mercoledì 14 ottobre 2009

Il mio primo "provino" teatrale

Lunedì 12 ho avuto il mio primo "provino".
Perché provino è nelle virgolette? Lo scoprirete presto.
Allora, lunedì 12, dopo che ho lavorato, sono andata al Teatro Rasi. L'e-mail diceva che era dalle 12 alle 20 e lo è stato, letteralmente!

Poco più di 50 ragazze da tutta Italia, tra le quali io ovviamente, erano venute per sostenere il "provino" del Teatro delle Albe riguardo il loro prossimo spettacolo L'Avaro di Molière. Pensavo chissà quanti provini avranno sostenuto, chissà quanti lavori avranno fatto. Vedevo queste ragazze fare stretching, riscaldarsi e io pensavo a ciò che ci sarebbe potuto essere. Poiché era tutto nel mistero, il ruolo e cosa ci sarebbe potuto essere nel "provino" visto che non si doveva portare niente tranne vestiti comodi.

Arriva Marco Martinelli, co-fondatore, regista e drammaturgo della compagnia, che ci dà il benvenuto. Spiega che questa è la prima volta che il Teatro delle Albe decide di fare questa prova e non "provino", perciò ho messo provino tra le virgolette, poiché considera i provini disumani dal punto di vista del ragazzo e che in poco tempo non puoi capire quanto lui riesce a dare. Inoltre il provino stimola la competività e porta il ragazzo a non essere presente, ma a pensare ciò che farà l'altro. Narra dell'avventura compiuta dalle Albe, partita nel 1983 (l'anno in cui sono nata!), che si voleva discostare da un certo tipo di teatro che insegnano alcune scuole e che volevano imparare dai propri errori. Racconta la storia del luogo, il teatro Rasi. Come si può ben vedere dall'abside che compare nel fondale del palco, il teatro Rasi era originariamente una chiesa, la chiesa francescana di Santa Chiara sorta nel Duecento frequentata anche da Dante Alighieri. Quando Napoleone arrivò qui a Ravenna, la fece sconsacrare e così la Chiesa divenne una cavallerizza. Quindi dove prima risuonavano i canti gregoriani, si è passati allo sterco dei cavalli e questo per 80-90 anni. Infine la cavallerizza divenne teatro, "casa" del Teatro delle Albe e luogo del teatro d'innovazione. Quindi gli attori delle Albe hanno ereditato il canto gregoriano, la parte sublime, e lo sterco dei cavalli, la parte animalesca.

Comincia il "provino". Si sale sul palcoscenico e vedo che tutte le ragazze non portano le scarpe e così mi viene in mente l'usanza di non portarle e infine me le tolgo anch'io.
Si sta in cerchio e Marco canta l'ottava che viene usata nei laboratori e tratta dall'Orlando Innamorato di Matteo Maria Boiardo:

Tutte le cose sotto della luna,
l'alta ricchezza e i regni della terra
sono sottoposti a voglia di fortuna
lei la porta apre d'improvviso e serra
E quando più par bianca divien bruna,
ma più se mostra a caso della guerra
instabile, voltante, roinosa,
è più fallace che alcuna altra cosa.

E con la melodia di questa ottava, infine, dovevamo inserire il proprio nome e io mi sono impappinata però poi mi sono rifatta perché quando dovevamo farla a 78 giri, a manetta, l'ho detta alla perfezione. Infine Marco ha assunto il ruolo del corifeo, ossia la guida del coro, e ha modificato l'ottava nel testo inserendo altre cose e noi dovevamo seguirlo e il ruolo del corifeo passava da una ragazza all'altra e alla fine non erano semplici cori ma risposte verso la ragazza di prima. Marco era al centro e, dopo che questo gioco, è finito, ha detto che si sentiva minacciato da tutte queste donne terribili come le voleva Antonin Artaud, da queste Baccanti.
Dopo una piccola pausa, si è passati a un altro gioco.
Dovevamo andare al centro del palco e in pochi secondi narrare L'avaro. Potevamo dire quello che volevamo sul testo, raccontarlo come noi volevamo. Prima però dovevamo dire a manetta il nostro nome con la melodia dell'ottava e poi, sempre a manetta, il racconto de L'avaro.
Si è passati poi a un altro gioco. Marco ci ha divisi in due squadre: Luna bianca (le bionde e le rosse) e la Luna nera (le more). Io ero nella Luna nera. Queste due bande metropolitane, ma anche di contadine rabbiose, si fronteggiavano, prima in silenzio, e poi col motto. Infine arriva lo scontro, mantenendo la distanza, dove ognuna assume il ruolo del corifeo e il suo coro sta lì a supportarlo. C'erano dispute di fidanzati, mariti, fratelli, padri, di sesso fatto per carriera, per vendetta, per soddisfare una propria voglia e avevamo una musica punk che ci accompagnava. Poi, ogni tanto, eravamo intervallati da una musica rinascimentale. Quella musica rappresentava il miracolo che spesso avviene in cielo, qualcosa di misterioso e di incantevole, forse una cometa e noi dovevamo guardare verso la platea al buio con lo sguardo di chi sta davvero assistendo ad un miracolo. Poi la musica punk ci faceva ricominciare allo scontro sempre verbale anche se si è rischiato lo scontro fisico e poi ancora la musica rinascimentale e Marco ci disse che dovevamo esprimere le stesse cose però tenendo conto dell'atmosfera di assistere ad un miracolo.
E dopo questa intervallanza di scontro e miracolo, un'altra piccola pausa per passare al lavoro con gli attori delle Albe usando il copione.
L'Avaro è la storia di Arpagone, odiato dai suoi figli Cleante e Elisa poiché non permette loro di vivere come vogliono. Cleante vuole sposare Mariana che segretamente ama e che invece Arpagone vuole sposare ed Elisa non vuole andare in sposa col pretendente scelto dal padre, il signor Anselmo e vuole sposare il valletto Valerio. Arpagone, da vero avaro che è, tiene una cassetta in cui ci sono tutti i suoi averi. Alla fine tutto si aggiusterà.
Il copione riguarda la prima scena del quarto atto e ci sono Cleante, Mariana, la serva Frosina e la governante Claudia. Nel testo c'è un incontro segreto tra i due amanti e viene interpellata Frosina per cercare di trovare una soluzione. A me è stato dato il ruolo di Frosina assieme ad un'altra ragazza. Prima eravamo nel sottopalco e la segretezza dell'incontro è stata accentuata dal buio e dai passi che si sentivano provenire dal palco. Infine eravamo delle marionette sedute che si animavano appena avevano il ruolo. L'essere marionetta permette di caricaturare il personaggio e così si è accentuato l'effetto comico.
Siamo giunti così alla fine. Marco ci ha ringraziato e tutte noi abbiamo ringraziato lui, gli attori e lo staff tecnico della compagnia. Per noi è finita qui, ma non per loro. Infatti, questo di lunedì è il primo di quattro giorni con 50 ragazze "provinate".
Si saprà chi verrà scelta tra venerdì sera e sabato mattina. O almeno lo saprà solo la ragazza perché spedire 200 e-mail può essere davvero estenuante e poi devono cominciare subito a provare.
Anche se non sarò scelta, sono comunque felice di aver fatto questo "provino", di esser stata, per la prima volta, guidata da Marco Martinelli e poi ci può essere un'altra occasione per lavorare insieme, no?
Volete sapere qual è il ruolo? Ve lo dirò sabato quando guarderò nella posta se sono stata scelta o no.

3 commenti:

  1. Grazie per aver raccontato il tuo provino..opsss...'prova'!;-). Non avevo la minima idea di cosa si facesse durante una prova teatrale, perché come forse ti avevo detto non frequento molto il teatro e i vari laboratori. Per me è sempre interessante conoscere questi retroscena, perché così mi rendo conto di quanta preparazione e quanto sudore richiedano queste prove. Ti faccio tanti auguri, e naturalmente spero che tu possa recitare nell'Avaro. In bocca al lupo, Elena!
    Andrea ;-)

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  2. Ma che bello!! Stavo giusto ricercando le parole di Boiardo perché non ricordavo più un verso! C'ero anche io quel giorno, proprio lunedì! Grazie per avermi fatto rivivere quella bellissima giornata! Mi trovi su fb se vuoi. :-) Elena Redaelli

    baci
    elena

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  3. @ Elena: mi fa piacere. No, non ho facebook, ma puoi sempre trovarmi qui.

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Grazie per i commenti

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