Che cosa vogliono dire le fiabe? Quei racconti che hanno riempito la nostra infanzia cosa significano? Forse che le principesse sono tutte belle e che esistono i principi azzurri?
Può darsi, almeno nella finzione, ma dietro ad ogni fiaba c'è un significato più recondito:
La Bella Addormentata nel Bosco:
di John Collier
di Henry Meynell Rheam, 1899
di Edward Burne Jones
di Kinuko Craft, 2001
di Frances MacDonald, 1896
di Frances MacDonald, 1910
Nonostante le attenzioni dei genitori e i doni delle madrine, la piccola principessa è fin dalla sua nascita condannata al suo destino, ossia alla maledizione dell'adolescenza. Questa maledizione, marcata dal sangue che cola (allusione all'arrivo del menarca) ha una origine ancestrale, simboleggiata dalla estrema vecchiezza di Carabosse, la fata malvagia. Soltanto il principe azzurro potrà risvegliarla dal suo sonno, aprendola all'amore. Il principe non è che una figura accessoria, mentre il racconto espone tutte le fasi della vita di una donna: L'infanzia, l'adolescenza e la giovinezza, rappresentate dalla principessa, l'età adulta e la fecondità rappresentata dalla madre, e la vecchiaia incarnata dalla fata Carabosse.
(interpretazione di Bruno Bottelheim ne Psicoanalisi dei racconti di fate)
Aggiornamento 15 marzo 2013:
per una mia interpretazione della fiaba de La Bella Addormentata vai qui
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La Bella e la Bestia:
di Walter Crane
Questa fiaba può essere interpretata come il raggiungimento della maggiore età e la conquista della sessualità di una bambina. Considerando l'amore del padre, che l'adorava al di sopra delle altre sorelle, come un amore puro, la piccola percepisce la sessualità come qualcosa di perverso: ogni uomo che provi un desiderio sessuale nei suoi confronti è una bestia. Solo dal momento in cui Bella riesce ad assimilare le relazioni sessuali come umane e adulte, può raggiungere la felicità. Tuttavia, una variante di questa interpretazione vorrebbe che il sentimento della bestia fosse primitivo e brutale, ma l'amore della donna lo trasforma in qualcosa di umano e misurato, che nel racconto sarebbe simboleggiato dalla trasformazione fisica della bestia in principe.
La fiaba è stata anche interpretata come critica dei matrimoni di convenienza. Le prime versioni, infatti, furono scritte da persone di classe sociale alta dell'ancien régime francese, dove tali unioni erano abituali. Nella narrazione di questa fiaba si osserva, come metafora, il matrimonio di una fanciulla molto giovane con un uomo molto più grande di lei, senza il suo consenso. La fiaba critica queste pratiche, ma allo stesso tempo rivendica che, se le donne cercano nell'interiorità dei loro anziani mariti, possono trovare l'essere buono che si nasconde dietro l'apparenza della bestia. O che esse stesse possano rendere possibile la trasformazione mediante il loro amore.
Cappuccetto Rosso:
di Gustave Doré, 1883
di Gustave Doré, 1883
di John Everett Millais
Cappuccetto Rosso di Carl Offterdinger, fine 19^ secolo
Cappuccetto Rosso di Joseph Martin Kronheim, 1843
Fra le fiabe classiche, questa è una di quelle che si prestano di più a un'analisi del sottotesto, ovvero dei messaggi impliciti o nascosti. Già Bruno Bettelheim ha evidenziato come la fiaba si presti a una interpretazione freudiana. Se è evidente la presenza di contenuti sessuali nella storia, le interpretazioni discordano sostanzialmente solo su quello che potrebbe essere inteso come significato principale (ovviamente, è soprattutto verosimile che numerosi significati si siano sommati durante l'evoluzione storica della fiaba).:
- La prostituzione. La fiaba potrebbe essere intesa come un'esortazione a non esercitare il "mestiere". Quella della "giovane donna nel bosco" è uno stereotipo che in molte tradizioni viene metaforicamente associato alla prostituzione; nella Francia del XVII secolo, tra l'altro, la "mantellina rossa" era un segnale esplicito in questo senso.
- La maturità sessuale. In questa interpretazione, la mantella rossa rappresenta le mestruazioni e l'ingresso nella pubertà, che conduce la bambina nella "profonda e oscura foresta" della femminilità; il lupo, l'uomo (visto come predatore sessuale da cui guardarsi).
- Antropofagia. Altre interpretazioni si focalizzano sull'elemento antropofago: la fiaba ha origine nel contesto di un'Europa periodicamente flagellata da terribili carestie durante le quali si segnalarono diversi casi di cannibalismo (siano d’esempio il caso della carestia francese del X secolo e della Grande carestia del 1315-1317). Il fatto che nelle versioni più antiche della fiaba la figura antropofaga fosse interpretata un'orchessa, un elemento mostruoso ma antropomorfo e di sesso femminile, anziché da un lupo (un animale di sesso maschile, la cui antropofagia, pur connotata negativamente, rientra nell’ordine naturale delle cose) danno supporto a queste interpretazioni ed al fatto che la fiaba, nella sua forma orale, si sia evoluta nel corso del tempo, per andare a rispondere a diverse esigenze formative.
Nella versione di Charles Perrault, Cappuccetto Rosso era una ragazza di buona famiglia e non esisteva il cacciatore che salvava lei e la nonna.
Perrault stesso finiva la fiaba con queste parole: Da questa storia si impara che i bambini, e specialmente le giovanette carine, cortesi e di buona famiglia, fanno molto male a dare ascolto agli sconosciuti; e non è cosa strana se poi il Lupo ottiene la sua cena. Dico Lupo, perché non tutti i lupi sono della stessa sorta; ce n'è un tipo dall'apparenza encomiabile, che non è rumoroso, né odioso, né arrabbiato, ma mite, servizievole e gentile, che segue le giovani ragazze per strada e fino a casa loro. Guai! a chi non sa che questi lupi gentili sono, fra tali creature, le più pericolose!
Hansel e Gretel e Pollicino:
Hansel e Gretel di Alexander Zick
"The Gingerbread woman comes out of the house and speaks" di Malcolm McGregor Jamieson,
illustrazione per Dramatic Reader For Lower Grades (pag. 118)
di Florence Holbrook, 1911
Hansel e Gretel di Ludwig Richter, 1903
Hansel e Gretel, illustrazione di Heinrich Leutemann o Carl Offterdinger, fine 19 secolo
Pollicino di Gustav Doré, 1897
Pollicino di Gustav Doré
Pollicino di Gustave Doré
Il racconto di Pollicino, come quello di Hansel e Gretel, con il tema della fame in primo piano, può essere interpretato come un insegnamento per i bambini affinché superino quella che Freud chiama la fase orale. Pollicino e i due fratelli rinunciano a mangiare e invece imparano a usare la sua intelligenza, i suoi occhi e le sue orecchie.
Il Principe ranocchio (o anche La Principessa e il ranocchio)
di Anne Anderson
La fiaba rappresenta un ottimo esempio per l'analisi letteraria junghiana. Secondo Carl Gustav Jung, essa rappresenta il processo d'iniziazione della psiche di una giovane donna. L'ego è la principessa; in quanto vergine, essa percepisce i compagni maschili come animali. La palla d'oro rappresenta il sé, perduto nell'inconsapevolezza (lo stagno). Mentre la donna cerca il proprio sé incontra l'uomo/rana. La rana desidera l'intimità con la donna (che nelle diverse varianti è rappresentata dal fatto di bere dal suo bicchiere e mangiare dal suo piatto, dormire sul suo cuscino, o baciarla). Inizialmente disgustata, la vergine arriva a riconoscere inconsciamente la mascolinità e questa scoperta la porta a percepire la rana come un uomo desiderabile. La principessa ora è una donna matura pronta per il matrimonio.
Alcune fiabe come Biancaneve e Cenerentola non le ho trovate però forse potete immaginare cosa possano significare.
Insomma una volta non si parlava dell'ape, del fiore e simili, si ricorreva alle fiabe.
fonte: Wikipedia
Aggiornato
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RispondiEliminaè un widget esterno che puoi trovare qui
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Bell'articolo, ma un po' troppo fissato con la storia della metafora dell'iniziazione sessuale.
RispondiElimina@ il vignettaio: Ti ringrazio. Io ho riportato qui interpretazioni di altri per esempio di Bruno Bottelheim che è stato uno dei massimi esperti nel mondo delle fiabe. Inoltre ti consiglio di leggere "Donne che corrono coi lupi" dove ricorre spesso la figura del predatore come in Barbablu.
RispondiEliminaQuesto per dirti che la metafora dell'iniziazione sessuale non è infondata.
Ovviamente in questo non c'è nulla di malizioso e il mondo delle fiabe è pieno di simboli e allegorie.