mercoledì 2 settembre 2009

Schwab

Il mio primo spettacolo di teatro avvenne al teatro Rasi, marzo 2004. S'intitolava Schwab ed era tratto da Le presidentesse di Werner Schwab (Graz, 1958 - ivi, 1994).
So che qualcosa potrebbe sembrare volgare, ma lui era veramente così, irriverente, impietoso tanto da esser definito un artista maledetto. Basti pensare che la raccolta, edita da Ubulibri, dove si trova anche questo dramma si chiama Drammi fecali. Senz'altro noterete che uso molto spesso la parola 'estasi'. E' una cosa che faccio apposta, ma solo leggendo il testo completo capirete.


1) Scrivo con la speranza della disperazione. Essere parte dell’umanità non significa altro che conoscere la disperazione.
2) Ciò che mi attira nel teatro è il suo gigantesco anacronismo e la mia idea perversa di salvare il teatro: trasformare la lingua in vera carne umana…e viceversa.
3) Le parole, date a prestito per scatenare l’evento teatrale, servono a soffrire, a vuotare l’anima e tutto quello che ci sta dentro: il corpo.
Werner Schwab, Drammi fecali




Werner Schwab,
foto di Joseph Gallus Rittenberg


Le tre presidentesse non sono altro che tre signore di mezz'età che chiaccherano tra di loro. La prima è Maria, una fedelissima credente sempre in estasi, che ha visitato tutti i luoghi sacri, non ha una famiglia e la sua missione è portare il Verbo del Signore pulendo i cessi e non usa i guanti, usa le mani perché "...Se il Signore ha creato tutti noi allora anche ha creato gli escrementi...". La seconda è Grete, vedova molto allegra, che guarda i bei giovani e sogna estasiata di andarci a letto. La sua unica compagnia è una cagnolina di nome Lidia, alla quale le ha insegnato, grazie ad un cagnolino di legno, di "...non mangiare la merda schifosa..." e la sua unica figlia, Hannelore, che mangiava sempre il vetro, è scappata in Australia poiché il padre la "puniva" sempre sul letto matrimoniale. Ed infine c'è Erna, cioè io, bigotta assoluta, maestra del risparmio (usa la carta igienica come filtro del caffè). La sua croce è suo figlio Hermann, alcolizzato rappresentante in giro per il mondo, che non vuole assolutamente darle dei nipotini, e sua delizia è il macellaio polacco Wottila (proprio così!) che le ispira visioni estatiche nel bosco.

Nel dramma originario c'erano solo le tre "presidentesse", ma visto che noi eravamo più di tre, avevamo introdotto, oltre a Schwab in persona, Hannelore, Lidia e Hermann, quest'ultimo interpretato da una ragazza.

FOTO (di scena):




Ed eccomi qua con qualche centimetro di capelli in meno e diversi chili in più rispetto a come sono adesso, col cappello che Erna ha trovato in un cesto dell'immondizia e nessuno è venuto a riprenderselo, col ventaglio (questo dettaglio l'ho aggiunto io) che lo agita sempre quando è nervosa oppure estasiata, ovvero molto spesso.




Non vedo l'ora di mettere le foto dei miei nipotini. E invece lui niente!





Eccomi al centro di un tuca tuca.



Nel bosco mi è comparsa la Vergine Maria che è alta 6 metri.



Eh sì, anche questo




Lo spettacolo sta giungendo al termine e come spesso succede si crea un casino che solo Schwab può porre a termine. Dopotutto lui è il "creatore" del dramma e finalmente si può sedere su un water d'oro, tira giù i pantaloni (tenendo su i boxer) e può defecare tranquillamente cercando l'ispirazione per il secondo atto e come ogni persona che si vuol rilassare, legge il giornale che quando lo alza, si vede la faccia di Berlusconi (lo spettacolo è del 2004) coprire la sua.
Che dire? Dopo lo spettacolo ero tremendamente stanca, ma allo stesso tempo mi sentivo carica. Mi sentivo come se tutte le vene e le arterie si fossero aperte per inondare il mio corpo di sangue caldo.
C'è stato poi un momento in cui ho fatto impallidire le mie guide e non solo loro. Ad un certo punto io mi dovevo arrabbiare quando Grete mimava l'ennesimo orgasmo e diceva per l'ennesima volta Lidia non mangiare la merda schifosa! . Alle prove io mi alzavo urlando Basta! e facendo cadere all'indietro la sedia. La riprendo, la metto al suo posto e tutte le volte che io dicevo merda, rimproverandola, alzavo la sedia, giusto un attimo, per poi riabbassarla. Era giusto una cosa leggera solo che allo spettacolo ho afferrato la sedia con la forza per poi sbatterla a terra con la forza. Le mie guide avevano paura che stessi spaccando il palcoscenico, il pubblico rimase impietrito... Solo guardando il video dello spettacolo mi resi conto che avevo usato un bel po' di forza, ma in quel momento sentivo la rabbia e poi sul palcoscenico, davanti a tutti gli spettatori, si sente un'energia e una tensione incredibili che, se ben incanalati, possono dar vita a qualcosa di unico. Comunque vi posso assicurare che la sedia e il palcoscenico erano completamente integri alla fine dello spettacolo.
Grazie mille per aver seguito questo mio spettacolo. Ad un prossimo spettacolo di teatro, intervallato da altri post, che sarà tratto da Gli Uccelli di Aristofane.



P.S.: Ho messo solo foto mie non perché sono un'inguaribile egocentrica, ma perché mi sembra giusto non mettere foto di ragazzi se questi non sono d'accordo. Le foto sono state fatte da un ragazzo, moroso d'allora di una delle ragazze dello spettacolo solo che perdonatemi, non ricordo il suo nome. Sorry!
A chi è incuriosito dalla non-scuola consiglio di andare qui dove verrà spiegato molto meglio di quanto posso fare io.

2 commenti:

  1. Ohhhh!!! Finalmente parli un po' di teatro, era ora!...Devo dire che non conoscevo questo Werner Schwab, e bisogna che mi procuri al più presto dei suoi testi teatrali. Mi hai incuriosito, sai, anche perché mi sembra molto schietto, diretto, irriverente, come dici tu, insomma..interessante da vedere, e da leggere, naturalmente. Aristofane invece lo conosco un po' di più. Che ruolo reciti negli 'Uccelli'? Hai recitato anche in altre commedie sue? E le vostre messe in scena sono fedeli all'originale o cambiate qualcosa? Un'altra cosa che mi interessa molto sapere sono le traduzioni. Vi basate sulle traduzioni già esistenti o c'è qualcuno che traduce e adatta appositamente il testo?
    Un salutone!
    Andrea

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  2. Wow! Quante domande! Ma mi fa piacere che sei così curioso. E poi tu sei curioso!
    Allora, negli Uccelli interpreto la Pupa-Upupa ovvero Tereo che è diventato uccello, come sai. Per questo testo ci siamo basati su un adattamento che era già stato fatto dal Teatro delle Albe. Ma normalmente lavoriamo su traduzioni già esistenti. La poetica della non-scuola è quello di prendere il testo, romperlo,franturmarlo (naturalmente idealmente) e poi ricomporlo con l'aiuto dei ragazzi. Molte volte viene fatto riferimento al mondo dei ragazzi. Però il lavoro che si quando si è in Università è differente da quello di chi è nelle superiori. Per quanto riguarda altri testi di Aristofane, questo aprile abbiamo fatto la Lisistrata. Io ero nel coro delle donne e tra le cose fatte (ogni ragazzo ha il suo momento indipendemente dall'importanza del ruolo, non ci sono protagonisti)ho cantato con voce rauca "Gli uomini non cambiano" e il finale l'abbiamo abbaiato (letteralmente) tutte noi ragazze.
    Spero di aver soddisfatto le tue domande.

    RispondiElimina

Grazie per i commenti

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