Cari ragazzi (e ragazze) purtroppo non posso contare su un computer mio però cerco, appena possibile, di postare qualcosa. Questa volta è un mio racconto.
Un giorno qualsiasi un giovane sentì parlare della Felicità come la cosa più preziosa della Terra. Incuriosito, chiese ai suoi parenti e ai suoi amici più cari che cosa fosse, ma nessuno gli diede una risposta esauriente. Anzi, i più non seppero come rispondere. Questa cosa però invece di scoraggiare il giovane curioso, gli diede una spinta più forte per cercarla e se nessuno dei suoi conoscenti più stretti gli poteva rispondere, avrebbe cercato la Felicità, il Suo Significato, altrove.
E così girovagò in tutto il mondo, conobbe molti popoli differenti, diversi modi di vivere, ma ancora la Risposta non fu soddisfatta perché la trovava, ma c'era sempre qualcosa che non lo soddisfaceva.
Il suo girovagare nel mondo lo portava sempre a non fermarsi mai, a sperimentare, ma proprio per il suo stile di vita nomade, credeva che era meglio non relazionarsi con altre persone perché non sapeva quando e come li avrebbe rincontrati.
Gli anni passarono e lui divenne sempre più vecchio e malato e soprattutto stanco e insoddisfatto.
Decise di ritornare nella sua città natale e scoprì che la sua casa era ancora lì. I parenti che gli erano rimasti, e che prima di allora non lo avevano mai visto, ma sempre sentito parlare, decisero di non chiedergli niente.
Così il giovane divenuto anziano si sedette sulla sedia a dondolo di suo nonno a mirare il suo giardino. Gli pareva tutto strano: quello che una volta era un ramoscello era divenuto anch'esso un albero robusto e fiero. Inoltre tutto attorno sembrava cambiato però si ricordava perfettamente di quando da bambino correva libero in quel giardino circondato solo dalla Natura e da ogni Sua Manifestazione.
Inebriato da quella Sensazione si fece servire il suo tè preferito e lo bevve lentamente perché tutto ciò gli ricordava di quando era...
La tazza cadde, il vecchio si immobilizzò in una smorfia che sapeva di rammarico e di consapevolezza e non poté più cambiarla.
Mai più.
P.S.: Chi ha letto questo racconto come un invito ad accontentarsi, dovrebbe forse rileggerlo.
Molte volte ci si perde nella ricerca di cose che non ci si rende conto di aver sotto i nstri occhi... alle volte è la riscerca stessa che fa provare emozioni che non si sarebbero altrimenti speriemntate... perchè alla fine quello che conta è il viaggio molto più della destinazione...
RispondiEliminaLa parola felicità è una parola grande... un qualcosa che le 8 lettere di cui è composta sminuiscono... un qualcosa che non si può trovare nelle cose, ma solo ed unicamente in noi...
In tutta la vita spesso ci si logora nel perseguimento di un qualche cosa credendo che, una volta ottenutolo, avremo la felicità... si fa ogni cosa per averlo e, una volta raggiunto, non si prova alcun piacere... Perchè, nel frattemo, non ci siamo guardati intorno, e ci siamo persi tutte le piccole cose che la vita ci poteva dare, idealizzando un qualcosa che poteva essere tale solo nella nostra fantasia...
Io credo che la strada per la felicità stia nell'imparare a soffrire... e nell'imparare a sorridere...
Beh hai espresso con le tue parole il mio racconto :) e l'hai espresso benissimo però credo l'imparare a soffrire a volte sia sopravvalutato. Nel senso che soffrire sì, ma non cercarla come modo di poter vivere meglio e sentire meglio le emozioni e sentirsi poi più "santi". Io credo invece che non bisogna aver paura di soffrire.
RispondiEliminaAndare oltre....ecco cosa mi dice questo racconto....vivere il tempo presente come un grande regalo di Dio ,cogliendo lì anzi qui ...ora la gioia e la felicità delle piccole cose . Più tardi il tempo passa e le cose cambiano ed io ho perduto tutti quegli attimi di felicità.
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