Ormai il teatro ha preso una connotazione molto ampia che non si basa solo sulla drammaturgia messa in scena (o "in vita" come sostiene giustamente il Teatro delle Albe), ma anche sulla perfomance. Guardando sempre più spettacoli teatrali, a volte rimango perplessa come una volta che ho visto uno spettacolo teatrale in cui i corpi degli attori erano quasi "filtrati" da una tela enorme che faceva anche da pellicola. Mi sembrava di primo acchito vedere quasi un film e un po' storsi il naso: per me vedere il corpo, la sua carne, sentire il respiro così vicino a me, le vibrazioni che mandano i suoni e le voci è fondamentale. Il teatro non è solo un'arte nella quale si assiste, ma nella quale si vive anche.
Però uscendo dallo spettacolo mi sono più volte interrogata. Forse era il caso di allargare ancora di più la mia veduta sul teatro. In più mi accorsi che non stavo vedendo un film poiché i corpi c'erano. Erano solo filtrati da questa tela enorme. Non potevo certo negare l'esistenza di quei corpi. Quindi era come se vedessi il colore di un dipinto non SULLA tela, ma ATTRAVERSO la tela. Così il mio giudizio conclusivo su questo spettacolo è rimasto sospeso.
A volte poi mi è capitato di vedere delle perfomance di danza orchestrate molto bene anche perché il palco teatrale è differente da un palco di sola danza. Soprattutto cambia il modo di stare sul palco. Ma se vedessi uno spettacolo di danza classica non so se sarei entusiasta. Non perché ho qualcosa contro questa forma di danza, ma è nel come viene espressa. Niente da dire sui passi, ma a volte manca l'espressività nel viso. Sembra quasi che il volto sia completamente scollegato dal resto del corpo. A volte questo meccanismo funziona se è una cosa voluta.
Così ho espresso questa mia perplessità al laboratorio Lo Spettatore col Taccuino (citato nel post precedente) e così è venuto fuori che la danza ha dei codici però rimanevo ancora perplessa perché a volte tali codici possono essere "rotti" sviluppando così nuove possibilità come ha dimostrato Isadora Duncan togliendo scarpe a punta e i costumi però così ci si è staccati dalla danza classica.
Questa mia perplessità è rimasta finché ho visto, per puro caso, questo video (nota del 15 ottobre 2016: purtroppo il video dove compariva non è più disponibile ma ho trovato quest'altro su di lei dove si vedono altre sue interpretazioni):
Qui parliamo di Margot Fonteyn, considerate una delle divine della danza classica, ed ero rimasta folgorata dalla sua completa espressività. Si può facilmente intuire la gioia, la curiosità e la leggerezza della sua danza sembra ancora più accentuata. Lì non è una bambola dallo sguardo vacuo a ballare, ma una donna vera che esprime le sue emozioni attraverso la danza e attraverso il viso possiamo partecipare.
Una cosa che ho imparato muovendomi sul palco è che lo stesso movimento può suggerire emozioni diverse. Per esempio un movimento lento può suggerire grazia o incutere timore. La musica e l'espressione del viso cambiano queste percezioni del movimento quindi non credo che il viso sia da sottovalutare.
E' chiaro che nella danza classica si rischia ancora di più, con le espressioni, di diventare ridicoli e patetici, ma come si può ben vedere da questo video è una cosa possibile e semplicemente incantevole.
Però uscendo dallo spettacolo mi sono più volte interrogata. Forse era il caso di allargare ancora di più la mia veduta sul teatro. In più mi accorsi che non stavo vedendo un film poiché i corpi c'erano. Erano solo filtrati da questa tela enorme. Non potevo certo negare l'esistenza di quei corpi. Quindi era come se vedessi il colore di un dipinto non SULLA tela, ma ATTRAVERSO la tela. Così il mio giudizio conclusivo su questo spettacolo è rimasto sospeso.
A volte poi mi è capitato di vedere delle perfomance di danza orchestrate molto bene anche perché il palco teatrale è differente da un palco di sola danza. Soprattutto cambia il modo di stare sul palco. Ma se vedessi uno spettacolo di danza classica non so se sarei entusiasta. Non perché ho qualcosa contro questa forma di danza, ma è nel come viene espressa. Niente da dire sui passi, ma a volte manca l'espressività nel viso. Sembra quasi che il volto sia completamente scollegato dal resto del corpo. A volte questo meccanismo funziona se è una cosa voluta.
Così ho espresso questa mia perplessità al laboratorio Lo Spettatore col Taccuino (citato nel post precedente) e così è venuto fuori che la danza ha dei codici però rimanevo ancora perplessa perché a volte tali codici possono essere "rotti" sviluppando così nuove possibilità come ha dimostrato Isadora Duncan togliendo scarpe a punta e i costumi però così ci si è staccati dalla danza classica.
Questa mia perplessità è rimasta finché ho visto, per puro caso, questo video (nota del 15 ottobre 2016: purtroppo il video dove compariva non è più disponibile ma ho trovato quest'altro su di lei dove si vedono altre sue interpretazioni):
Qui parliamo di Margot Fonteyn, considerate una delle divine della danza classica, ed ero rimasta folgorata dalla sua completa espressività. Si può facilmente intuire la gioia, la curiosità e la leggerezza della sua danza sembra ancora più accentuata. Lì non è una bambola dallo sguardo vacuo a ballare, ma una donna vera che esprime le sue emozioni attraverso la danza e attraverso il viso possiamo partecipare.
Una cosa che ho imparato muovendomi sul palco è che lo stesso movimento può suggerire emozioni diverse. Per esempio un movimento lento può suggerire grazia o incutere timore. La musica e l'espressione del viso cambiano queste percezioni del movimento quindi non credo che il viso sia da sottovalutare.
E' chiaro che nella danza classica si rischia ancora di più, con le espressioni, di diventare ridicoli e patetici, ma come si può ben vedere da questo video è una cosa possibile e semplicemente incantevole.
Nessun commento:
Posta un commento
Grazie per i commenti