giovedì 17 settembre 2015

Monologhi e racconti

Quest'estate ho partecipato a due concorsi di scrittura: scrivere un monologo per il blog di Elisa Elena Carollo e scrivere un racconto per quello di Romina Tamerici. Entrambi i concorsi erano in occasione del compleanno dei loro blog ed entrambe le modalità di scrittura (monologo e racconto) rispecchiano i loro blog (nota: vi consiglio di seguirli entrambi)
Avevo già in mente di realizzare un post con ciò che avevo scritto, ma visto che i commenti dovevano essere anonimi, ho dovuto prima aspettare che entrambi i blog svelassero i tre finalisti (potete leggerli qui e qui).
Stavolta non sono entrata in finale in nessuno dei due concorsi e posso anche capirlo: in entrambi i blog c'è stata una grande affluenza che immagino abbia messo in crisi le due blogger.

Quindi, ecco cosa ho scritto io.

Prima i due monologhi



Foglie d'autunno




Era il primo o il secondo anno delle elementari e come al solito, ero tenuta fuori dai giochi. Ero seduta per terra quando mi accorsi di un piccolo angolo in cui c'erano foglie d'autunno impegnate a girare in un vortice. Rimasi incantata a vedere quelle foglie che mi avvicinai e dopo un periodo a fissarle, allungai le mani e le muovevo come se stessi eseguendo una magia. Muovevo le mani in aria "disegnando" così traiettorie che le foglie avrebbero poi seguito. Dopo un po' anche gli altri miei compagni si avvicinarono a me e mi guardavano con stupore.
Poi il vento finì, le foglie caddero e i miei compagni se ne andarono ma la magia non era finita perché la sentivo nelle mie mani.




Una compagna


di Marko Popadic


Se l'ho vista in faccia? Certo che sì. Se per un qualche motivo ti sei affacciato alla morte, non è che puoi dimenticarla. Com'è stato vederla? Non riesco a descrivertelo. Credo sia come vedere di notte l'altro lato della Luna, quello nascosto. No, non c'è nulla di romantico in tutto questo. E come potrebbe esserlo? E' come se qualcosa mi avesse spinto a forza contro un muro ed io ero costretta a vederla, a fissare i suoi bianchi occhi e a sentire la sua risata anche se piano, piano non riuscivo più a sentirla. 
Com'è stato ritornare alla vita? Uno shock credo come avere sparata la luce in faccia appena ti hanno fatto nascere.
No, non sto cercando di essere coraggiosa o cinica.

Anzi, posso dire che oramai è diventata una compagna. No, non desidero morire e se ci penso non è che la voglia fare finita.

E' solo che... Ormai è diventata una mia compagna e non per questo mi vedrai affiliata a una setta che preannuncia la fine del mondo.

C'è prima di addormentarmi e anche quando sono felice e sto ridendo di gusto. C'è quando sono sola e quando mi sto godendo la compagnia degli altri.

Tutto qui.
Se adesso non mi fa più paura morire? Non lo so. 
Non saprei prevedere la reazione anche perché potrebbe capitare e magari non me ne accorgerei neanche.
Intanto vivo questa vita e per me va benissimo così.
Anzi, non potrebbe andare meglio.




Questi due monologhi raccontano un frammento di me, della mia vita.
Il primo è un ricordo che ho della mia prima infanzia ed è stato esattamente così, con quelle sensazioni, quella solitudine che sentivo all'inizio e il senso di magia alla fine.
Il secondo invece è una drammatizzazione ovvero un pensiero venuto a me in dormiveglia mentre stavo pensando a cosa poter scrivere ancora. Questa più che altro può essere una confessione: dieci anni fa ho rischiato di morire e l'ho voluto scrivere come lo stessi raccontando a un'altra persona e come se io stessa fossi un'altra.


Passiamo ai racconti


Se solo una piuma...







Sara era una donna forte. Lo è sempre stata. Portava, come se fossero niente, pesi da squarciarle mente e corpo, ma al vederla sembrava che camminasse leggera. Eppure da giorni pensava "Se solo una piuma mi portasse via." Con questo pensiero andò a letto come se fosse un ordine per il mondo onirico.
Ed eccolo il sogno.
Mentre era lì in attesa, ecco la piuma: volava in alto. Ogni volta che si muoveva, spostata da diversi venti, la piuma risuonava.
Sara saltava con le mani in alto: desiderava prendere la piuma.
La piuma alla fine scese leggera come se danzasse sulle punte. Alla fine Sara la prese e le disse: "Ti prego, bella piuma, portami via di qui." La piuma sentì le sue parole e, invece di portarla via, entrò nel suo corpo e decise di restare lì.
Sara sorrise sia nel sogno sia mentre stava dormendo: aveva una piuma che pulsava nel cuore.



La bambina




(ho scelto questa foto per il suo sguardo)





C'era un gran viavai in quell'ospedale e le pareti bianche sembravano appartenere ad un manicomio.
Il chiasso mi rimbombava nelle orecchie, ma io automaticamente me ne distaccavo. Dopotutto ci ero andata per visitare una bambina.
Agli occhi degli altri, questa bambina sembrava essere invisibile: nessuno badava a lei, nemmeno un medico.
Forse la davano per irrecuperabile, ma io so che ce la può fare. Nonostante lei faccia fatica a stare in piedi, abbia le mani e i piedi provati dal peso che hanno portato per anni in silenzio, ho fiducia in lei.
E poi il viso segnato da un pallore estremo con gli occhi che sembravano essersi riempiti così tanto di lacrime da gonfiarsi.
Da quanto non riesce a dormire?
Da quanto se ne sta lì in tensione?
Ogni tanto diceva qualche parola. A qualcuno sarà sembrato che stesse farneticando ma io so che non è così.
L'unica cosa che potevo fare in quel momento era stendermi accanto a lei e ascoltarla.
So che questo momento passerà. Ne sono certa.
Non posso mica abbandonarla a se stessa.
Le ho cantato una ninna nanna.
Il rumore sembrava essere sparito e io la guardavo. Un timido e lieve sorriso si è affacciato sul suo volto.
Nonostante un corpo che sembra essere martoriato, io lo so che dentro di sé conserva gelosamente una scintilla di luce.
Solo io lo so.
Dopotutto lei è la mia bambina interiore e se non ci fossi io ad ascoltarla, chi potrebbe farlo?


Altri due frammenti di me.
Il primo racconto si basa su un mio pensiero, sull'immagine di questa piuma così leggera, su questa sola, unica piuma capace di sollevarmi. Volevo scriverlo su Facebook ma poi ho pensato di trasformarlo in un racconto. Alla fine ho deciso che questa piuma non l'avrebbe sollevata, almeno non come credeva la protagonista del racconto.
Il secondo racconto invece si basa su un mio sogno ovvero io sul letto che ascoltavo questa bambina che stava male. Altre cose poi le ho aggiunte giusto per non far un racconto di due o tre righe.





Come vi sembrano questi miei scritti?
E parlando di racconti e di concorsi, vi ricordo che il 30 settembre scade il mio concorso.



P.S.: Tranne per una foto, non ho trovato l'autore anche se credo che l'ultima appartenga al documentario su di lei. Tutte le foto sono state trovate su Pinterest
P.P.S.: L'anno scorso ho partecipato ad entrambi. Solo il monologo è entrato come finalista, arrivando poi al secondo posto. Mentre ecco il racconto.

4 commenti:

  1. Grazie per aver partecipato! Anche i tuoi racconti sono molto belli :)

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    1. grazie a te. Questi concorsi sono poi un'occasione per mettersi alla prova indipendentemente da quello che è il risultato

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  2. Sono felice di vedere i tuoi monologhi e i tuoi racconti raccolti in questo post! Hai fatto un buon lavoro!
    Grazie ancora per aver partecipato!

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    1. Grazie a te. Sì, raccogliere tutti e quattro i miei scritti in un post solo era una cosa che desideravo fare.

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Grazie per i commenti

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