lunedì 1 marzo 2010

Piccola Arcadia

Ieri pomeriggio io e una mia amica carissima siamo andati al Parco I Maggio, che fa parte delle rinomate pinete di Classe.
Sapete, quando i Romani vennero qui, piantarono questi pini domestici per il legno delle imbarcazioni e non dimentichiamoci dei pinoli. Comunque non è solo presente il pino, ma altre specie botaniche.
Mi sembrava quasi di essere in una piccola Arcadia dove avvenivano scontri e incontri, intrecci, possessioni di arbusti con alberi, dialoghi tra alberi e tutto nel silenzio.
Non potevo non fare fotografie e così eccovi le migliori:






























Ce ne sono delle altre, ma mi servono per un altro post.
C'è anche da dire che le pinete di Classe sono citate anche nella Letteratura come in un passo ne La Divina Commedia nel canto XXVIII del Purgatorio: "...tal qual di ramo in ramo si raccoglie per la pineta in su'l lito di Chiassi, quand'Eolo scilocco fuor discioglie..." e nella novella VIII della Quinta Giornata nel Decameron.
Inoltre avevo anche fatto dei video, filmati brevi in cui attraverso la mia voce intonavo diverse melodie suggerite dalla forma di alberi o anche arbusti oppure da piccoli eventi come quando c'era una sola foglia che si muoveva in un ramo di un albero mentre le altre foglie erano ferme. Per me questo piccolo fatto era straordinario, questa volontà di muoversi che per me va oltre la semplice ragione. Non voglio parlare di fede però per me era comunque straordinario.

2 commenti:

  1. Fa un certo effetto vedere una pineta in inverno. Quella luce opaca, quei colori lividi, quei rami contorti, anchilosati, quei tronchi dalle forme stranissime che stimolano la fantasia e ci suggeriscono presenze di creature immaginarie. Forse in estate si avverte di meno questa magia. Molto suggestive le tue fotografie. Non ho mai visto nella realtà questa pineta anche se non abito tanto lontano da quei posti. Anch'io conoscevo questa pineta perché avevo letto l'episodio di Boccaccio nel Decamerone, dove Nastagio degli Onesti fa un incontro magico e terrificante: una ragazza nuda corre attraverso la pineta inseguita da un cavaliere nero e da cani selvaggi che la divorano appena la raggiungono (cito a memoria, ho letto questo racconto tanti anni fa). Anche Boccaccio aveva percepito la suggestione di questi luoghi.

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  2. Grazie infinite. Sì c'era una luce incredibile, un cielo plumbeo che lasciava strascichi di luce e alcuni alberi assumevano forme che lasciavano impressionati per la potenza, a volte per la minacciosità come se in ogni albero si nascondesse un dio.

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Grazie per i commenti

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