A volte si rimprovera alla bellezza di essere effimera, troppo breve e così la si cerca di rendere eterna. Questo vale anche per le nostre vite per le quali l'eternità sembra essere il sogno più grande.
Mi chiedo il perché di questa smania. Se noi vivessimo per sempre, non vivremmo per davvero perché i giorni si susseguiranno e non sei più spinto a cercare, a inseguire e seguire. Come forse avrete capito leggendo qualche post mi piace la mitologia greca e nel profondo penso che gli dei invidiassero gli umani perché li vedono battersi sapendo che un giorno il loro corpo cesserà di esistire. Sono convinta che se noi fossero come delle farfalle, molti non volerebbero perché saprebbero quanto poco gli rimane. La farfalla non si mette a pensare a queste cose, la farfalla non pensa e vola libera. Per questo è bella.
Non ci possiamo godere la bellezza proprio nel suo essere effimera? L'arte non è forse un modo più onesto per rendere eterno l'effimero?
Oggi ho fotografato dei boccioli di rosa e qui li voglio rendere eterni.
La Primavera è meravigliosa perché nonostante si sa che arrivi, non è mai banale e ogni piccolo evento viene visto come una meraviglia continua. Ecco a voi foto di fiori che ho potuto cogliere (le foto, non i fiori) nelle vicinanze di casa mia.
Per riuscire a vedere la bellezza non è necessario andare in capo al mondo perché la bellezza circonda tutti noi, è lì a portata tua che aspetta solo di essere ammirata. Ogni cosa può diventare bellezza pura e autentica se noi riusciamo a percepirla. Ci sono altre cose che non sono riuscita a fotografare come l'impollinazione dei fiori da parte di vespe e api. Ero lì che osservavo quale particolare cogliere e vedo spuntare un'ape di fronte a me. Per nulla intimorita, ma anzi emozionata, volevo fare un filmato dell'impollinazione, ma è difficile perché sono così veloci. Spesso si sottovaluta questo lato importante, come se la Natura facesse cose inutili, e lo si interpreta come l'atto di un dongiovanni che va a "impollinare" tante donne. Quanta malignità e ignoranza ci può essere.
Questo post è dedicato a tutti coloro che rimangono bambini nell'animo, spontanei e innocenti come gemme racchiuse in una calda veste di corteccia, che abbracciano affettuosamente ogni piccolo ramo storto e che soprattutto non si lasciano intimorire da rigidi schemi e troppo dritti.
Venerdì scorso sono andata a vedere Alice in Wonderland di Tim Burton e ammetto che ne sono rimasta delusa. Sapevo che si trattava di un seguito idealizzato però avevo fiducia nell'immaginario di Tim Burton. Purtroppo non avevo considerato l'impronta della Disney.
Non aggiunge niente di nuovo a tutto quello che è stato realizzato precedentemente. Mi è sembrata la solita storia con il combattimento finale tra bene e male ed è questo quello che più mi ha disturbato: nei film burtoniani la distinzione tra bene e male non è mai netta e anzi chi viene considerato oltre misura, fuori dalla normalità è il protagonista, colui che si distingue dagli altri.
C'è da dire che se dovessi dargli un voto, gli darei non qualificabile.
Stamattina sono andata a Bologna per la Fiera delle Illustrazioni, fiera a cui ho avuto diritto a un pass gratuito partecipando al concorso anche se non sono stata presa tra i vincitori.
La mia visita alla fiera ha avuto due parti: la prima tra le selezioni degli illustratori e la seconda negli stand editoriali.
Cosa posso dedurre da ciò che ho visto? Beh, che la materia prima c'è, c'è l'inventiva però poi quando si tratta di pubblicare, trovare qualcuno che investa su di te è molto difficile. Se si guarda le varie case editrici, si vede come si cerca sempre di ripetere la stessa formula appena si capisce che funziona.
Inoltre ho capito che il mercato per bambini è un mercato molto più vasto di quanto si crede e si vede nelle librerie dove è relegato un piccolo spazio.
Eppure ci sono molti capolavori evergreen destinati ai bambini, ma che si leggono sempre con piacere: Pinocchio, Peter Pan, Alice nel Paese delle Meraviglie, le fiabe di Andersen e Il Piccolo Principe (per citare gli esempi più famosi) che ancora vendono indipendentemente dalle mode. Perché vendono? Perché sono universali, perché parlano di noi eppure sono letture "per bambini" come se ciò dicesse che quindi sono infantili e senza importanza.
Inoltre mi sono sentita quasi esclusa dal mondo dell'editoria (o almeno dalla maggioranza) poiché ogni editoria ha un suo modo di fare e io mi sentirei bloccata se mi chiedono di fare qualcosa di lezioso, di "puccioso", di ........Che cariiiiiiiiiiiiinoooooooooooooo! Lo voglio! Lo voglio! Lo vogliooooooooo!!!!!!!!! Ecco di questo.
Mi viene in mente Tim Burton. Lui che sin da piccolo disegnava ed è stato assunto dalla Disney e tra i suoi lavori c'è stato Red & Toby nemiciamici: "Era una tortura, dovevo disegnare tutte le scene con le graziose bestioline ammiccanti. Semplicemente non ci riuscivo." (da wikipedia). E adesso che è stato riassunto dalla Disney per Alice in Wonderland (presto vorrò fare un post su questo argomento), le briglie non si sono sciolte del tutto. Anch'io quando mi sono cimentata nel realizzare le cinque illustrazioni per il concorso alla Fiera, mi sono sentita bloccata e impaurita perché avevo paura di stare andando più in là finendo così all'ultimo momento nel realizzare ciò che ho mandato e di certo non era il meglio che potevo dare.
Non bisogna che le immagini vadano al potere, bisogna dare potere alle immagini!
Se le immagini si impoveriscono a cliché, anche la nostra immaginazione diventerà tutta un cliché.
P.S.: Avevo caricato le pile della macchina fotografica, volevo fare un filmato sulle illustrazioni dedicate a Gianni Rodari (da piccola avevo letto Il libro degli errori e La freccia azzurra), ma non avevo dimenticato di mettere le pile?! Aargh!
P.P.S.: Dal 1995, l'Unesco ha deciso che oggi è la Giornata Mondiale del Libro. Quindi oggi ci sono varie iniziative e la più famosa è quella di Sant Jordi in Catalogna, Spagna, dove in strada si leva il grido "Mas libros, mas libres!" (trad. Più libri, più liberi!). L'ho letto nella rivista Illustrati (http://www.libri.it/) e mi sembrava giusto dirvelo anche se ormai il 23 sta finendo. Leggere un libro è un incontro con noi stessi. Sempre!
Oggi è Primavera ed è anche la Giornata Mondiale della Poesia quindi ho voluto dare il benvenuto alla Primavera con una delle mie poesie preferite in assoluto, e che per me racconta bene questo passaggio dall'Inverno alla Primavera, Veglia di Giuseppe Ungaretti.
La Primavera che si risveglia e che fa sbocciare fiori rossi non solo nella Natura, ma anche nella nostra Anima.
Felice Primavera e Risveglio a tutti voi!
Carissimi, ho intenzione di scrivere una lettera al sindaco di Ravenna, Fabrizio Matteucci, riguardo a Ravenna e all'arte, una cosa di cui ho ampliamente parlato, o meglio scritto, in post precedenti soprattutto alcune frasi. Spero che non vi sentiate esclusi come se questa cosa riguardasse solo me e chi abita a Ravenna. Se anche nella vostra città provate queste mie sensazioni, ditele pure. Sapete che mi piace mantenere aperto il dialogo.
Questo è il testo:
Egregio Sindaco,
sono una ragazza ravennate di quasi 27 anni e mi chiamo Elena. Se ho deciso di scriverLe è perché Le voglio esporre il mio personale e modesto parere riguardo a Ravenna e la sua candidatura a Capitale europea della Cultura nel 2019. Sono orgogliosa di questo evento e spero fortemente che ciò possa avverare però credo che si possa fare molto di più. Le voglio esporre la mia esperienza personale.
Voler fare pittura in una città che è nota per il mosaico non è molto edificante e neanche stimolante perché continuamente ti viene sbattuta in faccia l'idea di Ravenna, la città del mosaico. Eppure io sono ravennate di nascita e orgogliosa di esserlo. E' Ravenna che mi ha fatto nascere e visto crescere, è a Ravenna che ho potuto apprendere la Pittura e che mi ha visto partecipe di molti laboratori teatrali e successivamente autrice e interprete di un mio progetto teatrale che vedrà la luce nella rassegna Ravenna viso-in-aria. Ma se nel teatro si sta smuovendo qualcosa, lo stesso non si può dire della pittura.
Come credo Lei sappia bene, l'Accademia di Belle Arti di Ravenna non dispone più della Pittura, spostata, ma neanche di Decorazione e Scultura. Tutto ciò mi è rimasto come smacco anche a livello affettivo non solo riguardo a me, ma anche nei riguardi di un mio parente che lì ha insegnato e ne è stato anche preside. Io ho avuto la fortuna di finire i miei anni in tranquillità e di laurearmi, ma perché non concedere questa possibilità anche adesso? Non tutti riescono a spostarsi facilmente e non so se io avrei potuto.
Allora mi chiedo, Ravenna vuole solo ospitare artisti illustri? Non li vuole far nascere e allevare come una madre premurosa? Ravenna non vuole avere degli artisti nati a Ravenna oppure che ci abitano, di cui essere orgogliosa? L'istruzione (e qui parlo anche dell'Istituto musicale "G.Verdi") non è un sacrosanto diritto?
Fino a una trentina di anni fa il teatro ravennate era qualcosa di completamente sconosciuto ed estraneo eppure è grazie a giovani di allora che volevano fortemente fare teatro nella loro città se adesso possiamo considerare il teatro ravennate come una curiosa anomalia che si estende e che ha riconoscimenti non solo in tutta Italia, ma anche in tutto il mondo.
Io non voglio rinnegare il passato musivo di Ravenna, ma non bisogna fare di Ravenna un "ghetto" anche perché un'ampia varietà culturale non può che fare solo del bene alla città e ai cittadini.
Inoltre non bisogna dimenticare l'influenza che Ravenna ha avuto nell'arte mondiale: Oscar Wilde ha composto una poesia quando era giovane un anno dopo la sua visita qui a Ravenna, Gabriele D'Annunzio ha scritto due poesie su Ravenna, uno dei racconti del Decameron è ambientato nella pineta di Classe e Sandro Botticelli ha dipinto proprio questo racconto e Gustav Klimt ha iniziato a dipingere i suoi quadri dagli sfondi dorati proprio guardando i mosaici di Ravenna... E questi sono solo alcuni esempi di ciò che ha fatto Ravenna, ma ancora non basta. Ho sentito che la storia del passato della città non conta, ma ciò non è necessariamente un male perché la storia la possiamo ancora costruire e di certo non bisogna restare fossilizzati nel passato, ma evolverci.
Leggo sempre con interesse gli interventi di alcuni artisti sul giornale "Ravenna e dintorni" e se posso dire la mia, dico che Ravenna ha il compito di allevare artisti che non siano solo di Mosaico. Non sa quanti ragazzi si vogliono staccare da questo stereotipo, ma che come me si sentono ravennati e vogliono crescere anche per il bene di Ravenna, nel volerla riempire di nuove sfaccettature.
Purtroppo vedo ancora lontana una completa disponibilità di molti ravennati a voler assistere all'arte se spesso questa viene considerata come qualcosa di elitario, cosa che ovviamente non è. Spero che questa candidatura spinga sempre di più a coinvolgere i miei concittadini, a sentirsi parte e orgogliosi di una città d'arte come Ravenna.
Lei cosa ne pensa?
La ringrazio per la Sua Cortese Attenzione,
Elena Vignoli
Presto voglio esporre qui tutti i contributi (poesie, dipinti...) che Ravenna ha avuto nell'arte.
Ormai il teatro ha preso una connotazione molto ampia che non si basa solo sulla drammaturgia messa in scena (o "in vita" come sostiene giustamente il Teatro delle Albe), ma anche sulla perfomance. Guardando sempre più spettacoli teatrali, a volte rimango perplessa come una volta che ho visto uno spettacolo teatrale in cui i corpi degli attori erano quasi "filtrati" da una tela enorme che faceva anche da pellicola. Mi sembrava di primo acchito vedere quasi un film e un po' storsi il naso: per me vedere il corpo, la sua carne, sentire il respiro così vicino a me, le vibrazioni che mandano i suoni e le voci è fondamentale. Il teatro non è solo un'arte nella quale si assiste, ma nella quale si vive anche.
Però uscendo dallo spettacolo mi sono più volte interrogata. Forse era il caso di allargare ancora di più la mia veduta sul teatro. In più mi accorsi che non stavo vedendo un film poiché i corpi c'erano. Erano solo filtrati da questa tela enorme. Non potevo certo negare l'esistenza di quei corpi. Quindi era come se vedessi il colore di un dipinto non SULLA tela, ma ATTRAVERSO la tela. Così il mio giudizio conclusivo su questo spettacolo è rimasto sospeso.
A volte poi mi è capitato di vedere delle perfomance di danza orchestrate molto bene anche perché il palco teatrale è differente da un palco di sola danza. Soprattutto cambia il modo di stare sul palco. Ma se vedessi uno spettacolo di danza classica non so se sarei entusiasta. Non perché ho qualcosa contro questa forma di danza, ma è nel come viene espressa. Niente da dire sui passi, ma a volte manca l'espressività nel viso. Sembra quasi che il volto sia completamente scollegato dal resto del corpo. A volte questo meccanismo funziona se è una cosa voluta.
Così ho espresso questa mia perplessità al laboratorio Lo Spettatore col Taccuino (citato nel post precedente) e così è venuto fuori che la danza ha dei codici però rimanevo ancora perplessa perché a volte tali codici possono essere "rotti" sviluppando così nuove possibilità come ha dimostrato Isadora Duncan togliendo scarpe a punta e i costumi però così ci si è staccati dalla danza classica.
Questa mia perplessità è rimasta finché ho visto, per puro caso, questo video (nota del 15 ottobre 2016: purtroppo il video dove compariva non è più disponibile ma ho trovato quest'altro su di lei dove si vedono altre sue interpretazioni):
Qui parliamo di Margot Fonteyn, considerate una delle divine della danza classica, ed ero rimasta folgorata dalla sua completa espressività. Si può facilmente intuire la gioia, la curiosità e la leggerezza della sua danza sembra ancora più accentuata. Lì non è una bambola dallo sguardo vacuo a ballare, ma una donna vera che esprime le sue emozioni attraverso la danza e attraverso il viso possiamo partecipare.
Una cosa che ho imparato muovendomi sul palco è che lo stesso movimento può suggerire emozioni diverse. Per esempio un movimento lento può suggerire grazia o incutere timore. La musica e l'espressione del viso cambiano queste percezioni del movimento quindi non credo che il viso sia da sottovalutare.
E' chiaro che nella danza classica si rischia ancora di più, con le espressioni, di diventare ridicoli e patetici, ma come si può ben vedere da questo video è una cosa possibile e semplicemente incantevole.
Da poco più di un mese seguo, per il quinto anno consecutivo, un altro laboratorio oltre a quello della non-scuola ed è sulla scrittura, Lo Spettatore col Taccuino gestito da Alberto Marchesani, che fa parte di Ravenna Teatro e da Lorenzo Donati, critico teatrale. Non vuole essere un laboratorio di scrittura creativa, ma "una palestra sullo sguardo". Infatti si incoraggia a vedere, a immaginare e a trascrivere. Guardiamo spettacoli teatrali del Nobodaddy, stagione del Teatro Rasi, e anche la Stagione di Prosa a un prezzo davvero simbolico. Inoltre adesso due volte al mese ci incontriamo, ci confrontiamo anche con Alberto e Lorenzo. Infatti molte volte più che una lezione, sembra di essere in un brainstorming. Il risultato è che in questi anni noto che sto sviluppando sempre di più un mio pensiero critico che non vuole dire affatto che sto sempre a criticare male, e il vedere il dietro le quinte di alcuni spettacoli e il vedere sempre di più spettacoli diversi mi aiuta molto per ciò che vorrei fare.
Adesso alla base degli incontri c'è il voler dare significato a parole che abitualmente usiamo nel campo del teatro, ma anche fuori come spettatore, taccuino, presentazione, teatro, guida, convinzione, convincimento...
Inoltre seguiamo le prove degli spettacoli non-scuola per scrivere delle presentazioni nel foglio di sala della rappresentazione.
Negli altri anni guardavamo delle immagini e cercavamo di raccontarle. Per esempio due anni fa dovevamo raccontare un'immagine che è rettangolare, al buio con all'estrema destra una silhouette non identificabile in top e shorts che ha tra le mani una scatola rettangolare di legno marrone chiaro molto semplice che illumina completamente il viso di chi la tiene. Io dovevo raccontare la scena con il punto di vista di una mosca quindi di un piccolo animaletto che vola.
Questo è il mio brano:
Sono una mosca e sono alla ricerca disperata di lei. Non sto parlando di una mosca femmina, ma della merda. E' meglio che racconto dall'inizio. Stavo ronzando per i fatti miei quando all'improvviso sento urlare "Merda! Merda! Merda!" e poi grida entusiastiche. Allora pensai: avranno trovato una merda gigantesca così mi sono diretto dove erano queste urla, ma è più di mezz'ora che volo in questo locale buio, ma della merda nessuna traccia. Secondo me l'avranno mangiata quegli umani. Sì, sì guarda che facce contente. Bah, è meglio che vado via tanto... No aspetta, qualcuno sta aprendo una scatola. Forse la merda è lì dentro! Mi strofino le zampe perché immagino quanta merda ci sia. L'ha aperta! Ma che cos'è? Vengo abbagliato da una luce dorata. Ma che razza di merda hanno? Mi strofino ancora di più le zampe e mi tuffo dentro la scatola. Ma...Qui non c'è della merda, ma dell'oro! Oh, non è che mi trovo in un sogno freudiano?!
Dai, non è male, vero?
P.S.: c'è una cosa che vorrei dire ed è che nonostante questa tecnologia imperante, sono molto affezionata alla scrittura a mano. Infatti, se devo scrivere una lettera, la faccio con la penna. Vedere che il mio pensiero prende vita da una goccia d'inchiostro è molto stimolante (e non pensate male :P). Forse può sembrare strano che io racconti questo attraverso dei processi meccanici come adesso che sto scrivendo e poi io non disdegno del tutto questa tecnologia però la scrittura con la penna rimane per me molto affascinante.
Una delle cose che più mi incuriosiva da bambina, e ancora adesso, è la gente che dorme. Mi ha sempre incuriosito il mistero che si cela dietro quel velo chiamata palpebra e provo a immaginare cosa si nasconde, in quale mondo si nasconde la sua anima e che cosa vivrà. In più chissà quali segreti nasconde la persona che col sonno possono liberarsi. Il volto completamente immobile con qualche piccola contrazione muscolare dovuta chissà a cosa. Il sonno è il non detto, è il luogo impenetrabile della persona, è una "piccola" morte apparente.
The lady sleeps. oh, may her sleep
which is enduring so be deep!
Heaven hold her in its sacred keep!
This chamber changed for one more holy,
this bed for one of melancholy.
I pray to God that she may lie
forever with unopened eye
while the dim, sheeted ghosts go by.
My love, she sleeps. Oh, may her sleep
as it is lasting so be deep!
Soft may the worms around her creep!
Far in the forest, dim and old,now may some tall vault enfold her;
some vault that oft hath flung its black
and winged panels fluttering back
triumphant o'er the crested pallsof her grand family funerals....
(Poema lirico di Edgar Allan Poe con la voce di Peter Hammill)
video cambiato
E naturalmente il sonno ha ispirato anche molti pittori come Klimt e la sua Danae, 1907-1908
Salvador Dalì e Il Sonno, 1930
senza ovviamente dimenticare Johann Heinrich Fussli e le diverse versioni de L'incubo, 1871
Questi sono alcuni degli innumerevoli esempi che si possono trovare nella pittura.
Nella mitologia greca antica il sonno è rappresentato dal dio Hypnos, fratello gemello di Thanathos, il dio della morte, figli della notte. Il suo potere è proprio quello di addormentare uomini, animali e persino dei ed è raffigurato come un giovane con due ali ai lati della testa.
In più si pensava che durante il sonno, l'anima lasciasse il corpo del dormiente per poi ritornare poco prima del risveglio.
Aforismi e citazioni sonno:
- Che è il sonno, se non l'immagine della gelida morte (Publio Ovidio Nasone);
- E' il sonno, ozio de l'alme, oblio de' mali (Torquato Tasso);
- Tosto s'opprime chi di sonno è carco, ché dal sonno a la morte è un picciol varco (Torquato Tasso);
- Dio benedica chi ha inventato il sonno, mantello che avvolge i pensieri di tutti gli uomini, cibo che soddisfa ogni fame, peso che equilibra le bilance e accomuna il mandriano al re, lo stolto al saggio (Miguel de Cervantes);
- L'oscurità risveglia il sonno (Paul Valéry);
- O dormiente, che cosa è sonno? Il sonno ha similitudine colla morte. O perché non fai adunque tale opera che dopo la morte tu abbi similitudine di perfetto vivo, che vivendo farsi col sonno simile ai tristi morti (da Codice Atlantico, Leonardo da Vinci);- Il sonno della ragione genera mostri (Francisco Goya);
- Morte è quanto vediamo stando svegli, sonno quanto vediamo dormendo (Eraclito);
- Tacea la notte! Immersa nel sonno è certo, la regal signora; ma veglia la sua dama.... Oh Leonora, tu desta sei; mel dice da quel verone tremolante un raggio della notturna lampa (da Il trovatore, Giuseppe Verdi);
- Vorrei stancarmi nel contemplare e nel pensare: vorrei chiudere gli occhi a poco a poco, e aprire l'anima ai sogni e sentire una musica che blandisce, ed odorare un profumo. Strana cosa è il sonno!... Sento una calma, un riposo, una vicina oscurità. Non è poi strana cosa la morte (Ambrogio Bazzero);
- Sogna perché nel sonno puoi trovare quello che il giorno non ti può dare (Jim Morrison);
- Quando dormiamo siamo tutti uguali, morfeonauti inermi nel colorato gorgo, e non conta cosa si sogna, se no saremmo tutti in galera (da Margherita dolcevita, Stefano Benni);
- Il sonno è un rituffarsi nel caos (da Diario di Christian Friedrich Hebbel).
Inoltre credo che vedere uno che dorme rappresenta una forma di intimità perché in quel momento è una creatura totalmente inerme come se fosse un bambino. Forse nel sonno si "muore" per tornare bambini.
Non potremo mai più odiare chi abbiamo veduto dormire (da La provincia dell'uomo, Elias Canneti).
P.S.: Ah, spero di non avervi fatto venire sonno anche perché in questo caso non saprei dire se è un complimento o no.
Modificato: non trovavo un titolo che mi dicesse qualcosa
Nella scala delle valutazione, credo che sublime tocchi la vetta più alta? Anzi, tocca il cielo che sta sopra la vetta. Però il sublime richiede cose precise, è esigente il sublime.
Innanzitutto da cosa deriva sublime? La sua origine è latina composta da sub (=sotto) e limus (=obliquo) e si può definire con "che sale obliquamente" oppure si può tradurre con "che giunge fin sotto la soglia più alta" con sub e limen (=soglia). Fonte: wikipedia
Come forse tutti voi sapete, questo termine ha avuto la sua fama nel Settecento e Ottocento grazie a pittori come William Turner e i suoi personaggi che si confrontano e sfidano la Natura
Pescatori al mare, 1796
Il molo di Calais, 1803
Caspar David Friedrich e i suoi personaggi minuscoli che contemplano la Natura,
Viandante sul mare di nebbia, 1818
Tramonto (Fratelli), 1835
e John Constable e il Sublime nella Natura del quotidiano
Valle di Deadham, 1802
Baia di Weymouth, 1816
Ma il senso del Sublime è qualcosa che risiede nell'Antichità addirittura nella Preistoria perché sublime è una tempesta, sublime è un uragano e da sempre l'uomo si è trovato spettatore inaspettato e non coinvolto di eventi naturali. Sublime è ciò che scatena un misto di terrore e bellezza quindi il Sublime è ciò che va al di là del Bello. Il Sublime è un conflitto interiore nel volersi avvicinare all'evento e nel sentirsi al sicuro.
Non vi starò a scrivere aforismi o citazioni (da Immanuel Kant a Arthur Schopenhauer) sul Sublime anche perché Internet è piena di ciò. Vi invito a cercare il Sublime guardando e mirando la Natura e la sua meravigliosa e spaventosa grandiosità. In quel momento vi sentirete artisti, poeti e filosofi. In quel momento avrete afferrato una briciola dello scintillio divino per divenire delle autentiche divinità.
Oggi il mio blog compie un anno esatto e ho voluto festeggiarlo anche con questo 100esimo post.
Che dire? Ho cominciato questo blog dopo aver visto quello di un mio carissimo amico pensando "Anch'io voglio mostrare i miei lavori.". Poi prendendo sempre più confidenza col blog, mi è sempre venuta voglia di scrivere, di esporre il mio personalissimo parere e così sono venute fuori le mie riflessioni, i miei pensieri e nei post li lascio volutamente aperti così da indurre anche in chi legge di dire la sua.
Farfalle eterne vuole essere un blog che esplora, sempre con la dovuta cautela, il mondo dell'arte nella sua complessità con la consapevolezza che ci sarà sempre qualcosa che mi sfuggirà come se fosse una farfalla, ma non per questo mi lascio scoraggiare.
Come potete ben vedere dai blog che seguo, leggo un po' di tutto perché so che l'ispirazione può arrivare da qualunque cosa.
Buon compleanno Farfalle eterne, buon compleanno perché ormai ti sento come una piccola mia creatura così come questo nome che mi sono scelta: AlmaCattleya.
Buon compleanno augurandoti che tu cresca sempre di più.
Le farfalle eterne continueranno a volare finché io le libererò e spero che qualcuna di queste vi raggiunga.
Ho conosciuto il mare meditando su una goccia di rugiada (Kahlil Gibran)
Qualche settimana fa, mi è arrivata un'e-mail con delle precise direttive: creare del materiale scritto e grafico riguardo allo spettacolo che si porterà alla rassegna Ravenna-viso-in-aria. Inoltre c'è anche scritto che si ha intenzione di portare visibilità nazionale a questa rassegna e sono assai contenta non solo per me, ma anche per tutti quelli che parteciperanno.
Per me poi è la prima volta che porto in scena un mio spettacolo scritto e interpretato da me. Inoltre, se escludiamo i preziosi aiuti di alcuni miei amici che non ringrazierò mai abbastanza, ci sono io a portare avanti questo spettacolo, ad averne la piena responsabilità, ma come ho precedentemente scritto non mi ritengo da sola perché il teatro non è fatto di una sola persona. Ci sono varie cose che vanno a influire uno spettacolo, dal punto di vista tecnico per esempio.
E anche il solo pensare che io ho bisogno di certe luci, automaticamente mi viene da pensare che ci saranno persone che faranno ciò e che anche loro si impegneranno per far sì che lo spettacolo funzioni e che chiederanno a me soltanto. Naturalmenteanch'io chiederò a loro, a queste persone e li ascolterò attentamente però poi sarò io a decidere se seguire o no ciò che loro mi diranno.
Mi è stato chiesto, oltre la parte tecnica fatta non solo di luci, ma anche di audio, anche di scrivere qualcosa su di me e sul mio spettacolo quindi una specie di mio curriculum e una scheda poetica. La scheda poetica rappresenta una specie di confessione dell'artista sullo spettacolo, ciò che l'ha portato a questo spettacolo. Non c'è limite a quello che si scrive. Diciamo che rappresenta una sorta di prima della presentazione.
Presentazione dell'artista:
Elena Vignoli è nata a Ravenna il 13 giugno 1983. Sin da piccola sviluppa una sensibilità artistica cominciando a disegnare ancora prima di parlare. Nel 2002 s'iscrive all'Accademia di Belle Arti della sua città (sezione Pittura) ed è nel secondo anno che rimane folgorata dal teatro partecipando al suo primo laboratorio non-scuola. Da lì, dal debutto nel 2004, ha iniziato a seguire assiduamente i laboratori teatrali. Inoltre ha anche partecipato nel 2004 al debutto dello spettacolo Napoleone - Storie di Partigiani realizzato per il 60° anniversario della Liberazione di Ravenna con la regia di Eugenio Sideri.
Si laurea nel 2007 con una tesi sul rapporto tra pittura e teatro e riceve una segnalazione (imprevista) in un concorso pittorico Brume crepuscolari nel 2008. Dall'unione tra pittura e teatro nasce inoltre lo spettacolo L'eretica.
Scheda poetica:
Questo spettacolo è nato in me come un'esigenza, come un qualcosa che voleva essere lasciato libero di volare e di esprimersi. Da sempre sono innamorata del colore come manifestazione e potenza della luce e guardo incantata il mondo che ho davanti a me immergendomi nelle sensazioni che i colori mi suscitano. Questo spettacolo vuole essere una dichiarazione d'amore verso il colore eppure qualcosa inquieta ancora la ragazza protagonista, l'eretica, il tramite tra gli spettatori e il colore, perché la presenza di un colore è quasi asfissiante ed è il bianco, non più colore della purezza, ma colore che può annientare tutto e non lasciare più traccia.
Inoltre mi è stato chiesto di pensare a una pagina che rappresenti il mio spettacolo e io ho pensato cosa non meglio di un dipinto? Infatti poi con la foto del dipinto si farà una pagina A4 e poi ci metterò il titolo e "di e con Elena Vignoli".
Ecco la foto del dipinto:
P.S.: Nella mia presentazione c'è uno spettacolo vero e proprio di cui ancora non vi ho parlato ed è appunto Napoleone-Storie di Partigiani. Ve ne parlerò prossimamente.
Ormai credo che lo abbiate capito di quanto mi piacciano gli alberi. E magari ci saranno persone che prendono questa cosa per svilirla, per tirare fuori qualcosa, delle morbosità che non esistono. Ci sono persone che hanno quasi un dottorato per questo.
Comunque questa volta vi voglio parlare degli alberi in quanto mostri. Sia ben chiaro che non li considero mostri perché hanno commesso delle scelleratezze, ma in quanto minacciosi e prodigiosi (quello che è poi il significato originario della parola).
A volte gli alberi assumono forme che spesso la nostra fantasia li fa quasi sembrare come dei mostri. Non pare anche a voi?
Ehm no Biancaneve non così mostruosi.
Come stavo dicendo, spesso gli alberi assumono forme che li fanno sembrare quasi delle creature ripugnanti, deformi ed è la fantasia (e non la paura) a fare ciò ed io amo questo lato degli alberi perché mi fa pensare ad un passato in cui si riteneva che in ogni albero risiedesse un dio o uno spirito e si aveva un timore reverenziale.
Ieri pomeriggio io e una mia amica carissima siamo andati al Parco I Maggio, che fa parte delle rinomate pinete di Classe.
Sapete, quando i Romani vennero qui, piantarono questi pini domestici per il legno delle imbarcazioni e non dimentichiamoci dei pinoli. Comunque non è solo presente il pino, ma altre specie botaniche.
Mi sembrava quasi di essere in una piccola Arcadia dove avvenivano scontri e incontri, intrecci, possessioni di arbusti con alberi, dialoghi tra alberi e tutto nel silenzio.
Non potevo non fare fotografie e così eccovi le migliori:
Ce ne sono delle altre, ma mi servono per un altro post.
C'è anche da dire che le pinete di Classe sono citate anche nella Letteratura come in un passo ne La Divina Commedia nel canto XXVIII del Purgatorio: "...tal qual di ramo in ramo si raccoglie per la pineta in su'l lito di Chiassi, quand'Eolo scilocco fuor discioglie..." e nella novella VIII della Quinta Giornata nel Decameron.
Inoltre avevo anche fatto dei video, filmati brevi in cui attraverso la mia voce intonavo diverse melodie suggerite dalla forma di alberi o anche arbusti oppure da piccoli eventi come quando c'era una sola foglia che si muoveva in un ramo di un albero mentre le altre foglie erano ferme. Per me questo piccolo fatto era straordinario, questa volontà di muoversi che per me va oltre la semplice ragione. Non voglio parlare di fede però per me era comunque straordinario.