mercoledì 30 dicembre 2009

Buongiorno Vita

Lo so che sono un po' in anticipo per farvi gli auguri di Buon Anno, ma visto che non so quando riuscirò a connettermi preferisco farlo adesso.

Che dire di quest'anno? Innanzitutto mai mi sarei aspettata di voler fare un blog. E' nato tutto per caso.
Non saprei dirvi se quest'anno sia stato più positivo o più negativo. Di sicuro è stato un anno grandioso che mi ha permesso di "sondare" meglio gli altri e anche me stessa.
Io penso sempre che le persone non si conosceranno mai del tutto. Nel senso che c'è sempre qualcosa delle persone che rimane nascosto e che si rivelerà più avanti e alcuni fatti di questo anno hanno confermato questo mio pensiero.

Vi ringrazio enormemente per l'attenzione che mi avete dato, per ogni commento, messaggio che mi avete mandato e vi voglio lasciare con una piccola poesia composta da me qualche anno fa, completamente nuova per voi, e uno dei miei frammenti di cielo, fotografato proprio il giorno di Natale, quando il sole è ricomparso nelle nostre giornate onorando così la nascita del Deus Sol Invictus (per chi non sapesse cos'è vi invito a questa pagina: http://it.wikipedia.org/wiki/Sol_Invictus#.22Al_compagno_Sole_Invitto.22)


Buongiorno Vita,
tu che sai essere
dolce e crudele.
Io sono tua figlia
nel bene
e così nel male.
Ogni mio giorno è dedicato a te,
ogni mio pensiero è solo per te.
Ogni istante, ogni attimo
è in onore tuo!

Buongiorno Vita.




Grazie infinite a tutti voi.

martedì 29 dicembre 2009

Il sogno del Vecchio Maggiore

Questa volta vi racconto del mio sesto laboratorio teatrale nell'estate 2006.

Il testo da cui è stato tratto lo spettacolo credo che lo conosciate un po' tutti: è La fattoria degli animali di George Orwell.


copertina di Shepard Fairey


Abbiamo seguito il libro inserendo scene inventate da noi e "pulite" dalle guide, Eugenio Sideri e Francesca Mazzoni, un'attrice teatrale ravennate.
Io chi ero? Il maiale Napoleon ovvero il tiranno. Ormai mi sto specializzando in ruoli da cattivo. Vi rammento che l'estate prima ho interpretato l'Impero (in stile Star Wars) ne Rinascerò e sarò milioni, una rivisitazione di Spartacus e adesso riesco anche a fare la risata diabolica, quella che i cattivi migliori ogni tanto si concedono. Mi devo forse preoccupare?!
Per vestirsi maiale non mi hanno dato orecchie e coda a ricciolo, sarei stata ridicola, ma ognuno di noi animali aveva un suo colore e i maiali (oltre a me ci sono Clarinetto, il mio propagandista, e Palla di Neve il libero pensatore) erano tutti vestiti di bianco.

__________Trama: ATTENZIONE SPOILER

Il racconto inizia col famoso discorso del Vecchio Maggiore in cui denuncia lo sfruttamento degli animali della fattoria del signor Jones senza che questi ricavino del profitto e quindi invita gli altri animali alla Rivoluzione, ma purtroppo non vedrà i risultati perché morirà quasi subito dopo.
Chi raccoglierà il testimone sarà Napoleon, ribellandosi al signor Jones e scacciandolo dalla fattoria, con l'aiuto di Palla di Neve e Clarinetto stabilendo alcune regole per cui mai e poi mai gli animali dovranno assomigliare agli uomini, non si dovranno vestire come gli uomini e l'ultima regola è la più importante:


Tutti gli animali sono uguali.

Gli altri animali, felici di non essere più sottomessi, collaborano per ricostruire la fattoria e soprattutto si distinguono il cavallo Gondrano, grande lavoratore e sostenitore della causa, e l'asino Benjamin che invece è scettico su questa Rivoluzione. Presto però Palla di Neve si accorge che il sogno del Vecchio Maggiore verrà tradito e soprattutto l'ultima regola e perciò verrà scacciato da Napoleon, grazie anche al suo seguito di cani, e bollato come traditore. Inoltre Palla di Neve sarà considerato responsabile da Napoleon di ogni fallimento riguardo la costruzione della fattoria soprattutto della centrale elettrica.
Clarinetto annuncia che ogni contestatore sarà prontamente ucciso così come Gondrano il cavallo, grande lavoratore e soprattutto ingenuo, sarà mandato al macello poiché s'è slogato una zampa nel ricostruire la fattoria e quindi inutile per la causa.

L'ultima regola sarà corretta in:

Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali di altri.

E l'ultima frase del romanzo sarà purtroppo rivelatoria:

...Gli altri animali guardavano dal maiale all'uomo, dall'uomo al maiale e ancora dal maiale all'uomo, ma già era per loro impossibile distinguerli l'uno dall'altro.

___________Fine trama



Ecco questa è la trama e ho voluto scriverla per voi.

Lo spettacolo ha delle piccole differenze: il Vecchio Maggiore, per esempio non compare. Infatti lo spettacolo inizia con la disposizione degli animali e l'arrivo del fattore Jones, vestito da soldato se non ricordo male nazista, e della signora Jones. Inizia il lavoro e tutte le volte che il signor Jones ci guarda, noi animali aumentiamo il lavoro. Poi i signori Jones se ne vanno e si sente un urlo fuori dalle quinte. Le papere vanno a vedere e rientrando comunicano a tutti noi animali che il Vecchio Maggiore è morto. Così tutti noi ricordiamo il suo sogno cercando di onorarlo.

Piccola nota: questo della morte fuori dalle quinte è una cosa che ricorreva nelle tragedie greche tranne per Medea di Euripide credo. La morte non veniva mai mostrata. Ed è una cosa che ho suggerito così come ho suggerito il motivo per cui gli animali si ribellano ed è che i signori Jones non hanno pensato a dar da mangiare agli animali. Questa però non è stata un'idea completamente mia, ma l'ho presa dal cartone omonimo del 1954.

Abbiamo seguito molto il testo e sono state inserite altre parti per esempio come il monologo di Lady Macbeth, da me interpretato, che riporto qui sotto:

Venite spiriti, che accompagnate i pensieri di morte, snaturate in me il sesso e dai piedi alla fronte riempitemi fino al trabocco della più sorda crudeltà. Fatemi denso il sangue, chiudetemi ogni accesso, ogni tramite al rimorso, pietà naturale scuota il mio feroce intento, né ponga tregua tra quello e l'azione. Eccovi le mie poppe di donna, prendete il mio latte per altrettanto fiele, ministri d'assassinio ovunque voi siate, sostanze invisibili per servire i misfatti della natura. Vieni, notte densa, ammantata nel fumo dell'inferno più compatto, non veda l'affilato pugnale la ferita che apre, il cielo scruti oltre la coltre di tenebra per gridare:"No!".

Mi sembra banale dire che questo monologo è stato difficile interpretarlo perché, appena detta, ogni parola deve essere dosata e pesata. In pratica qui Napoleon chiede a questi spiriti di fare ciò che "deve" fare quindi il tiranno.
Alla fine Clarinetto scopre che ha delle mani e io, incuriosita, lo guardo. Arrivano i signori Jones tutti contenti, e anch'io scopro di avere delle mani e così ci scateniamo in un ballo e ce ne andiamo che siamo diventati umani.

Dal libro è stato tratto anche un film animato del 1954 e diretto da John Halas e Joy Batchelor







P.S.: Il romanzo vuole essere una satira contro la Rivoluzione Russa (ad ogni animale corrisponde un personaggio) ma a ben notare riguarda tutte le dittature che ci sono nel mondo.
Ecco la lista per intero che proviene da Teacher's Notebook



venerdì 25 dicembre 2009

La saggezza degli alberi

Spesso si dice che bisognerebbe imparare dagli animali, ma io dico che bisognerebbe imparare anche dagli alberi. Li vediamo lì fermi e da quanto ho potuto vedere dagli "stereotipi dei bambini" (vedere il post omonimo) crediamo di conoscerli e invece no. Facendo foto ho avuto modo di osservare ancora meglio di quanto facevo prima. Osservo le strane forme che assumono: tortuose, sinuose, tormentate.
Gli alberi non sono mai dritti, non importa a loro che posizione assumono. Non si costringono in forme dritte e prestabilite. Anzi sembrano sempre quasi che cerchino di raggiungere il sole, si ampliano verso nuovi orizzonti e vedo i rami intrecciarsi, sostenersi l'un l'altro. Io li vedo come antichi custodi della Terra e non potrai mai vedere un albero uguale ad un altro anche se sono della stessa specie. Credo che gli alberi, anche se non hanno sangue, siano molto più simili a noi di quanto noi pensiamo e allo stesso tempo così lontani.
Sono creature arcaiche, loro.






mercoledì 23 dicembre 2009

Buon Natale!



Buon Natale!
Lo sono che sono in anticipo, ma sentivo proprio di farli questi auguri. Non sentiteli come degli auguri di convenienza anche perché non sono il tipo che fa ciò.
Io però non voglio solo farvi auguri di Natale, ma in questo periodo vi voglio augurare 'cambiamento'.
Vi auguro che così come le stagioni cambiano anche voi vi proiettate verso il cambiamento. Piccolo o grande non importa. Se date spazio allo cambiamento, vedrete che ne raccoglierete i frutti.
In ogni istante siamo in continuo cambiamento anche se non ci accorgiamo e non lo sentiamo. Pensiamo sempre di essere gli stessi, ma in realtà evolviamo. Evolvere implica un cambiamento che non modifica la nostra essenza, ma che ci porta sempre più avanti oppure indietro. La direzione dipende da noi.
Questo è un mio pensiero e magari qualcuno può anche non essere d'accordo. Ma innanzitutto vi auguro speranza.

La foto sopra viene da quando ho fotografato a notte inoltrata quando nevicava e per sbaglio l'ho fatta col flash, ma mi attrae così tanto che ho deciso di condividerla con tutti voi.
P.S.: C'è una cosa che tengo a precisare: con 'cambiamento' non intendo 'modificare se stessi'. Rimanere se stessi anche col cambiamento. Sembra una contraddizione, ma credo che anche la vita stessa sia una contraddizione, no?
Aggiornato

lunedì 21 dicembre 2009

Le meraviglie della Natura

Con l'arrivo della neve la Natura si è vestita a festa. Lo so che la Natura è sempre vestita a festa in qualunque stagione, ma così in queste foto credo di averla vista poche volte.
Mi ricordo quando ho visto per la prima volta Fantasia di Walt Disney e c'era il pezzo ispirato allo Schiaccianoci di Tchaikovsky dove delle fate mutavano le foglie e tutto ciò che c'era attorno.




arte concettuale 









Ecco, quello che ho visto oggi mi sembra che sia opera di qualcosa di soprannaturale. So che ad alcuni può sembrare stupido questo mio stupore e meraviglia però io dico a questi che tutto ciò non è affatto stupido.
Lo stupore, la meraviglia continua sono retaggi di solito dell'infanzia e poi con l'età le dimentichiamo. Perché?
Non smetterò mai di ripeterlo, a chiunque: meravigliatevi, stupitevi di ciò che vi circonda

Aforismi meraviglia:

- Il mondo non morirà per la mancanza di meraviglie, ma per la mancanza di meraviglia (Gilbert Keith Chesterton);
- La vita non è che la continua meraviglia di esistere (Rabindranath Tagore);
- La bellezza è la meraviglia delle meraviglie (Oscar Wilde).

Aforismi stupore:

- Chi non riesce più a provare stupore e meraviglia è già come morto e i suoi occhi sono incapaci di vedere (Albert Einstein);
- Se non mi stupisco, non capisco il mondo (Susanna Tamaro);
- La ragione ci porta fino ai piedi di un muro e ci lascia lì. Credo che l'ultima risorsa sia lo stupore: non bisognerebbe stancarsi mai di provare un attimo di sbalordimento di fronte a quelle cose che ci paiono ovvie come il suono della propria voce, la venatura di una foglia, le stelle che cadono la notte di San Lorenzo (Luca Goldoni).








































Visto quante foto! Ognuna di queste racchiude un cuore caldo fatto di cellulosa e linfa.
Crediamo di sapere esattamente come è fatto il mondo e ciò che ci circonda e poi viene qualcosa, un evento che ci sconvolge, che ci fa vedere il mondo attraverso occhi nuovi. Questo sconvolgimento ci disorienta, non sappiamo più cosa fare e così molti si affidano alla ragione perdendo di vista ciò che ci è davanti. Da parte mia io continuerò a stupirmi e a meravigliarmi perché io vivo!
N.B.: Le prime sei foto le ho fatte al giardino del Palazzo della Provincia dove è presente anche l'unico giardino pensile di Ravenna.
Aggiornato

sabato 19 dicembre 2009

La sinfonia della neve

Avete mai provato a sentire la sinfonia della neve?

Stavo tornando a casa in bicicletta e nevicava. Alla fine ho trasformato quello che poteva sembrare uno spiacevole inconveniente in un momento d'arricchimento.
Là, nel silenzio della notte, tutto sembrava essere inghiottito in un silenzio tenebroso eppure c'era una sinfonia e non la sentivo solo tramite le orecchie, ma anche con la vista, il tatto e anche il gusto visto che qualche fiocco mi andava anche in bocca. Forse si potrebbe dire anche odorato se esistesse un profumo della neve, ma credo che i miei sensi non siano affinati come quelli degli animali però non escludo che possa esistere.
Tutto mi stava dicendo che in quel momento io dovevo ascoltare attentamente ed essere partecipe, ma sempre in silenzio.
Così mi sono messa a fotografare ed eccole qua con la luce naturale ovvero niente flash. Sono foto anche un po' mosse perché la poca luce che c'è non permette alla macchina di fotografare come se ci fosse la luce diurna, ma a me non importava. Anzi credo che le foto mosse non siano necessariamente un difetto, ma possono essere anch'esse un motivo di arricchimento.








sabato 12 dicembre 2009

Il compito dell'artista

Strana professione quella dell'arte. Ti colpisce, ti prende e se l'assecondi, ti rivoluziona la tua vita e il tuo modo di vedere le cose.
Di solito quando uno va a lavorare, poi quando torna a casa stacca completamente dal lavoro. Invece un artista, pur avendo diritto alla stessa vita privata, no. Un artista non si può "permettere" di staccare come fanno gli altri lavoratori. Anzi a volte stacca però poi scatta qualcosa che lo fa subito ritornare al suo lavoro. E' come una girandola continua nella sua mente. Qualunque cosa gli fa ricordare, lo fa ispirare in qualsiasi luogo.

E così nei confronti di se stesso, come si deve porre?

A questa domanda vi lascio con ciò che affermava il poeta Arthur Rimbaud, uno dei miei "maestri".

Io dico che bisogna esser veggente, farsi veggente. Il Poeta si fa veggente mediante un lungo, immenso e ragionato disordine di tutti i sensi. Tutte le forme d'amore, di sofferenza, di follia; egli cerca se stesso, esaurisce in lui tutti i veleni per non conservare che la quintessenza. Ineffabile tortura dove egli ha bisogno di tutta la fede, di tutta la forza sovraumana, dove egli diventa fra tutti il grande malato, il grande criminale, il grande maledetto, – e il supremo Sapiente! – Poiché è arrivato all'ignoto! Dopo aver coltivato la sua anima, già ricca, più di chiunque altro! Egli arriva all'ignoto, e quando, impazzito, finirà per perdere l'intelligenza delle sue visioni, le ha pur viste! Che crepi nel suo salto verso le cose inaudite e innominabili: verranno altri orribili lavoratori; cominceranno dagli orizzonti dove l'altro si è accasciato!

Lui parla di Poeta, ma credo che questo suo pensiero, tratto da Lettera del Veggente, può combaciare con tutte le altre forme d'arte.

E nei confronti degli altri come si deve porre?

Rimbaud cercava inoltre di creare una nuova lingua, una lingua che in essa potesse esprimere tutto. <<...Questa lingua sarà dell'anima per l'anima, riassumerà tutto: profumi, suoni, colori; pensiero che uncina il pensiero e che tira.>> (Lettera del Veggente in Opere)
Credo che questo pensiero si può spiegare meglio nella poesia Vocali.

A nera, E bianca, I rossa, U verde, O blu: vocali,
Io dirò un giorno le vostre origini segrete:
A, nero corsetto villoso delle mosche lucenti
Che ronzano intorno a fetori crudeli,

Golfi d'ombra; E, candori di vapori e di tende,
Lance di fieri ghiacciai, re bianchi, brividi di umbelle;
I, porpore, sangue sputato, riso di belle labbra
Nella collera o nelle ebbrezza penitenti;

U, cicli, vibrazioni divine di mari verdi,
Pace dei pascoli seminati di animali, pace delle rughe
Che l'alchimia scava nelle ampie fronti studiose.

O, suprema Tuba piena di stridori strani,
Silenzi attraversati dai Mondi e dagli Angeli:
O l'Omega, raggio violetto dei Suoi Occhi.

Il più delle volte chi guarda o sente un'opera se ne chiede il senso. Ma come si può chiedere il senso? Cercare di capire il senso di un'opera è cercare di intrappolare l'opera secondo uno standard prefissato. Piuttosto bisogna chiedersi: quest'opera cosa mi dà? Che cosa mi dice? Dove mi trasporta? Che cosa mi rimarrà?

Un'opera è un'esperienza extrasensoriale e a volte ti rende veggente. La veggenza dell'opera ti prende, ti colpisce e se l'assecondi, rivoluziona la tua vita e il tuo modo di vedere le cose.

O no?

venerdì 11 dicembre 2009

L'essenzialità del volto

Cari lettori, ieri sono andata al teatro Rasi per la presentazione del libro Leben, tratto dall'omonimo spettacolo teatrale del Teatro delle Albe, e la visione del documentario Il corpo delle donne di Lorella Zanardo (questo il suo blog) che parla di quanto il corpo femminile viene sfruttato e ridicolizzato nella televisione italiana. Ma oltre il corpo, qualcosa mi è rimasto ed è il volto ovvero come il volto viene nascosto, riempito e perdendo così la sua autenticità. Lorella parlava della vulnerabilità del volto. Io ho sempre inteso la vulnerabilità come il coraggio di mostrare se stessi.
Il volto è ciò che vediamo per la prima volta e sin da quando siamo nati reagiamo al volto di chi abbiamo avanti e siamo già in grado di decodificare cosa esso ci comunica..
Nel documentario si parla di quanto il volto abbia perso la sua importanza. Si parla di fare la faccia (faccia=facere=fare), di fare l'espressione. Che cosa esprimono le facce che vediamo in tv? Nell'incontro, Lorella Zanardo si chiedeva cosa succederebbe se girasse senza faccia.
Io penso che a volte riteniamo il volto una cosa scontata. Dopotutto la vediamo tutti i giorni, no?!
Così Lorella ha dato speranza agli artisti e qua mi sono sentita più partecipe perché io sono innamorata dei volti, di quello che possono dare, comunicare, esprimere. Mi piace tutto del volto, la vasta combinazione degli elementi, i messaggi quasi subliminali che a volte compaiono, mi piacciono anche le brutture dei volti le cosiddette smorfie.





Aforismi volto:

- Colui il cui volto è senza luce, non diverrà mai una stella (William Blake);
- Il volto è lo specchio della mente e gli occhi, senza parlare, confessano i segreti del cuore (Sofronio Eusebio Girolamo);
- Il volto umano è infatti, come il volto di Dio in qualche teogonia orientale, tutto un raggruppamento di volti giustapposti su differenti piani cosicché uno non li vede tutti in una volta (Marcel Proust);
- Una bellezza non ha difetti sul volto. Il volto di una donna bellissima può avere dei difetti che non fanno che rendere più profondo il fascino (Henry James);
- Per un vero artista dovrebbe essere bello soltanto quel viso che, del tutto indipendentemente dall'aspetto esterno, brilli della Verità che è nell'Anima (Mahatma Gandhi).

Hai perfettamente ragione Gandhi: un volto è bello solo quando esprime verità.
Modificato: il titolo riecheggiava un post precedente.

martedì 8 dicembre 2009

Il fantasma della libertà

Questa volta vi parlo del mio quinto laboratorio teatrale.

Non si tratta di un solo testo, ma di più testi di Heiner Muller (Eppendorf, 1929 - Berlino,1995), drammaturgo e poeta tedesco. Forse questo autore è sconosciuto ai più qui in Italia, ma per importanza nel suo paese viene dopo Bertolt Brecht e di questo ne è considerato l'erede. Anzi, viene considerato dopo la morte di Samuel Beckett il più grande scrittore vivente di teatro. (fonte:wikipedia)


Heiner Muller,
foto di Roger Melis


I tre testi che abbiamo trattato sono prima Lysistrata 70, poi Der Gastarbeiter (il lavoratore immigrato) e La scarpetta di Cenerentola ovvero l'enigma della libertà.
Il primo testo è ovviamente un rifacimento della drammaturgia di Aristofane (che 4 anni dopo avrei reincontrato) dove le donne minacciano di prendere il comando. Il secondo parla di un lavoratore che dalla Germania ritorna a casa, in Croazia che dopo aver fatto l'amore stermina la sua famiglia e se ne va. Una particolarità del testo è che è composto soprattutto da frasi brevissime, quasi meccaniche, che non sembrano far trasparire alcuna emozione. Anzi, sembra che ci sia una completa freddezza. il terzo testo ricorda, sin dal primo verso, quando da bambini si gioca a nascondino solo che andando sempre più avanti sembra che sia un, due, tre, stella a essere raccontato e così abbiamo raccontato questa trasformazione. Nel testo il gioco viene raccontato in maniera tetra (per esempio come se quando ci si blocca, ci si impietrisce) e ogni tanto i due giochi si scambiano di ruolo.
Come succede poi a volte nei laboratori non-scuola vengono inseriti nuovi testi come La Libertà di Giorgio Gaber, significati tratti da vari dizionari della parola "libertà", un intervento di Hitler, che parlava appunto di libertà, e un mio testo sulla libertà in versione amletica che a posto del teschio c'è la maschera della Statua della Libertà.

Libertà o non libertà,
questo è il problema.
Se sia più stupido pensare di tenerti in pugno
oppure lasciarti andare via, sfuggendoti.
Dormire, morire, sognare...
Sì, sognare sì,
sognare di averti.

E così m'infilavo la maschera e alzavo la mano come se tenessi la torcia della Statua. Allora comparivano tutti gli altri tranne una ragazza in sedia a rotelle, anche lei con la maschera, che compare per ultima e che viene spinta da tutti noi riuniti in cerchio.
Per un bel po' siamo stati fermi col finale e per due motivi: quando eravamo con la torcia in mano (con la mano dovevamo farlo capire), facevamo come se la torcia cadesse e così la mano si trasformava in un saluto nazista, ricollegandosi così al discorso di Hitler, ma una ragazza non se la sentiva e così abbiamo cancellato l'idea. Ma la cosa che ci teneva più fermi era come far uscire la libertà in sedie a rotelle? Cosa farle dire? Abbiamo pensato a tutto e poi alla fine, ma molto alla fine, era farle dire Buffoni! che è un pezzo di quello che diceva la ragazza dopo il gioco nascondino/un, due, tre, stella.

Queste scelte, anche per quanto riguarda il nazismo, è da collegare ai diversi crimini fatti in nome della libertà. Sia inteso che per me la libertà è fondamentale, ma a volte, in nome di essa vengono fatte diverse scelleratezze. Si deve anche ricordare che Heiner Muller è vissuto in pieno regime, ha vissuto anche il dopo e contestava anche le ideologie sia del comunismo che del capitalismo.
Comunque io non sono qui per fare politica, anche perché se dovessimo parlare di queste cose non finiremmo mai, e adesso una lettera di scuse al signor Shakespeare:

Egregio signor Shakespeare,
so benissimo che il famoso dubbio amletico non centra per niente con il teschio, cosa che viene continuamente ripetuta in diversi spettacoli, ma le due cose stavano bene assieme. Spero che Lei mi possa perdonare, vero? Grazie, molto gentile.
Aggiornato: La ragazza che fa il suo intervento con il pezzo di Hitler è anche quella che dà inizio allo spettacolo con la battuta ARBEIT MACH FREI ovvero Il lavoro rende liberi che compare all'entrata del campo di sterminio di Auschwitz. Era un dettaglio che mi ero dimenticata di metterlo e ho voluto inserirlo perché mi sembrava che fosse importante e rilevante.

domenica 6 dicembre 2009

Basta guardare il cielo

E visto che siamo in tema, ecco altre foto riguardo il cielo fatte diverse settimane fa.





C'è sempre il cielo

Questa volta vi voglio donare piccoli frammenti di cielo, piccole finestre verso l'alba di questa mattina.






sabato 5 dicembre 2009

Bestiale e sublime

Come promesso, in questo post vi racconterò la mia ricerca continua, l'unione tra il bestiale e il sublime.
Tutto è cominciato il giorno in cui ho realizzato il mio primo "provino" (http://almacattleya.blogspot.com/2009/10/il-mio-primo-provino-teatrale.html). Marco Martinelli, co-fondatore, regista e drammaturgo della compagnia Teatro delle Albe, raccontava come tutti loro della compagnia hanno ereditato l'aspetto bestiale e sublime del Teatro Rasi, la loro "casa". Sì perché il teatro era in origine la chiesa francescana di Santa Chiara, sorta nel Duecento, dove canti gregoriani riempivano il luogo. Infine, con l'arrivo di Napoleone, la chiesa fu sconsacrata e divenne una cavallerizza per circa novanta anni.
L'essere al contempo bestiale e sublime, il teatro lo permette. Sul palcoscenico, non si sa come, tutto viene amplificato e acquista potenza. Ogni fibra del tuo essere deve essere concentrata, riempirsi dell'aria che si respira sul palcoscenico o comunque in qualsiasi luogo ove si recita. Ma soprattutto c'è una cosa in cui sono convinta: ogni mia mostruosità sul palco diventa pura bellezza. Al laboratorio ci dicono sempre di non avere paura di ciò che mostriamo, non dobbiamo avere paura di essere giudicati perché ritenuti indecenti.
Fuori dal teatro, la gente cammina "civilmente", parla a bocca semichiusa, respira utilizzando solo i polmoni, le gambe sono come staccate dal resto del corpo e la voce è qualcosa di così fievole da essere nulla. Stare sul palco è come conoscere la parte più bestiale di noi, quella più arcaica. Ma al contempo ci si sente in contatto con la parte più sublime che abbiamo in noi.
Se il mondo è diviso in due realtà, gli attori camminano sopra il filo proprio per il loro essere in bilico tra realtà e finzione.
Io sono contro a un certo perbenismo che si respira a volte nei teatri,a un modo di essere troppo impostati, a una quasi paura nel mostrare la nostra bestialità perché credo che così si raggiunge il nostro essere sublime.
Recitare è come fare una preghiera antica che non ha religione. Ma recitare ha senso solo davanti un pubblico: non si recita per se stessi.
Essere bestiale e sublimi allo stesso tempo: che cosa c'è di più bello in questo? Cosa c'è di più bello di acquisire libertà nel nostro corpo? Sentire la voce che, potente, si mette a tremare di emozione? Cosa c'è di più bello nel sentire il respiro che riempie il tuo corpo?
Non solo libertà, ma anche consapevolezza si acquisisce.
E la mia ricerca nell'essere bestiale e allo stesso tempo sublime è continuare a recitare ricordando sempre queste mie parole.

giovedì 3 dicembre 2009

Arte brutale

Che cosa spinge un/a ragazzo/a a voler entrare nel campo dell'arte?
Lo stereotipo dell'artista, qualunque esso sia, vuole che questo sia matto da legare, con complessi enormi, con turbe da far impazzire chiunque. E non dimentichiamo la sfrenata voglia di sesso (è mai possibile che in tutti i film biografie che ho visto, la componente sessuale è così predominante?).
Mi chiedo se sia solo questo.
Ci sono tanti modi di fare arte, ma quanti modi ci sono di vedere l'arte?
C'è una parola che mi piace tanto, che la preferisco a 'metodo' e che la uso spesso ed è 'poetica'. Che cosa indica la poetica? Secondo il Grande Dizionario Hoepli per poetica s'intende il complesso delle concezioni, delle idee artistiche, dei modi e delle forme proprie di un poeta, di uno scrittore, di un artista, di un movimento, di un'epoca: la p. leopardiana; la p. della nuova pittura.
Mi piace anche perché in ha la parola 'poesia'. Per poesia non intendo solo frasi in rima, figure retoriche ecc... (L'Attimo fuggente docet). Per poesia intendo "la lingua dell'arte".
Però adesso si vede la poesia come qualcosa di assolutamente stupido, roba da Baci Perugina. Guai a pensare così perché così si perde il senso dell'arte se l'arte può avere un senso. La poesia eleva lo spirito.
Persino la poesia, e così l'arte, può essere brutale.
Brutale perché è brutale prendere un pennello, intingerlo nel colore e riempire la tela; è brutale prendere uno scalpello e colpire la materia e potrei fare tanti esempi, ma innanzitutto è brutale adattare la Natura.
Ma questa brutalità la intendo come sacra così come mi è sacra la Natura.
L'arte è piena di contraddizioni quindi non ci si deve meravigliare se la stessa parola può avere un doppio significato e per spiegare qualcosa ci si deve affidare al suo contrario.
Nel mio prossimo post esporrò la mia ricerca continua, l'unione tra bestiale e sublime.

martedì 1 dicembre 2009

Il nuovo laboratorio teatrale

Ieri sera sono andata al Rasi per le prove del nuovo laboratorio teatrale non-scuola e dopo gli esercizi di riscaldamento, dopo aver cercato di respirare con il diaframma (che conosco già avendo studiato per un po' anche canto) e provare il sostegno vocale, le nostre guide (Alessandro Argnani e Michele Bandini) ci hanno divisi in gruppi di 4 (un ragazzo e tre ragazze) per improvvisare su un frammento dell'atto primo scena prima di Re Lear di William Shakespeare.
Re Lear è una tragedia scritta probabilmente nel 1605 che ha una doppia trama intrecciata. La prima rappresenta l'onestà dei sentimenti e la seconda gli intrighi di potere. La scena in cui noi ragazzi abbiamo improvvisato era basata sulla prima trama: Re Lear decide di abdicare e di dividere il suo regno in proporzione all'amore che le tre figlie Gonerilla, Regana e Cordelia avevano per lui mentre le prime due fantasticavano su un amore solo per compiacerlo, Cordelia preferiva tacere per dimostrare il suo sincero amore. Re Lear, sentitosi offeso da questa sua riluttanza, decide di diseredarla. C'è anche da dire che mentre le prime due figlie erano sposate, Cordelia era ancora nubile anche perché era la preferita del padre.
Per l'assegnazione dei ruoli, io, d'accordo con tutto il gruppo, ho preso il ruolo di Cordelia. Le guide ci diedero la libertà di improvvisare su questa scena tenendo in considerazione la richiesta degli affetti e l'assegnazione del patrimonio. Insomma, dovevamo seguire il testo come se fosse un canovaccio.
Il mio gruppo è stato uno degli ultimi e così ho avuto a modo di osservare le altre improvvisazioni e vedevo che Cordelia era sempre rappresentata appartata mentre le altre due sorelle erano adoranti verso questo padre autoritario. Così ho pensato di accentuare questo suo essere appartata come se Cordelia fosse una ragazza svagata, con la testa fra le nuvole molto spensierata a cui non le interessano gli intrighi di potere e che nella sua innocenza ama il padre.
Forse era una visione del personaggio di Cordelia molto libera però penso che lo stesso personaggio può essere interpretato in maniera differente mantenendone però lo spirito.
Tutte le improvvisazioni pure nella loro "sporcizia" (che non è inteso in modo negativo) erano davvero divertenti e notevoli.

nota dell'11 ottobre 2016: Poiché il video con lo spezzone diretto da Peter Brook non è più disponibile, allego qui la prima parte della versione teatrale di Giorgio Strehler trasmesso in Rai nel 1972






Ed eccovi con dei dipinti su Re Lear:



Ford Madow Brown, Il destino di Cordelia



William Blake, Re Lear e Cordelia in prigione




James Barry, Re Lear affranto per la morte di Cordelia




James Barry, Re Lear che piange la morte di Cordelia


P.S.: Anche se in questa improvvisazione ho interpretato Cordelia non è detto che io faccia lei. Vi terrò aggiornati.

domenica 29 novembre 2009

Gli stereotipi dei bambini

Al primo anno dell'Accademia ho fatto un corso che trattava della forma, della fenomenologia dell'arte e alla fine mi sono scontrata con dei bambini.
Il professore sosteneva che, essendo il disegno una forma d'arte, non si può permettere che i bambini disegnino come pare a loro.
Forse questa cosa vi può sembrare ingiusta, almeno ad alcuni, però come quando si suona qualcosa vengono insegnate delle regole così devono essere insegnate regole anche nel disegno.
Vi ricordate come disegnavate da piccoli? Io mi ricordo che per alcuni anni disegnavo il cielo come una striscia blu attaccata al lato superiore del disegno. Ma mentre io mi stavo evolvendo nel disegno, molti miei compagni rimanevano attaccati a dei preconcetti.
Il professore ci fece vedere alcuni stereotipi di disegni attraverso un "tipico" paesaggio montano: montagne triangolari (così come i tetti delle case) a intervallo uguale, porte grandi quasi quanto le case, alberi che hanno chiome uguali ai cespugli...
E poi ci fece vedere alberi con le loro ombre ed era particolarmente interessante vedere quanto le ombre erano in realtà gli alberi stessi.
Così io, assieme a due miei compagni, ci impegnammo ad andare a sperimentare in una scuola elementare. Presentammo diversi esempi che i bambini dovevano seguire: il disco e la palla, il paesaggio montano, l'uva, il bosco... e vedemmo quanto questi stereotipi erano confermati. Infatti oltre a quegli esempi che ho citato prima, l'uva era raffigurata come un triangolo formato da piccole sfere uguali e tra il disco e la palla non c'era differenza.
La cosa estremamente sconcertante è che cose semplici e comuni come l'uva venivano percepite allo stesso modo da tutti i bambini.
Purtroppo questa cosa poi non è andata avanti anche perché poi questo corso dell'Accademia dura solo un anno eppure io avrei voluto approfondire meglio, continuare perché mi resi conto di quanto gli stereotipi insediano la mente dei bambini.
Forse alcuni di voi diranno che è meglio lasciare maggiore libertà ai bambini, ma come si può chiamare libertà uno stereotipo, qualcosa che assomiglia più ad una prigione mentale?
Sin da quando gli adulti li insediano con i loro modi pensando che i bambini siano stupidi, che tanto non capiscono, li facciamo entrare lentamente in preconcetti e togliamo a loro la capacità di osservare.
Spesso quando un bambino ci presenta un disegno lo riempiamo di complimenti e così diamo già al bambino il motivo di continuare. Invece non sarebbe meglio aiutare il bambino a vedere quanto può essere ricco e variegato il mondo che ci circonda? Capire che la stessa cosa può assumere forme diverse? Con lo stupore e la curiosità, caratteristiche tipiche dei bambini, li conduciamo verso un mondo di meraviglie continue, li portiamo verso ricchezze che terranno sempre con .
Purtroppo vedo che molti adulti sono aridi in questo senso, incapaci di condurre realmente, ma non è colpa loro però così portano altri bambini a pensare come loro.
A volte qualcuno mi chiede perché non insegno l'arte (il mio diploma me lo consente), ma io rimango del tutto interdetta perché per me l'arte sarà sempre un mistero però se mi fosse data la possibilità vorrei aiutare i bambini a disegnare, ma soprattutto a osservare.
Forse è questo il vero significato di "insegnare".

giovedì 26 novembre 2009

Ravenna non è SOLO mosaico

Il titolo sembra essere una risposta al post precedente.
Proprio adesso è uscito la rivista locale Palcoscenico in cui è inserita tutta la stagione teatrale '09/'10 di Ravenna e provincia e così si menziona in un piccolo trafiletto sulla rassegna "Ravenna viso-in-aria" dove parteciperò anch'io assieme ad altre compagnie teatrali e persone tutte di Ravenna e provincia.
In tutto siamo 23 confermando ciò che sta avvenendo a Ravenna: uno strano morbo che si chiama "teatro" sta contaminando la città italiana del mosaico. Com'è possibile tutto ciò? Qua bisogna correre subito ai ripari!
Naturalmente sto vedendo la cosa in chiave ironica e ben venga questo morbo o qualunque cosa essa sia e sono assai contenta e anzi spero che questa rassegna al suo primo anno non sia inascoltata. Soprattutto perché una vasta varietà culturale arricchisce ulteriormente la città e innanzitutto i cittadini.
Io non rinnego ciò che è stato, il passato di questa mia città, ma credo che il voler continuare di vivere nella gloria del passato impedisce alla città, a qualunque città, di crescere.
Così sono contenta di partecipare a questa piccola rassegna teatrale e spero che anche la pittura venga considerata meglio di quanto succede adesso.
Intanto io sto ancora modificando la mia drammaturgia cercando di trasformarla stando ben attenta a non modificarne l'essenza.

martedì 24 novembre 2009

Ravenna = mosaico?

Come tutti voi sapete, Ravenna è famosa per tante cose: per essere stata Capitale per tre volte, Impero Romano d'Occidente (402-476), Regno Ostrogoti (493-553) e Esarcato bizantino (568-751); perché Dante Alighieri è morto ospitato dal signore di Ravenna Guido da Polenta, padre della nota Francesca della Divina Commedia e per il mosaico.
Purtroppo questa cosa del mosaico mi fa imbestialire. Niente da dire su questa tecnica però ormai tutta Ravenna sta diventando mosaico come se fosse un ghetto. Se uno guarda in giro, vede quasi sempre tracce di mosaico e molte volte sono prodotti industriali.
Inoltre questa faccenda del mosaico sta danneggiando chi non fa il mosaico. Non sapete quante volte ai colloqui di lavoro, appena comunicato che ho il diploma di laurea in Pittura, mi chiedono: "Ma allora sa fare il mosaico?" No, non so fare il mosaico!
Non ho nemmeno tentato di fare il mosaico quando frequentavo l'Accademia perché ero consapevole che il mosaico richiedeva abilità e tecniche che non mi erano proprie: stare lì ore ed ore con il polso immobile a tagliare le tessere non fa decisamente per me.
Almeno io ho avuto la fortuna di finire i miei anni in tranquillità, ma se avessi voluto iscrivermi ADESSO non potrei frequentare l'Accademia perché purtroppo da un anno L'ACCADEMIA NON C'E' PIU'!
O meglio l'edificio c'è e c'è anche il mosaico E BASTA!
E Pittura, Scultura e Decorazione? Trasferiti a Bologna.
Dicono che l'hanno fatto per preservare l'Accademia, per far sì che non muoia dopo i tagli che sono stati fatti nel campo dell'Istruzione...
Sì, ma perché solo mosaico? Forse molti di voi non sanno che Ravenna è prossima alla candidatura per essere eletta Capitale della Cultura e giustificano il fatto di aver salvato il mosaico per la presenza degli studenti... Ma se era il corso di Pittura che ne aveva sempre di più!
Dicono che era per risparmiare centinaia di migliaia di euro... I ragazzi che frequentavano l'Accademia e che l'hanno occupata hanno cercato una maniera per far sì che vengano risparmiati tutti questi soldi. Pensate che siano stati ascoltati? Ovviamente no.
Per la candidatura sono stanziati poco più di 2 milioni di euro investibili in 4 anni. Credete che l'Accademia ne abbia giovato? No, perché l'Accademia rientra nella categoria Istruzione così come l'Istituto musicale pareggiato Verdi. Mi chiedo però, Ravenna non vuole far crescere artisti, ma solo accoglierli? L'istruzione non è un diritto sacrosanto? Perché una ragazza come me, nata e residente a Ravenna, non può studiare nella sua città? Forse credono che tutti abbiano la possibilità di studiare fuori anche solo prendendo un treno. Forse questi non sanno che questo è uno dei motivi per cui un ragazzo lascia l'Università.
Sono convinta che siano questi ravennati, e non Ravenna, a fare tutto ciò. Io sono nata a Ravenna eppure non ho la tecnica del mosaico. Questo vuol dire che non sono una vera ravennate? No, perché sono orgogliosa di essere ravennate, ma di molti ravennati no. Così come non sono orgogliosa quando oggi al Teatro Alighieri, c'era una conferenza con il regista Peter Greenaway, ho sentito l'assessore dell'Istruzione che voleva fare gli omaggi per il 180° anniversario, fra due giorni, dell'Accademia di Belle Arti. Grazie tante per averlo ricordato, grazie tante per aver ricordato che l'Accademia in realtà è morta.
Come si può festeggiare l'anniversario di qualcosa che ha perso la sua autonomia? E' come se per non soffrire di freddo, l'Accademia ha deciso di essere divorata in un grosso corpo caldo. Sono state investite belle parole per giustificare tutto ciò, dicono che l'hanno fatto per il suo bene, ma come spesso accade ciò che è stato fatto per il bene altrui si rivela la cosa più dannosa.
Anche se mi sono laureata nel 2007, ho voluto collaborare anch'io, raccogliendo parte delle firme anche se dentro sapevo che non saremmo stati ascoltati per l'ennesima volta. MA CHE NON SI DICA CHE NON CI SIANO STATI DEI RAGAZZI CHE NON ABBIANO LOTTATO!

P.S.: Giusto per la cronaca, anche il corso serale di Mosaico è stato cancellato. Evidentemente l'istruzione è considerato un optional e chi vuole imparare dei perditempo.


Aggiornato

lunedì 23 novembre 2009

Il mio primo impatto con la pittura (part 1)

E' da un bel po' che non parlo di pittura, ma non l'ho dimenticata.

Ciò che vi voglio narrare è stato il mio primo impatto con la pittura che è avvenuto alle medie. Finora usavo solo matite e pennarelli e il pennello era uno strumento sconosciuto per me così alle medie, quando per la prima volta dipinsi, lo impugnai dalla punta del pennello come se avessi un certo timore.
Purtroppo di dipinti di allora non ne ho o almeno non so se ci sono. Però vi posso postare dipinti (su carta) fatti all'epoca dell'Istituto Agrario.






Ditemi, cosa ne pensate di questi primi lavori?

venerdì 13 novembre 2009

I sogni e la passione

Tutti sognano anche chi dice di no e chi non se li ricorda.

Non sto parlando dei sogni notturni, ma di quelli diurni.
Quando sei bambino ti incoraggiano a sognare, ti chiedono cosa vuoi diventare da grande e ti dicono che tutto è possibile e che i sogni diventano realtà. Ma non ti spiegano che tutto questo scade quando stai per diventare adulto. Sì perché quando sei adulto sei subito infilato nella fabbrica proprio come Charlie Chaplin in Tempi moderni. Troppo moderni!
Così tutto quello che hai sognato viene sostituito con il concetto di "realtà". Ma quale realtà? E' realtà perché è vissuta quotidianamente, ma la verità dove sta? Dove stanno tutti i sogni da realizzare? In un diario di ricordi e rimpianti, in una foto delle elementari dove sorridi.
Inoltre, quando si passa all'età adulta dicono sempre "E' finita l'età dell'innocenza.". Eh, grazie tante. Ma forse questi non sanno che nell'età adulta si ha la forza di realizzare i propri sogni. E dove va questa forza? In fondo all'immondizia oppure in alcuni casi, non il mio, in fondo al bicchiere.
Se fossi Alice rimarrei tranquilla nel Paese delle Meraviglie. Ci starei benissimo e invece si ritorna alla realtà che gli altri hanno costruito quindi meglio che ognuno costruisca la propria realtà qui e adesso. E forse mi bolleranno come "instancabile sognatrice", con la testa sempre tra le nuove, ma forse questi non sanno quanta passione ho in corpo perché per realizzare i propri sogni ADESSO ci vuole passione, ma questo non vale solo per me, ma per tutti e tutti i sogni, non solo quelli artistici perché tutti i sogni hanno la loro importanza.
Ora come ora sembra che sognare sia un delitto perché ti fermi e rimani incantato e così non segui l'andamento generale ovvero correre a perdifiato per arrivare primo. Ma anche essere passionali sembra quasi un delitto quando proprio non si arriva al delitto passionale. Ma ammazzare per la passione è da cretini, vivere con passione (staccato, per favore) è rigenerante e nel senso letterale del termine.

Aforismi sogno:

- Ho sognato nella mia vita, sogni che sono sempre rimasti con me e che hanno cambiato le mie idee. Sono passati attraverso il tempo e attraverso di me come il vino attraverso l'acqua ed hanno alterato il colore della mia mente (Emily Bronte);
- Diventiamo grandi grazie ai sogni (Woodrow Wilson);
- Alcuni di noi lasciano morire i propri sogni, ma altri li nutrono e li proteggono. Abbiatene cura nei giorni brutti affinché portino il sole e la luce che viene sempre a chi spera col cuore che i propri sogni si avverino (Woodrow Wilson);
- L'uomo diventa vecchio quando i rimpianti prendono posto dei sogni (John Barrymore);
- Non sono niente. Non sarò mai niente. Non posso volere d'essere niente. A parte questo ho in me tutti i sogni del mondo (Fernando Pessoa);
- Preferisco essere un sognatore fra i più umili, immaginando quel che avverrà, piuttosto che essere un signore fra coloro che non hanno sogni né desideri (Kahlil Gibran);
- Il mondo è nelle mani di coloro che hanno il coraggio di sognare e di correre il rischio per vivere i propri sogni (Paulo Coelho);
- Tutto l'universo cospira affinché chi lo desidera con tutto se stesso possa riuscire a realizzare i propri sogni (Paulo Coelho).

Aforismi realtà:

- La realtà non esiste, l'hanno inventata gli uomini per i loro scopi. (Angelo Fiore);
- L'illusione più pericolosa è quella che esista soltanto un'unica realtà (Paul Watzlawick);
- Quante volte la realtà in cui vivete mi ha ridestato e richiamato a sé! Io stavo in lei deluso ed atterrito e di nuovo mi sono dileguato (Hermann Hesse);
- Vivere all'interno di una realtà è una cosa. Accettarla, trovare che questa realtà è buona, è un altro discorso (Ignàcio de Loyola Brandao);
- Perché una realtà non ci fu data e non c'è; ma dobbiamo farcela noi, se vogliamo essere; e non sarà mai una per sempre, ma di continuo e infinitamente mutabile (Luigi Pirandello).

Aforismi passione:

- Tutta l'umanità è passione. Senza passione, la religione, la storia, i romanzi e l'arte sarebbero inefficaci (Honorè de Balzac);
- La passione in tutto. Desidero le più lievi cose perdutamente come le più grandi. Non ho mai tregua (Gabriele D'Annunzio);
- In ogni attività la passione toglie gran parte delle fatiche (Erasmo da Rotterdam);
- Ragione e passione sono timone e vela della nostra anima navigante (Kahlil Gibran);
- Esiste una sola passione: la passione per la felicità (Denis Diderot);
- Nel mondo nulla di grande è stato fatto senza passione (Friedrich Hegel);
- Cerca di scoprire il disegno che sei chiamato ad essere poi mettiti con passione a realizzarlo nella vita (Martin Luther King).

Tutti sognano anche chi dice di no e chi non se li ricorda.

N.B.: Ormai è da un bel po' che faccio così: scrivo le mie riflessioni e poi aggiungo degli aforismi. Ma questo non lo faccio perché avvalorino le mie opinioni, per far vedere che penso esattamente come i grandi autori e pensatori. Questi aforismi li metto per accompagnare ciò che scrivo. Naturalmente non mi voglio comparare a questi signori.

giovedì 12 novembre 2009

Ritornerò e sarò milioni

Questa volta vi voglio parlare del mio quarto laboratorio teatrale non-scuola che si chiama appunto Ritornerò e sarò milioni, una trasposizione moderna della storia di Spartacus dove i nuovi schiavi sono i medio-borghesi, la loro scuola di addestramento è una scuola di tennis gestita da Lentulo e Batiato e l'Impero è in stile Star Wars.
Io chi ero? L'Impero. Tutta imbacuccata di nero con un mantello, ovviamente nero, quasi chilometrico. Insomma non mi si vedeva per niente in viso. In più in questo spettacolo la mia voce doveva sembrare cavernosa quasi che venisse dal centro della Terra. Ho dovuto cercare in profondità, e nel vero senso della parola, la mia voce.
Lo spettacolo era ambientato nei giardini pubblici di Ravenna dietro il MAR (Museo di Ravenna) e io, per un'ora e più, ero sempre in vista nascosta dalle vesti nere. Avevo il mio piccolo tragitto sempre da percorrere avanti e indietro e ogni tanto mi era permesso di fermarmi e guardare. Ovviamente quando non avevo la parola.
Come racconta la storia di Spartacus, ci fu la ribellione degli schiavi contro l'Impero. Solo che Spartacus non è interpretato da un ragazzo, ma racchiude l'ideale di libertà che ogni schiavo ha. Spartacus viene solo nominato come se fosse un dio e quando gli schiavi saranno sconfitti, lo invocheranno disperati.
C'è anche la riflessione del male nel senso che senza la sua gestione, dell'Impero, quegli schiavi sarebbero persi. Beh questo lo dice l'Impero, mica io però questo ruolo mi ha divertito molto e mi ha permesso di scandagliare la mia voce.
Quando lo spettacolo finì mi sono tolta tutto (potete immaginare il caldo e la stanchezza che avevo) e giravo. Ringraziavo per i complimenti che mi erano fatti con voce leggera e acuta e quando venivo rappresentata come l'Impero, molti erano meravigliati e stupiti perché mai si erano aspettati che ero io l'Impero. Magie dell'interpretazione.
Inoltre una signora mi chiedeva come facevo ad avere una voce così alta. Signora, avevo il microfono, quello che si porta a cerchietto. Forse non l'avrà visto perché ero tutta coperta, ma credo che una voce microfonata si riconosca subito.
Non solo la mia voce doveva essere cavernosa letteralmente, ma l'andamento doveva essere lento per poi esplodere improvvisamente e infine ritornare lento. Poco prima dello spettacolo ci sono stati gli ultimi tocchi e mentre una guida, Roberto Magnani, cercava di appiattirmi i capelli sopra il viso in modo che non si vedesse nulla del mio viso, l'altra guida, Alessandro Renda, mi leggeva le mie prime battute nel modo in cui dovevo dirle e io ripetevo.
Purtroppo non ho foto e non ho nemmeno il video! Infatti, dei miei spettacoli mi piace avere filmati e li ho di quasi tutti, ma di questo non ce l'ho. Però ho un piccolo aneddoto: in una delle mie prove, c'era una dei miei "colleghi" che cercava di trattenere le risate. Più avanti mi disse che alle mie spalle, c'era una lucertola sul muro che usciva dalla sua tana e tutte le volte che con la voce esplodevo, la lucertola ritornava nella sua tana in fretta per poi uscire di nuovo quando ero più calma per poi ancora rientrare quando esplodevo di voce.
Avevo spaventato una lucertola.
Come dice il sottotitolo: tra Spartacus di Howard Fast e Millenium People di J.C. Ballard, non c'è solo Star Wars (l'Impero) nello spettacolo e che hanno aiutato nella stesura del testo.
Aggiornato

mercoledì 4 novembre 2009

Elogio alla diversità

Essere diversi.
Ormai differenziarsi dagli altri sta diventando un marchio: o ti guardano come se avessi commesso un peccato o un atto di coraggio.
Naturalmente dico l'uno l'altro anche se credo che sia l'atto di coraggio quello che si avvicina di più perché differenziarsi ADESSO sembra davvero un'impresa.
Come ho scritto qualche post fa, non ho la pagina di Facebook e lo dico apertamente. Mi guardano meravigliati. Un'anima pura, che non si è fatta contaminare da Facebook, così mi dicono.
Il bello è che poi quando chiedo il perché dovrei farmi la pagina Facebook, mi rispondono:

Perché ce l'hanno tutti!

Ma siamo matti? Devo sottostare a una cosa solo perché ce l'hanno TUTTI?!
Ma dove sono io in tutto questo? Dove?!

Credo che la diversità la si possa fiutare. Forse è proprio per questo che la mia carriera scolastica, fino alle superiori, non sia stata fortunata perché ero sempre "fiutata" come quella diversa e perciò rifiutata. Ci stavo male perché non capivo. Alle medie una mia professoressa mi parlò chiaramente e mi disse: "Elena, tu sei diversa dagli altri. Tu mostri le tue emozioni agli altri." Però nessuno mi aveva detto che non mi dovevo vergognare della mia diversità. Anche perché non è che volevo fare la "diversa", atteggiarmi per essere "diversa". E bisogna distinguere le due cose.

Come sempre, come è successo anche negli altri post, mi affido ad aforismi di autori più o meno famosi perché penso che loro meglio di me possono dire su questa cosa.

- Arricchiamoci delle nostre reciproche differenze (Paul Valéry);
- Nel mondo non ci sono mai stati due opinioni uguali non più di quanto ci siano mai stati due capelli o due grani identici. La qualità più universale è la diversità (Michel de Montaigne);
- Ricorda sempre che sei unico come tutti gli altri (Anonimo);
- Un linguaggio diverso è una diversa visione della vita (Federico Fellini)
- Tu sei una persona diversa che vuol essere uguale. E questo, dal mio punto di vista, è considerato una malattia grave (Paulo Coelho);
- Non mi ero perso, è che avevo trovato destinazioni alternative (Anonimo);
- Il vero Io è quello che tu sei non quello che hanno fatto di te (Paulo Coelho);
- Nessuno può essere libero se costretto ad essere simili agli altri (Oscar Wilde).


Ognuno di noi è diverso dagli altri e naturalmente non sarò io a dirvi in che cosa dobbiate essere diversi. E a questo punto credo che voler essere diversi sia proprio un atto di coraggio.

Siate veri, siate orgogliosi di voi stessi.


Aggiornato e Modificato

martedì 3 novembre 2009

Ciao Alda

Lunedì 1° novembre è morta Alda Merini, grande poetessa milanese.




Adesso che scrivo, sto guardando una sua intervista e mi è venuto l'impulso di voler lasciare una piccola traccia di lei qui. So che non è molto però mi sono sentita di volerla omaggiare.
Alda Merini è nata nel giorno di primavera del 1931 e come la primavera ha cantato sempre l'amore.
Giovanissima ha composto poesie e giovane ha sperimentato l'esperienza del manicomio.
Alda Merini l'ho sempre vista come se fosse una nonna burbera, provata dalla vita, ma che ha tanto da insegnare.
Credo che lei sia una di quelle persone con cui avresti tanto voluto passare anche un solo pomeriggio però la morte è arrivata prima.
Non le voglio dire addio. Non l'ho mai conosciuta e spero che lei dovunque sia, mi perdoni l'insolenza di darle del tu.



Intervista integrale mai pubblicata ad Alda Merini di Daniele de Luca montata da Duilio Francioli. Il video è stato caricato con una bassa risoluzione.Le musiche sono di Pascal Comelade e di John Coltrane (dalle note del video)



Ciao Alda. Adesso canterai l'amore dal cielo.



Aggiornato e Modificato
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