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domenica 29 novembre 2009

Gli stereotipi dei bambini

Al primo anno dell'Accademia ho fatto un corso che trattava della forma, della fenomenologia dell'arte e alla fine mi sono scontrata con dei bambini.
Il professore sosteneva che, essendo il disegno una forma d'arte, non si può permettere che i bambini disegnino come pare a loro.
Forse questa cosa vi può sembrare ingiusta, almeno ad alcuni, però come quando si suona qualcosa vengono insegnate delle regole così devono essere insegnate regole anche nel disegno.
Vi ricordate come disegnavate da piccoli? Io mi ricordo che per alcuni anni disegnavo il cielo come una striscia blu attaccata al lato superiore del disegno. Ma mentre io mi stavo evolvendo nel disegno, molti miei compagni rimanevano attaccati a dei preconcetti.
Il professore ci fece vedere alcuni stereotipi di disegni attraverso un "tipico" paesaggio montano: montagne triangolari (così come i tetti delle case) a intervallo uguale, porte grandi quasi quanto le case, alberi che hanno chiome uguali ai cespugli...
E poi ci fece vedere alberi con le loro ombre ed era particolarmente interessante vedere quanto le ombre erano in realtà gli alberi stessi.
Così io, assieme a due miei compagni, ci impegnammo ad andare a sperimentare in una scuola elementare. Presentammo diversi esempi che i bambini dovevano seguire: il disco e la palla, il paesaggio montano, l'uva, il bosco... e vedemmo quanto questi stereotipi erano confermati. Infatti oltre a quegli esempi che ho citato prima, l'uva era raffigurata come un triangolo formato da piccole sfere uguali e tra il disco e la palla non c'era differenza.
La cosa estremamente sconcertante è che cose semplici e comuni come l'uva venivano percepite allo stesso modo da tutti i bambini.
Purtroppo questa cosa poi non è andata avanti anche perché poi questo corso dell'Accademia dura solo un anno eppure io avrei voluto approfondire meglio, continuare perché mi resi conto di quanto gli stereotipi insediano la mente dei bambini.
Forse alcuni di voi diranno che è meglio lasciare maggiore libertà ai bambini, ma come si può chiamare libertà uno stereotipo, qualcosa che assomiglia più ad una prigione mentale?
Sin da quando gli adulti li insediano con i loro modi pensando che i bambini siano stupidi, che tanto non capiscono, li facciamo entrare lentamente in preconcetti e togliamo a loro la capacità di osservare.
Spesso quando un bambino ci presenta un disegno lo riempiamo di complimenti e così diamo già al bambino il motivo di continuare. Invece non sarebbe meglio aiutare il bambino a vedere quanto può essere ricco e variegato il mondo che ci circonda? Capire che la stessa cosa può assumere forme diverse? Con lo stupore e la curiosità, caratteristiche tipiche dei bambini, li conduciamo verso un mondo di meraviglie continue, li portiamo verso ricchezze che terranno sempre con .
Purtroppo vedo che molti adulti sono aridi in questo senso, incapaci di condurre realmente, ma non è colpa loro però così portano altri bambini a pensare come loro.
A volte qualcuno mi chiede perché non insegno l'arte (il mio diploma me lo consente), ma io rimango del tutto interdetta perché per me l'arte sarà sempre un mistero però se mi fosse data la possibilità vorrei aiutare i bambini a disegnare, ma soprattutto a osservare.
Forse è questo il vero significato di "insegnare".

giovedì 26 novembre 2009

Ravenna non è SOLO mosaico

Il titolo sembra essere una risposta al post precedente.
Proprio adesso è uscito la rivista locale Palcoscenico in cui è inserita tutta la stagione teatrale '09/'10 di Ravenna e provincia e così si menziona in un piccolo trafiletto sulla rassegna "Ravenna viso-in-aria" dove parteciperò anch'io assieme ad altre compagnie teatrali e persone tutte di Ravenna e provincia.
In tutto siamo 23 confermando ciò che sta avvenendo a Ravenna: uno strano morbo che si chiama "teatro" sta contaminando la città italiana del mosaico. Com'è possibile tutto ciò? Qua bisogna correre subito ai ripari!
Naturalmente sto vedendo la cosa in chiave ironica e ben venga questo morbo o qualunque cosa essa sia e sono assai contenta e anzi spero che questa rassegna al suo primo anno non sia inascoltata. Soprattutto perché una vasta varietà culturale arricchisce ulteriormente la città e innanzitutto i cittadini.
Io non rinnego ciò che è stato, il passato di questa mia città, ma credo che il voler continuare di vivere nella gloria del passato impedisce alla città, a qualunque città, di crescere.
Così sono contenta di partecipare a questa piccola rassegna teatrale e spero che anche la pittura venga considerata meglio di quanto succede adesso.
Intanto io sto ancora modificando la mia drammaturgia cercando di trasformarla stando ben attenta a non modificarne l'essenza.

martedì 24 novembre 2009

Ravenna = mosaico?

Come tutti voi sapete, Ravenna è famosa per tante cose: per essere stata Capitale per tre volte, Impero Romano d'Occidente (402-476), Regno Ostrogoti (493-553) e Esarcato bizantino (568-751); perché Dante Alighieri è morto ospitato dal signore di Ravenna Guido da Polenta, padre della nota Francesca della Divina Commedia e per il mosaico.
Purtroppo questa cosa del mosaico mi fa imbestialire. Niente da dire su questa tecnica però ormai tutta Ravenna sta diventando mosaico come se fosse un ghetto. Se uno guarda in giro, vede quasi sempre tracce di mosaico e molte volte sono prodotti industriali.
Inoltre questa faccenda del mosaico sta danneggiando chi non fa il mosaico. Non sapete quante volte ai colloqui di lavoro, appena comunicato che ho il diploma di laurea in Pittura, mi chiedono: "Ma allora sa fare il mosaico?" No, non so fare il mosaico!
Non ho nemmeno tentato di fare il mosaico quando frequentavo l'Accademia perché ero consapevole che il mosaico richiedeva abilità e tecniche che non mi erano proprie: stare lì ore ed ore con il polso immobile a tagliare le tessere non fa decisamente per me.
Almeno io ho avuto la fortuna di finire i miei anni in tranquillità, ma se avessi voluto iscrivermi ADESSO non potrei frequentare l'Accademia perché purtroppo da un anno L'ACCADEMIA NON C'E' PIU'!
O meglio l'edificio c'è e c'è anche il mosaico E BASTA!
E Pittura, Scultura e Decorazione? Trasferiti a Bologna.
Dicono che l'hanno fatto per preservare l'Accademia, per far sì che non muoia dopo i tagli che sono stati fatti nel campo dell'Istruzione...
Sì, ma perché solo mosaico? Forse molti di voi non sanno che Ravenna è prossima alla candidatura per essere eletta Capitale della Cultura e giustificano il fatto di aver salvato il mosaico per la presenza degli studenti... Ma se era il corso di Pittura che ne aveva sempre di più!
Dicono che era per risparmiare centinaia di migliaia di euro... I ragazzi che frequentavano l'Accademia e che l'hanno occupata hanno cercato una maniera per far sì che vengano risparmiati tutti questi soldi. Pensate che siano stati ascoltati? Ovviamente no.
Per la candidatura sono stanziati poco più di 2 milioni di euro investibili in 4 anni. Credete che l'Accademia ne abbia giovato? No, perché l'Accademia rientra nella categoria Istruzione così come l'Istituto musicale pareggiato Verdi. Mi chiedo però, Ravenna non vuole far crescere artisti, ma solo accoglierli? L'istruzione non è un diritto sacrosanto? Perché una ragazza come me, nata e residente a Ravenna, non può studiare nella sua città? Forse credono che tutti abbiano la possibilità di studiare fuori anche solo prendendo un treno. Forse questi non sanno che questo è uno dei motivi per cui un ragazzo lascia l'Università.
Sono convinta che siano questi ravennati, e non Ravenna, a fare tutto ciò. Io sono nata a Ravenna eppure non ho la tecnica del mosaico. Questo vuol dire che non sono una vera ravennate? No, perché sono orgogliosa di essere ravennate, ma di molti ravennati no. Così come non sono orgogliosa quando oggi al Teatro Alighieri, c'era una conferenza con il regista Peter Greenaway, ho sentito l'assessore dell'Istruzione che voleva fare gli omaggi per il 180° anniversario, fra due giorni, dell'Accademia di Belle Arti. Grazie tante per averlo ricordato, grazie tante per aver ricordato che l'Accademia in realtà è morta.
Come si può festeggiare l'anniversario di qualcosa che ha perso la sua autonomia? E' come se per non soffrire di freddo, l'Accademia ha deciso di essere divorata in un grosso corpo caldo. Sono state investite belle parole per giustificare tutto ciò, dicono che l'hanno fatto per il suo bene, ma come spesso accade ciò che è stato fatto per il bene altrui si rivela la cosa più dannosa.
Anche se mi sono laureata nel 2007, ho voluto collaborare anch'io, raccogliendo parte delle firme anche se dentro sapevo che non saremmo stati ascoltati per l'ennesima volta. MA CHE NON SI DICA CHE NON CI SIANO STATI DEI RAGAZZI CHE NON ABBIANO LOTTATO!

P.S.: Giusto per la cronaca, anche il corso serale di Mosaico è stato cancellato. Evidentemente l'istruzione è considerato un optional e chi vuole imparare dei perditempo.


Aggiornato

lunedì 23 novembre 2009

Il mio primo impatto con la pittura (part 1)

E' da un bel po' che non parlo di pittura, ma non l'ho dimenticata.

Ciò che vi voglio narrare è stato il mio primo impatto con la pittura che è avvenuto alle medie. Finora usavo solo matite e pennarelli e il pennello era uno strumento sconosciuto per me così alle medie, quando per la prima volta dipinsi, lo impugnai dalla punta del pennello come se avessi un certo timore.
Purtroppo di dipinti di allora non ne ho o almeno non so se ci sono. Però vi posso postare dipinti (su carta) fatti all'epoca dell'Istituto Agrario.






Ditemi, cosa ne pensate di questi primi lavori?

venerdì 13 novembre 2009

I sogni e la passione

Tutti sognano anche chi dice di no e chi non se li ricorda.

Non sto parlando dei sogni notturni, ma di quelli diurni.
Quando sei bambino ti incoraggiano a sognare, ti chiedono cosa vuoi diventare da grande e ti dicono che tutto è possibile e che i sogni diventano realtà. Ma non ti spiegano che tutto questo scade quando stai per diventare adulto. Sì perché quando sei adulto sei subito infilato nella fabbrica proprio come Charlie Chaplin in Tempi moderni. Troppo moderni!
Così tutto quello che hai sognato viene sostituito con il concetto di "realtà". Ma quale realtà? E' realtà perché è vissuta quotidianamente, ma la verità dove sta? Dove stanno tutti i sogni da realizzare? In un diario di ricordi e rimpianti, in una foto delle elementari dove sorridi.
Inoltre, quando si passa all'età adulta dicono sempre "E' finita l'età dell'innocenza.". Eh, grazie tante. Ma forse questi non sanno che nell'età adulta si ha la forza di realizzare i propri sogni. E dove va questa forza? In fondo all'immondizia oppure in alcuni casi, non il mio, in fondo al bicchiere.
Se fossi Alice rimarrei tranquilla nel Paese delle Meraviglie. Ci starei benissimo e invece si ritorna alla realtà che gli altri hanno costruito quindi meglio che ognuno costruisca la propria realtà qui e adesso. E forse mi bolleranno come "instancabile sognatrice", con la testa sempre tra le nuove, ma forse questi non sanno quanta passione ho in corpo perché per realizzare i propri sogni ADESSO ci vuole passione, ma questo non vale solo per me, ma per tutti e tutti i sogni, non solo quelli artistici perché tutti i sogni hanno la loro importanza.
Ora come ora sembra che sognare sia un delitto perché ti fermi e rimani incantato e così non segui l'andamento generale ovvero correre a perdifiato per arrivare primo. Ma anche essere passionali sembra quasi un delitto quando proprio non si arriva al delitto passionale. Ma ammazzare per la passione è da cretini, vivere con passione (staccato, per favore) è rigenerante e nel senso letterale del termine.

Aforismi sogno:

- Ho sognato nella mia vita, sogni che sono sempre rimasti con me e che hanno cambiato le mie idee. Sono passati attraverso il tempo e attraverso di me come il vino attraverso l'acqua ed hanno alterato il colore della mia mente (Emily Bronte);
- Diventiamo grandi grazie ai sogni (Woodrow Wilson);
- Alcuni di noi lasciano morire i propri sogni, ma altri li nutrono e li proteggono. Abbiatene cura nei giorni brutti affinché portino il sole e la luce che viene sempre a chi spera col cuore che i propri sogni si avverino (Woodrow Wilson);
- L'uomo diventa vecchio quando i rimpianti prendono posto dei sogni (John Barrymore);
- Non sono niente. Non sarò mai niente. Non posso volere d'essere niente. A parte questo ho in me tutti i sogni del mondo (Fernando Pessoa);
- Preferisco essere un sognatore fra i più umili, immaginando quel che avverrà, piuttosto che essere un signore fra coloro che non hanno sogni né desideri (Kahlil Gibran);
- Il mondo è nelle mani di coloro che hanno il coraggio di sognare e di correre il rischio per vivere i propri sogni (Paulo Coelho);
- Tutto l'universo cospira affinché chi lo desidera con tutto se stesso possa riuscire a realizzare i propri sogni (Paulo Coelho).

Aforismi realtà:

- La realtà non esiste, l'hanno inventata gli uomini per i loro scopi. (Angelo Fiore);
- L'illusione più pericolosa è quella che esista soltanto un'unica realtà (Paul Watzlawick);
- Quante volte la realtà in cui vivete mi ha ridestato e richiamato a sé! Io stavo in lei deluso ed atterrito e di nuovo mi sono dileguato (Hermann Hesse);
- Vivere all'interno di una realtà è una cosa. Accettarla, trovare che questa realtà è buona, è un altro discorso (Ignàcio de Loyola Brandao);
- Perché una realtà non ci fu data e non c'è; ma dobbiamo farcela noi, se vogliamo essere; e non sarà mai una per sempre, ma di continuo e infinitamente mutabile (Luigi Pirandello).

Aforismi passione:

- Tutta l'umanità è passione. Senza passione, la religione, la storia, i romanzi e l'arte sarebbero inefficaci (Honorè de Balzac);
- La passione in tutto. Desidero le più lievi cose perdutamente come le più grandi. Non ho mai tregua (Gabriele D'Annunzio);
- In ogni attività la passione toglie gran parte delle fatiche (Erasmo da Rotterdam);
- Ragione e passione sono timone e vela della nostra anima navigante (Kahlil Gibran);
- Esiste una sola passione: la passione per la felicità (Denis Diderot);
- Nel mondo nulla di grande è stato fatto senza passione (Friedrich Hegel);
- Cerca di scoprire il disegno che sei chiamato ad essere poi mettiti con passione a realizzarlo nella vita (Martin Luther King).

Tutti sognano anche chi dice di no e chi non se li ricorda.

N.B.: Ormai è da un bel po' che faccio così: scrivo le mie riflessioni e poi aggiungo degli aforismi. Ma questo non lo faccio perché avvalorino le mie opinioni, per far vedere che penso esattamente come i grandi autori e pensatori. Questi aforismi li metto per accompagnare ciò che scrivo. Naturalmente non mi voglio comparare a questi signori.

giovedì 12 novembre 2009

Ritornerò e sarò milioni

Questa volta vi voglio parlare del mio quarto laboratorio teatrale non-scuola che si chiama appunto Ritornerò e sarò milioni, una trasposizione moderna della storia di Spartacus dove i nuovi schiavi sono i medio-borghesi, la loro scuola di addestramento è una scuola di tennis gestita da Lentulo e Batiato e l'Impero è in stile Star Wars.
Io chi ero? L'Impero. Tutta imbacuccata di nero con un mantello, ovviamente nero, quasi chilometrico. Insomma non mi si vedeva per niente in viso. In più in questo spettacolo la mia voce doveva sembrare cavernosa quasi che venisse dal centro della Terra. Ho dovuto cercare in profondità, e nel vero senso della parola, la mia voce.
Lo spettacolo era ambientato nei giardini pubblici di Ravenna dietro il MAR (Museo di Ravenna) e io, per un'ora e più, ero sempre in vista nascosta dalle vesti nere. Avevo il mio piccolo tragitto sempre da percorrere avanti e indietro e ogni tanto mi era permesso di fermarmi e guardare. Ovviamente quando non avevo la parola.
Come racconta la storia di Spartacus, ci fu la ribellione degli schiavi contro l'Impero. Solo che Spartacus non è interpretato da un ragazzo, ma racchiude l'ideale di libertà che ogni schiavo ha. Spartacus viene solo nominato come se fosse un dio e quando gli schiavi saranno sconfitti, lo invocheranno disperati.
C'è anche la riflessione del male nel senso che senza la sua gestione, dell'Impero, quegli schiavi sarebbero persi. Beh questo lo dice l'Impero, mica io però questo ruolo mi ha divertito molto e mi ha permesso di scandagliare la mia voce.
Quando lo spettacolo finì mi sono tolta tutto (potete immaginare il caldo e la stanchezza che avevo) e giravo. Ringraziavo per i complimenti che mi erano fatti con voce leggera e acuta e quando venivo rappresentata come l'Impero, molti erano meravigliati e stupiti perché mai si erano aspettati che ero io l'Impero. Magie dell'interpretazione.
Inoltre una signora mi chiedeva come facevo ad avere una voce così alta. Signora, avevo il microfono, quello che si porta a cerchietto. Forse non l'avrà visto perché ero tutta coperta, ma credo che una voce microfonata si riconosca subito.
Non solo la mia voce doveva essere cavernosa letteralmente, ma l'andamento doveva essere lento per poi esplodere improvvisamente e infine ritornare lento. Poco prima dello spettacolo ci sono stati gli ultimi tocchi e mentre una guida, Roberto Magnani, cercava di appiattirmi i capelli sopra il viso in modo che non si vedesse nulla del mio viso, l'altra guida, Alessandro Renda, mi leggeva le mie prime battute nel modo in cui dovevo dirle e io ripetevo.
Purtroppo non ho foto e non ho nemmeno il video! Infatti, dei miei spettacoli mi piace avere filmati e li ho di quasi tutti, ma di questo non ce l'ho. Però ho un piccolo aneddoto: in una delle mie prove, c'era una dei miei "colleghi" che cercava di trattenere le risate. Più avanti mi disse che alle mie spalle, c'era una lucertola sul muro che usciva dalla sua tana e tutte le volte che con la voce esplodevo, la lucertola ritornava nella sua tana in fretta per poi uscire di nuovo quando ero più calma per poi ancora rientrare quando esplodevo di voce.
Avevo spaventato una lucertola.
Come dice il sottotitolo: tra Spartacus di Howard Fast e Millenium People di J.C. Ballard, non c'è solo Star Wars (l'Impero) nello spettacolo e che hanno aiutato nella stesura del testo.
Aggiornato

mercoledì 4 novembre 2009

Elogio alla diversità

Essere diversi.
Ormai differenziarsi dagli altri sta diventando un marchio: o ti guardano come se avessi commesso un peccato o un atto di coraggio.
Naturalmente dico l'uno l'altro anche se credo che sia l'atto di coraggio quello che si avvicina di più perché differenziarsi ADESSO sembra davvero un'impresa.
Come ho scritto qualche post fa, non ho la pagina di Facebook e lo dico apertamente. Mi guardano meravigliati. Un'anima pura, che non si è fatta contaminare da Facebook, così mi dicono.
Il bello è che poi quando chiedo il perché dovrei farmi la pagina Facebook, mi rispondono:

Perché ce l'hanno tutti!

Ma siamo matti? Devo sottostare a una cosa solo perché ce l'hanno TUTTI?!
Ma dove sono io in tutto questo? Dove?!

Credo che la diversità la si possa fiutare. Forse è proprio per questo che la mia carriera scolastica, fino alle superiori, non sia stata fortunata perché ero sempre "fiutata" come quella diversa e perciò rifiutata. Ci stavo male perché non capivo. Alle medie una mia professoressa mi parlò chiaramente e mi disse: "Elena, tu sei diversa dagli altri. Tu mostri le tue emozioni agli altri." Però nessuno mi aveva detto che non mi dovevo vergognare della mia diversità. Anche perché non è che volevo fare la "diversa", atteggiarmi per essere "diversa". E bisogna distinguere le due cose.

Come sempre, come è successo anche negli altri post, mi affido ad aforismi di autori più o meno famosi perché penso che loro meglio di me possono dire su questa cosa.

- Arricchiamoci delle nostre reciproche differenze (Paul Valéry);
- Nel mondo non ci sono mai stati due opinioni uguali non più di quanto ci siano mai stati due capelli o due grani identici. La qualità più universale è la diversità (Michel de Montaigne);
- Ricorda sempre che sei unico come tutti gli altri (Anonimo);
- Un linguaggio diverso è una diversa visione della vita (Federico Fellini)
- Tu sei una persona diversa che vuol essere uguale. E questo, dal mio punto di vista, è considerato una malattia grave (Paulo Coelho);
- Non mi ero perso, è che avevo trovato destinazioni alternative (Anonimo);
- Il vero Io è quello che tu sei non quello che hanno fatto di te (Paulo Coelho);
- Nessuno può essere libero se costretto ad essere simili agli altri (Oscar Wilde).


Ognuno di noi è diverso dagli altri e naturalmente non sarò io a dirvi in che cosa dobbiate essere diversi. E a questo punto credo che voler essere diversi sia proprio un atto di coraggio.

Siate veri, siate orgogliosi di voi stessi.


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martedì 3 novembre 2009

Ciao Alda

Lunedì 1° novembre è morta Alda Merini, grande poetessa milanese.




Adesso che scrivo, sto guardando una sua intervista e mi è venuto l'impulso di voler lasciare una piccola traccia di lei qui. So che non è molto però mi sono sentita di volerla omaggiare.
Alda Merini è nata nel giorno di primavera del 1931 e come la primavera ha cantato sempre l'amore.
Giovanissima ha composto poesie e giovane ha sperimentato l'esperienza del manicomio.
Alda Merini l'ho sempre vista come se fosse una nonna burbera, provata dalla vita, ma che ha tanto da insegnare.
Credo che lei sia una di quelle persone con cui avresti tanto voluto passare anche un solo pomeriggio però la morte è arrivata prima.
Non le voglio dire addio. Non l'ho mai conosciuta e spero che lei dovunque sia, mi perdoni l'insolenza di darle del tu.



Intervista integrale mai pubblicata ad Alda Merini di Daniele de Luca montata da Duilio Francioli. Il video è stato caricato con una bassa risoluzione.Le musiche sono di Pascal Comelade e di John Coltrane (dalle note del video)



Ciao Alda. Adesso canterai l'amore dal cielo.



Aggiornato e Modificato

domenica 1 novembre 2009

L'importanza del mistero

Non potete immaginare quanto sia piacevole per me scrivere, condividere le mie opinioni con tutti voi e sapere anche di voi. Ma poi mi chiedo anche: è giusto che scriva?
Mi spiego meglio. In tutta l'arte è fondamentale il mistero che si cela nelle opere. Per esempio la Gioconda, oltre ad essere il capolavoro che è, sarebbe la stessa cosa senza il mistero sull'identità e senza sapere come mai quel sorriso è considerato enigmatico? Inoltre tutti i misteri che si celano nelle opere di Leonardo da Vinci, e non sto parlando dell' omonimo Codice raccontato nel famoso romanzo, cosa sarebbero se improvvisamente venissero svelati? Una ricchezza o un impoverimento?
Naturalmente non mi sto comparando al sommo Leonardo ma mi pareva chiaro come esempio. In sostanza, mi chiedo quanto devo scrivere e quando mi devo fermare
Inoltre stiamo vivendo in un'epoca che contiene il paradosso della privacy cioè ormai si sa tutto e di tutti soprattutto attraverso Facebook, che io NON ho, e poi si fa presto a chiedere il diritto sulla privacy.
Però poi mi dico che con questo mio blog sto costruendo piano piano un piccolo ponte verso chi mi vuol leggere e anche verso chi mi leggerà. A pensare questo mi viene sempre più voglia di scrivere.
Ho preso e prendo questo blog come un impegno festoso e poi credo che, come in ogni cosa, nelle opere ci sia una parte nascosta che rimane celata fino alla fine.
Dopotutto anche sapendo tutto di un'opera, nessuno può spiegare il mistero della creazione di un' opera. Credo che sia questo il mistero più grande.
P.S.: Una cosa che non vuole assolutamente essere misteriosa. Domani incomincia per me il laboratorio teatrale della non-scuola. Ancora non si sa su cosa si lavorerà. Appena lo saprò, ve lo farò sapere.
C'è una cosa che vorrei aggiungere riguardo al mistero. Credo che ormai si voglia spiegare tutto e non parlo solo dell'arte, ma in generale. Non sempre però è un bene perché alcune cose si perdono se vengono spiegate. Naturalmente non sto parlando di vivere nell'ignoranza totale e nella superstizione però credo ci voglia un certo equilibrio. Per esempio alcuni misteri della Natura è giusto che vengano spiegati? C'è da dire anche un'altra cosa: che il senso che noi diamo alle cose credo non sia lo stesso che è presente in Natura.
Mi rendo conto che questo è un argomento vasto e che io non possiedo la verità assoluta. Però ci tenevo a dire il mio parere.
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