Vengo dalla riunione che c'è stata oggi riguardo al Ravenna viso-in-aria e così ho potuto vedere molte delle altre compagnie e singoli che si apprestano a fare questa rassegna in cui partecipo con un mio progetto.
La cosa che più mi è piaciuta è che non c'erano distinzioni tra chi avesse esperienza, anche trentennale, e chi non avesse esperienza ed è all'inizio come me (non sono l'unica però).
Per me è stata un'esperienza formativa e lo sarà ancora di più a maggio. Questa riunione però non sarà l'unica fino a maggio, ma la prima di vari contatti. Infatti, nelle intenzioni della rassegna, si vuole che non solo chi si occupa il lato amministrativo, e anche quello tecnico, abbia delle responsabilità nei confronti della rassegna, ma anche tutti noi attori e non solo riguardo noi stessi, ma anche verso gli altri così come si promuove noi stessi e gli altri.
Ed è questa una cosa in cui la realtà ravennate si distingue perché di solito tra le compagnie teatrali c'è molta ostilità e pensano solo al loro interesse. Però il teatro io lo vedo molto come luogo di comunione non solo della compagnia, ma anche tra le compagnie e la collaborazione è sempre buona cosa naturalmente nel rispetto delle singole persone.
La realtà ravennate si distingue anche perché non ha un suo teatro, un suo modo di fare. Certo ci sono stati e ci sono anche adesso attori di teatro di fama anche internazionale però storicamente non può competere come succede col teatro partenopeo. Inoltre non ha una sua base storica e sicuramente non è Milano o Roma.
La realtà ravennate di adesso si deve a giovani di allora che volevano far teatro anche nella loro città ed è straordinario come da loro si sia passati di generazione in generazione e sono convinta che succederà ancora.
Questa riunione mi ha portato anche a riflettere sulla questione teatrale odierna. Al grido di "La gente non va più a teatro." si è contrapposto uno che sottovoce ha smentito questa frase.
In effetti se consideriamo i numeri, che puntualmente ogni anno escono, le presenze a teatro sono cresciute, ma qui per teatro non si intende la recitazione, ma il luogo dove adesso alcuni cantanti ambientano molte delle loro tappe in tournee.
Anche il teatro soffre della moda. Adesso va di moda il musical e quindi molte delle produzioni teatrali approfittano di questo trend per sfornare sempre più successi e perciò bisogna stare attenti: non vi fidate troppo perché molti spettacoli presenti puntano soprattutto a far soldi. Adesso non voglio criticare l'aspetto finanziario perché se vuoi fare uno spettacolo successivo devi fare in modo che quello di adesso sia buono però almeno ci metti l'anima. Molti dei spettacoli presenti invece puntano solo sull'effetto della moda, di battere il ferro ancora caldo e così non spiccano certo per originalità. Inoltre c'è anche l'effetto opposto: il pensare che il teatro sia solo musical.
Inoltre l'avvento dei talent-show ha tolto molto del fascino dell'artista, puntando tutto su una competitività, in alcune trasmissioni anche troppo, e generando così il mito del facile successo. La troppa visibilità è un qualcosa che secondo me danneggia gravemente l'artista che lo spinge a puntare come soli qualità la simpatia, l'aspetto fisico, l'essere accattivante ecc... insomma qualcuno su cui sognare e puntare senza stare lì a badare all'aspetto artistico.
C'è però un'altra realtà, anzi due, ed entrambi sono presenti anche qui a Ravenna: il completo snobismo verso le opere teatrali che non sono teatro classico. Di solito sono persone avanti con gli anni, signore tutte
impellicciate che vanno a vedere uno spettacolo teatrale soltanto perché c'è qualcuno di punta oppure per trascorrere una serata come un'altra come se lo spettacolo teatrale non porti a loro qualcosa. Quello che sto dicendo è dovuto anche, e soprattutto, a esperienza personale. Circa due anni fa sono andata a vedere uno spettacolo teatrale di una nota compagnia
sperimentale ravennate, i
Fanny&
Alexander. Al loro spettacolo, nella stagione teatrale di Prosa dell'Alighieri, ho potuto assistere a scene davvero incresciose: davanti a me una fila di signori anziani
commentavano ad alta voce, e senza alcun rispetto per chi guardava, con frasi come
Che vergogna! oppure
Sarebbe stato meglio se ci fosse stato Gigi Proietti. Almeno ci saremmo fatti due risate. Queste
affermazioni vanno ben oltre le semplici critiche, sono
denigratorie e non hanno rispetto per chi recita e per chi ascolta. E' normale che uno spettacolo non possa piacere, questo non lo nego, ma se non ti piace te ne vai o rimani in silenzio. Non ti comporti come se tu fossi l'unico spettatore lì presente. Non sei mica il re. E uscendo ho letto delle cose
sconcertanti (lo spettacolo poi si chiamava
Sconcerto e non solo come sensazione, ma anche come un omaggio al lavoro di
John Cage http://it.wikipedia.org/wiki/John_Cage) sul libro delle note:
Queste merde le dovete fare al Rasi e non qui. E' un qualcosa che mi fa
imbestialire e mi fa capire ancora di più l'ignoranza di suddette persone che si spacciano invece per degli
intellettuali. Forse queste persone non sanno che
il teatro classico era d'avanguardia e contemporaneo. Ora non voglio dire che magari chissà io o altri siamo degli Shakespeare o degli Aristofane per andare ancora più indietro per esempio però all'epoca il teatro classico non era certo classico. Era un qualcosa di vivo, pulsante come un cuore che si appresta a correre e non come se fosse tenuto in vita da delle macchine. Uno dei motti del Teatro delle Albe, compagnia ravennate di cui ho parlato spesso in post precedenti, quello che ha iniziato la
non-scuola, è quello di
mettere in vita l'opera e non di
mettere in scena. Anche se l'opera è tratta da un testo classico, questo va trattato come qualunque testo
contemporaneo perché come gli autori parlavano attraverso le loro opere ai loro
contemporanei così noi parliamo a voi. Ah,
naturalmente non tutti i signori che vanno all'Alighieri sono come quelli che ho descritto.
Poi c'è un'altra realtà, collegata a quella precedente, presente credo dappertutto senza distinzioni di piccole o grandi città ed è la gente che non va a teatro. Certo se a loro viene data l'idea che il teatro sia qualcosa di assolutamente noioso e deprimente, non li si può dar torto. Però non è così: il teatro è qualcosa di caldo, potente, puoi sentire gli attori respirare, condividi con loro lo stesso ambiente, è vitale e puoi sentire la loro energia attorno a te.
Quindi magari voi che mi leggete forse non verrete a vedermi, ma almeno andate a vedere qualche spettacolo teatrale. Provate e non arrendetevi se qualche spettacolo non vi è piaciuto. Insistete. Vedere spettacoli teatrali, assistere a delle perfomances apre di molto la mente. Credetemi!
Link delle compagnie citate:
Se poi volete dire anche la vostra e partecipare a questa discussione, fate pure.
P.S.: In questo mio incontro pomeridiano ho potuto scontrarmi con la mia ignoranza tecnica proprio nel senso letterale. Infatti una cosa è averla in mente, un'altra trasportarla nella realtà e non sempre quello che vuoi realizzare è possibile. Ma questo non è necessariamente un male perché ti porta a pensare, a essere più creativo e a non essere ovvio e banale.
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