Il 13 giugno ho partecipato come comparsa alle riprese del mediometraggio Clizia di Alessandro Lonzi (vedi qui) e così ho potuto scrivere di quella giornata, ma ovviamente le riprese sono continuate spaziando dal Giardino Incantato di Elio Minguzzi all'asprezza industriale (ecco qui la fucina di Vulcano alla Darsena di città e a Italmet), alla sontuosità dei castelli (qui l'Olimpo al Palazzo Grossi di Castiglione di Ravenna, Torre di Leucote alla Torre di Traversara e alla Villa Savoia di Glorie, Esterni della Villa di Venere a Villa Pir di Porto Corsini, Camera di Leucote di Palazzo Milzetti di Faenza solo per dirne alcuni) Ogni luogo serviva ad ambientare un particolare momento di questo mito greco e da' l'occasione di mostrare la ricchezza delle bellezze nel nostro territorio romagnolo e la sua varietà.
Ho ricontattato Alessandro qualche settimana fa per poter presenziare a un giorno di riprese così da fare foto e scrivere ancora del mediometraggio. Mi comunica se potevo venire il 20 luglio al Valtorto, un centro culturale a Fornace Zarattini (poco fuori Ravenna) dove si possono vedere spettacoli teatrali come è stato per me sei anni fa quando ho debuttato con L'eretica nella rassegna teatrale Ravenna viso-in-aria.
E la vastità dei set comprende così anche le riprese con lo schermo blu. (nota: le luci presenti saranno utili per filmare ma per fotografare non tanto. Inoltre fotografavo con il mio tablet. Accanto a me c'erano tre fotografi professionisti che hanno partecipato alle altre riprese ovvero Mauro Bosi, Angelo Palmieri e Luca Piccinini)
Alessandro Lonzi e Federica Navarria (Clizia)
A lato il capo macchinista Giuseppe Cirillo
Immagino sappiate come funziona. Viene ripreso l'attore con lo sfondo blu (o verde). Poi questo colore verrà sostituito con l'ambiente e gli effetti speciali. Tutto dipende dalla visione e dalle intenzioni del regista.
Questo comporta una difficoltà per l'attore: si deve affidare tutto alla sua capacità di visualizzazione anche perché non può relazionarsi con l'ambiente e soprattutto con gli oggetti e persone che verranno aggiunti dopo.
Soprattutto i suoi gesti, sguardi, parole (non in questo caso visto che il mediometraggio è muto) devono essere specifici e diretti come frecce scagliate con obiettività.
Niente deve essere a vuoto.
Alessandro Lonzi spiega a Federica Navarria dove deve direzionare lo sguardo
Nel set il regista e la co-regista Anna Agati la guidavano non solo per il movimento e lo sguardo ma anche per le emozioni.
Infatti Federica Navarria ha dovuto affrontare un'altra sfida ovvero piangere.
Quando si tratta di recitare, si ha bisogno di richiamare a sé l'emozione e quindi spesso ci si affida a un episodio particolare ma non è facile anche perché ci sono certi episodi che non si vogliono richiamare, che costituiscono dei punti di rottura e sembrano sprofondare quindi immergersi sembra impegnativo e stancante per non dire doloroso.
Spesso alcuni attori usano il collirio o viene spruzzato gocce di limone. Piangere meccanicamente può anche portare a smorfie che sembrano irreali e non credibili.
Ciò che ha aiutato Federica Navarria è stata la sua spontaneità e la naturalezza così come la completa fiducia in chi la guidava.
Dopo alcune prove, il pianto era più naturale, più intimo.
Non solo lei ha dovuto affrontare il pianto bensì un'altra attrice ovvero Beatrice Nubile, interprete della dea Diana.
La dea Diana era rappresentata finora come una guerriera tribale con la cresta alta, il trucco che le dà un'aria ancora più spavalda e il rossetto come se fosse un'impronta.
foto di una delle hair-stylist di Duepunti Perfetto,
(che si sono occupate di tutti gli attori)
trucco di Costantina Vitruviana Belletti,
collana di Michoros
luogo il giardino incantato
Ma qui ha dovuto subire una trasformazione e abbandonare la spavalderia.
Si è elevata.
Copricapo realizzato con pezzi di scarti di Renato Mancini
con la collaborazione di Anna Agati
(il seggiolino ovviamente non è ripreso. Serve a farla girare.)
foto di Alessandro Lonzi
(il trucco è ispirato a quello di Maria del film Metropolis)
In questo giorno alla fine, inaspettatamente, ho recitato anch'io o almeno le mie mani hanno recitato visto che sono state riprese solo loro.
Ero una delle Parche (ne avevo già parlato qui), coloro che gestiscono il fato degli uomini tramite un filo che rappresenta la vita.
Nella mitologia greca vengono chiamate Moire e c'è Cloto (Tania Eviani) che porge il filo, Lachesi che lo tiene teso (io) e Atropo (Irene Clara Trinchi) che lo taglia.
Le nostre mani sono state truccate da Costantina Vitruviana Belletti e Sonia Ra. Secondo le indicazioni del regista e della co-regista, le dita dovevano essere completamente di nero per poi sfumare verso le nocche con una riga spessa dorata sulle unghie che poi si allungava in una linea sottile lungo il dito.
Infine Chiara Pappi ha mostrato ad ognuna il movimento preciso ovvero Tania che teneva il filo, io che mi allungavo per prenderlo, arrotolarmelo sull'indice e poi tirarlo su. Poi Irene dal basso e in diagonale tagliava il filo.
Per Tania e Irene era essenziale che si doveva vedere l'oggetto quindi le nostre posizioni, anche per me che mi dovevo allungare, ci sembravano innaturali, ma comunque i nostri movimenti dovevano essere fluidi.
Tutto doveva avvenire in un solo riquadro quindi, dopo che ci hanno detto dove dovevamo fermarci coi movimenti e quando allontanarci, abbiamo fatto alcune riprese e alla fine tutto divenne perfetto come se così doveva essere.
Ovviamente non ho scattato foto, ma appena ci saranno le inserirò senz'altro.
Alla fine toccava ancora a Federica Navarria essere ripresa e anche lei doveva sedere sul seggiolino. Giuseppe Cirillo lo faceva muovere.
Ogni transizione poi doveva essere fermata da un ulteriore passaggio al trucco e questo significava attendere.
A sinistra Costantina Vitruviana Belletti
e al centro Sara Ianigro, truccatrice di effetti speciali prostetici
(trucco dove vengono usate protesi che sono stampate o scolpite)
Le foto sono state fatte in diversi momenti
Questo lavoro è fatto di attese.
Così abbiamo parlato di noi, delle nostre esperienze.
Alessandro Tedde, il direttore della fotografia, ha parlato della sua esperienza nel campo del videomaking.
di spalle Alessandro Tedde
Ci ha spiegato che quando si tratta di filmare, ognuno ha un suo ruolo specifico e deve fare quello. Per esempio l'attore deve stare tranquillo il più possibile e non occuparsi di quello che sta succedendo intorno così come non deve pensare agli oggetti e questo mi ha fatto pensare alla differenza col teatro dove l'attore ne è responsabile e prima di andare in scena ci si preoccupa di dove sono lasciati i propri oggetti e di non farli confondere con quelli di altri attori.
Visto che nel campo della cinematografia ognuno ha un suo ruolo (per esempio il direttore della fotografia deve solo occuparsi di quello che compare nello schermo della macchina di ripresa e non occuparsi di quello che sta intorno), ho chiesto "Ma così non c'è una minor manualità?"
Ripeto che per me Clizia è il primo lavoro in cui vengo filmata e quindi per me molti aspetti sono completamente all'oscuro. Così ho cercato di fare la mia domanda senza sembrare saccente.
Alessandro Tedde mi ha risposto che no, questo non vuol dire che lui non sappia tutti gli aspetti legati alla direzione della fotografia. Questo dare diversi ruoli aiuta a concentrarsi meglio in quello che si sta facendo e anche in caso di errori, si sa chi sia il responsabile.
C'è anche una cosa che mi preme di dire dopo questo discorso ovvero il fatto che magari questo mediometraggio potrebbe essere quasi considerato amatoriale, ma in realtà sta in mezzo tra questo e un filmato professionale.
Inoltre tutti quelli che partecipano non sono soltanto amici del regista, ma hanno la loro esperienza nel loro campo.
E' un modo di muoversi assieme verso un cambiamento, verso una voglia di farsi vedere e sì, si parla molto in questi tempi di come non debba contare solo la visibilità però questo è un primo tentativo di farsi vedere per smuovere qualcosa (anche in questioni di denaro ovviamente) mostrando inoltre che per quanta riguarda il nostro territorio, non abbiamo niente da invidiare ad altre province italiane.
Inoltre il fatto di partecipare a un progetto così non vuol dire avere meno professionalità, meno rispetto per il lavoro che si fa e per quello degli altri.
Le riprese sono continuate anche oltre l'orario che ci si aspettava.
Più sono andate avanti e più ci sembrava di vedere davanti ai nostri occhi una vera trasformazione, non soltanto per via del trucco.
L'ultima ripresa che è stata fatta era contraddistinta da un silenzio partecipe. Era come se tutti quelli che erano presenti stessero dando qualcosa in quel momento a Federica.
Per lei quel giorno ha rappresentato l'ultimo delle riprese ma questo non vuol dire che sia l'ultimo giorno per il mediometraggio. Infatti, ricordo che si filma non seguendo l'evoluzione del film, ma secondo i set e spesso anche per quanto riguarda il tempo.
Questo può comportare anche fare scene che avvengono molto dopo nel copione senza aver fatto quelle precedenti e quindi l'attore deve essere consapevole delle sue emozioni, del suo modo di muoversi in quel punto preciso.
Un altro aspetto che mi preme specificare (soprattutto anche per riguardo verso il regista) è che un mito greco, soprattutto uno che non è molto conosciuto come questo di Clizia, permette al regista di inserire la sua poetica, le sue visioni legate ad esso, la sua interpretazione anche.
Permette appunto di poter sperimentare.
Quindi è meglio che uno non si immagini già come siano le scene, ma aspettare e lasciarsi sorprendere.
Permette appunto di poter sperimentare.
Quindi è meglio che uno non si immagini già come siano le scene, ma aspettare e lasciarsi sorprendere.
Vi lascio a quest'intervista al regista (non badate al nome Domenico nel titolo).
Quel giorno ha partecipato anche Zoe Francia Lamattina che ha il ruolo di segretaria di edizione.
Per un altro impegno non ha potuto esserci Francesco Tedde (fratello di Alessandro), operatore video.
Ricordo che i costumi realizzati per il mediometraggio sono di Chiara Pappi, Sartoria Creativa Emotiva, Alessandro Lonzi e Anna Agati
Vi ricordo ancora la pagina Facebook di Clizia e la raccolta fondi che continua.
Curiosità:
A Clizia viene associato il girasole (anche nel mediometraggio) ma questa è una convenzione nata da alcuni dipinti dal Romanticismo in poi anche perché sarebbe impossibile che i greci abbiano conosciuto questo fiore visto che è stato importato dall'America.
Nel primo post che ho fatto su Clizia ho inserito alcuni dipinti con il girasole.
Nel mito originale Ovidio si riferiva o all'eliotropio o a un altro fiore.
di Sharon House
Clizia si trasforma in eliotropio di Salomon Guillame Counis
(litografia)
Sono sempre più curiosa di vedere il risultato finale!
RispondiEliminaNon so se riuscirò a mostrare il risultato finale ma di sicuro ne parlerò ancora.
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