martedì 14 aprile 2015

Il gioco del contrasto in teatro


scena tratta da Il cigno nero



Continua il lavoro con Il Circolo degli Attori (ultimo mio post qui).
Siamo in dirittura d'arrivo con due spettacoli e quello citato nel post qui sopra è il secondo.
Due settimane fa, provando per il primo, però c'è stata una sorpresa.
Il nostro insegnante Cristiano Caldironi, assieme a Christian Amadori, ha fermato un attimo le prove e ci ha fatto fare un esercizio.
Non di riscaldamento però, ma un esercizio qualitativo sul nostro personaggio.
In pratica in questo primo spettacolo noi faremo dei monologhi tratti da Esercizi di stile di Raymond Queneau dove lo stesso evento, una cosa banalissima come lo stare sull'autobus, viene raccontata attraverso stili e modi diversi.
Questi stili sono interpretati da personaggi differenti ovviamente e come tali personaggi, abbiamo un modo diverso di muoverci, di parlare.
Si tratta di più interventi che si susseguono e sono molto brevi.
Eppure, anche se brevi, tutti noi dobbiamo essere dei personaggi completi.
Anche nell'altro spettacolo ognuno di noi ha un monologo, diverso dagli altri e la difficoltà quando si tratta di fare un solo monologo è che in quello che dici ci deve essere tutta la complessità del personaggio.
Cosa c'è stato prima? Da dove arriva?
Inoltre un personaggio non può essere uno stereotipo anche perché questi sono visti e stravisti e il pubblico si annoia facilmente.
Soprattutto in teatro quando l'attenzione deve essere massima ed ogni gesto fatto a sorpresa è ancora più marcato.
Perciò com'è stato eseguito l'esercizio?




In pratica si trattava di stare al centro e di rispondere alle domande come se fossimo quel personaggio, ma le domande non sono riferite al testo che diciamo bensì ad altre cose come se avessimo di fronte una persona.
Com'eri da bambino/bambina? Qual è il tuo colore preferito? Di che cosa hai paura?
Domande simili, molto private.
L'importante era non pensare! 
Non rimuginare troppo sulla domanda e soprattutto sulla risposta.
Dal di fuori sembrava difficile ma vi posso assicurare che una volta dentro il cerchio si rispondeva.
In più eravamo protetti dalla "maschera" del personaggio quindi qualcuno poteva tirare fuori cose personali (io in alcune risposte ho fatto).
Poi si rispondeva alle stesse domande ma come se fossimo il negativo del personaggio.
La contrapposizione.
Anche qui la cosa importante era la stessa: non pensare!
Agisci spontaneamente.
Non rimuginare.
In parole povere: fa'!
E così, come per realizzare una foto, alcune caratteristiche del positivo e negativo vengono prese per fare il personaggio.
Bene, abbiamo una specie di identikit.
Non basta, perché poi di quello che è venuto fuori bisogna tirare fuori l'opposto.




Le due Frida di Frida Kahlo, 1939



Se vi sembra un esercizio fatto a tavolino, bisogna che consideriate tutto il lavoro che c'è dietro quando si realizza uno spettacolo.
Non si tratta solo di esternare.
Anche quando si realizza un'improvvisazione, bisogna tenere conto alcuni elementi come accorgersi di quelli che arrivano, assecondare il lavoro degli altri, portare il lavoro in una direzione...
Inoltre Cristiano Caldironi ci ha fatto un esempio che potevamo comprendere tutti: davvero Giulietta è sempre stata innamorata del suo Romeo?
Allora mi è venuto da pensare quando Romeo uccide Tebaldo, il cugino di Giulietta.
E' da poche ore il suo sposo e già Romeo si macchia di questo crimine.
Qualche giorno dopo mi è venuto un esempio simile riguardo a una fiaba ovvero La Sirenetta (fiaba che per me renderebbe tantissimo in teatro)
Il principe si è appena sposato con colei che lui crede la sua salvatrice. 
La sirenetta sa che quelle saranno le sue ultime ore di vita. Le sue sorelle non possono vederla in quello stato e poco dopo ritornano coi capelli tutti tagliati: li hanno sacrificati alla strega del mare per far sì che questa spezzi l'incantesimo ovvero la sirenetta dovrà uccidere il principe e bagnare i suoi piedi col suo sangue. Così lei potrà ritornare una sirena e non diverrà spuma di mare.
Quindi vediamo la sirenetta, col pugnale in mano, avvicinarsi al principe.
In quel momento lei avrà pensato alla sua salvezza, avendo paura della morte e anche di non potere avere un'anima. Inoltre, vede il principe, l'uomo per il quale lei ha rinunciato al suo mondo, alla sua voce a letto assieme alla presunta salvatrice. 



tratto dall'adattamento giapponese de La Sirenetta del 1975
(vai qui per vedere la prima parte)



Per un attimo, anche solo un attimo, c'era in lei il desiderio di ucciderlo.
Poi, come sapete, ritorna in sé e rinuncia al suo intento.




Portare la contrapposizione può condurre il personaggio a un livello superiore che non sia il solito già visto.
Il fatto di non rimuginarci troppo sopra permette anche all'attore di non cadere nello psicologismo facile anche perché vagheggiando, poi si perde di vista l'obiettivo.


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