lunedì 2 aprile 2012

Il duro mestiere dell'insegnante

Dopo diverso tempo, da 5 anni circa ovvero da dopo che mi sono diplomata, in cui attaccavo volantini nei quali dicevo che sarei stata disponibile per organizzare corsi di pittura anche a coloro che non sapevano dipingere, finalmente ho qualcuno a cui dare lezioni.
Avend il diploma di laurea in Pittura potrei insegnare (forse dopo aver fatto dei corsi di specializzazione), ma ho qualche dubbio e non parlo solo di questa crisi che colpisce anche l'insegnamento.
Quando guardo quei talent show in tv, sento quelli dietro alla cattedra dire a coloro che sono davanti che devono dimostrare umiltà e non essere arroganti perché sono là per imparare.
Ebbene, sono convinta che anche chi è dietro alla cattedra debba dimostrare umiltà per insegnare e non pensare di essere colui che ha in pugno il futuro artista. Soprattutto di non pensarlo come un futuro se stesso, un proprio clone.
Vi faccio un esempio.
Circa tre anni fa, in occasione del ventennale della sua morte vi avevo parlato di mio prozio, il pittore Umberto Folli.
Ebbene, lui insegnò al Liceo Artistico di Ravenna "Nervi" così come all'Accademia di Belle Arti di Ravenna dove fu anche il direttore.
Non ho niente da dire contro di lui come artista, ma non approvo il suo metodo di insegnamento.
Capisco che voglia far capire ai ragazzi l'importanza di mostrarsi umili di fronte alla tela (non sopportava chi si mostrava sprezzante), di impegnarsi al massimo e costantemente però finì di instillare, consciamente o no non lo so, la sua pittura anche ai suoi allievi, almeno la maggior parte, tanto che questi vennero chiamati "follini".
A volte mi capita che durante le mostre nella galleria dove ho esposto più volte, di vedere quadri di questi "follini". Li riconosco a vista d'occhio.
Mi chiedo allora dove sia la loro originalità, il loro modo personale di vedere le cose, di sentirle.
Per me un vero maestro è colui che fa emergere quelle qualità che neanche l'allievo sa riconoscere, ma che grazie al suo "occhio" sa vedere e le percepisce. Dovrebbe dargli gli strumenti che poi l'allievo saprà utilizzarli.




Studentessa d'arte di Anton Muller, XIX secolo


Io adesso ho questa persona, e forse anche un'altra e chissà cosa mi riserverà il futuro. 


2 commenti:

  1. Io credo che non si possa propriamente parlare di umiltà/protervia... ma di personalità. Ognuno di noi ha la propria personalità... ed è quella che deve emergere quando ci si pone davanti al foglio bianco, davanti alla tela, quale che sia. Il disegno, la pittura, è bella quando esprime chi l'ha realizzata... ecco, secondo me è questo ciò dovrebbe trasmettere l'insegnante all'allievo: la libertà di esprimere se stesso nel momento in cui dipinge...

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  2. Ma infatti è quello che volevo dire: l'insegnante deve permettere che l'allievo faccia emergere la sua personalità perciò deve essere mostrare umiltà.
    Gli deve dare gli strumenti, la conoscenza base e poi sarà l'allievo a decidere come utilizzarli. Anche perché se si vuole rompere le regole, bisogna prima conoscerle.

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Grazie per i commenti

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