Intervistatore: Allora Charlie... Vorrei cominciare da una recensione di Geoffrey Fuffs al tuo ultimo libro: "I giovani prendono Chivazky come la legittimazione letteraria di ogni disgusto esistenziale..." Che mi dici in proposito?
Charlie Chivazky: Vedi, Ben, credo che ci sia un equivoco alla base del ragionamento dell'esimio Fuffs... Fuffs parla come uno che si aspetta qualcosa dagli scrittori. Arte, cultura... Cavolate del genere. Ha un'alta concezione della scrittura, il che è profondamente sbagliato.
I.: Beh... La letteratura nasce dall'ingegno umano... esprime le nostre aspirazioni, i nostri sentimenti... I letterati sono artisti. O quantomeno dovrebbero esserlo.
C.C.: Va bene. Cos'è lo scrittore nella concezione popolare? Uno che ha fantasia. Ma in concreto cos'è la fantasia?
I.: Beh... La fantasia non è esattamente concreta... E' un po' difficile da definire.
C.C.: Sbagliato. Gli antichi greci, per esempio avevano le idee chiare in proposito.
I.: Gli... antichi greci?
C.C.: Certo. Scusa se parlo degli antichi greci, Ben, lo so che non fanno audience. Però se vuoi posso mettermi a ruttare, o a dire a un noto critico che può anche andare aff...
I.: (interrompendo perplesso e imbarazzato) Ehm... Sono sicuro che al nostro pubblico interessa sapere degli antichi greci, Charlie.
C.C.: Mmm... Okay. (serio) Quella che noi chiamiamo ispirazione i greci la chiamano zeia mania... Un'espressione che potremmo tradurre all'incirca con "divina follia"... Per i greci lo scrittore era un invasato. (voce fuori campo) Era un posseduto degli dei...o, se preferite, dei demoni.
I.: (toccandosi il nastrino sogghignando) Mmm... Quindi scrivere sarebbe un atto liberatorio? Scrivere significa liberarsi dei demoni?
C.C.: (ancora più serio e colpendosi il palmo sinistro con il pugno destro) Risposta sbagliata, Ben. E' esattamente il contrario. Significa tenerseli dentro... Imprigionarli. Vedi bello, il fatto è che viviamo in un mondo schifoso. Respiriamo gas tossici, ci arrabattiamo per pagare con le tasse gli yacht e i gioielli dei nostri uomini politici... Abbiamo droga, aids, code ai semafori... E siamo tutti sotto pression. Siamo tutti posseduti dai demoni. Per liberarsene, c'è chi prende una pistola e massacra un po' di gente in metropolitana, c'è chi si inietta porcherie nelle vene, chi tortura i cani, e c'è chi butta i figli dentro un cassonetto della spazzatura... Lo scrittore, invece, scrive, Tira fuori i demoni e li imprigiona sulla pagina, tra le righe. Li schiaccia là sopra e loro sono in trappola.
I.: Allora, Charlie... Per te l'arte non è una forma di elevazione dello spirito umano?
C.C.: (contrariato) Naah... Se voglio elevarmi, metto le scarpe con il rialzo. Scrivere è solo una questione di sopravvivenza.
Oggi ho comprato l'albo n°114 di Dylan Dog, La prigione di carta e sono rimasta stupita da questo dialogo. Abbiamo qui un'intervista televisiva tra l'intervistatore e lo scrittore, Charlie Chivazky. Stupita da ciò che dice lo scrittore, dalla sincerità delle sue parole anche se scomoda.
Molti hanno una visione romantica di colui, o colei, che è artista e spesso si chiedono quale processo mentale li muove per poter creare, un po' come se si chiedessero quale ingranaggio comincia a far funzionare tutta la macchina.
Ma come dice è una questione di sopravvivenza.
Comunque molti alla fine chiedono il motivo, ne sono quasi ossessi quasi che quel motivo possa fare la differenza.
piccola nota: chi chiede a Charlie lo chiamerò X, se rivelassi il nome potrei svelare qualcosa.
X: Charlie... Com'è che si diventa scrittori?
C.C.: Vedi, amico... Non c'è una risposta valida per tutti. Ognuno ha le sue motivazioni... Io ho le mie.
X: Va bene, amico, non voglio una risposta universale. Voglio la tua. Dimmi com'è che tu sei diventato scrittore.
C.C.: Beh, sai... Gli antichi greci, che di queste cose se ne intendevano, avevano una loro teoria per l'ispirazione... Dicevano chce l'ispirazione era una "zeia mania", una "divina follia"... Per loro "ispirato" voleva dire "posseduto dai demoni della creatività". Il punto è: dove si trovano questi demoni?
X: Già... Dove si trovano?
(preferisco finire qui: potrei svelare qualcosa di più e nel dubbio preferisco non andare oltre)
I demoni della creatività... Essere posseduto (avevo già parlato di possessione nella mitologia greca e precisamente della ninfolessia)... Quando sentiamo la parola "demoni" spesso ci vengono in mente gli affini dei diavoli, ma nella mitologia greca si parlava essenzialmente dei daimon o esseri divini, pure immagini che fungono da intermediari tra il mondo divino e quello degli uomini. Ecco chi sono gli essere demonici. In alcune tradizioni, Eros è un daimon figlio di Poros (la risorsa) e Penia (la povertà).
Passiamo però a un altro dialogo e questa volta tra lo scrittore e Dylan Dog che avverrà verso la fine. Niente paura, non spoilerizzo. Non riporterò tutto quello che potrebbe rivelare qualcosa della trama.
DyD: Allora vuoi farmi credere che quello che hai detto nell'intervista, lo scrittore che combatte con i demoni eccetera, non era una sparata per fare colpo sul pubblico?
C.C.: Certo che no! Vedi, amico, scrivere è molto più che mettere parole in fila su un foglio. Se tu scrivi, non importa come tu consideri la cosa... Puoi scrivere pensando all'arte. Alcuni lo fanno. Puoi scrivere pensando alla fama... Questo è quello che fa la maggior parte degli scrittori. Molti pensano a scrivere per i soldi, anche se non lo dicono... Ma la verità è che lo scrittore non sa per quale motivo scrive. Scrive perché deve... e perché non conosce un altro modo per affrontare i propri demoni.
DyD: Mah... Non sono sicuro di capire, Charlie.
C.C.: Non importa, amico. Capirai. Tornerò a trovarti.
E con quest'ultimo dialogo finisco il post.
Alla fine, perché lo facciamo?
Per necessità, perché ci è indispensabile. O forse non è neanche questo il motivo.
Facciamo. Punto e basta.
P.S.: Charlie parla che l'arte non è un'elevazione. Secondo me chi vuole fare arte deve giostrarsi sia nell'alto sia nel basso, sia nel cielo sia nella terra. Non può escludere uno dei due elementi.
devo rileggere il racconto, ammetto di non ricordarlo ma ce l'ho e l'ho anche letto, ma troppo tempo fa!
RispondiEliminaIl racconto l'ho trovato ben fatto. Non saprei dire di più perché non ho letto molti Dylan Dog.
RispondiEliminaMi hanno molto strabiliato i dialoghi che qui ho inserito.
io invece i Dylan Dog li ho letti quasi tutti. Ovviamente essendo scritti da autori diversi sono per definizione altalenanti, alcuni ignobili, altri stupendi!
RispondiEliminaIo invece conosco meglio Brendon che è sempre della Bonelli. Anche se la sceneggiatura è sempre di Chiaverotti, anche lì gli albi sono altalenanti. I disegnatori sono diversi e anche lì si può passare dallo stupendo a quello "meglio un'altra volta."
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