Sorpresa! Non il secondo anno dell'Accademia, ma una selezione di foto che ho fatto per un progetto. Dovete sapere che sto seguendo un laboratorio di fotografia con insegnante un grande fotografo, Andrea Bernabini. Nel progetto dovevamo fotografare qualcosa che avesse in sé un'idea. Io ho deciso di rappresentare la sacralità dell'albero, di rappresentare queste "creature" calde dalla pelle dura. Mi sono inginocchiata, sdraiata, in uno, lo potete vedere nella prima foto, ci sono salita. Ho voluto concentrarmi nell'imponenza di questi antichi custodi della Terra e mi sono sentita piccola, ma nello stesso tempo cullata come se ogni albero fosse stato allo stesso tempo mia madre e mio padre. In altre ho voluto evidenziare l'eleganza di questi alberi come creature sinuose sempre in movimento.
Cosa ne dite? Sarei felicissima se vi avessi proiettato in un bosco antico, ma forse chiedo troppo. Comunque vi dico che questi alberi provengono da un giardino vicino a casa mia e magari se vi soffermate in un giardino, vi rendete conto, sempre se non lo fate già, che ogni albero è qualcosa di davvero sacro, di caldo... che ogni albero è unico perché la loro struttura, soprattutto quella dei rami, la trovi difficilmente in altri alberi anche se fanno parte della stessa specie.
Chissà cosa pensano e cosa guardano nel loro silenzio. Chissà come ci vedono.
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Chissà cosa pensano e cosa guardano nel loro silenzio. Chissà come ci vedono.
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Ciao almacattleya, sono 'shivabel'(cioè, Andrea)...Volevo solo dirti che hai fatto un ottimo lavoro, e le tue fotografie mi hanno fatto venire in mente le parole di uno scrittore che amo molto: Mervyn Peake. Il quale diceva: "Noi non vediamo coi nostri occhi, noi vediamo coi nostri mestieri. Per un agricoltore un albero è un ostacolo nel suo campo, per un falegname è il materiale del suo lavoro, per un bambino è un gioco, mentre per un poeta l'albero è una fontana verde". Ecco, tu hai saputo fotografare un albero come fosse una fontana verde.
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