martedì 9 aprile 2013

Il cinema di Michel Ocelot

Dopo aver parlato dei cortometraggi del regista francese Michel Ocelot, è arrivato il momento di parlare dei suoi lungometraggi (possibili spoiler comunque il finale non è svelato) e quindi, ovviamente, tocca prima a Kirikù e la strega Karabà del 1998


Il film colpì subito per la novità: degli africani sono protagonisti per la prima volta di un lungometraggio animato e proprio della loro è pregno il film.
Non dimentichiamo che lo stesso Ocelot ha passato gran parte della sua infanzia in Guinea.
L'inizio del film (ovvero di Kirikù che nel ventre della madre le dice di metterlo al mondo e lei risponde che se un bambino parla dal ventre della madre, può mettersi al mondo da solo) deriva da una fiaba africana e proprio del mondo delle fiabe sembra appartenere il film.


All'inizio si potrebbe pensare che la differenza di cultura possa essere un impedimento per vedere il film, ma così non è per due motivi. Un motivo è che il mondo delle fiabe parla in un linguaggio universale e subito riconoscibile. Possono cambiare i costumi, le usanze, le lingue e le religioni, ma una fiaba rimane tale, un racconto orale e universale. Punto secondo è per merito del regista che ci delizia con sfondi paradisiaci e con  questo personaggio, Kirikù, che si fa amare subito.



Appena nato, Kirikù sembra giù un piccolo Ermes che si fa notare sin dalla sua nascita per velocità e astuzia, ma se il dio greco si divertiva a rubare le vacche di suo fratello Apollo, a Kirikù vengono poste poche scelte. Anzi è proprio lui a chiedere che fine abbiano fatto gli uomini del villaggio e alla risposta della madre (li ha mangiati la strega Karabà) subito parte per sconfiggerla, ma soprattutto per chiederle una grande domanda: Perché la strega Karabà è cattiva?


Nelle fiabe spesso capita che il figlio più piccolo venga visto come uno sciocco, un buon a nulla però qui vediamo che è il villaggio a pensare così mentre la madre si tiene sempre in disparte e non decide per suo figlio anche se questo significa che lui va di sua spontanea volontà nel pericolo.
Grazie all'aiuto di un saggio Kirikù arriverà alla comprensione totale.



Lo ritengo un film perfetto sia per lo scenario, sia per i personaggi. La sola cosa che mi dispiace è che abbiano tradotto le canzoni. Le musiche del film sono di Youssou N'Dour e mi sarebbe piaciuto sentire le canzoni in originale.
Da segnalare che nei paesi anglosassoni, il film ha avuto difficoltà di distribuzione e di visione per la presenza dei seni nudi delle donne eppure non c'è niente di male. E' come vedere della pornografia quando negli anime si vede tutta la famiglia intera (perciò anche i bambini) farsi il bagno insieme.
In Occidente le donne non uscirebbero a seno nudo normalmente e credo sia difficile che tutta la famiglia faccia il bagno assieme. Bisogna andare oltre questi impedimenti che sono sciocchezze dettati da ignoranza perché nei Paesi in cui vengono attuati non c'è alcuna malizia.

Principi e Principesse del 2000



Come ho scritto nel post precedente, questo film in realtà è formato da cortometraggi realizzati per uno speciale tv intitolato Ciné si eppure io lo metto nei lungometraggi proprio perché l'ho conosciuto così e non sembra una raccolta di filmati brevi riuniti assieme per trasmetterli al cinema come è successo con alcuni film  disneyani degli anni '40 ovvero quelli tra Saludos Amigos e Le avventure di Ichabod e Mr.Toad.
Un'idea comune è il leit-motiv dei sei cortometraggi ovvero E se fossi?
Tipico gioco infantile, qui vediamo che sono due adolescenti (almeno sembra) a giocare aiutati da un signore che li guida in questo gioco.
Motivo del gioco? Niente in particolare sembra. Non si parla del gioco come antidoto alla noia per esempio della televisione, ma solo per il piacere di farlo e anche per esplorare nuove culture. Si spazia dall'Antico Egitto al Giappone del Primo Novecento, dal Medioevo all'anno 3000, tutto si può esplorare con la fantasia e si può anche cambiare (e questo sembra andare contro a quelle sciocche convinzioni che le fiabe debbano restare tali e immutate. Ehm ragazzi, le fiabe sono già cambiate nel corso dei secoli e per tutta la geografia dei popoli).
L'uso della silhouette non vieta una ricchezza immaginifica che in questi anni dove predomina il 3D sembra qualcosa di assolutamente nuovo e sconosciuto eppure la tecnica è vecchia quanto lo è il cinema d'animazione (che a dir la verità questo tipo di cinema è persino più vecchio di quello in carne e ossa)









Le fiabe poi, tutte di invenzioni di Michel Ocelot e ispirate anche da fiabe preesistenti, hanno un tocco di originalità e trasforma gli spettatori in bambini che ascoltano una fiaba per la primissima volta.


Kirikù e gli animali selvaggi non l'ho visto. Il film è un midquel di Kirikù e la strega Karabà come si può ben immaginare ed è stato fortemente voluto da tutti quelli che avevano visto il primo film.


Passo al quarto film ovvero Azur e Asmar del 2006.



Il tema dell'accoglienza e armonia tra diversi popoli è una cosa che preme molto al regista (come si può capire dalla sua infanzia) e per realizzare questo film impiegò sei anni.
Azur e Asmar sono due bambini della stessa età cresciuti assieme sin da neonati come fratelli. Il primo è un bambino proveniente da una famiglia aristocratica biondo con gli occhi azzurri. Il secondo è un bambino arabo nato in Francia la cui madre fa da nutrice a Azur.



I due bambini imparano assieme la lingua dell'altro grazie alla madre/nutrice che li ama come figli suoi e nei loro litigi si vedono le differenze sociali, linguistiche ecc...


Crescendo però vengono separati. 
Azur e Asmar è anche la storia di due bambini cresciuti sognando su una Fata dei Jinn che sposerà il principe che la libererà dalla sua prigione. 
Crescendo, il desiderio di salvarla aumenta in entrambi.
Divenuto adulto, Azur decide di andare nel paese natio della nutrice e liberare la Fata dei Jinn, ma appena approdato si ritrova da solo, sperduto in una terra che non sente propria e sentendo una lingua che riconosce appena.
Nel film ci sono diverse frasi in arabo e non sono state sottotitolate. Ciò succede non per una mancanza, ma per una precisa volontà del regista: far sentire lo spettatore alla stessa maniera di Azur, far sentire che cosa vuol dire essere uno straniero in un'altra terra con altre usanze e culture e farlo sentire allo stessa maniera di come vengono trattati spesso gli stranieri ovvero evitati e tutto per una superstizione degli occhi blu


Anche qui c'è una fiaba che rappresenta il linguaggio che accomuna diverse culture e i Jinn non sono altro che i cugini degli Elfi e sarà proprio per questa fiaba che prima rappresentava un motivo di scontro tra i due bambini, li farà riavvicinare.
Questo progetto poteva superare Kirikù e la strega Karabà per realizzazione eppure il 3D a volte gioca a sfavore soprattutto per quanto riguarda i personaggi che spesso scompaiono di fronte agli scenari e sembrano proprio essere finti, di plastica.


Un personaggio importante e chiave è Rospu, connazionale di Azur e mendicante in Arabia per 20 anni. Lo vediamo odiare il paese che lo ospita e che per lui è straniero schifandolo e facendo continui paragoni tra questo e il suo paese natio.



Andando avanti, però Rospu si rivela molto più di una macchietta. Si rivela un personaggio a tutto tondo.


Lo ritengo un film assolutamente da vedere indipendentemente dalla cultura, lingua, religione e da quale Paese si provenga poiché di gran attualità


Un film da godersi fino in fondo, fino al finale perfetto per un film del genere.
Se fosse stato in 2D credo sarebbe stato magnifico oltre ogni aspettativa, ma anche così va benissimo.



In conclusiva, io ritengo che Michel Ocelot possa stare attualmente allo stesso piano di Hayao Miyazaki. Sono completamente diversi eppure sanno davvero creare un mondo immaginifico e magnifico. Inoltre sono dei grandi artigiani (e anche Azur e Asmar ha un lavoro dietro sebbene sia in 3D però continuo a ripetere che per quanto riguarda i personaggi si poteva fare meglio oppure si faceva in 2D).
Dico questo anche perché mi rendo conto che il nome di Michel Ocelot sia poco conosciuto almeno rispetto al regista giapponese che è venerato (anche da me più o meno) come un dio.
E poi non intendo fare paragoni tra i due registi. Desidero solo che anche il suo cinema sia più conosciuto e spero con questi due post di esserci riuscita almeno un pochino.



P.S.: Il regista odia la parola "tolleranza". In un'intervista ha detto che ad unire i popoli ci vorrebbero distensione e piacere.

P.P.S.: Da giovane, dopo aver studiato animazione, andò a Los Angeles a proporre il suo book agli animatori Disney. All'epoca stavano facendo Il Libro della Giungla che lui riteneva non all'altezza di altri film come La Bella Addormentata nel Bosco. Gli animatori furono stupefatti dai suoi disegni, raffinati e meno cartoon di quanto facessero loro. Per fortuna nostra, volle essere sempre indipendente.

4 commenti:

  1. Come sempre articoli molto interessanti.
    ...(Anime e manga sono da sempre stati una mia grande passione).
    I film d'animazione possono essere un ottimo mezzo per lanciare messaggi importanti.
    Grandi film che rappresentano nel tempo fondamentali capitoli della storia del cinema.

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  2. I film d'animazione possono stare allo stesso livello dei film in carne e ossa. Purtroppo è ancora una cosa difficile per alcuni da capire eppure adesso sembra che ci siano buone speranze come si è visto da alcuni film per esempio Valzer con Bashir o Persepolis e non parliamo degli anime.
    Insomma, sembra che gli occhi a qualcuno si stanno aprendo.
    Grazie per il tuo commento.

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  3. "Kirikù" e "Principi e principesse" sono davvero dei capolavori, secondo me!

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  4. Ti consiglio di vedere anche Azur e Asmar e anche i cortometraggi

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Grazie per i commenti

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