Sempre nel 4° anno, alla serie "Survivor" ho contrapposto questi due quadri: "Anatomia di un delitto" e "Rinascere" che rappresentano appunto la Disperazione e la Rinascita.
Nel primo quadro è rappresentata una ragazza, scarnificata e le ossa interne sono nere perché si sente sporca e in un certo senso assomiglia alla serie "Survivor" ma dietro di sé non ci sono raggi luminosi, ma sangue. Scusate questo tema un po' macabro e vi avverto che spesso ricorre nei miei dipinti però poi fa seguito un messaggio che rasserena. Infatti spesso nella vita si trascorrono momenti che ti "scarnificano", ti riducono a brandelli e che ti fanno sentire sporco, ma abbiate fede (anche se non credete in Dio come me ;-P ) e vedrete che tutto si sistemerà.
Sono arrivata a questo post grazie alla e-mail col link del tuo video che mi hai mandato...
RispondiEliminaE sono rimasta a lungo a fissare queste due immagini...
Pensando che vivere e preservarsi è l’obiettivo cui tutte aneliamo. Ed è esattamente in questo modo che si percepisce inizialmente l’anoressia: come l’unico modo che potevamo avere a disposizione per vivere e preservarci. È paradossale, ma quella forma di autolesionismo che è l’anoressia può apparire come l’unico modo per salvarsi la vita.
E’ vero, la società attuale che crea malattie delle quali poi la gente si ammala. Ma guarda cosa chiede ai soggetti sani. Di correre, di sottostare al bombardamento d’informazioni costanti, di non tremare di fronte alle miriadi notizie di abomini, morti, carneficine che si sentono da per tutto alternate alla famiglia Mulino Bianco, a bellezze costruite ed artificiose, a puttanate sparate sulla morale, su cosa è giusto e cosa è sbagliato. La società attuale chiede superficialità, ignoranza, omologazione. Chi si ferma a pensare, chi si prende un po’ di tempo, perde tempo. Da questo punto di vista, il problema sta forse nella nuova idea di “normalità” che sembra voler soffocare l’alterità, l’intimità, la differenza, la conoscenza. Trovare un proprio spazio (preservandosi) in questo calderone non credo sia facile se si vuole mantenere noi stesse. Ci vuole tempo per trovarlo. Non siamo macchine.
La scelta dell’anoressia è la scelta di morire per riuscire a vivere. Ma siamo come la fenice del tuo secondo dipinto, e si risorge dalle nostre ceneri, continuamente. Si lotta e si va avanti. Una lotta che dura una vita.
Grazie mille per il tuo commento. E' perfetto così com'è che non voglio risponderti o aggiungere qualcos'altro, ma solo ringraziarti per questo accorato commento.
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