Ieri sono stata alla fiera del fumetto (e dei videogiochi) di Lucca, la più importante d'Italia. Erano due o tre anni che non ci andavo, ma mi hanno detto che l'anno scorso non mi sono persa niente: pioveva a dirotto.
Invece quest'anno era bellissimo, caldo addirittura tanto che mi sono tolta il maglione di sopra per tenermi solo la maglietta bianca a maniche corte che avevo sotto.
Non ho comprato tanto: un manuale su come fare il fumetto di Scott McCloud, un altro sulla prospettiva di David Chelsea (ve li consiglio se disegnate), la nuova uscita della rivista Scuola di fumetto, Wunderkammer di Stefano Bessoni (questo il suo blog) e un ombrellino cinese.
Ma Lucca è anche l'occasione dei cosplayers. Chi sono? In breve i cosplayers sono persone che si travestono da personaggi di fumetti, film, videogiochi... Così a dirlo sembra tanto una carnevalata però posso dirvi che è proprio una festa.
Adesso poi la fiera occupa tutto il centro di Lucca. La prima volta che ci sono andata eravamo tutti, noi e gli stand, concentrati in un spazio, ma da alcuni anni abbiamo invaso la città.
Quindi è davvero strano, in senso positivo ovvio, vedere queste persone mascherate nel centro storico della città.
Oggi è Halloween e già la Chiesa sta compiendo crociate (per esempio qua) per dire No, grazie (ma anche senza il "grazie") alla sua festa.
Dicono che è una festa pre-cristiana e che è solo una commercializzazione.
Due cose mi vengono spontanee: le feste cristiane sono dei derivati delle feste pagane così come viene spiegato in questo video:
E l'usanza dell'Albero di Natale? La spiegazione ve la dà Sheldon Cooper di The Big Bang Theory.
Seconda cosa: anche il Natale è ormai diventata una festività commerciale e spesso si comprano regali per dovere e non per il piacere.
La notte tra il 31 ottobre e il 1^ novembre rappresenta il calendario celtico e la divinità celebrata è Samhain che i cristiani lo identificano molto gentilmente con Satana. Ma quante volte lo devo dire che nel paganesimo Satana non esiste????
E' il giorno dedicato all'ultimo raccolto, ma anche il giorno nel quale il confine tra il mondo dei vivi e dei morti si assottiglia. La frase del dolcetto o scherzetto si riferisce all'usanza celtica di dare del cibo ai morti e non solo. Anche le creature come le fate e gli elfi erano da considerare perché potevano essere benevoli o no. Tutto dipende da come sono trattati.
L'usanza invece della zucca intagliata deriva dalla leggenda di Jack dalla Lanterna o Jack-o'-Lantern
La parola stessa Halloween è una contrazione di "All Hallows' Eve" dove Hallow è l'antica denominazione per "Santo".
La festa di Ognissanti era inizialmente il 13 maggio, ma poi è stata spostata proprio per sostituire l'antica festa pagana.
Insomma, non vi preoccupate: ad Halloween state pur certi che Satana non verrà a solleticarvi l'anima perché non è la sua festa.
Qui dei consigli su come festeggiare Samhain (l'immagine iniziale è stata presa proprio da quel sito) Qui invece potete vedere un mio disegno (è l'ultimo della lista) con il quale ho partecipato al tema della settimana ovvero Stregoneria nel blog Io disegno a modo mio. Mi sono basata sull'etimologia di strega ovvero "civetta" dal latino strix. Forse non sarà capibile di primo impatto, ma non volevo raffigurare la solita strega.
Ecco il disegno in versione più grande:
N.B.: Il disegno è più piccolo di un A4 quindi per il blog ho modificato un attimo l'immagine per togliere quell'antiestetica riga di sopra. Più che altro l'ho cancellata.
Buon Halloween!!!
P.S.: Mi rendo conto che il tono del post può sembrare polemico, ma sono davvero stanca di sentire fandonie su fandonie. Comunque da non cattolica posso anche credere che Gesù sia esistito, però non raccontato in quel modo. Su questo fatto non ci sono sicurezze.
Già una volta parlai di quanto fosse ridicola e arrogante, a volte, la libertà di espressione (clicca qui) soprattutto se viene fatta senza cognizione di causa.
Ebbene proprio ieri vengo a scoprire nel giornale Ravenna&Dintorni che la compagnia teatrale cesenate Societas Raffaello Sanzio (qui il loro sito) è sempre costretta ad interrompere il suo spettacolo "Sul concetto di volto nel figlio di Dio" al Théâtre de la Ville di Parigi perché dei manifestanti lo giudicano blasfemo e dicono basta alla Cristianofobia.
Certo, un bel modo per dire di no.
Nello sfondo c'è questo volto di Gesù dipinto da Antonello Da Messina
E così ieri è morto un grande della psicanalisi, James Hillman, statunitense. Aveva 85 anni.
Io l'ho potuto conoscere grazie al suo saggio su Pan e ne sono rimasta colpita: parlava direttamente all'anima e come Jung, del quale era stato un allievo, era fortemente interessato agli archetipi e all'azione che questi hanno su di noi.
L'anima che lui racconta non ha niente a che fare con ciò che intende la religione.
La sua scrittura è molto chiara, semplice e diretta. Anzi, per Pan ha avuto (giustamente) una scrittura carnale e nello stesso tempo sincera come lo è il suo personaggio
Ovviamente richiede un po' di concentrazione, ma credo che se avete anche un minimo interesse verso la psicologia potete benissimo leggere i suoi libri.
Alcuni critici lo pongono più tra i filosofi che fra gli psicologi. Dico che una contaminazione tra l'una e l'altra cosa sia giusta
C'è anche da dire che le sue idee, all'epoca di quando erano state pubblicate la prima volta, suscitarono scandalo perché presentavano una novità, un'evoluzione della psicanalisi. Non più il solito lettino, ma qualcosa che va ben oltre tanto che ci vollero degli anni per far sì che vengano accettate non solo dal settore, ma anche da alcuni artisti in generale che di solito sono restii a fare della psicologia.
Forse molta di questa attrattiva è nata dal potere che lui dava alle immagini o meglio, agli archetipi appunto.
Inoltre, come è successo con Pan, spesso si riferisce alla mitologia greca la quale è fatta di archetipi.
Ma più delle mie parole ecco le sue:
Gli dei sono vivi e fanno parte di noi. Non se ne sono mai andati. Li abbiamo solo scordati
Ermes-Mercurio oggi è dovunque. Vola per l'etere, viaggia, telefona, è nei mercati, e gioca in borsa, va in banca, commercia, vende, acquista, e naviga in Rete. Seduto davanti al computer, te ne puoi stare nudo, mangiare pizza tutto il giorno, non lavarti mai, non spazzare per terra, non incontrare mai nessuno, e tutto questo continuando a essere connesso via Internet. Questa è Intossicazione Ermetica.
Ecco qui invece una lettera per gli insegnanti italiani.
Bastien Vivès è un giovane fumettista francese nato a Parigi nel 1984 considerato già una star nel suo campo. Basti pensare che con Il gusto del cloro ha vinto nel 2008 al Festival di Angouleme, il festival di fumetti più importante d'Europa e seconda al mondo dopo quello di Tokio, il premio come Miglior Rivelazione.
Avevo visto qualcosa di suo, qualche suo disegno e tavola in giro per riviste come Scuola di fumetto. Lo trovavo strano anche perché non si può dire che il suo stile sia fumettistico.
A volte alcune suoi racconti brevi erano composti da una sola tavola ripetuta varie volte dove cambiavano solo i dialoghi.
In effetti in una intervista della rivista sopra citata, precisamente il numero 68, viene fuori che il suo linguaggio è molto più sul cinematografico e l'autore stesso ammette candidamente di essere ancora all'inizio, di stare ancora imparando.
E' solo leggendo Polina, il suo ultimo graphic novel (il maschile è d'obbligo visto che novel in italiano significa romanzo) edito qui in Italia da Black Velvet Editrice, che riesco a capirlo meglio.
Premetto che non avevo letto niente di suo neanche il già citato Il gusto del cloro e così mi sono lasciata accompagnare dalla vita di questa ragazza russa, Polina ovviamente, guidata dal suo amore per la danza.
La prima cosa che ho notato è il tratto ridotto all'essenziale senza però dimenticare l'anatomia visto che la storia è ambientata nel mondo della danza. E inoltre il colore steso uniforme senza tante differenziazioni e tonalità. Sempre gli stessi colori.
Ecco una tavola per farvi un'idea:
La ricchezza della storia è data dal suo ritmo.
Già per Il gusto del cloro, leggevo di lui nelle recensioni come il fumettista delle pause e dei silenzi e io confermo anche quando ci sono i dialoghi.
Seguiamo Polina e le sue prime lezioni di danza classica, gli scontri con professori severi, la sua voglia di esplorare nuove strade.
Una cosa che mi ha colpito di Polina è la sua naturalezza anche quando qualcosa non le va, non importa prende un'altra strada e si lascia condurre...
E credo sia questa la sua grande forza, ma anche di Vivès: la naturalezza.
Consiglio fortemente questo graphic novel da leggere e da rileggere.
P.S.: Bastien Vivès ha anche un blog. Qui il link.
Aggiornamento 13 dicembre 2012:
Cos'altro dire di questo graphic novel? In rete ho letto anche alcuni commenti negativi su Polina. Del fatto che alcune volte i personaggi sembrano fluttuare nel vuoto, che l'anatomia non è poi perfetta e in effetti non hanno tutti i torti.
Per esempio nell'ultima vignetta qui si può vedere la mano del maestro che non è tratteggiata al massimo. Lo stile di Vivès è un po' stilizzato e molto lineare.
A parer mio, non lo trovo molto come un fumettista ma con questo non voglio dire che non è bravo bensì nel senso che non lo trovo un fumettista classico.
Infatti come ho specificato prima, lui ritiene di dover imparare ancora.
Quindi sono molto curiosa del suo percorso e spero che non dimentichi mai il suo sguardo che punta molto sulla cinematografia.
Vivi come se dovessi morire domani, pensa come se non dovessi morire mai.
Questa forse è una delle citazioni errate più conosciute. Però alla fine cosa importa? L'importante è quello che comunica non tanto quello che l'ha detto la prima volta o come è stato detto.
Non è per fare i nozionisti, ma è proprio quello che suscita ad essere rilevante o no?
Anch'io sono stata colpita dalla morte di Marco Simoncelli.
A differenza di Amy Winehouse, la sua morte è arrivata improvvisa.
Forse nessuno si sarebbe mai aspettato la morte di questo ragazzo giovane, di soli 24 anni, così sorridente e cordiale.
Queste caratteristiche erano la sua forza e il suo tratto riconoscitivo anche per chi, come me, non segue le corse motociclistiche.
Quei riccioli così lunghi che sembravano far da cuscino alla testa, quella risata così aperta che manco per poco ci entravano gli insetti volanti, quel suo modo di essere, di stare lo facevano sembrare un ragazzo come tanti altri che sta "solamente" seguendo la sua passione.
Vivi come se dovessi morire domani, pensa come se non dovessi morire mai.
Credo che Simoncelli abbia seguito questa citazione fino alla fine.
In un giornale, la sua morte è stata raccontata con dei versi dell'Iliade (ovvero con la morte di Patroclo ), ma io qui voglio leggere in lui solo la gioia della vita.
Vita bastarda! Aveva tutta la vita davanti! queste solo alcune delle frasi che ho letto in questi giorni.
Una grande rabbia verso la vita o meglio verso il destino che prima lo fa andare così in alto e poi cadere precipitosamente.
Alcuni dicono che più o meno se l'è cercata.
Io dico semplicemente che è morto facendo quello che amava.
Certo è una magra consolazione soprattutto per chi lo conosceva bene, per chi gli era accanto giorno dopo giorno però sarebbe totalmente ingiusto abbandonare tutto e affidarsi solo alla rabbia, al rancore.
Purtroppo la morte non ha una data di scadenza cioè non è che appena nasciamo, usciamo dalla vagina, abbiamo già la data di scadenza come succede con i prodotti.
La vita la si crea giorno dopo giorno, con le persone e le emozioni che incontri.
Sarebbe troppo bello se i bambini e i giovani non morissero mai. Ci sembrerebbe più equo però non è così.
Ovviamente non sto parlando degli stermini, degli incidenti che erano prevedibilissimi.
Ora non so neanche se davvero ci sono state delle mancanze da parte di qualcuno o di qualcosa per la morte di Simoncelli.
Comunque alla fine moriamo tutti, ci decomponiamo allo stesso modo così però è la vita che hai trascorso che fa la differenza.
Non dipende tanto quanto viviamo, ma come.
Voglio finire con una frase inventata da me e che ho scritto anni fa alle superiori:
Nascere piangendo,
morire sorridendo.
E così una vita non si sprecò.
Preferisco ricordarti con questo tuo ultimo video (clicca qui) e non con quello dell'incidente.
Preferisco che sia questo il tuo ultimo video quello più legato al ricordo tuo.
Che arte sarebbe stata senza l'apporto delle muse? Non parlo delle figure mitologiche, ma di donne in carne e ossa che sono servite da modelle e anche più ai pittori e non solo.
Come vi avevo già accennato qui verso la fine, vi avrei parlato di Elizabeth Eleanor Siddal detta Lizzie (Londra, 1829 - ivi, 1862)
Di umile famiglia, notata da Walter Howell Deverell quando faceva la sartina, presto conobbe gli altri Preraffaelliti.
Aveva una bellezza sospesa, malinconica, quasi rapita da qualcosa, lei fu la modella principale della Confraternita soprattutto di Dante Gabriel Rossetti, co-fondatore del movimento artistico e suo marito, ma posò per altri pittori.
Due anni fa fu realizzato da Marco Tagliapietra un graphic novel biografico su di lei, edito dalla 001 Edizioni, ed è un'ottima occasione per conoscerla, per scoprire alcune cose di lei.
copertina del fumetto
il quadro dal quale è stata presa la copertina, la celeberrima Ofelia di John Everett Millais, 1851-1852
Per fortuna che esistono i doodle di Google sennò non mi sarei mai accorta che oggi, 21 ottobre 2011, sarebbe stato il centenario della nascita di Mary Blair (nata Mary Robinson).
Forse alcuni di voi non la conoscono. Neanch'io la conoscevo fino a qualche anno fa da quando ho visto un contenuto speciale del dvd di Cenerentola della Disney.
Infatti, è lei che dovete ringraziare se gran parte dei film d'animazione della Disney (ovviamente parlo per quelli vecchi) hanno uno stile sognante.
Lei si occupava dell'arte concettuale ovvero la fase preliminare per la realizzazione del film. Fondamentale è saper cogliere l'atmosfera, la più adatta per il film, che poi durerà per tutto il tempo.
Ci sono libri che si leggono nell'infanzia e rimangono per sempre.
Al di là degli ovvi, anche se meritevoli, Pinocchio, Il Piccolo Principe (anche se quest'ultimo l'ho scoperto un po' più tardi ovvero alle superiori), ce n'è uno al quale sono particolarmente affezionata.
Si intitola Lo stralisco ed è di Roberto Piumini (Edolo, 1947).
Edito per la prima volta nel 1987, io lo lessi in quarta elementare ovvero 5-6 anni dopo.
E' un libro che tuttora conservo con tutte le annotazioni fatte a scuola. Non solo l'abbiamo letto, ma io e tutta la classe abbiamo anche visto uno spettacolo teatrale tratto da questo romanzo.
Poco fa l'ho riletto dopo tanto tempo e mi sono sentita volare.
l'illustrazione di Cecco Marianello che fà da copertina
La storia, ambientata nella città turca di Malatya racconta dell'amicizia tra Sakumat, un pittore "...non giovane ma nemmeno anziano: aveva l'età in cui gli uomini saggi sanno stare in amicizia con se stessi, senza perdere quella degli altri..." e un bambino di undici anni Madurer.
Purtroppo il bambino soffre di una malattia che gli impedisce di stare all'aperto. Deve stare sempre al chiuso e lui non ha mai visto, dal vero, alberi, fiori, il mare, insomma il mondo esterno. Inoltre le mura in cui vive sono chiuse, senza nemmeno una finestra.
Suo padre, il burban Ganuan, ovvero il signore della regione ambientata, fa contattare il pittore per chiedergli un lavoro: dipingere le mura.
Ed è proprio con questa promessa che Sakumat e Madurer non danno vita solo, con la pittura del primo e l'immaginazione dell'altro, a dei paesaggi, ma anche a delle autentiche avventure dove ci sono combattimenti di pirati e altro, provando a immaginare quello che non si vede.
Non solo danno vita, ma compiono l'atto di "...aggiungere il resto della vita..."
-ATTENZIONE SPOILER:
Purtroppo la malattia di Madurer lascia poco scampo, ma alla fine lui muore sereno perché dopo tutto è "...sente una una stanchezza felice...".
Sakumet ritorna nella sua casa dopo più di un anno dalla sua partenza e dopo aver rifiutato altre commissioni, decide di diventare un pescatore.
Ecco cosa ho scritto allora a stampatello nel libro: Il finale è commovente non triste perché Madurer è sereno e noi dobbiamo rispettare il pensiero e le convenzioni (immagino volessi scrivere "convinzioni") del nostro amico. Sakumat non vuole più dipingere perchè con Madurer aveva espresso il massimo della sua capacità creativa, un'esperienza irritibile (ovviamente intendevo "irripetibile").
Il libro è a lieto fine.
-FINE SPOILER
Che cos'è lo stralisco del titolo?
E' una pianta luminosa "...Splende nelle notti serene. E' una specie di pianta-lucciola, capisci? Noi adesso non la vediamo splendere perché è giorno. Ma di notte illumina il prato..." (cit. di Madurer).
Lo stralisco è un'apparizione brevissima, non è al centro di tutto il libro eppure ha un'importanza fondamentale. Quale? La lascio scoprire a voi.
Spero di avervi emozionato, di avervi indotto a leggerlo se non l'avete già fatto oppure di farvelo riportare alla memoria se invece ne avete avuto il piacere e inoltre che anche voi trovaste i propri orizzonti.
Hayao Miyazaki ha fiducia nei bambini, nella loro capacità di vedere l'invisibile, vedere oltre le apparenze, nel loro criterio, ed è per questo che lui, con lo Studio Ghibli, ha dedicato così tanti film ad essi.
Ora non dirige più però collabora e nel film Arrietty, tratto dalla serie di libri fantasy Gli sgraffignanoli (The Borrowers)di Mary Norton e da cui è stato tratto nel 1997 il film I Rubacchiotti ha firmato la sceneggiatura. La regia è di Hiromasa Yonebayashi, suo animatore in film precedenti. Questo è un bene che lo Studio Ghibli continui, che forma nuovi autori, che il messaggio continui.
Ogni suo film è un evento poiché ha uno stuolo di appassionati (come me) che vanno a vedere ogni suo film, ma dietro tutto questo c'è un motivo: il mondo di Miyazaki non si scorda tanto facilmente. Non perché è un mondo estraneo a noi, ma perché lo mostra in tutta la sua meraviglia, l'incanto che lo pervade (non a caso un saggio dedicato a Miyazaki s'intitola L'incanto del mondo, ed. Il Principe Costante). Ed è con questa caratteristica che vengono descritti gli "eroi", persone normali, a volte appartenenti a quei "status sociali" considerati deboli ovvero donne, anziani e ovviamente i bambini.
Inoltre è un'autentica emozione vedere ancora i disegni dipinti a mano, come quelli di una volta.
Cosa sono quei colori finti che ci sono adesso? A voi danno emozioni? A me no.
Ho avuto quasi l'impressione, a volte, di vedere dei quadri impressionisti, per quella delicatezza, quella soffusità che a volte si percepisce. Altre volte quel mondo colpiva per la minuziosità dei dettagli come se fossero cose vicine a noi, palpabili.
Le avventure di Arrietty, piccola prendi-in-prestito, e della sua controparte umana, Sho, un ragazzino con problemi cardiaci sin dalla tenera età, come le altre dello Studio Ghibli, scorrono con naturalezza e non è una storia che ha azione o chissà cosa, ma ha la poesia. Ovviamente c'è anche un cattivo, ma è caratterizzato in modo che si possa riconoscere anche tra le persone a noi vicine.
Molti altri lo diranno che i film dello Studio Ghibli sono poetici, ma non è che sia una frase fatta. E' così e basta e anche questa, una storia semplice senza troppi intrighi, ma non per questo "infantile".
C'è davvero l'anima in questi disegni.
Vi lascio con la canzone di Arrietty cantata dalla cantante e musicista bretone Cécile Corbel che si è occupata anche della colonna sonora. La sua storia è un po' particolare: lei stessa aveva inviato un cd di prova allo Studio Ghibli dicendo di come la sua musica fosse stata influenzata dai film di Miyazaki e fu scelta. (fonte: wikipedia).
e l'ha cantata anche in italiano
I'm fourteen years old I'm pretty
Un'energica piccola lady
Sotto al pavimento sto
Da sempre una prendimprestito
A volte son 'happy', a volte sto giù
Vorrei incontrare qualcun
Con il vento tra i capelli miei
Vorrei stare a fissare il cielo
Un fiore a te vorrei venire a portar
Là fuori tutto un altro mondo c'è
Guarda le farfalle volteggiare!
È solo me che stanno ad aspettar...
Così niente può mai cambiare
Nel mio piccolo mondo personale
Non che lo detesti o che
Ma a proposito di te
Di più, di più io vorrei saper
Tristezza e felicità vengono sempre
In coppia mischiate fra lor
Con il vento tra i capelli miei
Vorrei stare a fissare il cielo
Un fiore a te vorrei venire a portar
Là fuori tutto un altro mondo c'è
Guarda le farfalle volteggiare!
E' solo te che stanno ad aspettar...
Allo splendere del sol
circondata da mille fiori
Insieme a te i giorni vorrei passar
Così sentendo nel mio cuor...
in un mondo del tutto nuovo
A modo mio vado a vivere
A volte qualcosa di incredibile succede per davvero.
Aggiornamento 22 gennaio 2013:
Ecco una video-recensione breve e ironica del film.
Chester A. Bum è un personaggio interpretato da Doug Walker ossia Nostalgia Critic.
Se andate a vedere altre recensioni di Chester A. Bum, vedrete che si assomigliano per il modo di fare e per l'ironia che può piacere o no.
E così ieri sono andata a vedere il film Jane Eyre diretto da Cary Joji Fukunaga.
Così come per Bright Star mi sono sentita condotta in un mondo estraneo, ma comunque vicino.
Sebbene in questi ultimi 50 anni ci sia stata la liberalizzazione del sesso, sono nate anche altrettante nevrosi e soprattutto a volte manca la passione.
La letteratura romantica impazza, letteratura ambientata in luoghi dove di giorno è tutto un gioco di sguardi, di parole, di accenni sottili e invece di notte irrompe il fiume abbattendo le dighe delle convenzioni.
Ora invece cosa ci rimane?
C'è più passione amorosa in un film come in Jane Eyre che in molti film ambientati ad oggi.
E attenzione non sto parlando di smancerie soltanto per farsi notare, ma di autentiche parole e gesti.
Ma la passione la mettono anche i protagonisti: Mia Wasikowska (già vista nel deludente Alice in Wonderland di Tim Burton e posso ben vedere che la ragazza sa recitare) nel ruolo di Jane Eyre e Michael Fassbender in quelli del signor Rochester.
I film in costume sono considerati tra quelli più difficili da recitare perché c'è un altro linguaggio, un altro modo di comportarsi, di muoversi e tutto questo viene dipeso dalle convenzioni sociali e dagli abiti indossati. A queste condizioni, ogni esagerazione viene subito notata.
Anche i comprimari recitano spinti dalla verità delle parole.
Ovviamente per passione non intendo niente di spinto, ma di qualcosa di emotivamente coinvolgente ed essa viene sostenuta da un senso estetico raffinato sia nelle fotografia sia nelle musiche di Dario Marianelli, giovane compositore italiano già vincitore del Premio Oscar per Espiazione senza dimenticare i costumi (non a caso è un film in costume)
Il cognome del regista tradisce origini giapponesi e non si esclude che abbia messo un po' di gusto nipponico nel film.
Inoltre nel film c'è anche posto per un sottile senso di paura, quella che prova Jane Eyre nella casa piena di segreti del signor Rochester.
Il regista stesso affermò che nelle 20 edizioni cinematografiche del film questo aspetto veniva lasciato in secondo piano. Eppure non bisogna mai dimenticare l'ambiente della storia e qui abbiamo un luogo ostile, freddo in più mesi dell'anno, con una natura quasi rocciosa che sboccia solo in primavera.
Non ho letto il libro e presto colmerò questa lacuna, ma soprattutto spero che lo leggeranno le ragazze di oggi, le stesse che leggono Moccia&company perché la storia di questa ragazza orfana, non necessariamente di una bellezza straordinaria (anche se io l'ho trovata più luminosa di tutte quelle dame impastricciate), dotata di un'intelligenza acuta, capace di grandi sogni e di non mentire a se stessa possa far parte del bagaglio culturale di quelle che hanno come modelli quelle della tv.
E' una speranza.
P.S.: Da parte mia l'ho trovato quasi un film inattaccabile anche se ho avvertito una mancanza ovvero la poca presenza di Bertha Mason interpretata da Valentina Cervi. Forse leggendo il libro noterò più incongruenze.
Il racconto che segue non è di mia invenzione, ma mi è arrivato attraverso un'e-mail ed è dedicato alla Giornata degli Indignados che si terrà questo sabato a Roma.
LA CRISI DEGLI ASINI
Un uomo in giacca e cravatta è apparso un giorno in un villaggio. In piedi su una cassetta della frutta, gridò a chi passava che avrebbe comprato a € 100 in contanti ogni asino che gli sarebbe stato offerto. I contadini erano effettivamente un po' sorpresi, ma il prezzo era alto e quelli che accettarono tornarono a casa con il portafoglio gonfio, felici come una pasqua. L'uomo venne anche il giorno dopo e questa volta offrì 150 € per asino, e di nuovo tante persone gli vendettero i propri animali. Il giorno seguente, offrì 300 € a quelli che non avevano ancora venduto gli ultimi asini del villaggio. Vedendo che non ne rimaneva nessuno, annunciò che avrebbe comprato asini a 500 € la settimana successiva e se ne andò dal villaggio.
Il giorno dopo, affidò al suo socio la mandria che aveva appena acquistato e lo inviò nello stesso villaggio con l'ordine di vendere le bestie 400 € l'una. Vedendo la possibilità di realizzare un utile di 100 €, la settimana successiva tutti gli abitanti del villaggio acquistarono asini a quattro volte il prezzo al quale li avevano venduti e, per far ciò, si indebitarono con la banca.
Come era prevedibile, i due uomini d'affari andarono in vacanza in un paradiso fiscale con i soldi guadagnati e tutti gli abitanti del villaggio rimasero con asini senza valore e debiti fino a sopra i capelli. Gli sfortunati provarono invano a vendere gli asini per rimborsare i prestiti. Il corso dell'asino era crollato.
Gli animali furono sequestrati ed affittati ai loro precedenti proprietari dal banchiere. Nonostante ciò il banchiere andò a piangere dal sindaco, spiegando che se non recuperava i propri fondi, sarebbe stato rovinato e avrebbe dovuto esigere il rimborso immediato di tutti i prestiti fatti al Comune. Per evitare questo disastro, il sindaco, invece di dare i soldi agli abitanti del villaggio perché pagassero i propri debiti, diede i soldi al banchiere (che era, guarda caso, suo caro amico e primo assessore). Eppure quest'ultimo, dopo aver rimpinguato la tesoreria, non cancellò i debiti degli abitanti del villaggio ne quelli del Comune e così tutti continuarono a rimanere immersi nei debiti. Vedendo il proprio disavanzo sul punto di essere declassato e preso alla gola dai tassi di interesse, il Comune chiese l'aiuto dei villaggi vicini, ma questi risposero che non avrebbero potuto aiutarlo in nessun modo poiché avevano vissuto la medesima disgrazia. Su consiglio disinteressato del banchiere, tutti decisero di tagliare le spese: meno soldi per le scuole, per i servizi sociali, per le strade, per la sanità... Venne innalzata l'età di pensionamento e licenziati tanti dipendenti pubblici, abbassarono i salari e al contempo le tasse furono aumentate.
Dicevano che era inevitabile e promisero di moralizzare questo scandaloso commercio di asini. Questa triste storia diventa più gustosa quando si scopre che il banchiere e i due truffatori sono fratelli e vivono insieme su un isola delle Bermuda, acquistata con il sudore della fronte.
Noi li chiamiamo fratelli Mercato. Molto generosamente, hanno promesso di finanziare la campagna elettorale del sindaco uscente. Questa storia non è finita perché non sappiamo cosa fecero gli abitanti del villaggio.
E voi, cosa fareste al posto loro? Che cosa farete? Se questa storia vi ricorda qualcosa, ritroviamoci tutti nelle strade delle nostre città e dei nostri villaggi Sabato 15 ottobre 2011 (Giornata internazionale
degli indignati) ... e fate circolare questa storiella....
Fine del racconto e speriamo anche di questa situazione.
Ravenna 8 ottobre 2011 (ieri praticamente) Notte d'Oro.
A parte le polemiche (quelle ci saranno sempre), queste occasioni possono farti scoprire autori che fino a un momento fa non conoscevi ed è il caso di questa artista ilana Shafir nata a Sarajevo nel 1924 quando allora c'era la Jugoslavia.
Durante l'occupazione nazista, ha visto sterminare delle famiglie, ma lei e la sua famiglia sono scappati.
Nelle sue opere c'è proprio l'amore per la vita, un mondo così ricco e vivo che è un piacere guardarlo.
A voi lascio la visione del filmato che ho fatto:
Scusate la qualità, ma avendo perso la mia ultima telecamera (mannaggia!), ho dovuto arrangiarmi con la prima. Ho cercato di andare il più lenta possibile per mostrarvi i dettagli. Spero mi possiate perdonare.
La mostra è stata realizzata nel portico interno della Biblioteca Classense ed è stata realizzata, come molte altre manifestazioni, in occasione per Ravenna Capitale 2019.
Steve Jobs è morto. Beh, ormai credo che lo sappiate tutti perché la notizia ha fatto il giro del mondo da stamani.
Alcuni dicono che ha perso la battaglia con la malattia. Ma io non credo proprio o almeno è un uomo che ha vissuto.
Adesso non mi interessano le sue invenzioni, ma l'uomo.
Mi auguro che anche tutti voi siate affamati e folli, ma soprattutto mi auguro che vi rendiate conto che state vivendo solo nel momento in cui sapete di star morendo.
E' stato citato quando ho parlato delle Streghe, delle Ninfe, ha aiutato Psiche.
Di chi sto parlando?
Ma naturalmente del semidio greco dei boschi Pan.
Pan adagiato di Peter Paul Rubens, 1610 ca.
mosaico pavimentale di origine romana, 138-192 d.C.
Questa fotografa l'ho scoperta solo qualche mese fa, ma me ne sono innamorata subito.
La fotografia era proprio agli albori, non erano passati neanche 50 anni dalla sua scoperta e la sperimentazione stava prendendo atto.
Si può forse dire che Julia Margaret Cameron sia la prima fotografa donna ed amava ritrarre le donne. Amava ritrarre.
L'epoca vittoriana, con la sua atmosfera sognante e rarefatta, impregnava le foto di questa artista. Sono quasi creature imprendibili, quasi evanescenti come fossero delle apparizioni quelle qui ritratte.
Anche molti personaggi illustri si sono lasciati fotografare da lei come potrete vedere.