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mercoledì 30 dicembre 2009

Buongiorno Vita

Lo so che sono un po' in anticipo per farvi gli auguri di Buon Anno, ma visto che non so quando riuscirò a connettermi preferisco farlo adesso.

Che dire di quest'anno? Innanzitutto mai mi sarei aspettata di voler fare un blog. E' nato tutto per caso.
Non saprei dirvi se quest'anno sia stato più positivo o più negativo. Di sicuro è stato un anno grandioso che mi ha permesso di "sondare" meglio gli altri e anche me stessa.
Io penso sempre che le persone non si conosceranno mai del tutto. Nel senso che c'è sempre qualcosa delle persone che rimane nascosto e che si rivelerà più avanti e alcuni fatti di questo anno hanno confermato questo mio pensiero.

Vi ringrazio enormemente per l'attenzione che mi avete dato, per ogni commento, messaggio che mi avete mandato e vi voglio lasciare con una piccola poesia composta da me qualche anno fa, completamente nuova per voi, e uno dei miei frammenti di cielo, fotografato proprio il giorno di Natale, quando il sole è ricomparso nelle nostre giornate onorando così la nascita del Deus Sol Invictus (per chi non sapesse cos'è vi invito a questa pagina: http://it.wikipedia.org/wiki/Sol_Invictus#.22Al_compagno_Sole_Invitto.22)


Buongiorno Vita,
tu che sai essere
dolce e crudele.
Io sono tua figlia
nel bene
e così nel male.
Ogni mio giorno è dedicato a te,
ogni mio pensiero è solo per te.
Ogni istante, ogni attimo
è in onore tuo!

Buongiorno Vita.




Grazie infinite a tutti voi.

martedì 29 dicembre 2009

Il sogno del Vecchio Maggiore

Questa volta vi racconto del mio sesto laboratorio teatrale nell'estate 2006.

Il testo da cui è stato tratto lo spettacolo credo che lo conosciate un po' tutti: è La fattoria degli animali di George Orwell.


copertina di Shepard Fairey


Abbiamo seguito il libro inserendo scene inventate da noi e "pulite" dalle guide, Eugenio Sideri e Francesca Mazzoni, un'attrice teatrale ravennate.
Io chi ero? Il maiale Napoleon ovvero il tiranno. Ormai mi sto specializzando in ruoli da cattivo. Vi rammento che l'estate prima ho interpretato l'Impero (in stile Star Wars) ne Rinascerò e sarò milioni, una rivisitazione di Spartacus e adesso riesco anche a fare la risata diabolica, quella che i cattivi migliori ogni tanto si concedono. Mi devo forse preoccupare?!
Per vestirsi maiale non mi hanno dato orecchie e coda a ricciolo, sarei stata ridicola, ma ognuno di noi animali aveva un suo colore e i maiali (oltre a me ci sono Clarinetto, il mio propagandista, e Palla di Neve il libero pensatore) erano tutti vestiti di bianco.

__________Trama: ATTENZIONE SPOILER

Il racconto inizia col famoso discorso del Vecchio Maggiore in cui denuncia lo sfruttamento degli animali della fattoria del signor Jones senza che questi ricavino del profitto e quindi invita gli altri animali alla Rivoluzione, ma purtroppo non vedrà i risultati perché morirà quasi subito dopo.
Chi raccoglierà il testimone sarà Napoleon, ribellandosi al signor Jones e scacciandolo dalla fattoria, con l'aiuto di Palla di Neve e Clarinetto stabilendo alcune regole per cui mai e poi mai gli animali dovranno assomigliare agli uomini, non si dovranno vestire come gli uomini e l'ultima regola è la più importante:


Tutti gli animali sono uguali.

Gli altri animali, felici di non essere più sottomessi, collaborano per ricostruire la fattoria e soprattutto si distinguono il cavallo Gondrano, grande lavoratore e sostenitore della causa, e l'asino Benjamin che invece è scettico su questa Rivoluzione. Presto però Palla di Neve si accorge che il sogno del Vecchio Maggiore verrà tradito e soprattutto l'ultima regola e perciò verrà scacciato da Napoleon, grazie anche al suo seguito di cani, e bollato come traditore. Inoltre Palla di Neve sarà considerato responsabile da Napoleon di ogni fallimento riguardo la costruzione della fattoria soprattutto della centrale elettrica.
Clarinetto annuncia che ogni contestatore sarà prontamente ucciso così come Gondrano il cavallo, grande lavoratore e soprattutto ingenuo, sarà mandato al macello poiché s'è slogato una zampa nel ricostruire la fattoria e quindi inutile per la causa.

L'ultima regola sarà corretta in:

Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali di altri.

E l'ultima frase del romanzo sarà purtroppo rivelatoria:

...Gli altri animali guardavano dal maiale all'uomo, dall'uomo al maiale e ancora dal maiale all'uomo, ma già era per loro impossibile distinguerli l'uno dall'altro.

___________Fine trama



Ecco questa è la trama e ho voluto scriverla per voi.

Lo spettacolo ha delle piccole differenze: il Vecchio Maggiore, per esempio non compare. Infatti lo spettacolo inizia con la disposizione degli animali e l'arrivo del fattore Jones, vestito da soldato se non ricordo male nazista, e della signora Jones. Inizia il lavoro e tutte le volte che il signor Jones ci guarda, noi animali aumentiamo il lavoro. Poi i signori Jones se ne vanno e si sente un urlo fuori dalle quinte. Le papere vanno a vedere e rientrando comunicano a tutti noi animali che il Vecchio Maggiore è morto. Così tutti noi ricordiamo il suo sogno cercando di onorarlo.

Piccola nota: questo della morte fuori dalle quinte è una cosa che ricorreva nelle tragedie greche tranne per Medea di Euripide credo. La morte non veniva mai mostrata. Ed è una cosa che ho suggerito così come ho suggerito il motivo per cui gli animali si ribellano ed è che i signori Jones non hanno pensato a dar da mangiare agli animali. Questa però non è stata un'idea completamente mia, ma l'ho presa dal cartone omonimo del 1954.

Abbiamo seguito molto il testo e sono state inserite altre parti per esempio come il monologo di Lady Macbeth, da me interpretato, che riporto qui sotto:

Venite spiriti, che accompagnate i pensieri di morte, snaturate in me il sesso e dai piedi alla fronte riempitemi fino al trabocco della più sorda crudeltà. Fatemi denso il sangue, chiudetemi ogni accesso, ogni tramite al rimorso, pietà naturale scuota il mio feroce intento, né ponga tregua tra quello e l'azione. Eccovi le mie poppe di donna, prendete il mio latte per altrettanto fiele, ministri d'assassinio ovunque voi siate, sostanze invisibili per servire i misfatti della natura. Vieni, notte densa, ammantata nel fumo dell'inferno più compatto, non veda l'affilato pugnale la ferita che apre, il cielo scruti oltre la coltre di tenebra per gridare:"No!".

Mi sembra banale dire che questo monologo è stato difficile interpretarlo perché, appena detta, ogni parola deve essere dosata e pesata. In pratica qui Napoleon chiede a questi spiriti di fare ciò che "deve" fare quindi il tiranno.
Alla fine Clarinetto scopre che ha delle mani e io, incuriosita, lo guardo. Arrivano i signori Jones tutti contenti, e anch'io scopro di avere delle mani e così ci scateniamo in un ballo e ce ne andiamo che siamo diventati umani.

Dal libro è stato tratto anche un film animato del 1954 e diretto da John Halas e Joy Batchelor







P.S.: Il romanzo vuole essere una satira contro la Rivoluzione Russa (ad ogni animale corrisponde un personaggio) ma a ben notare riguarda tutte le dittature che ci sono nel mondo.
Ecco la lista per intero che proviene da Teacher's Notebook



venerdì 25 dicembre 2009

La saggezza degli alberi

Spesso si dice che bisognerebbe imparare dagli animali, ma io dico che bisognerebbe imparare anche dagli alberi. Li vediamo lì fermi e da quanto ho potuto vedere dagli "stereotipi dei bambini" (vedere il post omonimo) crediamo di conoscerli e invece no. Facendo foto ho avuto modo di osservare ancora meglio di quanto facevo prima. Osservo le strane forme che assumono: tortuose, sinuose, tormentate.
Gli alberi non sono mai dritti, non importa a loro che posizione assumono. Non si costringono in forme dritte e prestabilite. Anzi sembrano sempre quasi che cerchino di raggiungere il sole, si ampliano verso nuovi orizzonti e vedo i rami intrecciarsi, sostenersi l'un l'altro. Io li vedo come antichi custodi della Terra e non potrai mai vedere un albero uguale ad un altro anche se sono della stessa specie. Credo che gli alberi, anche se non hanno sangue, siano molto più simili a noi di quanto noi pensiamo e allo stesso tempo così lontani.
Sono creature arcaiche, loro.






mercoledì 23 dicembre 2009

Buon Natale!



Buon Natale!
Lo sono che sono in anticipo, ma sentivo proprio di farli questi auguri. Non sentiteli come degli auguri di convenienza anche perché non sono il tipo che fa ciò.
Io però non voglio solo farvi auguri di Natale, ma in questo periodo vi voglio augurare 'cambiamento'.
Vi auguro che così come le stagioni cambiano anche voi vi proiettate verso il cambiamento. Piccolo o grande non importa. Se date spazio allo cambiamento, vedrete che ne raccoglierete i frutti.
In ogni istante siamo in continuo cambiamento anche se non ci accorgiamo e non lo sentiamo. Pensiamo sempre di essere gli stessi, ma in realtà evolviamo. Evolvere implica un cambiamento che non modifica la nostra essenza, ma che ci porta sempre più avanti oppure indietro. La direzione dipende da noi.
Questo è un mio pensiero e magari qualcuno può anche non essere d'accordo. Ma innanzitutto vi auguro speranza.

La foto sopra viene da quando ho fotografato a notte inoltrata quando nevicava e per sbaglio l'ho fatta col flash, ma mi attrae così tanto che ho deciso di condividerla con tutti voi.
P.S.: C'è una cosa che tengo a precisare: con 'cambiamento' non intendo 'modificare se stessi'. Rimanere se stessi anche col cambiamento. Sembra una contraddizione, ma credo che anche la vita stessa sia una contraddizione, no?
Aggiornato

lunedì 21 dicembre 2009

Le meraviglie della Natura

Con l'arrivo della neve la Natura si è vestita a festa. Lo so che la Natura è sempre vestita a festa in qualunque stagione, ma così in queste foto credo di averla vista poche volte.
Mi ricordo quando ho visto per la prima volta Fantasia di Walt Disney e c'era il pezzo ispirato allo Schiaccianoci di Tchaikovsky dove delle fate mutavano le foglie e tutto ciò che c'era attorno.




arte concettuale 









Ecco, quello che ho visto oggi mi sembra che sia opera di qualcosa di soprannaturale. So che ad alcuni può sembrare stupido questo mio stupore e meraviglia però io dico a questi che tutto ciò non è affatto stupido.
Lo stupore, la meraviglia continua sono retaggi di solito dell'infanzia e poi con l'età le dimentichiamo. Perché?
Non smetterò mai di ripeterlo, a chiunque: meravigliatevi, stupitevi di ciò che vi circonda

Aforismi meraviglia:

- Il mondo non morirà per la mancanza di meraviglie, ma per la mancanza di meraviglia (Gilbert Keith Chesterton);
- La vita non è che la continua meraviglia di esistere (Rabindranath Tagore);
- La bellezza è la meraviglia delle meraviglie (Oscar Wilde).

Aforismi stupore:

- Chi non riesce più a provare stupore e meraviglia è già come morto e i suoi occhi sono incapaci di vedere (Albert Einstein);
- Se non mi stupisco, non capisco il mondo (Susanna Tamaro);
- La ragione ci porta fino ai piedi di un muro e ci lascia lì. Credo che l'ultima risorsa sia lo stupore: non bisognerebbe stancarsi mai di provare un attimo di sbalordimento di fronte a quelle cose che ci paiono ovvie come il suono della propria voce, la venatura di una foglia, le stelle che cadono la notte di San Lorenzo (Luca Goldoni).








































Visto quante foto! Ognuna di queste racchiude un cuore caldo fatto di cellulosa e linfa.
Crediamo di sapere esattamente come è fatto il mondo e ciò che ci circonda e poi viene qualcosa, un evento che ci sconvolge, che ci fa vedere il mondo attraverso occhi nuovi. Questo sconvolgimento ci disorienta, non sappiamo più cosa fare e così molti si affidano alla ragione perdendo di vista ciò che ci è davanti. Da parte mia io continuerò a stupirmi e a meravigliarmi perché io vivo!
N.B.: Le prime sei foto le ho fatte al giardino del Palazzo della Provincia dove è presente anche l'unico giardino pensile di Ravenna.
Aggiornato

sabato 19 dicembre 2009

La sinfonia della neve

Avete mai provato a sentire la sinfonia della neve?

Stavo tornando a casa in bicicletta e nevicava. Alla fine ho trasformato quello che poteva sembrare uno spiacevole inconveniente in un momento d'arricchimento.
Là, nel silenzio della notte, tutto sembrava essere inghiottito in un silenzio tenebroso eppure c'era una sinfonia e non la sentivo solo tramite le orecchie, ma anche con la vista, il tatto e anche il gusto visto che qualche fiocco mi andava anche in bocca. Forse si potrebbe dire anche odorato se esistesse un profumo della neve, ma credo che i miei sensi non siano affinati come quelli degli animali però non escludo che possa esistere.
Tutto mi stava dicendo che in quel momento io dovevo ascoltare attentamente ed essere partecipe, ma sempre in silenzio.
Così mi sono messa a fotografare ed eccole qua con la luce naturale ovvero niente flash. Sono foto anche un po' mosse perché la poca luce che c'è non permette alla macchina di fotografare come se ci fosse la luce diurna, ma a me non importava. Anzi credo che le foto mosse non siano necessariamente un difetto, ma possono essere anch'esse un motivo di arricchimento.








sabato 12 dicembre 2009

Il compito dell'artista

Strana professione quella dell'arte. Ti colpisce, ti prende e se l'assecondi, ti rivoluziona la tua vita e il tuo modo di vedere le cose.
Di solito quando uno va a lavorare, poi quando torna a casa stacca completamente dal lavoro. Invece un artista, pur avendo diritto alla stessa vita privata, no. Un artista non si può "permettere" di staccare come fanno gli altri lavoratori. Anzi a volte stacca però poi scatta qualcosa che lo fa subito ritornare al suo lavoro. E' come una girandola continua nella sua mente. Qualunque cosa gli fa ricordare, lo fa ispirare in qualsiasi luogo.

E così nei confronti di se stesso, come si deve porre?

A questa domanda vi lascio con ciò che affermava il poeta Arthur Rimbaud, uno dei miei "maestri".

Io dico che bisogna esser veggente, farsi veggente. Il Poeta si fa veggente mediante un lungo, immenso e ragionato disordine di tutti i sensi. Tutte le forme d'amore, di sofferenza, di follia; egli cerca se stesso, esaurisce in lui tutti i veleni per non conservare che la quintessenza. Ineffabile tortura dove egli ha bisogno di tutta la fede, di tutta la forza sovraumana, dove egli diventa fra tutti il grande malato, il grande criminale, il grande maledetto, – e il supremo Sapiente! – Poiché è arrivato all'ignoto! Dopo aver coltivato la sua anima, già ricca, più di chiunque altro! Egli arriva all'ignoto, e quando, impazzito, finirà per perdere l'intelligenza delle sue visioni, le ha pur viste! Che crepi nel suo salto verso le cose inaudite e innominabili: verranno altri orribili lavoratori; cominceranno dagli orizzonti dove l'altro si è accasciato!

Lui parla di Poeta, ma credo che questo suo pensiero, tratto da Lettera del Veggente, può combaciare con tutte le altre forme d'arte.

E nei confronti degli altri come si deve porre?

Rimbaud cercava inoltre di creare una nuova lingua, una lingua che in essa potesse esprimere tutto. <<...Questa lingua sarà dell'anima per l'anima, riassumerà tutto: profumi, suoni, colori; pensiero che uncina il pensiero e che tira.>> (Lettera del Veggente in Opere)
Credo che questo pensiero si può spiegare meglio nella poesia Vocali.

A nera, E bianca, I rossa, U verde, O blu: vocali,
Io dirò un giorno le vostre origini segrete:
A, nero corsetto villoso delle mosche lucenti
Che ronzano intorno a fetori crudeli,

Golfi d'ombra; E, candori di vapori e di tende,
Lance di fieri ghiacciai, re bianchi, brividi di umbelle;
I, porpore, sangue sputato, riso di belle labbra
Nella collera o nelle ebbrezza penitenti;

U, cicli, vibrazioni divine di mari verdi,
Pace dei pascoli seminati di animali, pace delle rughe
Che l'alchimia scava nelle ampie fronti studiose.

O, suprema Tuba piena di stridori strani,
Silenzi attraversati dai Mondi e dagli Angeli:
O l'Omega, raggio violetto dei Suoi Occhi.

Il più delle volte chi guarda o sente un'opera se ne chiede il senso. Ma come si può chiedere il senso? Cercare di capire il senso di un'opera è cercare di intrappolare l'opera secondo uno standard prefissato. Piuttosto bisogna chiedersi: quest'opera cosa mi dà? Che cosa mi dice? Dove mi trasporta? Che cosa mi rimarrà?

Un'opera è un'esperienza extrasensoriale e a volte ti rende veggente. La veggenza dell'opera ti prende, ti colpisce e se l'assecondi, rivoluziona la tua vita e il tuo modo di vedere le cose.

O no?

venerdì 11 dicembre 2009

L'essenzialità del volto

Cari lettori, ieri sono andata al teatro Rasi per la presentazione del libro Leben, tratto dall'omonimo spettacolo teatrale del Teatro delle Albe, e la visione del documentario Il corpo delle donne di Lorella Zanardo (questo il suo blog) che parla di quanto il corpo femminile viene sfruttato e ridicolizzato nella televisione italiana. Ma oltre il corpo, qualcosa mi è rimasto ed è il volto ovvero come il volto viene nascosto, riempito e perdendo così la sua autenticità. Lorella parlava della vulnerabilità del volto. Io ho sempre inteso la vulnerabilità come il coraggio di mostrare se stessi.
Il volto è ciò che vediamo per la prima volta e sin da quando siamo nati reagiamo al volto di chi abbiamo avanti e siamo già in grado di decodificare cosa esso ci comunica..
Nel documentario si parla di quanto il volto abbia perso la sua importanza. Si parla di fare la faccia (faccia=facere=fare), di fare l'espressione. Che cosa esprimono le facce che vediamo in tv? Nell'incontro, Lorella Zanardo si chiedeva cosa succederebbe se girasse senza faccia.
Io penso che a volte riteniamo il volto una cosa scontata. Dopotutto la vediamo tutti i giorni, no?!
Così Lorella ha dato speranza agli artisti e qua mi sono sentita più partecipe perché io sono innamorata dei volti, di quello che possono dare, comunicare, esprimere. Mi piace tutto del volto, la vasta combinazione degli elementi, i messaggi quasi subliminali che a volte compaiono, mi piacciono anche le brutture dei volti le cosiddette smorfie.





Aforismi volto:

- Colui il cui volto è senza luce, non diverrà mai una stella (William Blake);
- Il volto è lo specchio della mente e gli occhi, senza parlare, confessano i segreti del cuore (Sofronio Eusebio Girolamo);
- Il volto umano è infatti, come il volto di Dio in qualche teogonia orientale, tutto un raggruppamento di volti giustapposti su differenti piani cosicché uno non li vede tutti in una volta (Marcel Proust);
- Una bellezza non ha difetti sul volto. Il volto di una donna bellissima può avere dei difetti che non fanno che rendere più profondo il fascino (Henry James);
- Per un vero artista dovrebbe essere bello soltanto quel viso che, del tutto indipendentemente dall'aspetto esterno, brilli della Verità che è nell'Anima (Mahatma Gandhi).

Hai perfettamente ragione Gandhi: un volto è bello solo quando esprime verità.
Modificato: il titolo riecheggiava un post precedente.

martedì 8 dicembre 2009

Il fantasma della libertà

Questa volta vi parlo del mio quinto laboratorio teatrale.

Non si tratta di un solo testo, ma di più testi di Heiner Muller (Eppendorf, 1929 - Berlino,1995), drammaturgo e poeta tedesco. Forse questo autore è sconosciuto ai più qui in Italia, ma per importanza nel suo paese viene dopo Bertolt Brecht e di questo ne è considerato l'erede. Anzi, viene considerato dopo la morte di Samuel Beckett il più grande scrittore vivente di teatro. (fonte:wikipedia)


Heiner Muller,
foto di Roger Melis


I tre testi che abbiamo trattato sono prima Lysistrata 70, poi Der Gastarbeiter (il lavoratore immigrato) e La scarpetta di Cenerentola ovvero l'enigma della libertà.
Il primo testo è ovviamente un rifacimento della drammaturgia di Aristofane (che 4 anni dopo avrei reincontrato) dove le donne minacciano di prendere il comando. Il secondo parla di un lavoratore che dalla Germania ritorna a casa, in Croazia che dopo aver fatto l'amore stermina la sua famiglia e se ne va. Una particolarità del testo è che è composto soprattutto da frasi brevissime, quasi meccaniche, che non sembrano far trasparire alcuna emozione. Anzi, sembra che ci sia una completa freddezza. il terzo testo ricorda, sin dal primo verso, quando da bambini si gioca a nascondino solo che andando sempre più avanti sembra che sia un, due, tre, stella a essere raccontato e così abbiamo raccontato questa trasformazione. Nel testo il gioco viene raccontato in maniera tetra (per esempio come se quando ci si blocca, ci si impietrisce) e ogni tanto i due giochi si scambiano di ruolo.
Come succede poi a volte nei laboratori non-scuola vengono inseriti nuovi testi come La Libertà di Giorgio Gaber, significati tratti da vari dizionari della parola "libertà", un intervento di Hitler, che parlava appunto di libertà, e un mio testo sulla libertà in versione amletica che a posto del teschio c'è la maschera della Statua della Libertà.

Libertà o non libertà,
questo è il problema.
Se sia più stupido pensare di tenerti in pugno
oppure lasciarti andare via, sfuggendoti.
Dormire, morire, sognare...
Sì, sognare sì,
sognare di averti.

E così m'infilavo la maschera e alzavo la mano come se tenessi la torcia della Statua. Allora comparivano tutti gli altri tranne una ragazza in sedia a rotelle, anche lei con la maschera, che compare per ultima e che viene spinta da tutti noi riuniti in cerchio.
Per un bel po' siamo stati fermi col finale e per due motivi: quando eravamo con la torcia in mano (con la mano dovevamo farlo capire), facevamo come se la torcia cadesse e così la mano si trasformava in un saluto nazista, ricollegandosi così al discorso di Hitler, ma una ragazza non se la sentiva e così abbiamo cancellato l'idea. Ma la cosa che ci teneva più fermi era come far uscire la libertà in sedie a rotelle? Cosa farle dire? Abbiamo pensato a tutto e poi alla fine, ma molto alla fine, era farle dire Buffoni! che è un pezzo di quello che diceva la ragazza dopo il gioco nascondino/un, due, tre, stella.

Queste scelte, anche per quanto riguarda il nazismo, è da collegare ai diversi crimini fatti in nome della libertà. Sia inteso che per me la libertà è fondamentale, ma a volte, in nome di essa vengono fatte diverse scelleratezze. Si deve anche ricordare che Heiner Muller è vissuto in pieno regime, ha vissuto anche il dopo e contestava anche le ideologie sia del comunismo che del capitalismo.
Comunque io non sono qui per fare politica, anche perché se dovessimo parlare di queste cose non finiremmo mai, e adesso una lettera di scuse al signor Shakespeare:

Egregio signor Shakespeare,
so benissimo che il famoso dubbio amletico non centra per niente con il teschio, cosa che viene continuamente ripetuta in diversi spettacoli, ma le due cose stavano bene assieme. Spero che Lei mi possa perdonare, vero? Grazie, molto gentile.
Aggiornato: La ragazza che fa il suo intervento con il pezzo di Hitler è anche quella che dà inizio allo spettacolo con la battuta ARBEIT MACH FREI ovvero Il lavoro rende liberi che compare all'entrata del campo di sterminio di Auschwitz. Era un dettaglio che mi ero dimenticata di metterlo e ho voluto inserirlo perché mi sembrava che fosse importante e rilevante.

domenica 6 dicembre 2009

Basta guardare il cielo

E visto che siamo in tema, ecco altre foto riguardo il cielo fatte diverse settimane fa.





C'è sempre il cielo

Questa volta vi voglio donare piccoli frammenti di cielo, piccole finestre verso l'alba di questa mattina.






sabato 5 dicembre 2009

Bestiale e sublime

Come promesso, in questo post vi racconterò la mia ricerca continua, l'unione tra il bestiale e il sublime.
Tutto è cominciato il giorno in cui ho realizzato il mio primo "provino" (http://almacattleya.blogspot.com/2009/10/il-mio-primo-provino-teatrale.html). Marco Martinelli, co-fondatore, regista e drammaturgo della compagnia Teatro delle Albe, raccontava come tutti loro della compagnia hanno ereditato l'aspetto bestiale e sublime del Teatro Rasi, la loro "casa". Sì perché il teatro era in origine la chiesa francescana di Santa Chiara, sorta nel Duecento, dove canti gregoriani riempivano il luogo. Infine, con l'arrivo di Napoleone, la chiesa fu sconsacrata e divenne una cavallerizza per circa novanta anni.
L'essere al contempo bestiale e sublime, il teatro lo permette. Sul palcoscenico, non si sa come, tutto viene amplificato e acquista potenza. Ogni fibra del tuo essere deve essere concentrata, riempirsi dell'aria che si respira sul palcoscenico o comunque in qualsiasi luogo ove si recita. Ma soprattutto c'è una cosa in cui sono convinta: ogni mia mostruosità sul palco diventa pura bellezza. Al laboratorio ci dicono sempre di non avere paura di ciò che mostriamo, non dobbiamo avere paura di essere giudicati perché ritenuti indecenti.
Fuori dal teatro, la gente cammina "civilmente", parla a bocca semichiusa, respira utilizzando solo i polmoni, le gambe sono come staccate dal resto del corpo e la voce è qualcosa di così fievole da essere nulla. Stare sul palco è come conoscere la parte più bestiale di noi, quella più arcaica. Ma al contempo ci si sente in contatto con la parte più sublime che abbiamo in noi.
Se il mondo è diviso in due realtà, gli attori camminano sopra il filo proprio per il loro essere in bilico tra realtà e finzione.
Io sono contro a un certo perbenismo che si respira a volte nei teatri,a un modo di essere troppo impostati, a una quasi paura nel mostrare la nostra bestialità perché credo che così si raggiunge il nostro essere sublime.
Recitare è come fare una preghiera antica che non ha religione. Ma recitare ha senso solo davanti un pubblico: non si recita per se stessi.
Essere bestiale e sublimi allo stesso tempo: che cosa c'è di più bello in questo? Cosa c'è di più bello di acquisire libertà nel nostro corpo? Sentire la voce che, potente, si mette a tremare di emozione? Cosa c'è di più bello nel sentire il respiro che riempie il tuo corpo?
Non solo libertà, ma anche consapevolezza si acquisisce.
E la mia ricerca nell'essere bestiale e allo stesso tempo sublime è continuare a recitare ricordando sempre queste mie parole.

giovedì 3 dicembre 2009

Arte brutale

Che cosa spinge un/a ragazzo/a a voler entrare nel campo dell'arte?
Lo stereotipo dell'artista, qualunque esso sia, vuole che questo sia matto da legare, con complessi enormi, con turbe da far impazzire chiunque. E non dimentichiamo la sfrenata voglia di sesso (è mai possibile che in tutti i film biografie che ho visto, la componente sessuale è così predominante?).
Mi chiedo se sia solo questo.
Ci sono tanti modi di fare arte, ma quanti modi ci sono di vedere l'arte?
C'è una parola che mi piace tanto, che la preferisco a 'metodo' e che la uso spesso ed è 'poetica'. Che cosa indica la poetica? Secondo il Grande Dizionario Hoepli per poetica s'intende il complesso delle concezioni, delle idee artistiche, dei modi e delle forme proprie di un poeta, di uno scrittore, di un artista, di un movimento, di un'epoca: la p. leopardiana; la p. della nuova pittura.
Mi piace anche perché in ha la parola 'poesia'. Per poesia non intendo solo frasi in rima, figure retoriche ecc... (L'Attimo fuggente docet). Per poesia intendo "la lingua dell'arte".
Però adesso si vede la poesia come qualcosa di assolutamente stupido, roba da Baci Perugina. Guai a pensare così perché così si perde il senso dell'arte se l'arte può avere un senso. La poesia eleva lo spirito.
Persino la poesia, e così l'arte, può essere brutale.
Brutale perché è brutale prendere un pennello, intingerlo nel colore e riempire la tela; è brutale prendere uno scalpello e colpire la materia e potrei fare tanti esempi, ma innanzitutto è brutale adattare la Natura.
Ma questa brutalità la intendo come sacra così come mi è sacra la Natura.
L'arte è piena di contraddizioni quindi non ci si deve meravigliare se la stessa parola può avere un doppio significato e per spiegare qualcosa ci si deve affidare al suo contrario.
Nel mio prossimo post esporrò la mia ricerca continua, l'unione tra bestiale e sublime.

martedì 1 dicembre 2009

Il nuovo laboratorio teatrale

Ieri sera sono andata al Rasi per le prove del nuovo laboratorio teatrale non-scuola e dopo gli esercizi di riscaldamento, dopo aver cercato di respirare con il diaframma (che conosco già avendo studiato per un po' anche canto) e provare il sostegno vocale, le nostre guide (Alessandro Argnani e Michele Bandini) ci hanno divisi in gruppi di 4 (un ragazzo e tre ragazze) per improvvisare su un frammento dell'atto primo scena prima di Re Lear di William Shakespeare.
Re Lear è una tragedia scritta probabilmente nel 1605 che ha una doppia trama intrecciata. La prima rappresenta l'onestà dei sentimenti e la seconda gli intrighi di potere. La scena in cui noi ragazzi abbiamo improvvisato era basata sulla prima trama: Re Lear decide di abdicare e di dividere il suo regno in proporzione all'amore che le tre figlie Gonerilla, Regana e Cordelia avevano per lui mentre le prime due fantasticavano su un amore solo per compiacerlo, Cordelia preferiva tacere per dimostrare il suo sincero amore. Re Lear, sentitosi offeso da questa sua riluttanza, decide di diseredarla. C'è anche da dire che mentre le prime due figlie erano sposate, Cordelia era ancora nubile anche perché era la preferita del padre.
Per l'assegnazione dei ruoli, io, d'accordo con tutto il gruppo, ho preso il ruolo di Cordelia. Le guide ci diedero la libertà di improvvisare su questa scena tenendo in considerazione la richiesta degli affetti e l'assegnazione del patrimonio. Insomma, dovevamo seguire il testo come se fosse un canovaccio.
Il mio gruppo è stato uno degli ultimi e così ho avuto a modo di osservare le altre improvvisazioni e vedevo che Cordelia era sempre rappresentata appartata mentre le altre due sorelle erano adoranti verso questo padre autoritario. Così ho pensato di accentuare questo suo essere appartata come se Cordelia fosse una ragazza svagata, con la testa fra le nuvole molto spensierata a cui non le interessano gli intrighi di potere e che nella sua innocenza ama il padre.
Forse era una visione del personaggio di Cordelia molto libera però penso che lo stesso personaggio può essere interpretato in maniera differente mantenendone però lo spirito.
Tutte le improvvisazioni pure nella loro "sporcizia" (che non è inteso in modo negativo) erano davvero divertenti e notevoli.

nota dell'11 ottobre 2016: Poiché il video con lo spezzone diretto da Peter Brook non è più disponibile, allego qui la prima parte della versione teatrale di Giorgio Strehler trasmesso in Rai nel 1972






Ed eccovi con dei dipinti su Re Lear:



Ford Madow Brown, Il destino di Cordelia



William Blake, Re Lear e Cordelia in prigione




James Barry, Re Lear affranto per la morte di Cordelia




James Barry, Re Lear che piange la morte di Cordelia


P.S.: Anche se in questa improvvisazione ho interpretato Cordelia non è detto che io faccia lei. Vi terrò aggiornati.