sabato 1 novembre 2014

Tesi: pittura-teatro (interviste e bibliografia)




Mi è capitato più volte in questi anni che mi si chieda della mia tesi sul Teatro e sulla Pittura, scrivendomi anche tramite e-mail dopo aver letto questo post che include il sommario della tesi, le interpretazioni dei dipinti che ho realizzato (uno è appunto qua sopra), qualche ricordo e infine l'epilogo della tesi.
Ovviamente questo mi riempie di orgoglio.
Ed è successo anche recentemente con due richieste a breve distanza e, con vero piacere, rispondo a loro.
Così, dopo aver trovato la chiavetta USB che custodisce la tesi, ho deciso di ritornare sull'argomento riportando le due interviste che ho fatto all'attrice Ermanna Montanari e al pittore Gianni Plazzi.
C'è un motivo perché ho scelto loro. Ermanna ha studiato in passato pittura e Gianni Plazzi è anche attore presso la compagnia Societas Raffaello Sanzio




foto di Lidia Bagnara



ELENA VIGNOLI: Sono le 18.30 di lunedì 7 maggio del 2007 e mi trovo con Ermanna Montanari, attrice italiana, una delle più importanti del teatro italiano.
ERMANNA MONTANARI: Buongiorno.
ELENA VIGNOLI: Innanzitutto le volevo chiedere qual è il suo pittore preferito?
ERMANNA MONTANARI: Allora…E’ difficile perché non c’è uno preferito. Però ultimamente al Museo d’Arte Contemporanea di Napoli ho visto un’opera di Anish Kapoor che mi ha così sconvolto come ogni volta che vedo le sue opere perché i pigmenti che lui usa sono talmente abissali che mi scalfiscono ogni volta. Oggi direi Anish Kapoor.
ELENA VIGNOLI: Grazie. La pittura l’aiuta nel suo lavoro di attrice?
ERMANNA MONTANARI:  E’ quotidianamente presente. Non riesco a pensare a nulla  se non relazionandomi alla pittura.
ELENA VIGNOLI: Lei ha la possibilità di interpretare un personaggio di un quadro. Quale sceglierebbe?
ERMANNA MONTANARI: L’ho già fatto. In Rosvita ero abbigliata allo stesso identico modo della figura nel quadro La Sinagoga di Konrad Witz. Adesso non ho più l’età per rifare Rosvita, ma lo rifarei.
ELENA VIGNOLI: Da quale pittore vorrebbe farsi dirigere per uno spettacolo teatrale?
ERMANNA MONTANARI: Per uno spettacolo teatrale farsi dirigere da un pittore? Non so bene cosa voglia dire. Forse mi potrebbe piacere un’installazione con la… C’è qualcuno che non esiste più. Allora potrei prendere un’installazione di Gina Pane di moltissimi anni fa che s’innestò una rosa nel braccio. Potrei rifare la sua installazione.
ELENA VIGNOLI: Grazie, ultima domanda. Quale pittore/pittrice vorrebbe essere?
ERMANNA MONTANARI: (risata) Questo non lo so però devo dire che per moltissimo tempo ho sostato quotidianamente sui dipinti di Sandro Botticelli perché m’interessava il suo disegno e come questo disegno, e la sua pittura, richiamasse lo stile cioè una vita infernale e questo mi corrisponde. Ha risuonato in me per molti anni dell’adolescenza e della maturità.
ELENA VIGNOLI:  Grazie e con questa risposta è finita l’intervista a Ermanna Montanari, una donna sicuramente di poche parole, ma sostanziali.




Gianni Plazzi è l'uomo a sinistra. 
Non trovando la foto che avevo messo nella tesi, ho inserito questa prendendo da qui




ELENA VIGNOLI: Sono le 14.52 di venerdì 27 aprile del 2007 e mi trovo con Gianni Plazzi, pittore, scenografo teatrale e anche attore della compagnia Raffaello Sanzio. Buongiorno. Innanzitutto le volevo chiedere: qual è il suo attore teatrale preferito?
GIANNI PLAZZI: Attore teatrale preferito? Dipende dal lavoro che fanno. A livello alto penso a Franco Branciaroli di qualche anno fa e penso sia stato un grande attore ancora oggi non raggiungibile, non superabile.
ELENA VIGNOLI: Grazie. Il teatro l’aiuta nel suo lavoro di pittore?
GIANNI PLAZZI: Il contrario. E’ la pittura, che fa parte della nostra cultura, che mi aiuta in teatro. E’ tutto basato su un’immagine forte e questa non è solo un lavoro per il corpo nello spazio, ma anche un’immagine di colore. Le luci aiutano, i costumi aiutano… E’ tutto qui quello che sto facendo. La pittura mi aiuta nel teatro. Nella tua domanda specifica, il teatro nella mia pittura… No, è proprio il contrario. Forse incapperei in qualcosa di carino e grazioso. Tutto quello che nella pittura non voglio. “E’ bello, è piacevole”. Io subito ci dipingo sopra. La mia intenzione non è quello di scioccare, ma fare qualcosa che sento io poi se alla fine il prodotto è grazioso , lo distruggo perché vuol dire che non sono arrivato quindi rifaccio qualcosa che deve essere più mio. Non deve essere immediato. Quel quadro che vedi lì…Che è stato premiato a Bologna… I critici ci hanno visto una grande ironia sul Rinascimento, il profilo del Pollaiolo… Alcuni critici hanno visto dell’antipittura nei pois della veste, fatti meccanicamente, nelle braccia la tecnica dell’affresco e questa ironia sul profilo della ragazza. Questo è un quadro che è così sofferto e voluto però l’ho mantenuto fresco e il fatto che sia così contemporaneo, di questa grande ironia, di questa reinvenzione… io non ammetto per esempio un discorso “Non è moderno.” oppure “Questa cosa è moderna.”. A me non dice niente, Sembra che una cosa del passato fatta oggi non sia moderna. Certo che se è copiata, non è moderna. Ma se è una reinvenzione di tante cose, c’è da dirsi “moderno, non moderno”… Io non lo so. Io non faccio queste cose.
ELENA VIGNOLI:  Grazie. Lei ha la possibilità di interpretare un personaggio di un spettacolo teatrale. Quale sceglierebbe?
GIANNI PLAZZI:  Se avessi la possibilità di interpretare… Io?
ELENA VIGNOLI:  Sì.
GIANNI PLAZZI: Faccio l’attore da alcuni anni alla compagnia Raffaello Sanzio e sto girando il mondo con due spettacoli di un progetto loro. Loro ovviamente non mi conoscevano. Hanno chiesto al teatro Rasi se c’era una persona con certi connotati e loro hanno fatto il mio nome. Li ho incontrati, ho cominciato a lavorare con loro e c’è stato subito un grande feeling. Io suggerivo a Romeo Castellucci, il regista, delle figure di Piero della Francesca e lui, che è un uomo che ama molto la pittura e che fa molto riferimento nelle sue opere, è rimasto entusiasta. La tua domanda specifica… Non credo che ci sia un personaggio particolare da affrontare o meno. L’importante per me entrare non tanto in quel personaggio, ma entrare nelle caratteristiche di questo personaggio. Non interpreterei mai una cosa classica o fare un’interpretazione in modo classico. Io credo che la mia energia e credo in quello che sono io sia tirar fuori le parti nascoste di me che possono andar bene per quel personaggio e che io riesca a sentire più una cosa mia quindi non c’è personaggio. C’è forse un modo per essere presenti in quella scena. Quindi è Gianni Plazzi, diverso, Non migliore o peggiore nella sua quotidianità, ma un Gianni Plazzi diverso, una parte di Gianni Plazzi che non tutti conoscono.
ELENA VIGNOLI:  Grazie. Da quale attore vorrebbe farsi dirigere, da chi vorrebbe farsi consigliare?
GIANNI PLAZZI: (in tono perentorio) Un attore consigliare me per un dipinto mio?
ELENA VIGNOLI: (risata) Magari…
GIANNI PLAZZI:  Non capisco la domanda. In quello che voglio dipingere, nessuno mi deve dar consigli. O ce l’ho dentro di me o lascio perdere. Non ho mai fatto personali per paura di perdere la mia autonomia, la mia indipendenza. Quando ero un ragazzo, avevo venti anni, ho conosciuto Casorati tramite un grande pittore, Folli di Massa Lombarda, suo amico. Andammo a casa sua e il colloquio tra loro due era questo “Come stai, cosa fai?” e Casorati dice “Sono disperato.”. “Ma perché?” chiede Umberto e lui risponde “Non riesco più a fare che niente che tutto quello che tocco e che faccio me la portano via. Se per caso mi cade una goccia di colore sul pavimento, mi tolgono la piastrella e me la portano via.” Lui aveva fatto un contratto, aveva dato tutta la sua produzione in mano ad una società. “Non sono più io, non posso fare assolutamente niente” continua Casorati “Mi rimane solo il suicidio.” Forse nessuno sa di questa cosa ed io che ero un ragazzotto di vent’anni, rimasi sconvolto. Quindi per tornare a noi, io voglio la mia autonomia e se mi va una cosa, la faccio. Mi fai per esempio un cavallo in corsa? Non lo faccio. Un grande amico mio mi ha chiesto: “Ho fatto il salotto nuovo con parete rossa e divano bianco. C’è un quadro che sta bene con  questi due colori?” e io gli ho risposto “Ma cosa sei matto?”. Lui non ha voluto più nessun mio dipinto. Qualche dipinto l’ho donato a una persona perché ne era totalmente innamorato e l’ha custodito come doveva essere. I quadri sono miei figli. Sono stati partoriti con tanto dolore e possono averli solo persone che ne sono convinte per qualche motivo. Non conosco le loro motivazioni, ma so che i quadri sono andati a finire in buone mani.
ELENA VIGNOLI: Grazie. Ultima domanda, se fosse un attore/attrice, quale le piacerebbe essere?
GIANNI PLAZZI:  No, non vorrei essere né un attore né un’attrice. Voglio essere solo Gianni Plazzi. Poi se qualcuno lo vuole mettere in scena, lavorerò soltanto di essere onesto e non voglio dar ad intendere. Non ho invidia per nessuna persona bravura, non bravo per quello che fa. Posso anche condividere, ho un grandissimo rispetto però non vorrei imitare nessuno.
ELENA VIGNOLI:  Grazie e così è finita l’intervista con un pittore, un uomo che sicuramente è fedele solo a se stesso.
GIANNI PLAZZI:  E’ l’unica maniera per essere veri.       



Il legame tra pittura e teatro, Ermanna lo richiama nel libro Ermanna Montanari: fare, disfare, rifare nel Teatro delle Albe di Laura Mariani (Titivillus Edizioni)
Inoltre mi ha fatto un certo effetto scoprire che Gianni Plazzi è stato allievo di Umberto Folli.
A Gianni poi ho espresso la mia totale solidarietà quando è scoppiato lo scandalo dello spettacolo Sul concetto di volto nel figlio di Dio (come ho scritto qui e qui) dove lui recitava.


Ed ora ecco l'elenco dei libri, riviste che ho utilizzato per la tesi.



BIBLIOGRAFIA

Bauhaus, di Marco De Michelis e Agnes Kohlmeyer, Art e Dossier, inserto redazionale allegato al n. 19, gennaio 1997;
Caravaggio, a cura di Mina Gregori. catalogo Electa, Elemond Editori Associati, 1994;
Cinema e pittura, di Pier Marco De Santi, Art e Dossier, inserto redazionale allegato al n. 16, settembre 1987;
La Danza delle Avanguardie: dipinti, scene e costumi, da Degas a Picasso, da Matisse a Keith Haring, a cura di Gabriella Belli e Elisa Guzzo Vaccarino, edizione Skira, dicembre 2005;
Educazione visiva e incontro con l’arte, di Maria Carla Prette, ed. Giunti, 1993;
Enciclopedia del teatro del '900, a cura di Antonio Attisani, ed. Feltrinelli, prima edizione: ottobre 1980;
Fussli, pittore di Shakespeare: pittura e teatro 1775-1825, a cura di Fred Licht, Simona Tosini Pizzetti, David H. Weinglass, catalogo Electa, Elemond Editori Associati, 1997;
Libretto “Caravaggio” redatto dal giornale L’Unità, testi di Stefano Zuffi, Arnoldo Mondadori Arte, 1991;
Picasso Teatro, testo di Douglas Cooper, Jaca Book, 1987;
Rembrandt, di Denny Daniel van Dongen e Maurizia Tazartes, Art e dossier, inserto relazionale allegato al n.65, febbraio 1992;
Rembrandt: catalogo completo, di Leonard J. Slatkes, Gruppo d’Adamo Editore, 1992;
La scenografia, di Maurizio Fagiolo, Sansoni, 1973;




Spero che vi faccia piacere e se c'è qualcosa che volete chiedermi, fate pure.

2 commenti:

  1. Pittori che recitano sulla tela...
    Attori che dipingono con i gesti e la voce...

    E' meraviglioso.

    Le arti sono le spoglie tangibili di cui si veste il talento dell'anima.

    RispondiElimina

Grazie per i commenti

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