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lunedì 17 ottobre 2011

Lo stralisco, di Roberto Piumini

Ci sono libri che si leggono nell'infanzia e rimangono per sempre.
Al di là degli ovvi, anche se meritevoli, Pinocchio, Il Piccolo Principe (anche se quest'ultimo l'ho scoperto un po' più tardi ovvero alle superiori), ce n'è uno al quale sono particolarmente affezionata.
Si intitola Lo stralisco ed è di Roberto Piumini (Edolo, 1947).
Edito per la prima volta nel 1987, io lo lessi in quarta elementare ovvero 5-6 anni dopo.
E' un libro che tuttora conservo con tutte le annotazioni fatte a scuola. Non solo l'abbiamo letto, ma io e tutta la classe abbiamo anche visto uno spettacolo teatrale tratto da questo romanzo.
Poco fa l'ho riletto dopo tanto tempo e mi sono sentita volare.

l'illustrazione di Cecco Marianello che fà da copertina


La storia, ambientata nella città turca di Malatya racconta dell'amicizia tra Sakumat, un pittore "...non giovane ma nemmeno anziano: aveva l'età in cui gli uomini saggi sanno stare in amicizia con se stessi, senza perdere quella degli altri..." e un bambino di undici anni Madurer.
Purtroppo il bambino soffre di una malattia che gli impedisce di stare all'aperto. Deve stare sempre al chiuso e lui non ha mai visto, dal vero, alberi, fiori, il mare, insomma il mondo esterno. Inoltre le mura in cui vive sono chiuse, senza nemmeno una finestra.
Suo padre, il burban Ganuan, ovvero il signore della regione ambientata, fa contattare il pittore per chiedergli un lavoro: dipingere le mura.
Ed è proprio con questa promessa che Sakumat e Madurer non danno vita solo, con la pittura del primo e l'immaginazione dell'altro, a dei paesaggi, ma anche a delle autentiche avventure dove ci sono combattimenti di pirati e altro, provando a immaginare quello che non si vede.
Non solo danno vita, ma compiono l'atto di "...aggiungere il resto della vita..."

-ATTENZIONE SPOILER:
Purtroppo la malattia di Madurer lascia poco scampo, ma alla fine lui muore sereno perché dopo tutto è "...sente una una stanchezza felice...".
Sakumet ritorna nella sua casa dopo più di un anno dalla sua partenza e dopo aver rifiutato altre commissioni, decide di diventare un pescatore.
Ecco cosa ho scritto allora a stampatello nel libro: Il finale è commovente non triste perché Madurer è sereno e noi dobbiamo rispettare il pensiero e le convenzioni (immagino volessi scrivere "convinzioni") del nostro amico. Sakumat non vuole più dipingere perchè con Madurer aveva espresso il massimo della sua capacità creativa, un'esperienza irritibile (ovviamente intendevo "irripetibile").
Il libro è a lieto fine.

-FINE SPOILER

Che cos'è lo stralisco del titolo?
E' una pianta luminosa "...Splende nelle notti serene. E' una specie di pianta-lucciola, capisci? Noi adesso non la vediamo splendere perché è giorno. Ma di notte illumina il prato..." (cit. di Madurer).
Lo stralisco è un'apparizione brevissima, non è al centro di tutto il libro eppure ha un'importanza fondamentale. Quale? La lascio scoprire a voi.


Spero di avervi emozionato, di avervi indotto a leggerlo se non l'avete già fatto oppure di farvelo riportare alla memoria se invece ne avete avuto il piacere e inoltre che anche voi trovaste i propri orizzonti. 

2 commenti:

  1. Devo trovare questo libro! Appunto ho fatto la mia tesi di laurea su una scrittrice francese del 600, e più precisamente sul tema dell'imprigionamento in torri o fra le quattro mura della casa, tema molto presente nella sua opera. Anche là succede che dei pittori siano convocati a dipingere il mondo reale, la storia del paese o altre cose a scopo di insegnamento. Sembra che sia un elemento ricorrente nei racconti poplari. "Aggiungere il resto della vita" è un'espressione meravigliosa, non la dimenticherò.

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Grazie per i commenti