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venerdì 31 maggio 2013

La video-intervista sulla mia mostra "L'eterno femminile"

Il video di ravennawebtv sulla mia mostra conclusasi oggi. Quanto ho atteso questo video e alla fine, guardandolo, mi sono rasserenata (se avete letto ciò che ho scritto nei giorni scorsi capirete il perché). Se anche una sola persona ha compreso il messaggio della mia mostra sono felice e leggendo i commenti, molte donne l'hanno compreso. Spero anche qualche ometto ;)


giovedì 30 maggio 2013

L'indifferenza della gente comune verso l'arte

Domani finisce la mia mostra "L'eterno femminile" e diversi sentimenti si fanno vivi in me, dall'orgoglio e la gioia di aver portato un progetto che cullavo da tempo, alla rabbia nel vedere tanti miei concittadini che andavano di fretta senza guardare, senza dare una sbirciatina, senza stare lì e magari quelli che si fermavano se ne stavano protetti dalla vetrata perché tanto "si vede bene anche da così.". Non ho mica scritto all'ingresso "Lasciate ogni speranza, o voi ch'entrate."
Vabbé queste sono cose di cui mi sono lamentata anche nei giorni scorsi (piccola nota: sto parlando ovviamente di ciò che ho scritto su Facebook dove ho riportato tutto questo), comunque oggi è successa una cosa che mi ha fatto salire la rabbia fino alle stelle.
Oggi viene Paolo, un signore che conosco di vista e che mi ha visto interpretare una mia poesia. Era rimasto colpito. Lo vedo l'altro ieri e gli dico della mia mostra quindi oggi è venuto.
Parliamo un po', gli dico che molti poeti non dovrebbero neanche leggere le proprie poesie perché non sanno come fare, non sanno come interpretarle e gli ho detto la prima parte di "A Silvia" a memoria.
Dal parlare della poesia al parlare di teatro il passo è breve e quindi gli ho raccontato della mia prima esperienza teatrale quando ho fatto impallidire tutti perché, spinta dall'emozione del momento, avevo preso la scala (cosa che dovevo fare) e la sbattevo con forza per terra ad ogni "merda" che dicevo.
Visto che parlare di esperienza teatrale mi sembra un po' strano (il teatro lo si fa) gli ho fatto proprio lì davanti due mie performances attoriali: una tratta da un testo di Moresco dove interpretavo (non cantando) la Callas e un'altra dove cantavo la canzone di Ursula (e l'ho fatta interamente anche il dialogo con Ariel).
Chi mi ha visto lo sa: quando recito, anche se non sono sul palco, do una carica mostruosa (tanto che un attore mi disse che sembravo una valchiria) e so dosare i registri.
Pensate che qualcuno si sia fermato? Per niente tanto che a quel signore, al quale ho fatto anche paura, è sembrato strano pure lui. La gente passava, magari voltava la testa verso di me, ma nessuno si prese la briga di ascoltarmi.
Mi sarebbe anche piaciuto che qualcuno mi dicesse: "Ma sei scema?" oppure "Ma sei matta?": almeno è rimasto lì ad ascoltarmi.
Il mio pensiero va subito a Ravenna che si candida per diventare capitale.
Io ci spero con tutto il cuore, sono stata anche per un po' di tempo volontaria, solo che così, con l'indifferenza della gente, come la vogliamo mettere?
A volte quando vado a vedere dei spettacoli teatrali o anche a delle inaugurazioni con un mio amico, questo subito mi dice: "Ma conosci proprio tutti."
Per forza. Siamo sempre tra di noi.
Se per caso viene qualcuno che è estraneo al mondo dell'arte è perché magari l'abbiamo invitato noi.
Ma raramente capita che qualcuno si incuriosisca e venga a vedere e non basta andare al Mar o al teatro Alighieri per sentirsi apposto con l'arte.
L'arte è intorno, è nei muri con quei disegni che li guardi e ti chiedi come diavolo ha fatto, è in quell'artista di strada che magari non ha una voce orecchiabile però senti che c'è della verità, è in quella piccola galleria e non importa che tu sappia a memoria la storia dell'arte, tranquillo non te la chiederò.
A volte mi verrebbe da prenderli questi miei concittadini con la forza, ma così cosa faccio? Alimenterei solo la loro indifferenza.
E poi di cosa avete così tanta fretta? Io non vi chiedo soldi, non vi chiedo niente solo un po' del vostro tempo e un po' di attenzione.
Anche perché non è che mi sta bene quando sento dei miei concittadini che si lamentano che a Ravenna non c'è niente: non è vero assolutamente!
A volte può capitare di avere l'imbarazzo della scelta.
E non si tratta solo dell'arte, ma anche della vita in generale.
Se non lo fate neanche con la vita, quante cose perdereste e il peggio è che non ve ne rendiate neanche conto.
Tutte le giornate sembrano uguali, monotone, senza un piccolo guizzo di colore e il vostro panorama è lo stesso  dei cavalli coi paraocchi.
Complimenti, che bella vita.
Che vita trascorsa nel pieno della sua bellezza.
Complimenti davvero.

Se siete d'accordo con quello che dico, vi prego tantissimo di condividerlo.


P.S.: Sono grata a chi ha dedicato un po' del suo tempo a vedere le mie opere anche se sono pochi.
P.P.S.: Naturalmente parlo di Ravenna, ma non credo che sia l'unica città italiana con questo problema.


Ecco le due performances:






Importante:

Non è che delusa, rinuncerò all'arte. Figuriamoci. Io continuo imperterrita per la mia strada anche perché non riesco a pensare a me stessa senza la pittura, il teatro e tant'altro. Non è voglia di protagonismo: figuriamoci. E' solo che nell'arte io ho trovato le mie ali e se si hanno delle ali, bisogna fare una sola cosa: volare.

R.I.P. Franca Rame


Non importa chi sono. Non importa come mi chiamo. Potete chiamarmi Strega. Perché tanto la mia natura è quella. Da sempre, dal primo vagito, dal primo respiro di vita, dal primo calcio che ho tirato al mondo. Sono una di quelle donne che hanno il fuoco nell’anima, sono una di quelle donne che hanno la vista e l’udito di un gatto, sono una di quelle donne che parlano con gli alberi e le formiche, sono una di quelle donne che hanno il cervello di Ipazia, di Artemisia, di Madame Curie. E sono bella! Ho la bellezza della luce, ho la bellezza dell’armonia, ho la bellezza del mare in tempesta, ho la bellezza di una tigre, ho la bellezza dei girasoli, della lavanda e pure dell’erba gramigna! Per cui sono Strega. Sono Strega perché sono diversa, sono unica, sono un’altra, sono me stessa, sono fuori dalle righe, sono fuori dagli schemi, sono a-normale… sono io! Sono Strega perché sono fiera del mio essere animale-donna-zingara-artista e … folle ingegnere della mia vita. Sono Strega perché so usare la testa, perché dico sempre ciò che penso, perché non ho paura della parola pericolosa e pruriginosa, della parola potente e possente. Sono Strega perché spesso dò fastidio alle Sante Inquisizioni di questo strano millennio, di questo Medioevo di tribunali mediatici e apatici. Sono Strega perché i roghi esistono ancora e io – prima o poi – potrei finirci dentro.





martedì 28 maggio 2013

Io e la vespa

Se qualcuno pensa che le donne scappano appena vedono un qualche insetto, beh... non ha conosciuto me. Io non scappo neanche se vedo una cimice. Mentre tutte le altre urlano (e io penso "Cos'avrete mai ad urlare?"), io prendo un foglio o foglia, gliela metto davanti così sale e poi la metto fuori. Tutto qui e non mi succede niente.
Così oggi è capitato che vado in cucina e vedo Chicco, il gatto, perplesso di fronte alla sua vaschetta del cibo. La stanza è buia e così non noto molto, ma vedo che Chicco si aggira e allunga una zampa.
Così mi avvicino e vedo una vespa.
Le porgo un dito e via a fare le foto e per chi mi segue, ormai è una cosa automatica quando faccio questi piccoli incontri.
Quindi ecco le foto.
Messe assieme sembra una danza



giovedì 23 maggio 2013

Disegnare come un bambino

A quattro anni dipingevo come Raffaello, poi ho impiegato una vita per imparare a dipingere come un bambino.



Così diceva Picasso e  credo che anche Paul Klee fosse d'accordo.



Fantasma di un genio, 1922


L'inizio di un sorriso, 1921


La maschera della paura, 1932



Pesce magico, 1925


Quindi cosa vuol dire?
Mannaggia al voler disegnare, al voler imparare di disegnare "come un adulto" imparando regole come la prospettiva se poi bisogna abbandonarle?
Per quanto mi riguarda, non credo.
Trovo che invece siano utili questi insegnamenti.

Se vuoi rompere una regola, devi prima conoscerla.

mercoledì 22 maggio 2013

In onore degli ultimi, Andrea Gallo




Tante categorie sembrano inquadrare gli esseri umani e guai a sfondarle eppure se lo fai, vedrai la bellezza dell'essere umano nella sua interezza, nella sua forza e fragilità.
Anche la religione è una categoria e per "forza" devi essere uno stereotipo se no la gente non sa cosa pensare di te, non sa come agire con te. 
Non si ferma ad ascoltare quella persona, prende degli indizi per costruire degli identikit, ma il tutto è più della somma delle parti.
Don Gallo rappresentava chi sfondava una categoria, era un sacerdote e allo stesso tempo non lo era. Non riempiva quello stereotipo.
Per la gente che non sa ascoltare, sarà un eretico. Per gli altri, un grande.
Anche per me, che non sono cattolica.
Quindi addio Andrea Gallo così semplicemente senza un appellativo perché di fronte alla morte, nell'istante in cui appare siamo uguali così come siamo nati e gli appellativi non servono più.

R.I.P. Andrea Gallo






Topolino 3000 e la memoria


marzo 1994. Esce il numero 2000.



All'epoca ero alle elementari, ultimo anno.
Per noi tutti era un evento.
All'ora di ricreazione tutti lo sfoggiavamo felici di avere il 2000 tra le mani come se avessimo in mano il futuro.
Che cosa ne potevano sapere tutti quegli adulti? Noi eravamo già nel 2000, 6 anni prima.


Credo che un po' tutti abbiano conosciuto da bambini il settimanale Topolino. Era un mondo nel quale tuffarsi per leggere di avventura, di storia e non dimentichiamo poi le parodie che molte volte erano degli omaggi (mi ricordo la versione topolinesca del film La strada).
Poi c'è chi ha continuato e chi, molti, hanno abbandonato comunque in tanti hanno conosciuto questo mondo (tanto che quando uno ha ammesso candidamente di non conoscere niente di Topolino, noi l'abbiamo guardato come per dire: "Ma in che mondo vivi?")


maggio 2013. Esce il numero 3000


Quale occasione per festeggiare se non comprarlo?

sabato 18 maggio 2013

Il grande Gatsby


Caro Leonardo DiCaprio,
non mi puoi fare questi scherzi. Non mi puoi far palpitare il cuore come se fossi ancora una quattordicenne alle prese con il Titanic.
No, ormai ho 30 anni. Non sono più un'adolescente e tu fra un anno ne compi 40!!!
E guardando questo tuo film, Il grande Gatsby, si può notare come tu, Romeo, sia cresciuto.
Hai perso un po' di quella bellezza efebica che ti contraddistingueva per acquisirne in fascino.
Hai quasi subito una metamorfosi scioccante nell'aspetto e sei continuato per la tua strada.
Comunque non mi puoi fare quei sorrisi ammiccanti e neanche mostrarti così imbarazzato nella scena del tuo primo incontro con Daisy dopo cinque anni. 
Mi fai suscitare tenerezza e io dopo come faccio a uscire dal cinema?
Insomma, mi fai venire voglia di rivedere il film, di rivedere ogni fotogramma in cui tu compari, di scandagliare ogni tua espressione.


Un brindisi?

venerdì 17 maggio 2013

Alcune persone sono gay. Fattene una ragione



E' con questa provocatoria frase che parte oggi la manifestazione nazionale contro l'omofobia e la transfobia che è partita proprio da Ravenna prendendo lo slogan da quello della manifestazione inglese della Stonewall


Nella versione inglese c'è solo la parola gay, ma l'associazione ha voluto stampare anche con le parole "lesbica", "transessuale" traducendo la frase anche nelle altre lingue e persino in dialetto.


Provocatoria perché vuole lanciare un segnale: le persone omosessuali esistono, ci sono. Negarlo è inutile, sarebbe come ammettere di avere dei prosciutti negli occhi.
Purtroppo si ha ancora un'idea stereotipata di una persona omosessuale. Si pensa subito che sia una checca, che agiti la sua borsetta e vario parlando.
Ora, magari ci sono persone così e non sto a discutere, ma non si pensa che ci sono persone vicine a noi, che lavorano accanto a noi e magari se ti dicono: "Sai, io sono gay." questi potrebbero dirgli: "Davvero? Non lo sembri affatto."

Perché, come deve sembrare una persona omosessuale?
Deve essere riconoscibile, portare ancora il segno distintivo come si usava al tempo di Hitler?
Questo sì che vuol dire ghettizzare.

giovedì 16 maggio 2013

L'istinto di volare

Poco fa sono uscita un attimo, sto per tornare a casa e vedo per terra un piccolo batuffolo bianco. Credevo fosse un pupazzetto bianco quando avvicinandomi lo vedo meglio: è un uccellino.
Subito si fece vivo l'istinto di raccoglierlo e fu quasi un'impresa.
Lo portai a casa e lo feci vedere al mio gatto.
Niente paura, questa storia non diventa una tragedia. Infatti sapevo che Chicco non gli avrebbe fatto niente: era lì che si strusciava la testa contro la mia mano che lo accudiva.
A volte poi è capitato che mi sfuggisse di mano e allora sì che tenevo fermo Chicco. Sarà un gatto domestico, ma rimane un gatto. Comunque non si è mai dato alla cattura.
Più che altro era curioso.
L'ho fatto vedere anche alla Pepe e aveva paura, lei. Di che cazzo hai paura se è più piccolo di te? Vabbé che sei una coniglietta nana, ma non dar luogo a inutili associazioni (coniglio=fifone).
Comunque poi l'ho riportato giù per farlo volare.
L'ho tenuto sulla mano e poi gli ho dato una leggera spinta in alto.
La prima volta dopo un po' è ricaduto.
Riproviamo.
La seconda volta ce l'ha fatta. E' riuscito a salire su un ramo.


Sono stata lì a guardarlo, ad accompagnarlo con gli occhi mentre lui saliva ramo per ramo e intanto mi chiedevo: ce la farà?
Dopo un po' si è fermato e lo sentivo pigolare mentre in alto gli uccelli facevano sentire il loro melodioso canto. 
Il suo sembrava quasi cercare l'attenzione, dire "Io sono qua."
Dopo un po' che lo vedevo fermo in quel ramo, me ne sono andata sperando che ce la facesse.
Non sono io a doverlo accudire, non spetta a me.



Le foto che gli ho fatto:

martedì 14 maggio 2013

Un nuovo inizio per Aulonia?

L'abbiamo lasciata toccare l'universo e scoprire che dentro di sé custodiva una perla speciale (vedi qui) e ora cosa succederà alla nostra piccola Aulonia.
Che cosa riguarda questo nuovo inizio? Dove la porterà?

Per rispondere a queste domande cliccate qui



se volete vedere il disegno per intero eccolo qua.

musica del video: Notturno di Chopin in Mi minore Op. 72

sabato 11 maggio 2013

Josephine Wall e il richiamo alla Natura

C'è un'artista che è diventata famosa nel mondo fantasy e la sua arte viene detta pagana poiché nelle sue opere il richiamo alla natura è forte, lo stesso che lei ha sentito sin da piccola.
Quest'artista si chiama Josephine Wall, una pittrice nata nel 1947 nata a Farnham nel Surrey in Inghilterra.



Respiro di Gaia


venerdì 10 maggio 2013

L'usignolo ovvero il dono dell'arte

L'arte può essere un dono?
Dono non nel senso di riceverlo, ma di darlo.
Quindi, riformulando, l'arte può essere donata?
Come artista mi sento in dovere di essere generosa, di donare la mia arte come se stessi donando un sorriso.
Il punto è che, chi riceve, si rende conto del dono?
Non che mi debba accogliere col tappeto rosso però a volte c'è una certa sufficienza da parte di chi riceve come se il tuo dono sia una cosa dovuta in fondo.

Eccoci giunti all'usignolo, uccello dal soave canto ed emblema di ciò che intendo dire.


tratto da Storia naturale degli uccelli dell'Europa centrale di Johann Friedrich Naumann, 1905

giovedì 9 maggio 2013

Aulonia è ritornata!!!

Da gennaio la storia di Aulonia si era fermata con una frase: Adesso è il mio turno.
Chi è che parlava?
Aulonia o un'altra sua forma?
Andate qui per scoprirlo.

E intanto vi lascio con il disegno che adesso è alla mia mostra personale.



Alla prossima.

martedì 7 maggio 2013

Cogliere l'essenza in un ritratto

Quando si cerca di fare un ritratto, si cerca soprattutto di farlo il più somigliante possibile eppure c'è qualcosa di ancora più importante: cogliere l'essenza di quella persona.
Provate a pensarci.
Dopotutto il nostro viso è la nostra carta d'identità. Sin da quando siamo nati guardiamo i volti delle persone. In un viso si può leggere la sua storia personale.

Io faccio ritratti da quando andavo alle elementari. Ovviamente allora ero acerba col disegno ovviamente, ma già in quegli anni cercavo già di indagare in quei volti.
Quando magari guardo normalmente una persona, sono più rilassata e molte "informazioni" mi arrivano distrattamente, ma provate a guardarmi mentre vi faccio un ritratto e vedrete uno sguardo indagatore, preciso come se dovessi scoprire degli indizi.

Mi piace ritrarre, vedere le singole particolarità del volto di un viso ed è anche per questo che mi dispiace nel vedere visi gonfi perché rifatti.
A volte sono io stessa che chiedo per ritrarre (quando te lo chiedo io non mi devi niente, se invece me lo chiedi tu mi paghi. Io lavoro così) e a volte qualcuno si imbarazza, declina perché dice di non essere abbastanza bello. A me non interessa la bellezza intesa in quel senso (ho ritratto sia persone "belle" secondo il canone estetico che "brutte" sempre secondo quel canone), mi interessa proprio la particolarità, anche la virgola fuori posto.
Inoltre ritraendo persone, mi accorsi di quanto la bellezza di un viso dipenda dalle proporzioni: bastano pochi millimetri e il viso cambia.
E inoltre mi serve per ritrarre visi.
Non mi piace quando vengono realizzati tutti quei visi uguali un po' come fa Milo Manara che niente da dire sulla sua tecnica (e figuriamoci), ma le donne sono tutte ritratte nella stessa identica maniera anche se appartengono a nazionalità diverse.
Ho fatto lui come esempio perché è un nome riconoscibile, ma non è il solo.


Inoltre negli anni, mi accorsi che disegnando un viso, stavo tracciando una mappa del loro carattere, del suo vissuto.
Alcuni ritratti mi vengono benissimo anche la prima volta, altri invece mi tocca di farli e rifarli. Che cosa nascondono in quei visi?

Una volta ho provato a ritrarre una mia amica una delle prime volte che ci conoscevamo.
Non ce la feci, non riuscivo a catturare la luce del suo viso. Mi disse che anche Morandi (il pittore) le disse la stessa identica cosa.

Oggi ho incontrato Letizia, la youtuber che mi fece due video: uno per le mie opere e uno per il mondo di Aulonia. 
E' venuta a Ravenna e le ho fatto vedere la mia mostra. 
Come ringraziamento per i suoi due lavori, io le ho fatto un ritratto da una sua foto.
Vederla emozionata per il ritratto è stato gratificante.

Il viso è qualcosa di strettamente personale e a volte uno può far fatica a riconoscersi un po' come quando si sente per la prima volta la propria voce registrata.
Alcuni vedono nei ritratti che faccio addirittura i loro parenti (che io non conosco).


Ecco il ritratto che ho fatto:


lunedì 6 maggio 2013

Ali di farfalla

Qualche anno fa fotografai questa farfalla sul mio balcone.


sabato 4 maggio 2013

Foto dell'inaugurazione della mia mostra "L'eterno femminile"

Oggi c'è stata l'inaugurazione della mia mostra "L'eterno femminile" ed ecco le foto.

Guardatele tutte anche perché poi ci sarà un mio scritto apposta per questa mostra.
Ah, io sono quella vestita di arancione.



venerdì 3 maggio 2013

Aspettando domani (assieme a Marija Gimbutas)

Domani parte la mia mostra dedicata al femminile.
L'influenza non mi è ancora sparita, ma se crede che domani me ne resterò a casa, allora non ha capito con chi abbia a che fare.
Ebbene più volte ho citato Clarissa Pinkola Estés e il suo Donne che corrono coi lupi, ma questa volta voglio parlarvi di un'altra donna ovvero l'archeologa lituana Marija Gimbutas, autrice soprattutto de Il linguaggio della Dea, un libro che ho letto qualche anno fa e che consiglio alla stragrande a tutti voi, femminucce e maschietti.