più selvaggia e proprio in questo si può ricordare di due altre grandi danzatrici, Isadora Duncan e Marta Graham che rifiutarono i dettami rigidi della danza classica, si spogliò di ogni orpello dando così vita a quella che sarebbe poi diventata la danza moderna.






Qui per maggiori informazioni sulla sua vita


Alcuni dei suoi spettacoli:





Pina Bausch ha partecipato anche a dei film.


Federico Fellini l'ha voluta nel film E la nave va, un film omaggio a Maria Callas, per la parte della principessa cieca Lherimia





E Pedro Almodovar l'ha voluta per il film Parla con lei






Diresse anche un film nel 1989 che s'intitola Il lamento dell'imperatrice





Inoltre Wim Wenders, ipnotizzato dalla sua danza, preparò un film in 3D per lei, ma Pina Bausch morì prima della fine delle riprese.
Così questo film, che partecipò anche alla Berlinale 61 (cioè di quest'anno) in concorso, divenne alla fine un memoriale, un testamento.
Il film s'intitola semplicemente Pina





Balliamo, balliamo altrimenti saremmo persi.
(Pina Bausch)


Aggiornamento 27 ottobre 2011: Il film Pina sarà presente alla Festa del Cinema di Roma e l'uscita sembra che sia il 4 novembre 2011. Alleluja


sabato 2 aprile 2011

Gran concerto dell'Università di Ravenna

Giovedì 31 ho avuto il debutto della non-scuola.

Pensavo di non farla quest'anno perché con il mio spettacolo L'eretica stavo iniziando un percorso e adesso sono sto realizzando, non è completo, un nuovo progetto. Un giorno sono andata a vedere le prove del laboratorio e alla fine, coinvolta come è sempre stato, ho partecipato a una delle prove e la gioia è grande così come il coinvolgimento che alla fine ho chiesto alle guide Alessandro Argnani, Roberto Cascioli e Giulia Torelli di partecipare.
Era anche un periodo che a livello teatrale non facevo niente: dall'anno scorso non ho più replicato L'eretica (ma un giorno lo rifarò) e il progetto nuovo non aveva superato (ancora!) le selezioni del Premio Scenario.
Si pensava prima di fare delle opere di Vladimir Majakovskij, ma alla fine, grazie anche a una prova, si è passati allo Tingeltangel di Karl Valentin (Monaco, 1882 - ivi, 1948).


Forse molti di voi non lo conoscono, ma lui è stato uno dei comediografi e cabarettisti più importanti di questo secolo, stimatissimo da persone come Bertolt Brecht che dichiarò: Quando nel chiasso di una qualsiasi birreria di Monaco di Baviera, tra i rumori confusi dei boccali di birra, delle cantanti e delle gambe delle sedie, entrava Karl Valentin con la sua faccia funerea, si aveva immediatamente la netta sensazione che quell'uomo non avrebbe fatto dello spirito. Lui stesso è una battuta di spirito. Quell'uomo è davvero un'autentica freddura. Possiede una comicità del tutto asciutta, interiore, che non ha nulla di particolarmente bonario. Viene messa in chiaro l'inadeguatezza di tutte le cose , compresi noi stessi. Quest'uomo, uno dei personaggi culturalmente più penetranti del nostro secolo, incarna agli occhi della gente semplice la connessione che esiste tra placidità, stupidità e gusto di vivere. Non si capisce perchè non si dovrebbe mettere Karl Valentin sullo stesso piano del grande Chaplin , con il quale ha in comune ben più della quasi totale rinuncia alla mimica ed agli psicologismi a buon mercato....
Alto e magro, già la sua figura pareva surreale e la sua comicità nonsense e dadaista dava un tocco leggero ai testi che lui scriveva e compariva come attore.
Infatti nel testo del Tingeltangel il suo nome compariva come personaggio.

Che cos'è il Tingeltangel? Con questo termine si indicavano quelle taverne dove spesso gli attori di quel periodo debuttavano. Erano posti non raccomandabili nelle quali se non attiravi l'attenzione dei clienti, questi ti potevano scaraventare gatti morti e bottiglie. Erano come dei banchi di prova.


Tingeltangel di Rudolf Schlichter, 1919

Il testo parla di uno spettacolo che si sta avviando con il direttore d'orchestra che arriva tardi, Karl Valentin che lo interrompe sempre e musicisti, soubrette e cantanti.
Noi abbiamo cercato di seguire il testo senza dimenticare però chi siamo ovvero tirare fuori noi ragazzi con le nostre personalità.
Il personaggio di Karl Valentin ce lo siamo divisi noi tra musicisti e coristi e il povero direttore, un incompetente, è stato interrotto e "malmenato" continuamente anche dalla moglie.
Io chi ero? La Sirenetta.
Può sembrare assurdo, ma ho cantato davvero la prima canzone di Ursula (sì, sto parlando della versione Disney) quella che comincia con: In passato sono stata un po' cattiva, a una strega assomigliavo in verità con voce roca e potente al direttore, sballottolandolo di qua e di là. Ero una furia e ho ricevuto uno degli applausi più forti dello spettacolo.
Comunque, tutto lo spettacolo è stato divertente, molto differente da quello dell'anno scorso ovvero dal Woyzeck, e il pubblico si è rallegrato molto.
Alla fine sono stata davvero felice di averlo fatto e di aver conosciuto un autore così particolare.



P.S.: Il percorso della non-scuola non è mai lineare però, grazie anche all'intervento di Marco Martinelli, abbiamo deciso, a poco più di una settimana dal debutto, di rincominciare dall'inizio lo spettacolo.


Ecco a voi una foto dello spettacolo. Il fotografo è Stefano Pelloni


Aggiornato


Aggiornamento domenica 24 giugno 2012:

Volete vedere uno spezzone dello spettacolo dove c'è una mia performance? Clicca qui

venerdì 25 marzo 2011

Omaggio alle Prime Dive

L'altro ieri è morta Liz Taylor e qualche settimana fa Jane Russell.
Questo mi fa pensare che ormai le ultime dive stanno scomparendo.
Qui allora voglio ricordare le prime dive del Novecento partendo da La Divina.

Sarah Bernhardt (Parigi, 1844 - ivi, 1923) pseudonimo di Rosine Bernhardt



foto di Nadar, 1864 ca.


martedì 31 agosto 2010

The Table of Earth

Finalmente riesco a fare un post su uno spettacolo teatrale nel quale ho avuto una partecipazione. Si tratta di "The Table of Earth" di e con David Moss.
E' tutto nato con un'e-mail in cui si veniva informati che stavano cercando persone per un lavoro vocale e, visto che, come forse avrete capito, io sono moooolto interessata dall'aspetto vocale, mi sono subito candidata mandando un mio curriculum e dopo un po' scopro che sono stata scelta.
"The Table of Earth" era inserito nel programma del Ravenna Festival alla sezione Notturni elettronici e venne rappresentato il 17 giugno 2010. Non solo io ero stata scelta, ma anche altri 6 ragazzi e ci siamo conosciuti il giorno prima dello spettacolo ovvero il 16 giugno.
Abbiamo subito conosciuto David Moss e subito noi ragazzi abbiamo potuto apprezzare la sua estrosità. Infatti, mentre ci spiegava (in inglese) il suo spettacolo, non potevamo fare a meno di notare che non c'era differenza tra lui mentre spiegava e mentre recitava. Inoltre mi avevano colpito la sua estensione vocale, la sua facilità di passare da una tonalità all'altra.
Cos'è "The Table of Earth"? E' una favola ecologica innanzitutto, una favola ecologica sperimentale dove la voce è una preziosa linea guida e si intreccia ad altre voci e ad altre storie.
Quando guardavo David Moss, mi sembrava di vedere un bambino gioioso che si divertiva come non mai.
E ora dopo le parole, eccovi il filmato realizzato dal Ravenna Festival:





Noi ragazzi, per tutta la durata dello spettacolo, siamo rimasti seduti ai lati degli spettatori, anche noi ad assistere. Poi avevamo un segnale e insieme ci avviciniamo al piccolo pezzo di terra per raccoglierla e tra noi ci doveva essere della sintonia: era un lavoro che facevamo insieme. Inoltre cantavamo quelle parole (che in realtà non hanno senso, solo quello di accomunarci) e David Moss ci ha dato le indicazioni di cantarle nelle tonalità che volevamo.
Ah, io sono quella con la maglietta verde.

Ed eccovi le foto di provenienza "The Table of Earth" David Moss & Tempo Reale, Ravenna


© Elisabetta Macumelli






E voglio anche raccontarvi del mio stage di danza butoh, una danza giapponese, ma non adesso.


Qui il sito ufficiale di David Moss

lunedì 5 ottobre 2009

Kindergarten

Il mio terzo laboratorio non-scuola, Kindergarten, è basato su Giochi di famiglia di Biljana Srbljanovic, una autrice serba (Belgrado, 1970). Questo testo è la sua seconda drammaturgia, risale al 1998 ed è stato rappresentato con successo in Germania.
Chi sono i protagonisti? Gli attori sono adulti che giocano a fare dei bambini che giocano a fare gli adulti, come dice l'introduzione al testo, e sono quattro: Nadezda, Vojin, Milena e Andrija. I bambini sono: Nadezda, 11 anni, è una bambina che suscita repulsione negli altri con una serie di tic incontrollabili che le sconvolgono corpo e viso, rimane muta ed è il cane; Vojin, 12 anni, è vestito da perfetto padre di famiglia; Milena, 11 anni è la madre e Andrija, 10 anni, è il figlio.

Questo nel testo originario, ma noi con molte più persone, abbiamo prima preso il testo, interpretato per poi assecondarlo secondo le nostre esigenze e così i bambini si alternano, non ci sono ruoli prestabiliti e si passa da un ruolo all'altro con la stessa facilità che hanno i bambini quando giocano alla famiglia.

Abbiamo creato un inizio dove ognuno di noi era una bambina con il suo grembiule da elementari e il fiocco blu, con le guance molto Heidi, le code di cavallo laterali e la bocca a forma di cuore. Ognuna di noi usciva dal sipario raccontando il proprio voto di scuola e io mi sono basata su uno reale quando ho ricevuto dalla mia maestra di matematica "Più che Ottimo", poi ho menzionato che me l'ha scritto sul quaderno, cosa vera ma per quanto riguarda un'interrogazione di storia, e infine la solita richiesta di un bambino: un giocattolo.
Quando sono uscite tutte le ragazze abbiamo detto a manetta il nostro voto. Poi un segnale e cantavamo in playback una canzone dello Zecchino d'Oro, Il generale Giovanni, che ridicolizzava il potente allo stesso modo che il bambino grida "Il re è nudo!" ne I vestiti nuovi dell'Imperatore di Andersen.
Eravamo tutte sorridenti, ma ciò che sembrava una recita di bambini alla fine si è rivelato per quello che è: un gioco ai tempi della guerra. Dopo essere stata pronunciata l'introduzione, la chiave dello spettacolo, noi ci togliamo il grembiule stravolgendo con la mano il trucco e dietro vengono scaraventate sedie. Le prendiamo e le mettiamo in ordine. Il vero gioco comincia.
Siamo in una periferia di Belgrado lì dove i bambini osservano gli adulti, assimilano e ripropongono i loro "giochi".
In questi giochi si muore presto e continuamente tanto poi si ritorna a giocare ed è facile avere con sè una pistola e puntarla dritto al proprio compagno di giochi.
Nel testo sarà proprio Nadezda, il cane, a diventare il capro espiatorio, quella che più ci rimette in questo gioco, ma nel nostro spettacolo tutti diventano vittime.

In questo laboratorio, io assumo vari ruoli così come gli altri. All'inizio io sono il padre, dispotico e tiranno, che non esita a cinghiare il proprio figlio (naturalmente lui non era sotto di me, ma nascosto dalla mamma) e che fa la spia per far licenziare la moglie.
I ruoli cambiano, arrivano altri bambini, c'è il problema del cane che mangia a sbafo e non fa mai niente e ognuno propone il suo metodo e io sostengo che i migliori ossi da dare sono quelli dei dinosauri.
Poi ci chiniamo a terra, siamo tutti i cani e una ragazza sale sulla sedia, prende il microfono gelato e con rabbia denuncia di quanti civili vengano uccisi in guerra facendo riferimento all'allora Presidente degli Stati Uniti, Bush junior.
Ma il gioco deve continuare e così alla fine sono la madre, premurosa, che si sottomette al marito e che ha cuore la sorte della figlia, ma ancora di più quella del marito.

Tragicamente finisce lo spettacolo: il marito muore per ciò che desidera la figlia, sposarsi e avere un figlio, io urlo disperata e vengo uccisa dalla figlia. Il cane, che prima era oggetto di "Lo mangiamo o non lo mangiamo? E se sì, come lo cuciniamo? E con cosa?" scappa con la figlia. Viene un'altra bambina. E' terrorizzata, ha fatto un incubo e tutti, tranne io e il marito che siamo già morti, la ascoltano incuriosita. Dice di aver sognato di aver ucciso i suoi genitori e ad ogni sparo, tutti gli altri muoiono. Poi si punta la pistola in bocca e muore.

C'è ancora un'altra ragazza, esce dalle quinte e vede tutti noi morti. Ci tasta prima e urla "Svegliati, mamma. Svegliati, papà. Farò la brava se vi svegliate."

Testo molto allegro, eh?

Qui sotto vi posto alcune mie foto di scena fatte dallo stesso ragazzo che ha fatto le foto nel mio primo laboratorio quindi non ricordo.


Che padre che sono, eh?

Eh sì, gli ossi dei dinosauri sono i migliori.

Ed eccomi in veste di madre premurosa
"E fai bene perché la ripresa economica potrebbe riprendersi." Così rispondo a mio marito quando dice che risparmia, che è un vero uomo di casa. So che questa frase non ha alcun senso, ma ho pensato che, visto che giochiamo letteralmente, si sarebbe potuto giocare con le parole.

Mio marito è morto.

Ormai sono un'esperta degli urli

Molte foto non le ho potuto mettere perchè si vedono distintamente gli altri miei compagni. Qui si vedono alcuni visi, ma non si riconoscono perfettamente. Non mi va che persone siano introdotte senza avere il loro permesso.

Il laboratorio è stato rappresentato l'8 marzo 2005 al teatro Rasi e le guide sono sempre Antonio Rinaldi e Eugenio Sideri.

Biljana Srbljanovic ha anche scritto sul quotidiano La Repubblica, nel 1999, un diario di guerra dalla sua Belgrado.

Il prossimo post sarà sulle illustrazioni per la Mostra degli illustratori che ho scartato.

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