lunedì 30 maggio 2016

La Commedia dell'Arte e il Circolo degli Attori


E adesso posso permettere alla stanchezza di avermi così come a quella malinconia di venire dopo che ho concluso gli spettacoli teatrali. Penserò a quei lunedì e giovedì sera senza più incontri e prove. E nonostante ciò, sono felice.
Si dice che ci sono poche cose sicure nella vita. Io posso dire che quando mi esprimo con il teatro, coi miei compagni di avventura (ai quali ringrazio fortemente così come tutti coloro che vengono a vedermi) sento autenticità e verità. E potrebbe sembrare strano considerando che il teatro è visto come un mondo di finzione. Questo però visto dal di fuori perché ci vuole un enorme sincerità con se stessi e permettere anche ai quei lati in ombra, anche a quei sentimenti cosiddetti cattivi, di uscire.
Possiamo trasformare le nostre brutture, la nostra vergogna in pura bellezza.
E tanta, tanta merda per coloro che ci saranno domani allo spettacolo finale.


Così ho scritto venerdì 27 dopo che il 26 ho recitato in uno spettacolo (assieme a quello del 23)
Due spettacoli diversi, due ruoli diversissimi tra di loro che mi hanno anche permesso di esplorare nuovi lati della mia capacità teatrale.

Prima, un po' di dietro le quinte.

Dal 23 al 28 maggio (pausa il 27), al Tamo di Ravenna si è tenuta una rassegna teatrale dove ogni giorno c'era uno spettacolo diverso fatto dal primo, secondo, terzo anno del Circolo degli Attori più due Urban Officina dove i ragazzi erano mischiati.
Il 23 alle 21, il terzo anno (dove ci sono anch'io) ha inaugurato con due spettacoli ispirati dalla Commedia dell'Arte (ne avevo già parlato qui in occasione del Carnevale)
Gli spettacoli erano basati su due canovacci ideati da Roberto Guidobaldi intitolati Amore e Destino e La follia dello Zanzi (Zanzi non è il nome di una maschera, ma il cognome di uno dei nostri componenti, Paolo Zanzi)
Io ero nel primo e facevo lo Zanni, il servitore.
Ecco a voi un po' di foto-cronaca grazie alle foto di Chiara Roncuzzi, l'aiuto regista, che gentilmente mi ha concesso di pubblicarle qui.

Amore e Destino viene presentato da Rita Lugaresi che in questo spettacolo ha un doppio ruolo, quello del presentatore e del Capitano Matamoros (nome ideato da lei stessa)
Pubblico rispettabile, sono arrivati a voi i guitti
Già nel suo monologo sono presentate domande come Siamo noi che formiamo il nostro destino o stiamo solo procedendo verso di esso?
E l'amore in relazione al destino?
Spetta solo guardare lo spettacolo


Ed eccomi qua.




Sono disperato perché non trovo più la mia padroncina Margot ...Dovevate vederla quando era bambina. Era un bijoux. Con tutti quei riccioli sembrava un cocker... Solo che per quanto lo Zanni possa adorare la sua padroncina, non capisce perché lei ha la mania dello shopping e da quando si è innamorata di Leandro, la situazione è davvero peggiorata ...Ormai ci abita in quei negozi... Vado a narrare di come a lei non basta un solo vestito rosso, ma ne vuole uno rosso cremisi, un rosso scarlatto, un rosso cardinale. Insomma, sono ancora più disperato e parto di nuovo per la ricerca.


Ed ecco presentati i due giovani innamorati ovvero Leandro (Giacomo Cavalieri) e Margot (Isabella Catalano).



Dopo essersi cercati per tutto lo spazio, finalmente si vedono.
Lei ha bisogno di una prova d'amore da lui così Leandro dice che raddrizzerà la torre di Pisa e con un laser inciderà i loro nomi (Margot: Non mi basta). Così Leandro le dice che andrà sul monte Everest e si taglierà le vene in diretta streaming (Margot: Non mi basta) Così...
Insomma Margot vuole che lui abbandoni i suoi ultimi aggiornamenti, whatsapp perché lei usa solo gli sms.
E qui apro una bella parentesi.
Magari ci saranno alcuni che distorcono il naso a sentire in una Commedia dell'Arte, nata in Italia nel sedicesimo secolo, termini come streaming, whatsapp, sms; vedere un ragazzo che fa l'Innamorato usare i cellulari, ma come il nostro regista Roberto Guidobaldi ci ha spiegato, la Commedia dell'Arte parla al presente degli spettatori.
Quindi, anche se le movenze sono quelle e stabilite per la caratterizzazione dei personaggi, le nostre parole vanno al presente.
Il regista ci spiegava che spesso il testo, basandosi sul canovaccio e sull'improvvisazione, era sempre in continuo movimento e spesso inseriva nella rappresentazione finale riferimenti accaduti anche il giorno prima
Chiusa parentesi

Vengono presentate le due matrone Cornelia (Alice Alberi) e Sigmunda (Nicoletta Gobbi), madri rispettivamente di Margot e Leandro, prima da sole e poi si incontrano.



Cornelia è contrariata perché la figlia spende sempre per capi di abbigliamento e accessori così come non vede di buon occhio Leandro visto che è ossessionato con tutti gli oggetti informatici e tecnologici
Anche Sigmunda è disperata per suo figlio perché spende ogni soldo per la tecnologia ed è povera. 
Così le conviene questo matrimonio poiché non ha un soldo e nel contratto di matrimonio c'è una clausola piccolissima dove la dote della sposa sarà pari a 10 immobili nel centro storico e la famiglia dello sposo è esente da qualunque spesa, clausola che Cornelia scopre subito.
All'inizio contrariata, decide che il matrimonio non si farà, ma poi, vedendo che tutto è già pronto e ordinato decide di sposarlo lei Leandro con iniziale sgomento di Sigmunda ma alla fine anche lei si lascia convincere.
Bene, un matrimonio ci sarà ovvero Cornelia con Leandro e toccherà a me dare la notizia ai due giovani.


Ogni scena si presenta così: si presentano i personaggi, c'è un problema da risolvere, si cerca la soluzione al problema, si crea un collegamento alla scena successiva.



Disperazione totale dei due giovani innamorati: Leandro preferisce morire che sposare la madre della sua amata ed estrae da sé il suo cuore passandolo a Margot.
All'inizio lei è emozionata alla vista di quel gesto, ma schifata da quella cosa che inizia a battere me lo lancia e anch'io, per lo stesso motivo, glielo rilancio.
Così il cuore ritorna a Leandro.
Ancora più disperato si soffoca e Margot chiede a me di aiutare.



Dopo un tentennamento, ho l'idea.
Zanni; Ho sentito...
Margot e Leandro: Sìììì?
Z.: ...che in paese...
M. e L.: Sìììì?
Z.: ...c'è un mercenario che uccide le persone. Possiamo ingaggiarlo.

All'inizio Margot è scettica per questa soluzione, ma ama talmente Leandro che accetta questa soluzione.

Si discute di come lo si pagherà e poi Margot manda me per trovare il mercenario.


Riapro un'altra parentesi, stavolta più breve.
Può sembrare strano e anche immorale che io proponga questa soluzione e che Margot, sua figlia, alla fine la accetti, ma ricordiamoci che in teatro non bisogna fare un processo (a meno che non ci sia nel testo) a un personaggio.
All'inizio non c'era nessuna parola di Margot riguardo a questa decisione, ma poi si è decisa di metterla perché se no sembrava strano, come se mancasse qualcosa.
Fine parentesi.

Quindi vado alla ricerca di questo mercenario ed eccolo che si presenta, il capitan Matamoros interpretato da Rita Lugaresi e questa volta con la maschera del capitano.
Non è affatto qualcosa di così strano che un personaggio abbia due ruoli e che in uno abbia la maschera.
La maschera stessa è un personaggio e indossarla vuol dire essere quel personaggio.
Il capitano si presenta agli spettatori con parole spagnoleggianti e narrando delle sue gesta formidabili.
Io mi esalto a sentire ciò e così mi faccio scoprire da lui che mi guarda in malo modo perché pensa che io mi stia burlando di lui.
Dopo un iniziale tentennamento e duello con la spada, finalmente ci chiariamo e così accetta la missione per il bene di due innamorati.



Matrone e innamorati hanno cercato di convincere l'altro per portarlo alla ragione finché, dopo un casino cacofonico, arrivano il Capitano e lo Zanni.




Nessuno ha mai visto il Capitano (io con un cenno lo faccio intendere ai due innamorati) e il Capitano si presenta dicendo che cerca una donna. Le due matrone sono lusingate e si presentano.
Al "muy ricca" si presenta Cornelia e il Capitano si prepara ad ucciderla.





Ma, vedendo ciò, Margot ci ripensa e ferma il tutto dicendo che non può far uccidere sua madre e se qualcuno dovrà essere uccisa, sarà lei a morire.
Vedendo la sua amata in pericolo, Leandro decide di morire anche lui.
Il Capitano sta per infilzare la sua spada quando Sigmunda ferma il tutto urlando e facendo ragionare Cornelia che i due giovani si amano e sulla possibilità di avere dei nipotini






Cornelia si fa convincere: desidera tanto avere dei nipotini e poi le due matrone insieme potranno andare a fare zumba.
Tutto sembra andare per il meglio, ma...
Il Capitano con un colpo del bastone per terra, fa fermare il tutto, congelandoci nelle posizioni.



Io sono in quella posizione perché volevo abbracciare il Capitano


Il Capitano si toglie la maschera ed eccolo ancora il personaggio iniziale.





Tutto sembra essere andato per il meglio, vero? Ma basta un guizzo per sconvolgere il tutto.
Il presentatore ritorna alla posizione iniziale e un altro colpo del suo bastone riattiva la scena.

Le matrone iniziano a criticare l'altra per il loro aspetto e così si scatena la furia.
Appena Sigmunda prende il bastone del Capitano, noi tutti ci muoviamo al rallentatore.
Lei vuole uccidere Cornelia, ma così non va. Anzi...




Cornelia prende il bastone per uccidere Sigmunda e ci riesce, ma inavvertitamente uccide anche Margot che era avanzata per proteggere la madre.




Leandro, disperato, si china su Margot morta e io rimango lì in piedi, altrettanto disperato per la vista della mia padroncina per terra.




Cornelia esulta per avere ucciso Sigmunda e solo dopo scopre sua figlia morta.





Finalmente il Capitano può riprendersi il bastone e uccidere Cornelia, ma inavvertitamente mi colpisce mortalmente 





Prima che Cornelia muoia, ha la forza di prendere uno spillone e uccidere così il Capitano.




Tutti sono morti tranne Leandro che è ancora chino su Margot




Margot, perdere te è come aver preso il peggior virus del pianeta

Dopo il Perdere te è come se la scheda madre non mi rispondesse più. Perdere te... noi morti alziamo la testa urlandogli un secco Oh! e Margot gli fa: Stringi!




Così Leandro prende lo spillone di Margot e si uccide.

Margot, è tempo che noi ci riuniamo nel cloud.





Finisce così il nostro spettacolo. A seguire ce n'è un altro, appunto La follia dello Zanzi.
Non sto qui a narrarlo perché lo farei solo come spettatrice e non come parte dello spettacolo.
Comunque c'erano diverse similitudini con il nostro canovaccio (per esempio il cercare una persona estranea per risolvere il problema, il genitore contrario alla storia d'amore), ma il fatto è che qui ci troviamo in una follia d'amore, quella dello Zanzi appunto, e i personaggi coinvolti sono diversi come Pantalone, che fa il padre dello Zanzi, e la strega.
Ci sono anche due Zanni nello spettacolo, ma come precisato nel post fatto per Carnevale, ci sono diversi tipi di caratterizzazione di questo personaggio.
Quindi questo porta anche a una varietà di movimenti, di relazioni che fa differenziare questo spettacolo dal primo.



Cosa posso dire di questa avventura con la Commedia dell'Arte?
Nelle foto (per le quali ringrazio ancora Chiara Roncuzzi) magari si può intuire. ma eravamo in costante movimento.
Stare troppo fermi equivaleva quasi a far morire il personaggio.
Era come se non potevamo "sederci" ed aspettare, ma sempre in continua attenzione come se fossimo degli animali.
Dopo aver fatto il primo monologo, quando mi sono presentato, avevo il cuore a mille e non soltanto per l'emozione bensì perché indossare una maschera come quella dello Zanni, ti porta a muoverti con un'energia altissima e comunque ogni gesto deve essere chiaro e pulito.
In più c'era la maschera che, avendo un naso così importante e adunco, portava tutta la visione dello spettatore per terra quindi per far sì che questo non accadesse, dovevo stare con il mento sollevato.
Questo mi portava ancora di più a vedere pochissimo perché tramite le fessure degli occhi vedevo il soffitto.
Poteva sembrare una situazione impossibile da gestire ma sapevo che avevo la fiducia dei miei colleghi e soprattutto del regista Roberto Guidobaldi e dell'aiuto regista Chiara Roncuzzi così come io ce l'avevo io in loro.


Se uno non ha fiducia in chi lavora con te, non può fare il teatro così come ci si impegna per aiutare gli altri.



Non so cosa faremo l'anno prossimo, come sarà lo spettacolo, ma credo proprio di essere cresciuta mano a mano durante questi spettacoli e questi anni.
Questo soprattutto lo vedrò un po' più avanti e spero che come ha detto mesi fa Cristiano Caldironi, il direttore del Circolo degli Attori, alla fine tutte le movenze saranno entrate inconsciamente in noi.
Di certo questa non è un'esperienza fatta a vuoto e consiglio a tutti quelli che vogliono fare teatro di fare un corso sulla Commedia dell'Arte poiché aiuta a recitare, a pensare con il corpo (strumento troppo spesso dimenticato dal nostro teatro) così come spero che questo tipo di teatro sia riportato ancora in scena.


A questo giovedì con il secondo spettacolo Via Giorgio Gaber, 39 e spero vi siate divertiti a leggere il post.

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