"Il ceceno Rustam Makhmudov, il suo presunto killer, se ne stava tranquillo nella casa dei genitori nel distretto di Achki-Martan: solo 30 km a ovest di Grozny, la capitale del regno caucasico di Ramzan Kadyrov, il «luogotenente» di Putin che ostenta un controllo pieno del territorio e che all’epoca era tra i bersagli preferiti della Politkovskaia, insieme all’attuale premier russo."
(da La Stampa.it)
La prima volta che sentii il nome della giornalista Anna Politkovskaja fu in uno spettacolo teatrale visto qualche mese fa: Donna non rieducabile con Ottavia Piccolo.
Anna Politkovskaja
Ottavia Piccolo
Basata sulla drammaturgia omonima di Stefano Massini, già autore di Processo a Dio sempre con la Piccolo, si segue la vicenda di questa piccola donna che denunciava gli orrori della guerra cecena, criticava l'allora presidente russo Vladimir Putin e si impegnava per i diritti umani.
Proprio per questo la bollarono come "una donna non rieducabile", come un'ingrata che si opponeva al suo stesso Paese, una non-patriota.
Ma lei riconobbe gli errori-orrori che sia i russi e i ceceni compivano: stupri, rappresaglie, omicidi...
Intervistava tutti quelli che vollero parlare con lei, anche ragazzi che ammisero di avere ucciso il "nemico" oppure testimoni di qualcosa che non doveva essere comunicato.
Questi ultimi, molto spesso, venivano uccisi dopo la confessione.
"Certe volte, le persone pagano con la vita il fatto di dire ad alta voce ciò che pensano. Infatti, una persona può perfino essere uccisa semplicemente per avermi dato una informazione. Non sono la sola ad essere in pericolo e ho esempi che lo possono provare."
(durante una conferenza sulla libertà di stampa denuncia a Vienna nel 2005)
Più si andava avanti con lo spettacolo e più riconoscevo luoghi che conoscevo avendoli visti in tv: la strage del Teatro Dubrovka avvenuta a Mosca tra il 23 e il 26 ottobre 2002 dove vennero sequestrati 450 civili da parte di 40 soldati ceceni chiedendo il ritiro immediato delle Forze russe in Cecenia.
Questo ciò che dichiarò un terrorista: "Ogni nazione ha diritto al suo destino. La Russia ha sottratto questo diritto alla Cecenia e oggi vogliamo rivendicare questi diritti, che Allah ci ha dato, nella stessa maniera in cui li ha dati a qualsiasi altra nazione. Allah ci ha dato il diritto alla libertà e il diritto a scegliere il nostro destino. Gli occupanti russi hanno inondato la nostra terra con il sangue dei nostri bambini. Le persone sono ignare degli innocenti che stanno morendo in Cecenia: i leader religiosi, le donne, i bambini e i deboli. Quindi, abbiamo scelto questo approccio. Questa scelta è per la libertà del popolo ceceno e non c'è differenza in dove moriamo, quindi abbiamo deciso di morire qui, a Mosca. E porteremo con noi le vite di centinaia di peccatori. Se moriamo, altri verranno e ci seguiranno — i nostri fratelli e le nostre sorelle disposti a sacrificare le loro vite secondo il modo di Allah, per liberare la loro nazione. I nostri connazionali sono morti ma la gente dice che loro, i nostri connazionali sono terroristi e criminali. Ma la verità è che la Russia è il vero criminale."
(fonte: wikipedia)
In quel momento è stata chiamata la Politkovskaja per negoziare con i sequestratori.
Purtroppo quel che seguì è noto (potete leggere qui).
E poi è arrivata la strage di Beslan, il massacro avvenuto nella scuola tra il 1 e il 3 settembre 2004.
E' come se la mia memoria stesse tracciando una mappa con i luoghi, le dichiarazioni lasciate, i volti delle vittime e dei loro parenti.
Anna Politkovskaja è sfuggita a tentativi di farla fuori per le dichiarazioni raccolte e quelle che lei comunica e al telefono sente il figlio che le raccomanda di fare attenzione.
Un civile è stato ucciso perché l'assassino credeva che fosse lei.
La giornalista sapeva che prima o poi sarebbe morta, ma continuava a denunciare sempre col suo nome in contrapposizione a chi tentava di screditarla e non metteva il suo nome.
Il 7 ottobre del 2006, giorno di compleanno dell'allora presidente Vladimir Putin, Anna Politkovskaja venne ritrovata morta, uccisa alla testa con un proiettile.
La sua morte diede un'ulteriore scossa non solo in Russia, ma in tutto il mondo.
Nello spettacolo non viene rappresentata la sua morte. La giornalista si sta avviando verso il buio della sala, in fondo.
Ora il presunto assassino, ma è molto probabile che sia lui, è stato trovato però il figlio si aspetta di trovare il mandante dell'omicidio.
Grazie ad uno spettacolo ho conosciuto una figura così importante, una giornalista, e non potevo non dedicarle un post, avendo saputo questa notizia, visto le emozioni che mi ha lasciato, visto ciò che lei ha fatto.
Sensibile al dolore degli oppressi, incorruttibile, glaciale di fronte alle nostre compromissioni, Anna è stata, ed è ancora, un modello di riferimento. Ben oltre i riconoscimenti, i quattrini, la carriera: la sua era sete di verità, e fuoco indomabile.
André Glucksmann
Aggiornamento 5 giugno 2011:
qui viene riportato il suo ultimo articolo Ti chiamiamo terrorista
qui si parla di un graphic novel basata sulla sua vita con introduzione di Ottavia Piccolo
Sono una reietta. È questo il risultato principale del mio lavoro di giornalista in Cecenia e della pubblicazione all'estero dei miei libri sulla vita in Russia e sul conflitto ceceno. A Mosca non mi invitano alle conferenze stampa né alle iniziative in cui è prevista la partecipazione di funzionari del Cremlino: gli organizzatori non vogliono essere sospettati di avere delle simpatie per me.
Eppure tutti i più alti funzionari accettano d'incontrarmi quando sto scrivendo un articolo o sto conducendo un'indagine. Ma lo fanno di nascosto, in posti dove non possono essere visti, all'aria aperta, in piazza o in luoghi segreti che raggiungiamo seguendo strade diverse, quasi fossimo delle spie.
Sono felici di parlare con me. Mi danno informazioni, chiedono il mio parere e mi raccontano cosa succede ai vertici. Ma sempre in segreto. È una situazione a cui non ti abitui, ma impari a conviverci.
(una delle sue ultime dichiarazioni)
Aggiornamento 5 giugno 2011:
qui viene riportato il suo ultimo articolo Ti chiamiamo terrorista
qui si parla di un graphic novel basata sulla sua vita con introduzione di Ottavia Piccolo
Sono una reietta. È questo il risultato principale del mio lavoro di giornalista in Cecenia e della pubblicazione all'estero dei miei libri sulla vita in Russia e sul conflitto ceceno. A Mosca non mi invitano alle conferenze stampa né alle iniziative in cui è prevista la partecipazione di funzionari del Cremlino: gli organizzatori non vogliono essere sospettati di avere delle simpatie per me.
Eppure tutti i più alti funzionari accettano d'incontrarmi quando sto scrivendo un articolo o sto conducendo un'indagine. Ma lo fanno di nascosto, in posti dove non possono essere visti, all'aria aperta, in piazza o in luoghi segreti che raggiungiamo seguendo strade diverse, quasi fossimo delle spie.
Sono felici di parlare con me. Mi danno informazioni, chiedono il mio parere e mi raccontano cosa succede ai vertici. Ma sempre in segreto. È una situazione a cui non ti abitui, ma impari a conviverci.
(una delle sue ultime dichiarazioni)
Grande Anna! Una delle figure guida del giornalismo di tutti i tempi; ed ora speriamo nella cattura dei mandanti.
RispondiEliminaChe bella notizia! e bel articolo, complimenti!
RispondiElimina@ Cirano: lo spero fortemente
RispondiElimina@ Thea: Grazie mille.
E' stata una grande donna... Ha fatto cose che nessun'altra al suo posto aveva mai fatto prima... ha tutta la mia stima. Bisognerebbe che ci fosse molta più informazione al riguardo. Lei è stata assassinata semplicemente perchè scriveva le cose che vedeva... E' stata una grande.
RispondiEliminaNon la dimentichiamo.
Не забудем.
Brecht diceva: "Sventurata la terra che ha bisogno di eroi"
RispondiEliminaGià, gli eroi che denunciano, che vanno persino contro il proprio governo sono scomodi, molto scomodi.
La morte l'ha resa martire e si và ad aggiungere a tutti quelli che non vogliono tacere.
Una donna così non può che avere la mia completa ammirazione.