giovedì 8 febbraio 2018

Teatro Accademia Marescotti (settima parte)




Prima parte
Seconda parte
Terza parte
Quarta parte
Quinta parte
Sesta parte


Ciò che non è necessario, è fastidioso
Ivano Marescotti


Settimo appuntamento questo di sabato 3 e domenica 4 febbraio 2018
Molte scene stanno incominciando a ingranare e per chi guarda è solo un piacere assistere al loro sviluppo. Altre sono state presentate per la prima volta, soprattutto monologhi da fare in proscenio tra una scena e l'altra.
Alla fine si sceglierà quali e quante scene (monologhi e non) ci saranno nello spettacolo finale, il saggio, così da non superare un limite massimo.



Nelle prime due ore abbiamo Cristiano Caldironi, direttore artistico del Circolo degli Attori dove sia lì che qua ha il ruolo di docente.
Per aiutarci a capire il nostro personaggio, a farlo intendere come una persona vera, ci ha fatto fare diversi esercizi.

Il primo è prendere due personaggi di due scene diverse e farli interagire tra di loro.
Ognuno di questi personaggi ha un obiettivo chiaro: uno sta leggendo il giornale e l'altro lo vuole prendere. 
Come l'uno cercherà di convincere l'altro rimanendo nel personaggio? 




Un appunto fondamentale di questo esercizio è il non usare le parole così come non sono state usate nell'esercizio successivo o meglio, di usarne una sola ovvero Lalalalala.
Si sono prese scene che contengono dialoghi e al posto delle parole usare solo Lalalalala.
Senza l'appoggio delle parole, che cosa bisogna andare a cercare, che cosa bisogna capire dall'altro?
Senza la costruzione delle parole, senza il loro senso, bisogna, come specifica Cristiano Caldironi, cercare la costruzione emotiva, quella portata dal sottotesto.
Chi ha fatto l'esercizio ha specificato di come si sentiva incerto perché non sapeva a che punto era del dialogo quindi ha dovuto stare ancora di più in ascolto dell'altro, a sentire le sue intonazioni.
Questo impedimento ha portato alcuni a dover cercare altre soluzioni. Per esempio, sono state portate azioni nuove, anche opposte a quelle fatte prime.
Giocare con l'opposto, con la dualità... Cristiano Caldironi ha portato l'esempio di chi deve fare il "matto". Non è su questa caratteristica che bisogna incentrarsi anche perché c'è il rischio di fare la macchietta. Il lato da ispezionare è quello razionale anche perché chi è "matto" non lo è sempre. Solo andando a cercare il suo lato razionale, poi verrà fuori la sua malattia psicologica.
L'ultimo esercizio è quello del cerchio neutro dove il personaggio sta in cerchio (questa volta sul palco) e risponde alle domande con voce senza alcuna intenzione e senza nessuna azione.
Le domande fatte possono fare riferimento o no al pezzo scelto.
In questo esercizio ci sono andata anch'io con il mio pensiero del personaggio e già qui si è rivelato un errore: così mi precludo ogni possibilità di scoprire il personaggio.
Però nelle risposte date ci possono essere dei punti da sviluppare, anche in quelli che possono sembrare misteriosi.
A volte è capitato di sentire delle contraddizioni ed è un bene che ci siano perché portano maggiore spessore al personaggio.
Cristiano Caldironi ha specificato un punto da tenere in conto ovvero "Cosa perdo e cosa guadagno?".
Ogni personaggio si trova in quella scena perché un particolare fatto succede. C'è un vissuto dietro, qualcosa che capita abitualmente, ma in quella scena avviene qualcosa che va oltre, un punto di rottura. Ci fa l'esempio di Giulietta quando dichiara il suo amore a Romeo. Sa che così facendo guadagna l'amore della sua vita, ma così perderà quello della sua famiglia e ricordiamoci che lei deve compiere ancora 14 anni.
In scena poi possono capitare quei momenti perfetti dove è il personaggio a muoversi ancora prima dell'attore. Possono essere anche gesti semplici, ma li si sente e non bisogna averne timore come per dirsi "Che cosa mi sta succedendo?"
Cristiano Caldironi ci lascia con queste parole: "Andate in funzione creativa e non esecutiva."


Libri di cui ha parlato Cristiano Caldironi:
L'attore e il bersaglio di Declan Donnellan, teorie e tecniche per vincere il "blocco" dell'attore e risolvere i problemi di recitazione, Audino Editore
Lezioni al teatro Bol'soj di Konstantin S. Stanislavskij, testo stenografato delle Conversazioni con gli artisti russi, Audino Editore






Arriva Ivano Marescotti e così vediamo le scene.
(nota: non c'è distinzione tra ciò che è successo sabato e domenica)










Le scene hanno bisogno che si sviluppino verso una risoluzione e che non siano statiche.
Se lo spettatore già si immagina il finale, la sua attenzione cala.
Per questo ci ripete spesso di complicarci la vita, di trovare degli intoppi, perché solo così facendo la scena può essere viva così come noi. 
L'istinto di sedersi, di accomodarsi può essere forte, soprattutto quando si è all'inizio, ma così facendo ci sarà solo un botta e risposta, qualcosa di esecutivo. Quello che all'inizio sembra la soluzione più facile si rivela invece la più complicata perché scene così non portano alcuna risoluzione se prima non c'è un problema. Alla fine non ci sarà nessuna risposta alle domande "Chi sono?" "Che cosa faccio?" "Dove sono? Da dove vengo? Dove andrò?" "In che periodo sono?" "Perché sono qui?" se non ciò che viene detto dalle frasi, ma queste non sono risposte sufficienti perché non c'è niente che possa attirare l'attenzione del pubblico.
Un elemento da ricordare per attirare il pubblico è costituito dalle contraddizioni che vanno alimentate e se non ci sono, inventarle.
Ma anche così facendo bisogna tenere in conto lo sviluppo logico della scena, che non salti fuori qualcosa che possa sembrare un'esagerazione, oppure che le azioni che compongono una scena siano slegate.
Oltre a stare attenti a non muovere eccessivamente le mani, a non dondolarsi, bisogna stare attenti a non telefonare le reazioni. (nota: telefonare fa parte del gergo teatrale e vuol dire anticipare detto di battute, di azioni. Qui si può trovare un elenco di parole del gergo teatrale)
In tantissime scene si vede l'inizio che va verso la risoluzione finale, ma capita che manchi ancora un elemento fondamentale per far sì che siano complete ovvero il ritmo.
Il ritmo deve cambiare lungo la scena così come succede nei brani musicali che non sono costituiti da un singolo blocco, ma hanno variazioni e anche pause perché una scena che ha ritmo non deve essere accelerata.





Prossimo appuntamento è in questo weekend, sabato 10 e domenica 11 febbraio per poi andare ad marzo con gli ultimi due appuntamenti.
Il 18 marzo si terrà a Fusignano lo spettacolo.


foto di Chiara Roncuzzi


Ottava parte
Nona parte
Decima (ed ultima parte)


Nessun commento:

Posta un commento

Grazie per i commenti

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...