venerdì 19 febbraio 2010

La forza di non mollare

Questa volta vi voglio raccontare un fatto che mi è successo durante le prove di quest'ultimo laboratorio.
E' una cosa che ho accennato un po' di tempo fa, ma qui voglio raccontarlo per bene.
Ormai sono 13 anni che non riesco a correre. Dopo alcune operazioni per via di piedi piatti, la prima a 14 anni, due settimane a letto immobile a letto (ho anche sentito di più tempo), due volte a sedie a rotelle (la prima nel 1997 e la seconda nel 2005 per un'infezione alle ossa), un'osteoporosi (poi scomparsa) per via dell'immobilità, un gesso nel 1999 che mi copriva tutta la gamba sinistra e dico proprio tutta dopo una caduta ho avuto come conseguenza l'artrosi alle caviglie. Le mie gambe non sono certo buone, sono facili a storte, sento il brutto tempo prima degli altri, non posso stare in piedi per tanto tempo, mi affatico prima degli altri con dolori atroci. Se vi racconto questo non è per impietosirvi (infatti non cerco la pietà di nessuno), per farvi dire "Poverina.". No, vi racconto questo perché così potete capire meglio questo fatto.
Era durante le prove de Improvvisata a Castiglione e dovevamo muoverci a destra e a sinistra in fretta (gli altri correvano, io cercavo di dare il meglio di me) quando stanca non ce la feci più perché mi ero presa una storta. Andai nel piccolo edificio e lì piansi non per il male, ma perché ero stanca, stanca di aver sempre male, di non riuscire a fare molte cose che gli altri fanno con tranquillità e così pensai di mollare il teatro.
Ma poi è bastato andare fuori in quel prato, a stendermi e ad accorgermi quanto il teatro sia in realtà molto importante per me, di quanto sia una parte di me e così a decidere di continuare a fare il teatro nonostante i dolori che proverò perché poi la gioia sarà ancora più immensa e mi ricompenserà degnamente.
E di sicuro non considero questo fatto come una sfiga perché non è sfigato colui/colei che non si arrende.


Modificato

2 commenti:

  1. Tante volte nella mia vita ho pensato di mollare. Ho pensato di arrendermi, di smettere di combattere, che tanto non avrei mai ottenuto quel che avrei voluto.
    Per certi versi, mi rispecchio in questo post.
    Riconosco il dolore tremendo di avere qualcosa di diverso dagli altri, e di non riuscire, non riuscire ad essere come loro.
    Il mio personale "motivo di mollare" si chiama anoressia.
    Eppure, leggere questo post, leggere le tue parole mi ha fatto tanto bene. Perchè mi ha dato speranza. Mi ha fatto capire una volta di più che davvreo non si deve mollare. Perchè la paura non è una scelta. Può essere una scelta, semmai, il modo di affrontarla. L'anoressia non è un delirio d'onnipotenza come tanti dicono, è un delirio d'impotenza. Io mi sono sentita impotente di fronte a tutto e a tutti, ed ho ristretto l'alimentazione perchè mi restava il corpo come unico "oggetto" da manipolare, come unica arma da scagliare in faccia a volti disorientati per chiedere disperatamente un aiuto. Io amo la vita, ma non la conosco. So d'amarla semplicemente perchè capisco quanto farmi così male mi sia servito paradossalmente per difendermi, e difendersi è di per sè un atto d'amore. Tante volte ho pensato di arrendermi. Tante volte avrei voluto che fosse davvero così semplice, che bastasse la pasticchina, che fossi sbagliata, punto, un errore clamoroso, il tumore di una società malata. Ma più mi guardavo intorno, e più mi sembrava che gli arresi fossero gli altri. Io amo la vita perchè mi sono uccisa per proteggerla, per preservarla dalle mani di chi la voleva maciullare, devastare, distruggere. Sono ancora a pochi passi dall'inferno, eppure ho deciso di combattere.
    E lo dico con tutta la paura possibile.
    Ma leggendo le tue parole, ho intravisto in esse amarezza e dolcezza insieme. Hanno il sapore del caffè: è amaro, eppure è buono... e soprattutto è necessario, necessario per svegliare chi vive con gli occhi chiusi ed ha paura di vedere ciò che noi, sebbene in maniera differente ma comunque analoga, abbiamo visto.
    Non arrenderti mai.

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  2. Non credevo che l'artrosi alle caviglie ti desse tutti questi problemi (sedia a rotelle, ingessature...). Poi se a questo sommiamo la dislessia ci rendiamo conto che non devi avere avuto una vita facile. Ogni cosa che hai voluto ottenere te la sei sudata più degli altri, e questo evidenzia una grande forza di volontà da parte tua davvero invidiabile. Non so sinceramente se al posto tuo ce l'avrei fatta oppure avrei gettato la spugna. Personalmente, per fortuna, non ho mai avuto problemi fisici che ostacolassero le mie attività, e quindi non mi rendo bene conto di quanta forza di volontà occorra per superare questi problemi. Poi mi ha colpito molto anche il bellissimo commento di Veggie. Queste drammatiche vicende non le ho vissute di persona ma 'attraverso' un'altra persona che mi è molto vicina: mia sorella. Il suo problema non era l'anoressia ma al contrario la bulimia. E successe proprio nell'adolescenza, periodo che molti idealizzano ma che è pieno di trappole e trabocchetti. Ora per fortuna ne è uscita fuori e sta bene, ha ripreso fiducia in se stessa, lavora ed è autonoma. Ma non tutte ce la fanno.

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Grazie per i commenti

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