E così oggi ho preso il libro Polline (Kite edizioni) sceneggiato da Davide Calì e illustrato da Monica Barengo.
L'ho preso soprattutto per le illustrazioni.
Lo ammetto sin dall'inizio: ero scettica. Non capivo.
Cos'è che non capivo?
L'anatomia non capivo.
Questa testa grande e le mani piccole, il collo grosso e quant'altro. Non capivo.
Infatti una cosa che non capisco tanto sono le teste grandissime, macrocefale e il corpo piccolissimo un po' quelle che si vedono nel Surrealismo Pop e da allora le trovo dappertutto quasi come se fosse obbligatorio.
C'è da dire che finora le avevo viste in foto piccole o avevo dato uno sguardo distratto nel fumetto dedicato alla storia vera e drammatica di Io so' Carmela (Edizioni Beccogiallo Store) dove lei disegnava e sceneggiato da Alessia Di Giovanni.
Comunque ero anche curiosa. Curiosa di capire quale fascino suscitassero le sue illustrazioni visto che ne avevo sentito parlare parecchio e bene. E...
Devo dire che sono stata prevenuta.
Le caratteristiche che io vedevo erano prese a sé stante, mentre io dovevo vederle come una totalità.
Dopotutto mi è venuto in mente che anche nella pittura ci sono esempi simili.
Basti pensare ad Amedeo Modigliani.
Lo chiamano il pittore dai colli lunghi eppure se guardate bene il dipinto tutto ha quella forma allungata, una forma che mi ricorda il Parmigianino, per esempio le forme affusolate della Madonna dal collo lungo.
(gentilmente concesse e prese dal suo blog)
Inoltre amo il silenzio di quelle illustrazioni, silenzio che equivale a un respiro, a un soffio leggero.
Il color seppia monocromatico dà un fascino nostalgico.
Il testo poi è minimo e essenziale, adatto per la storia.
Inoltre sempre parlando delle illustrazioni, amo come le fiori e le foglie siano ritratti così bene, con minuzia.
C'è una sorta di lirismo, come se tutto assieme fosse il ricordo di un amore sbocciato nell'infanzia.
Il sottotitolo dice Una storia d'amore ma direi più che è una storia sull'amore.
La delicatezza di un amore e tutto quello che fa nascere.
Non dico più niente per non rovinare la sorpresa.
Solo un'ultima cosa. Non metto l'ultima illustrazione perché lascio che siate voi a scoprirlo.
Vi lascio con una domanda:
Da dove nasce quel fiore?
L'ho preso soprattutto per le illustrazioni.
Lo ammetto sin dall'inizio: ero scettica. Non capivo.
Cos'è che non capivo?
L'anatomia non capivo.
Questa testa grande e le mani piccole, il collo grosso e quant'altro. Non capivo.
Infatti una cosa che non capisco tanto sono le teste grandissime, macrocefale e il corpo piccolissimo un po' quelle che si vedono nel Surrealismo Pop e da allora le trovo dappertutto quasi come se fosse obbligatorio.
C'è da dire che finora le avevo viste in foto piccole o avevo dato uno sguardo distratto nel fumetto dedicato alla storia vera e drammatica di Io so' Carmela (Edizioni Beccogiallo Store) dove lei disegnava e sceneggiato da Alessia Di Giovanni.
Comunque ero anche curiosa. Curiosa di capire quale fascino suscitassero le sue illustrazioni visto che ne avevo sentito parlare parecchio e bene. E...
Devo dire che sono stata prevenuta.
Le caratteristiche che io vedevo erano prese a sé stante, mentre io dovevo vederle come una totalità.
Dopotutto mi è venuto in mente che anche nella pittura ci sono esempi simili.
Basti pensare ad Amedeo Modigliani.
Ritratto di Jeanne Hebuterne
Jeanne Hebuterne
Sto divagando.
Ma questa divagazione era in qualche modo utile.
Se prendevo le caratteristiche a sé stanti era come se stessi sezionando una creatura.
Ma è assieme che c'è vita e assieme c'è la scintilla.
Qual è stata la scintilla?
La copertina è un esempio.
La riposto.
Lo sto sentendo anch'io quel polline, anch'io sono inebriata di quel profumo.
Quando riesco ad avere percezioni sensoriali da qualcosa che non dovrebbe averle (sentire profumi da un'immagine, vedere colori in una musica), allora dentro di me si forma come un arcobaleno, una sensazione talmente intensa da essere terribile e nello stesso tempo irresistibile.
E' come un richiamo al quale non posso fare a meno di stare lì ad ascoltarlo.
Ecco le altre illustrazioni:
Inoltre amo il silenzio di quelle illustrazioni, silenzio che equivale a un respiro, a un soffio leggero.
Il color seppia monocromatico dà un fascino nostalgico.
Il testo poi è minimo e essenziale, adatto per la storia.
Inoltre sempre parlando delle illustrazioni, amo come le fiori e le foglie siano ritratti così bene, con minuzia.
C'è una sorta di lirismo, come se tutto assieme fosse il ricordo di un amore sbocciato nell'infanzia.
Il sottotitolo dice Una storia d'amore ma direi più che è una storia sull'amore.
La delicatezza di un amore e tutto quello che fa nascere.
Non dico più niente per non rovinare la sorpresa.
Solo un'ultima cosa. Non metto l'ultima illustrazione perché lascio che siate voi a scoprirlo.
Vi lascio con una domanda:
Da dove nasce quel fiore?
Aggiornamento 14 novembre 2013: Una recensione molto bella e incisiva è stata fatta qui.
Inoltre c'è da segnalare Poi un giorno spunta un fiore bianco ovvero due interviste separate a Davide Calì (sceneggiatore) e a Monica Barengo (illustratrice)
Aggiornamento 18 novembre 2013: E qui invece l'intervista fatta ai due autori proveniente dal blog Roba da disegnatori
Io penso che quando si guarda un'illustrazione, al di là della bellezza oggettiva e del perfetto rispetto delle proporzioni delle persone ritratte, quello che conta veramente è ciò che l'illustrazione riesce a trasmetterti, pur con la sua "imperfezione" e con la sua "asimmetricità"...
RispondiEliminaE alla fine mi ha trasmesso tantissimo, mi ha trasmesso il suo profumo
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