Che rapporto avete con la Luna?
Io ne sono affascinata e quando nel mercatino d'antiquariato mensile, che vende anche libri e roba vecchia, ho visto un libro intitolato Scoprire la Luna, non potevo non prenderlo.
Sin dalla preistoria, la Luna ha sempre affascinato per il suo essere mutevole e per essere collegata ai ritmi dell'agricoltura.
Proprio per il suo cambiare forma ha dato vita origine a dei e a miti sempre più strani come quello di Endimione. Lui era amato da Selene, la dea della Luna in mitologia greca, che lo vide addormentato e pur di andarlo a trovare gli donò un sonno lungo 50 anni.
Selene e Endimione di Sebastiano Ricci, 1713
Endimione di John Wood, 1832
Diana e Endimione di Jerome Martin Langlois, 1822
Endimione di John Wood, 1832
Diana e Endimione di Jerome Martin Langlois, 1822
Endimione e Selene, affresco pompeiano
Diana e Endimione di Magnus Enckell, 1921
Diana e Endimione di Domingo Alvarez Enciso, 1780
Selene e Endimione di Anonimo
Il giovane Endimione, foto di Julia Margareth Cameron, 1873
Selene e Endimione di Vicotr Florence Pollett . 1850-1860
Endimione di George Frederic Watts, 1872
Selene bacia Endimione mentre è addormentato di Anonimo
Endimione di George Frederic Watts, 1872
Endimione è anche il titolo di una poesia di John Keats:
Una cosa bella è una gioia per sempre:
Si accresce il suo fascino e mai nel nullaSi perderà; sempre per noi sarà
Rifugio quieto e sonno pieno di sogni
Dolci, e tranquillo respiro e salvezza.
Un serto pertanto oggi girono intrecciamo
Fiorito, per legarci alla terra,
Malgarbo la pena dei giorni tristi
E dell’inumana scarsezza si nobili nature,
Malgrado i sentieri rischiosi e oscuri
Che nella ricerca dobbiamo percorrere
Si, nonostante tutto, il velo dai nostri sprinti
Tristi qualche forma si bellezza rimuove
E sono il sole e la luna su vecchi alberi
E i giovani che ricche ombre alle greggi
Umili donano; sono i narcisi e il verde
Mondo in cui vivono; i chiari ruscelli
Che un fresco tappeto s’inventano
Nella calda stagione; i cespugli macchiati
Di fiori di rosa nel mezzo del bosco
E tale è anche la grandezza del destino
Che per i morti potenti immaginiamo;
Tutti i racconti belli che abbiamo letto o udito:
Una fonte sempre viva d’acqua immortale
e altre opere ispirate al mito le potete trovare qui.
Un altro sito utile è Il Cerchio della Donna, ma che i maschietti non si sentano esclusi infatti erano presenti dinità maschili legati alla luna come succede nella mitologia sumera con il dio Nanna o Sin in accadico
La Luna appare vergine all'inizio per poi essere temibile come Luna Nuova e nel mito la si trova in Ecate la triforme:
Ecate, copia romana
Ecate o le tre Parche di William Blake, 1795
Però non bisogna guardare queste due ultime figure con malignità, superficialità e ignoranza come si è fatto da secoli anche perché la Luna nasconde sempre un velo, ma bisogna usare cautela sennò fate la fine di Atteone che dopo aver visto Diana nuda, viene sbranato dai suoi stessi cani
Atteone sorprende Diana al bagno di Tiziano, 1556-1559
Ma naturalmente la luna ha ispirato, o meglio stregato, altri pittori con tutti gli aspetti della notte ovviamente
Atmosfera serale o Umore notturno di William Adolph Bouguerau
Luna, 1597
Apollo e Diana attaccano Niobe e i suoi figli di Anicet Charles Gabriel Lemmonier, 1772
Diana come personificazione della Notte di Anton Raphael Megs, 1765 ca.
Così come non potevano non ispirare i pittori che sono alla base del Sublime
Due uomini che contemplano la luna di Caspar David Friedrich
Luna piena di Wilhelm Krause, 1862
L'ottava luna di Louis Douzette
Pescatori al mare di Joseph Maddow William Turner, 1796 ca.
Alberi alla luce della luna di Karl Julius von Leypold, 1824
(aggiudicato poi a Caspar David Friedrich)
L'arrivo della Regina della Notte di Karl Friedrich Schinkel, 1815
Altre poesie sono state ispirate da questo misterioso corpo celeste e apro con:
Al chiaro di luna di Rabindranath Tagore
Calma, calma questo cuore agitato,
tu, notte tranquilla di luna piena.
Troppe gravi preoccupazioni,
più e più volte
gravano sul mio cuore.
Versa tenere lacrime
Sopra brucianti pene.
Con i tuoi raggi argentati,
portatori di sogno e di magia,
morbidi come petali di loto,
o notte, vieni, accarezza
tutto il mio essere
e fammi dimenticare
tutte le mie pene.
Notte di luna di Rabindranath Tagore
Notte di luna
come un viandante
passi dall’altra parte del mare
con la tua pallida lanterna oscillante.
Io sono uno straniero,
solitario e distratto;
sul balcone lontano
così tu mi incanti,
e porti via il mio cuore.
Tristezze della Luna di Charles Baudelaire
Nei suoi sogni la luna è più pigra, stasera:
come una bella donna su guanciali profondi,
che carezzi con mano disattenta e leggera
prima d'addormentarsi i suoi seni rotondi,
lei su un serico dorso di molli aeree nevi
moribonda s'estenua in perduti languori,
con gli occhi seguitando la apparizioni lievi
che sbocciano nel cielo come candidi fiori.
Quando a volte dai torpidi suoi ozi una segreta
lacrima sfugge e cade sulla terra, un poeta
nottambulo raccatta con mistico fervore
nel cavo della mano quella pallida lacrima
iridescente come scheggia d'opale.
e, per sottrarla al sole, se la nasconde in cuore.
I doni della Luna di Charles Baudelaire
Mentre dormivi nella tua culla, la Luna, che è il capriccio in persona, guardò dalla finestra e disse: "Questa bambina mi piace". Discese languidamente la sua scala di nuvole, e passò senza fare rumore attraverso i vetri. Poi si stese su di te con la morbida tenerezza di una madre, e depose i suoi colori sulla tua faccia. Così le tue pupille sono rimaste verdi, e le tue guance straordinariamente pallide. Contemplando quella visitatrice i tuoi occhi si sono così bizzarramente ingranditi; e lei ti ha così teneramente serrato la gola che ti è rimasta per sempre la voglia di piangere.
Nell' espansione della sua gioia, la Luna continuava a riempire tutta la stanza di un'atmosfera fosforescente, di un veleno luminoso; e tutta quella viva luce pensava e diceva: "Subirai eternamente l'influsso del mio bacio. Sarai bella a modo mio. Amerai ciò che amo io e ciò che mi ama: l'acqua, le nuvole, il silenzio e la notte; il mare immenso e verde; l'acqua informe e multiforme; il luogo in cui non sei; l'amante che non conosci; i fiori mostruosi; i profumi che fanno delirare; i gatti che si beano sui pianoforti e che gemono come le donne, con voce roca e dolce.
"E sarai amata dai miei amanti, corteggiata dai miei corteggiatori. Tu sarai la regina degli uomini dagli occhi verdi a cui ho stretto la gola con le mie carezze notturne; di coloro che amano il mare, il mare immenso, tumultuoso e verde, l'acqua informe e multiforme, il luogo in cui non sono, la donna che non conoscono, i fiori sinistri che somigliano ai turiboli di una religione ignota, i profumi che turbano la volontà e gli animali che sono gli emblemi della loro follia".
Ed per e' questo, maledetta e cara bambina viziata, che io ora sono ai tuoi piedi, e cerco in tutta la tua persona il riflesso della temibile Divinità, della fatidica madrina, della madrina avvelenatrice di tutti i lunatici!
Quale grido di Giuseppe Ungaretti
Nelle sere d’estate,
spargendoti sorpresa,
lenta luna, fantasma quotidiano
del triste, estremo sole,
quale grido ridesti?
Luna allusiva, vai turbando incauta
nel bel sonno, la terra,
che all’assente s’è volta con delirio
sotto la tua carezza malinconica,
e piange, essendo madre,
che di lui e di sé non resti un giorno
neanche un mantello labile di luna.
Alla luna di Giacomo Leopardi
O graziosa luna, io mi rammento
Che, or volge l'anno, sovra questo colle
Io venia pien d'angoscia a rimirarti:
E tu pendevi allor su quella selva
Siccome or fai, che tutta la rischiari.
Ma nebuloso e tremulo dal pianto
Che mi sorgea sul ciglio, alle mie luci
Il tuo volto apparia, che travagliosa
Era mia vita: ed è, né cangia stile,
O mia diletta luna. E pur mi giova
La ricordanza, e il noverar l'etate
Del mio dolore. Oh come grato occorre
Nel tempo giovanil, quando ancor lungo
La speme e breve ha la memoria il corso,
Il rimembrar delle passate cose,
Ancor che triste, e che l'affanno duri!
Canto notturno di un pastore errante dell'Asia di Giacomo Leopardi
Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai,
Silenziosa luna?
Sorgi la sera, e vai,
Contemplando i deserti; indi ti posi.
Ancor non sei tu paga
Di riandare i sempiterni calli?
Ancor non prendi a schivo, ancor sei vaga
Di mirar queste valli?
Somiglia alla tua vita
La vita del pastore.
Sorge in sul primo albore;
Move la greggia oltre pel campo, e vede
Greggi, fontane' ed erbe;
Poi stanco si riposa in su la sera:
Altro mai non ispèra.
Dimmi, o luna: a che vale
Al pastor la sua vita,
La vostra vita a Voi? dimmi; ove tende
Questo vagar mio breve,
Il tuo corso immortale?
Vecchierel bianco, infermo
Mezzo vestito e scalzo,
Con gravissimo fascio in su le spalle,
Per montagna e per valli
Per sassi acuti, ed alta rena, e fratte,
Al vento, alla tempesta, e quando avvampa
L'ora, e quando poi gela,
Corre via, corre, anela,
Varca torrenti e stagni,
Cade, risorge, e più e più s'affretta,
Senza posa o ristoro
Lacero, sanguinoso; infin ch'arriva
Colà dove la via
E dove il tanto affaticar fu volto:
Abisso orrido, immenso,
Ov’ei precipitando, il tutto obblia.
Vergine luna, tale
E’ la vita mortale.
Nasce l'uomo a fatica,
Ed è ríschio di morte il nascimento.
Prova pena e tormento
Per prima cosa; e in sul principio stesso
La madre e il genitore
Il prende a consolar dell'esser nato.
Poi che crescendo viene,
L'uno e l'altro il sostiene, e via pur sempre
Con atti e con parole
Studiasi fargli core,
E consolarlo dell'umano stato:
Altro ufficio più grato
Non si fa da parenti alla lor prole.
Ma perché dare al sole,
Perché reggere in vita
Chi poi di quella consolar convenga?
Se la vita è sventura,
Perché da noi si dura?
Intatta luna, tale
E' lo stato mortale.
Ma tu mortal non sei,
E forse dei mio dir poco ti cale.
Pur tu, solinga, eterna peregrina,
Che sì pensosa sei, tu forse intendi,
Questo viver terreno,
Il patir nostro, il sospirar, che sia;
Che sia questo morir, questo supremo
Scolorar del sembiante,
E perir dalla terra, e venir meno
Ad ogni usata, amante compagnia.
E tu certo comprendi
Il perché delle cose, e vedi il frutto
Dei mattin, della sera,
Del tacito, infinito andar del tempo.
Tu sai, tu certo, a qual suo dolce amore
Rida la primavera,
A chi giovi l'ardore, e che procacci
li verno co' suoi ghiacci.
Mille cose sai tu, mille discopri,
Che son celate al semplice pastore.
Spesso quand'io ti miro
Star così muta in sul deserto piano,
Che, in suo giro lontano, al ciel confina;
Ovver con la mia greggia
Seguirmi viaggiando a mano a mano;
E quando miro in cielo arder le stelle;
Dico fra me pensando:
A che tante facelle?
Che fa l'aria infinita, e quel profondo
Infinito seren? che vuol dir questa
Solitudine immensa? ed io che sono?
Così meco ragiono: e della stanza
Smisurata e superba,
E dell'innumerabile famiglia;
Poi di tanto adoprar, di tanti moti
D'ogni celeste, ogni terrena cosa,
Girando senza posa,
Per tornar sempre là donde son mosse;
Uso alcuno, alcun frutto
Indovinar non so. Ma tu per certo,
Giovinetta immortal, conosci il tutto.
Questo io conosco e sento,
Che degli eterni giri,
Che dell'esser mio frale,
Qualche bene o contento
Avrà fors'altri; a me la vita è male.
O greggia mia che posi, oh te beata,
Che la miseria tua, credo, non sai !
Quanta invidia ti porto!
Non sol perché d'affanno
Quasi libera vai;
Ch'ogni stento, ogni danno,
Ogni estremo timor subito scordi;
Ma più perché giammai tedio non provi.
Quando tu siedi all'ombra, sovra l'erbe,
Tu se' queta e contenta;
E gran parte dell'anno
Senza noia consumi in quello stato.
Ed io pur seggo sovra l'erbe, all'ombra,
E un fastidio m'ingombra
La mente, ed uno spron quasi mi punge
Sì che, sedendo, più che mai son lunge
Da trovar pace o loco.
E pur nulla non bramo,
E non ho fino a qui cagion di pianto.
Quel che tu goda o quanto,
Non so già dir; ma fortunata sei.
Ed io godo ancor poco,
O greggia mia, né di ciò sol mi lagno.
Se tu parlar sapessi, io chiederei:
Dimmi: perché giacendo
A bell'agio,ozioso,
S'appaga ogni animale;
Me, s'io giaccio in riposo, il tedio assale?
Forse s'avess'io l'ale
Da volar su le nubi,
E noverar le stelle ad una ad una,
O come il tuono errar di giogo in giogo,
Più felice sarei, dolce mia greggia,
Più felice sarei, candida luna.
O forse erra dal vero,
Mirando all'altrui sorte, il mio pensiero.
Forse in qual forma, in quale
Stato che sia, dentro covile o cuna,
E’ funesto a chi nasce il dì natale.
O falce di luna calante di Gabriele D'Annunzio
O falce di luna calante
che brilli su l'acque deserte,
o falce d'argento, qual mèsse di sogni
ondeggia a 'l tuo mite chiarore qua giù!
Aneliti brevi di foglie
di fiori di flutti da 'l bosco
esalano a 'l mare: non canto, non grido,
non suono pe 'l vasto silenzio va.
Oppresso d'amor, di piacere,
il popol de' vivi s'addorme.
O falce calante, qual mèsse di sogni
ondeggia a 'l tuo mite chiarore qua giü!
Canto alla Luna di Alda Merini
La luna geme sui fondali del mare,
o Dio morta paura
di queste siepi terrene,
o quanti sguardi attoniti
che salgono dal buio
a ghermirti nell'anima ferita.
La luna grava su tutto il nostro io
e anche quando sei prossima alla fine
senti odore di luna
sempre sui cespugli martoriati
dai mantici
dalle parodie del destino.
Io sono nata zingara, non ho posto fisso nel mondo,
ma forse al chiaro di luna
mi fermerò il tuo momento
quanto basti per darti
un unico bacio d'amore.
E se mi permettete l'ardire dopo queste grandi poesie, ecco una poesia scritta da me alle superiori:
Dedica all'astro notturno
Mia dolce luna
che mi pensa perché
io sento che bruna
la terra sotto di me.
Mia luna dolce
che mi attira perché
la sua faccia volge
a chi assomiglia a me.
E come ultima chicca, inserisco questo video che è stato eliminato alla versione che conosciamo di Fantasia della Disney:
Keats è sempre un piacere, da rileggere.
RispondiEliminaLa Luna è strana, a volte ti culla, e a volte lascia che le sue spalle portino solo oscurità.
Un elemento interessante con cui confrontarsi, per chiunque, in modo da capire meglio le dinamiche del proprio cielo.
"Amica silenziosa ed eterna
RispondiEliminacompagna instancabile delle mie notti
luce dei miei pensieri solitari
Di lassù, apparentemente immobile
lei assiste alla commedia dell’uomo
ai suoi drammi
alle sue tragedie
alle sue farse
alle sue scoperte
Luna
immersa nel nero del cielo
circondata da miriadi di stelle che sembrano invidiose della sua natura
radiosa di colori brillanti
scintillante di importanza
austera, quasi superba,
ma in fondo umile e sempre pronta ad ascoltare i guai della gente
le loro avversità
i loro problemi
i loro dubbi
le loro gioie
Luna non è indifferente
se sai come rivolgerle la parola
o anche il pensiero
perché lei è capace di leggere nella mente umana
e se tu sai capirla
lei ti risponde
ti suggerisce
ti consiglia
e ti invita a meditare
Come potrebbero mai essere le nostre notti senza la Luna?
A chi potremmo mai ispirarci nelle nostre notti d’amore?
A chi potremmo mai parlare delle nostre delusioni come dei nostri dolori
delle nostre vittorie come delle nostre conquiste?
Cerca la Luna o amico lettore
raccontale i tuoi sentimenti
i tuoi desideri
i tuoi sogni,
anche i più nascosti,
chiedile di te
degli altri
del mondo
dell’universo
dell’infinito
di Dio
Lei, paziente, ascolterà tutto
si caricherà dei tuoi dilemmi
e sicuramente ti parlerà
Poi, buona come una mamma,
ti canterà una ninna nanna
ti accarezzerà con la sua mano celeste
ti darà un bacio sulla fronte con le sue labbra dolci
e ti cullerà
lievemente
morbidamente
fino a che tu
rinfrancato dalle sue parole
lentamente
beatamente
ti addormenterai nella quiete della notte
Al tuo risveglio un nuovo giorno
una nuova avventura
e tu avrai occhi nuovi
mani nuove
anima nuova
Avrai uno spirito nuovo con cui poterti aggirare in favolose sensazioni da realizzare
con cui potere scrivere una musica diversa
con cui potere osservare i colori del mondo
con cui potere compiere opere nuove
E ricorda
al calare della nuova sera
se avessi ancora bisogno
la Luna sarà nuovamente lassù
Chiamala
si ricorderà di te"
Questa poesia ( ignoro l'autore, purtroppo) mi è stata inviata da un'amica tempo fa'...leggendo il tuo post, mi è tornata subito in mente e sono corsa a cercarla...
Inutile dire che anch'io subisco l'incantesimo della Luna...
E un verso del Canto Notturno di Leopardi riempie uno dei tanti post it che sono appesi sulla lavagna del mio ufficio...
Bellissimo post, in parole e immagini!
Buona serata.
Dony
@ MrJamesFord: Già con la luna bisogna stare un po' guardinghi però bisogna dire anche una cosa: nella Natura non c'è il lato buono e il lato cattivo e giudicare la luna in modo maligno soprattutto quando è nuova ovvero quando non è visibile non giova affatto e non porta niente solo superstizioni e ignoranza.
RispondiEliminaNella Natura tutto ha una sua fase e ogni fase è utile
@ doni: Grazie mille per la poesia. L'ho cercata su google e ho trovato che l'autore è Massimo Pradella. Pensa che uno delle sue fonti ispiratrici è proprio Giacomo Leopardi.
Alma, concordo.
RispondiEliminaIo intentevo una visione della Natura come in Grizzly man di Herzog, in cui traspare la sua presenza, ma non esistono bene o male, ai suoi occhi, perchè è qualcosa di più grande, e non legata ai nostri sentimenti.
Avevo capito che la intendevi così. Era un discorso che nasce così generalmente, sull'onda di pareri maligni sentiti da altri, sul giudicare portatore di sventura tutto ciò che è notturno basti pensare ad animali come pipistrelli, rapaci notturni, falene...
RispondiEliminaLa trovo molto come una perversione mentale.