domenica 18 agosto 2013

Corso a Macerata "Il camaleonte acrilico" di Simone Rea (resoconto)


"E' passata una settimana e tu ancora non hai scritto niente?"
"Rimedio subito."


E' passata una settimana dal mio ritorno a Macerata ed ecco che vi parlerò di questa mia esperienza, ma prima vorrei dire qualcosina prima.

La prima volta che mi cimentai con le tempere è stato alle medie e non fu un bel rapporto. Avevo quasi timore del pennello e infatti lo prendevo per la punta.
Passano gli anni delle superiori (che non sono quelli dell'artistico) ed eccomi all'Accademia di Belle Arti.
Mi ricordo ancora il primo dipinto.
Avevo prima fatto anatomia con la modella e l'avevo riportata sulla destra della tela e a sinistra una specie di satiro che veniva guardato male dalla "modella".
Avevo pochi colori e un pennello.
Iniziai a dipingere tutta presa e senza alcun più timore e così iniziai a dipingere con il colore puro e velocemente.
Mi piaceva dipingere così ed una mia compagna dell'Accademia mi disse che invidiava il mio modo di dipingere perché lo trovava molto liberatorio.
Ma, ovviamente, non era perfetto.
Il mio professore di pittura mi lasciava dipingere così e, allo stesso tempo, mi diceva: "Elena, per quanto riguarda la forza espressiva del colore non hai nulla da invidiare, ma ricorda: la potenza è nulla senza controllo."

La potenza è nulla senza controllo che per me sta a significare: Soffermati un po' di più sul dipinto.

Io dicevo che ero una "spadaccina" nel mio modo di dipingere mentre gli altri erano dei "chirurghi".

Ogni tanto guardavo i "chirurghi" e mi chiedevo come facevano a stare delle ore su un singolo quadratino.
Si può dire che io e loro eravamo agli opposti.

Negli anni dopo l'Accademia mi sono giusto un po' più soffermata in alcuni punti del dipinto.
E qui arriviamo al punto di qualche mese fa quando vedo di un corso sull'acrilico a Macerata tenuto da Simone Rea.

Giusto qualche giorno fa mi sono venuti un po' di timori su se andrò bene, se mi troverò bene con le mie coinquiline, se i miei piedi non faranno troppo i capricci (ho dei problemi alle caviglie, ma questa è un'altra storia)

E poi parto con due trolley, la borsetta e lo zaino.
Destinazione di arrivo: Macerata.
Già non ho capito bene di un treno (c'è stato un ritardo?) e ne prendo un altro (che comunque mi porta ad Ancona).
Sto lì bella tranquilla, guardo un attimo alla mia sinistra e vedo il mare!!!


musica: Carnaval, Pantalon et Colombine di Robert Schumann

Ed eccoci al giorno dopo, al 5 agosto.
Conosco le mie coinquiline e insieme andiamo all'Accademia di Belle Arti di Macerata dove si tengono le lezioni.
In tutto siamo in 23, 22 donne di diverse età e 1 ragazzo di 20 anni
Il primo esercizio si tratta di farci un autoritratto.
Simone Rea dice di divertirsi, di sporcarci.
Guarda che ti prendo in parola.


Della serie: a cosa servono i pennelli se abbiamo le dita?

Intanto che facevamo gli autoritratti, Simone Rea ci chiamava per vedere il nostro portfolio.
Quando vedo le altre sfoderare tavole di illustrazione, io sono rimasta un po' sull'Okay, io ho portato una chiavetta dove ci sono disegni e dipinti e alcuni si vedono anche piccoli.
Intanto che sono lì, li racconto alcune cose sul mio lavoro e Simone nota una certa preponderanza del colore. Comunque alcuni dipinti li sono piaciuti proprio quando il loro colore era totale e non con dei grafismi.

Ecco gli altri autoritratti


E non c'erano neanche tutti.






Dopo ci ha fatto fare il primo esercizio che riguardava le velature.
In pratica consiste di diluire molto il colore fino a farlo divenire liquido e trasparente (senza però diventare acquarello) e passarlo per il foglio.
Per far sì che il foglio non s'imbarchi (che si pieghi) il foglio deve avere una grammatura alta, superiore ai 300g/mq.
Questa tecnica può preparare lo sfondo e in tal caso si aggiungono piano piano gli elementi senza intestardirsi troppo su uno, ma farli come se fossero parte di una ruota, da sinistra a destra (o al contrario per i mancini).
Oppure può essere usata alla fine per amalgamare il tutto e poi far risaltare degli elementi ripassandoci sopra.


Simone Rea











L'esercizio che ci ha dato era basato su tre temi: L'uomo dai piedi enormi, L'uccello del malaugurio si è posato su quel ramo e Can che abbaia non morde.

Io ho scelto il primo tema.


Sì, ho ancora molto da imparare

Vista la difficoltà riscontrata (soprattutto nel capire che aggiungere acqua al colore vuol dire aggiungere molta acqua), Simone Rea mi ha detto di fare dei piccoli quadrati con le velature.
Era un lavoro ripetitivo eppure sapevo che stare lì concentrata mi avrebbe aiutato per creare dei buoni risultati

Si passa a un altro esercizio basato su una leggenda messicana dove il pipistrello era scontento perché non aveva piume vistose. Allora il dio creatore gli dice che può chiedere ad ogni uccello una delle sue piume, ma questo lo rende vanaglorioso e perciò il Dio creatore lo punisce strappandogli le piume. Il pipistrello decide allora di non vedere più e di rifugiarsi nell'oscurità di una grotta.


Bisogna fare due bozzetti e poi da uno realizzare una tavola definitiva.
Ecco il bozzetto vincitore.


Prima Simone Rea ci ha illustrato come si realizza un'illustrazione (e scusate il gioco di parole).
Di solito si tende ad aggiungere tutto quello che c'è scritto nel testo oppure di rendere l'immagine didascalica ovvero di rappresentare per filo e per segno quello che c'è scritto.
Inoltre il rapporto con il testo che non deve essere troppo inquadrato, ma può essere pensato sia a sinistra sia a destra e non solo in una pagina anche se magari questa scelta può essere presa se altre non possono essere prese.
Qui ho voluto rappresentare il momento nel quale il pipistrello raggiunge il livello massimo della superbia e gli altri uccelli s'arrabbiano col Dio creatore (ho deciso di farlo come un ragno visto tutta la mitologia che sta dietro a questo piccolo animale).
Nell'altro bozzetto avevo realizzato il ragno gigante con il pipistrello nelle sue grinfie. Le piume si stavano staccando e i tre uccelli erano festanti.
Simone Rea l'aveva giudicato perfetto (magari un'aggiustatina al ragno) per composizione, ritmo dei personaggi e per il fatto che il testo poteva essere scritto nella parte sinistra in alto e nella parte destra in basso. (Infatti è stato poi fotografato da un illustratore che lì faceva anche il fotografo, Marco Lorenzetti. L'immagine che vedete è la sua)
E io ero lì dicendomi: "Davvero???"

Ora però bisognava fare una tavola e quindi passare alla colorazione.




























Il pipistrello così agghindato mi ricorda molto l'Imperatore della fiaba di Andersen.
E' stata una bella fatica e mi sono impegnata molto, mi sono soffermata.
L'uccello rosso è venuto meglio di quello blu mentre fare i piccoli tocchi di luce sul viso del pipistrello è stato impegnativo perché non ero abituata e non solo perché bisognava inumidire il pennello, ma anche perché usando un pennello sottile, anche se ha pochi peli, dovevo stare attenta alla pressione.
E per quanto riguarda le sfumature era tutto inumidisci il pennello, prendi un po' di colore, sfumalo, prendi un po' del colore che c'era prima, sfumalo e sempre inumidire il pennello e poi l'importante è scaricare il colore ovvero passare il pennello su una zona che non deve essere colorata, va bene anche il piatto l'importante è che la zona sia pulita, per far sì che il colore in eccesso se ne vada.
Insomma, make up.


Vista la difficoltà riscontrata ancora, Simone Rea mi ha consigliato di fare un uccello e io ho fatto un quetzal che adoro da quando l'ho visto da bambina nel libro sugli animali in estinzione de I Quindici.




Ed ecco la mia versione: 



Eh sì, sono andata molto a memoria.
Comunque prima ho diluito molto il colore (potete vederlo da alcune piume) e poi ripassare e ripassare e ripassare fino a ottenere il colore desiderato. Inoltre c'era anche da considerare la sfumatura su tutto: sul piumaggio della testa, su quello della cresta, sulle piume rosse e anche quello delle ali. Come esercizio finale sul soggetto, sfumare una piuma della coda dal verde al bianco e per me è stato davvero impegnativo. Infatti in diversi punti si può vedere che non sono precise. Ci sono stati anche dei punti dove il colore è sfumato meglio come nella testa.

Si può usare l'acrilico come se fosse acquarello




Esercizio dell'acetato.




L'acetato è un foglio trasparente che può servire da supporto (viene usato anche per i film d'animazione) e sul quale si può dipingere da entrambi i lati. Con la punta di incisione si toglie il colore da un lato e si vedere quello che c'è nell'altro lato

Quindi ecco a voi il mio primo acetato nelle fasi della sua realizzazione.



la macchia gialla è venuta così (per togliere un po' di colore e mescolarlo con dell'altro si passa con un panno o comunque si passa sopra) e mi ha fatto subito pensare alla testa di un cavallo.



Devo dire che mi sono divertita tantissimo.
E' quasi tra la pittura e l'incisione. Infatti dà al colore anche un aspetto grafico proprio perché è come se la punta sia una matita.
Mi sa che userò questa tecnica ancora.

Altre prove di acetato



Progetto abbandonato perché il colore era steso abbondantemente (che strano vero Elena?). 
La punta fa fatica a togliere il colore e perciò bisognava spingere, ma è un duro lavoro.
Ho avuto anche il timore di rompere il foglio se ciò è possibile.


E qui ci sono le mie Farfalle eterne.
Mentre facevo questo lavoro sentivo in me, e non sto scherzando, una forte sensazione come se in quel momento stessi ricordando l'origine del titolo del blog

Ah, evviva l'azzurrità!!!


Qui invece abbiamo dei fior di loto dell'Araluen che abitano il mondo di Aulonia



"Simone, che cosa posso fare ora? Mi dai qualche soggetto?"
"Fai qualcosa che normalmente non faresti, un bicchiere e dentro ci puoi mettere quello che vuoi."
"Va bene."


Per il bicchiere sono andata a memoria.
E' una cosa che già sapevo e averla riscontrata qui non ha fatto che confermare: anche le cose più semplici possono essere difficoltose ed è da questi oggetti comuni che si può davvero imparare.
Prima ho fatto il biglietto DRINK ME e solo dopo ho voluto mettere la stessa Alice dentro al bicchiere.
Visto che lo sfondo è molto scuro, Simone mi ha detto di togliere il colore anche nel lato contrario per far risaltare il tratto. (Mi ha un po' divertito vedere il biglietto scritto KNIRD EM)
Poi di dipingere direttamente sull'acetato e così ho fatto la veste azzurra, il viso, le braccia, i capelli e il comodino. Con il bianco molto liquido ho fatto l'acqua e cercato di dare la trasparenza.


Nuovo esercizio: inventare dei personaggini

In  pratica da delle macchie (maltrattate, passate sopra con panno o simile, schiacciate) creare dei piccoli personaggi usando i pastelli.



L'uccello rinoceronte e l'unicorno leonino agli ordini del grande uccello



Che gatto burlone con quei due gallinacei. Sembrano spelacchiati.



Una creatura quasi demoniaca con due animali al suo comando e intanto uno che se ne va incurante. 
Non c'è più rispetto 



Non so se si vede bene la macchia bianca, ma già da così mi sembrava molto un pesce tropicale.




Ma la tavola che sembra più provenire da un trip è questa:






L'ho fatta come se fosse una tavola Rorschach (e in effetti chissà cosa vorrà dirmi) e alla fine mi sono dovuta fermare perché non ce la facevo più dal ridere: in mezzo c'era una figura piuttosto equivoca e infatti ho cercato di lavorarlo più che potevo. Poi nella parte inferiore abbiamo a sinistra una donna con le ali alle orecchie e a seno nudo mentre a destra una creatura a testa di coniglio e a seno nudo di donna!!! 
Ora magari qualcuno dirà che sono stata io a tirare fuori quelle figure (e in effetti è così) però devo dire che nella maggior parte dei casi, io ho ricalcato.
In più quando l'ho mostrato a Simone Rea, gli è piaciuto molto e ha chiamato Marco Lorenzetti per fotografarlo e io, avendo ben in mente le figure, ero sul dire: "Ma è proprio necessario?".
Poi ho lasciato correre.


L'ultimo lavoro è stato quello di combinare le diverse tecniche (abbiamo usato anche la carta di riso).
Non sono riuscita a fotografarlo perché dopo un po' la mia macchina fotografica ha fatto i capricci ed è molto grande per essere scansionata come ho fatto con diversi lavori qui.
Appena riesco a fotografarlo, lo metto.

Il corso si è concluso con Simone Rea che ci mostrava l'uso della lacca con l'acrilico. Inoltre prima ci ha mostrato come ha realizzato le rane di Esopo.




(qui mentre lo mostra ad Anna Castagnoli di Le figure dei libri)


Poi ha dato ad ognuno di noi dei consigli. A me ha detto di fare qualcosa con l'acquarello. Facendo acquarello, sono costretta a controllare.



Tornata a casa, ho avuto diverso tempo per riflettere.
Io sono affezionata al mio modo di dipingere. Mi piace l'istintività con la quale dipingo.
Se ho deciso di fare il corso non è perché intendo rinnegare il mio modo di dipingere, intendo farlo evolvere e poi si vedrà.
Di sicuro non intendo passare all'estremo opposto (ovvero controllare troppo).
La mia intenzione è di creare una mediazione.


Poi mi rendo conto che l'illustrazione e la pittura sono due cose completamente diversi anche se noto che l'illustrazione si sta avviando verso un modo di fare più pittorico.
Un'illustrazione viene stampata e così certe pennellate troppo intense potrebbero dare fastidio così come un'illustrazione materica con dei grumi che nella pittura trovo che siano delle imperfezioni meravigliose, nell'illustrazione sarebbero di disturbo.


Comunque trovarmi in una città che non conosco, camminare tra viuzze che non conosco (e a volte ho camminato da sola solo perché avevo memorizzato la strada oppure stando attenta ai negozi), coabitare per la prima volta con ragazze che non conosco (e con le quali mi sono trovata splendidamente)...
Beh, di sicuro è stata un'esperienza formativa.


Poi vabbé ci sono state anche delle note un po' basse come alcuni maceratesi che parlavano ad alta voce anche alle 2 di notte, ma ehi è stata di sicuro una bella esperienza con gli alti e i bassi.







foto scattate da Marco Lorenzetti



P.S.: Nel questionario che ci hanno fatto compilare ci chiedeva se l'interesse per l'illustrazione era anche a livello professionale. Io ho messo di sì. Non si sa mai quello che succederà. Intanto, proverò a farne alcune.


P.P.S.: Ho preso due libri di illustrazione.


Devo dire che dentro ci sono alcuni momenti drammatici in questo libro nelle illustrazioni di Simone Rea. Non perché sono pieni di azione (le figure sono statiche), ma perché la scelta del colore, gli accostamenti ti fanno sentire quasi un'oppressione, un senso di ineluttabilità e sembra accompagnarci nel trasporto di questa cavalla dopo il tragico evento, il delitto del padre di Giovanni Pascoli.



Se avessi avuto più denaro con me avrei acquistato più libri e avevo anche pensato di comprare Cappuccetto Rosso nella versione di Beatriz Martin Vidal (e anche altri libri), poi sono rimasta conquistata da questa copertina che mi fa ricordare le gemelle di Shining. 
Di Ana Juan avevo visto la copertina di Biancaneve, sempre edito dalla Logos una casa editrice che adoro, e questo Sorelle è stato un acquisto ben fatto.
Attenzione perché le atmosfere non sono certamente allegre come lo si può notare dalla copertina. 

qui potete trovare un'intervista di Ana Juan


2 commenti:

  1. Dev'essere stata veramente un'esperienza meravigliosa! ^__^ Dalle foto di gruppo sembri molto serena...
    Sai, io non me ne intendo, ma credo che il dipingere sia una cosa estremamente personale... anche a me piace disegnare (seppure a livelli molto più dozzinali rispetto a come dipingi tu, ovviamente...) e quando lo faccio ho il mio stile... così come tu hai il tuo stile... ed ognuno ha il proprio stile, in definitiva. E non si possono fare paragoni, perchè penso che il modo di disegnare sia un qualcosa d'interiore, e quindi di difficilmente modificabile, se non rinunciando ad una parte di se'... Tu disegni benissimo, ed hai uno stile meraviglioso, e tutto quello che devi fare secondo me è semplicemente seguire il tuo istinto, perchè è questo che ti consentirà di produrre opere sempre migliori...

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  2. Grazie però non credo che lo stile sia qualcosa di difficilmente modificabile perché lo stile si può evolvere ed è quello che farò. Quello che intendo fare è creare un dialogo tra l'istintività e il controllo.
    Lo stile di una persona si può evolvere per diverse cose: l'età (se sei giovane o no), l'influenza che ti ha avuto una certa persona.
    Insomma lo stile accompagna la tua vita e ha i suoi stessi passi.

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Grazie per i commenti

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