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domenica 17 gennaio 2016

Come nasce un testo comico? Stage di sceneggiatura, tempi comici e costruzione del personaggio con Claudio Fois



foto presa qui


La risata... Quale prorompente forza che scaturisce dall'interno e si espande per tutto il corpo.
Ma per suscitarla cosa serve?
Che cosa funziona e cosa no?


Ieri e oggi ho partecipato qui a Ravenna, al Nuovo Circolo Aurora, ad uno stage di sceneggiatura, tempi comici e costruzione del personaggio con Claudio Fois e organizzato dal Circolo degli Attori.
Claudio Fois è, per chi non lo conoscesse, un autore televisivo di programmi come Zelig e Crozza nel Paese delle Meraviglie.
Innanzitutto si può dividere la comicità in verbale o fisica, e spesso può capitare che alcuni comici ce l'hanno entrambe ma ne hanno una predominante.
Inoltre una questione da tenere a mente è: che cos'è la comicità?
A volte si pensa che basti qualcosa di divertente per far ridere, ma non è così. La comicità è la rottura del pensiero lineare tramite il pensiero largo.
E' qualcosa che non possiamo prevedere.
Ma anche per quanto riguarda la comicità, non è che questo sia l'assoluto perché ci possono essere certe situazioni prevedibili che però ci possono far ridere.
Per esempio, l'annaffiatore annaffiato







Perché? Perché qualcosa che immaginiamo succeda ci fa ridere? Non si sa. Magari è un nostro bisogno. Magari si vede in quello annaffiato qualcuno che se lo merita.
Comunque, questa situazione rappresenta un evento che poi non si è andato a esplorare.

Come si scrive un testo comico?

Così Claudio Fois ci ha chiesto un semplice esercizio. Ovvero scrivere un aneddoto divertente.
Non dovevamo neanche sentirci intimoriti di scrivere una genialata colossale oppure di dire prima di leggere "No, ma guardate, non è divertente."
E così è stato fatto.

Ecco il mio testo:

Spesso parlo con Chicco, il mio gatto.
Gli faccio "Chicco?" e lui "Miao."
"Come stai?" e lui "Miao."
"Davvero? Oh, ne sono felice." "Miao"
"Ma dimmi Chicco, mi vuoi bene?"

Niente. Tace.

Così gli rifaccio "Chicco?" e lui "Miao."


Okay, ma si può fare di più

Vengono letti alcuni testi (io mi sono proposta per prima) e così Claudio Fois ci spiega come è strutturato il testo.
C'è la premessa (nel mio caso è Spesso parlo con Chicco, il mio gatto), il corpo e per ultimo la chiusura.
E' essenziale che il testo comico non sia ridondante di parole perché allungano troppo e che non contenga riferimenti inutili poiché distraggono.
Inoltre anche per le frasi è meglio che siano brevi.
Nella comicità è bene anche distinguere le cose brutte che funzionano (molte delle volgarità) e le cose belle che non funzionano (battute per pochi)
La sintesi è fondamentale perché il testo faccia ridere e deve essere quella giusta ovvero neanche troppo.
Come si impara ciò?

Per voler far ridere ci vogliono talento, ispirazione, tecnica e cultura
Il talento perché deve partire da te, l'ispirazione perché ci vuole la scintilla, la tecnica perché è fondamentale sapere come funziona e questa la si impara con l'esperienza e la cultura per non ripetere cose già dette.
Perché se la condivisibilità è un altro fattore fondamentale (ovvero che il riferimento sia conosciuto), non sempre fare un riferimento ovvio è divertente e qui si tratta anche di cultura.
A me di sentire sempre per l'ennesima volta di uno che è nano come Berlusconi o Brunetta sinceramente non fa ridere.
E l'ho detto.
In effetti è poi qui che si vede il lavoro che c'è dietro, quello sforzo di fantasia in più.
Per esempio una similitudine come "Sei grasso come una balena." sinceramente è una cosa talmente ovvia da rasentare il ridicolo.
Ma se si vuol continuare sempre con questo riferimento (espressione che non condivido ma giusto per fare un esempio) si potrebbe dire "Sei grasso come una balena spiaggiata dopo aver mangiato dal MacDonald."
Anche perché poi chi ascolta immagina già la scena.

La comicità può essere di situazione (per esempio il testo mio col gatto), da gag (per esempio la torta in faccia) e la battuta, una parte fondamentale.
Per fare battute si possono usare i doppi sensi (che non sono solo a sfondo erotico), i giochi di parole (spostamenti di vocale, raddoppi) e la battuta vera e propria.
Qui Claudio Fois ci ha fatto vedere un comico statunitense che non conoscevo ovvero Emo Philips.




Fare battute tramite un gioco di parole è uno dei modi più semplici della comicità anche perché è un ricordo di quando si era bambini e non si parlava ancora bene, ma è anche uno dei più usati.
Quindi è sempre meglio controllare che non sia stato fatto prima se si ha un gioco di parole da voler usare.


Altro esercizio: Sfida all'O.K. Corral ovvero prendere il titolo di un film, cambiare la lettera di una parola e scrivere il trailer del nuovo titolo (gioco di parole usato da Dario Fo e Enzo Jannacci)

Ecco il mio testo

La maschera di farro
La storia avvincente di un vegano alla ricerca del costume perfetto di Carnevale


Però se per un testo da leggere può andare bene anche così, per la comicità è meglio che il titolo del trailer rappresenti la chiusura.
Perché? Il titolo rappresenta la battuta, la frase inaspettata.


Un altro esercizio è il talmente tanto che... (Chi è Tatiana?) e qui si deve lavorare di fantasia, dell'esagerazione, dell'assurdo e dell'impossibile.

Questo è il mio testo

Ravenna è talmente tanto fissata col mosaico che anche nel tessere si usa lo scalpello.

Ovviamente ho voluto usare il gioco di parole tra le tessere del mosaico e il tessere del filato.
C'è un però che mi è stato fatto notare: il tessere il filato è una pratica che ormai non è più usata se non dagli artigiani. Quindi non è molto condivisibile.
Se volevo usare le tessere, si poteva pensare alla parola tessera ovvero card ma non ci avevo pensato.


Una delle domande che vengono più proposte a Claudio Fois e anche a tanti altri autori e comici è: "Ma come ti vengono?" (riguardo le battute)
Si tratta di un lavoro di brainstorming.
Il lavoro che vediamo in scena non è altro che un lavoro settimanale di ore, di pagine, di tirare fuori quello che può venire in mente da una notizia e avere un occhio capace di percepire il lato comico di una situazione è utile.


Okay finito il primo giorno.
Ci viene dato un esercizio ovvero ripensare al nostro primo testo e mettergli una battuta.


 Ecco uno schizzo o almeno uno dei tanti che ho fatto durante le pause



Ed eccoci a oggi.
Uno ad uno vengono letti tutti i testi ed ecco come l'ho modificato io

Voi parlate con i vostri animali?
Io spesso dialogo con Chicco, il mio gatto.
Gli faccio "Chicco?" e lui "Miao"
Bravo Chicco.
"Come stai?" e lui "Miao"
"Davvero? Oh ne sono felice." "Miao"
"Ma dimmi Chicco, mi vuoi bene?"
Silenzio.
Ci guardiamo così intensamente che i covoni di grano stanno aspettando un nostro fischio per rotolare.


Si parla di come è importante tenere conto ciò che è stato detto dagli altri, anche da quelli del passato e ci viene fatto vedere questo filmato.





Ora è il momento della costruzione del personaggio.
Come si fa?
Innanzitutto bisogna sapere che c'è una differenza tra imitazione e parodia.
L'imitazione è la rappresentazione pedissequa del personaggio mentre la parodia è la sua chiave.
E' necessario individuare le chiavi del personaggio e questo tramite l'informazione e poi il brainstorming.


Claudio Fois ci fa vedere questo filmato dove viene raffigurato il Presidente della Campania Vincenzo de Luca interpretato da Maurizio Crozza.





Perché prima fanno vedere degli spezzoni del diretto interessato?
Perché appunto non tutti conoscono il Presidente della Campania e prendono quegli spezzoni proprio per far notare il riferimento. Lo si fa vedere per alcune puntate e poi basta.
Ovviamente poi si tratta di lavorare con la fantasia ma bisogna anche tenere conto il suo modo di dire, il tipo di parole che usa (se auliche oppure popolari), le ripetizioni, la costruzione della frase.
Insomma, deve essere riconducibile a lui anche nel dire le cose più assurde.
E' importante anche variare il tipo di battuta perché chi ascolta poi si ricorda.


Questo ovviamente anche per i personaggi inventati.
Bisogna tenere conto che tipo di personaggio si vuol creare, la sua caratterizzazione (sia verbale sia fisica), e se non è stato creato da qualcun altro. Soprattutto per onestà intellettuale.

E poi, cosa vuoi dire? Cosa vuoi comunicare? Qual è l'urgenza?
Far ridere non basta.
Anche perché poi si può andare per un momento e poi più nulla.
(Ve lo ricordate quell'episodio dei Simpson dove Bart diventa famoso per quella frase "Non sono stato io"? Ecco, parliamo di una situazione simile.)
Inoltre non tutto quello che si vede, tutto quello che è sull'onda del momento basti per fare un personaggio.
C'è anche da dire che, anche se c'è un lavoro dietro di autori, non è che chi interpreta sia un fruitore passivo. Anzi, chi mette in scena il testo, come Crozza nel video, vaglia attentamente il testo, lo modifica... Si tratta di un lavoro minuzioso che magari chi guarda non se lo immagina però è da tenere conto soprattutto se uno è interessato a come si creano i testi.
In più si riflette molto quanto tenere il personaggio e quando cambiarlo.
Spesso c'è anche il rischio che un personaggio diventi talmente simpatico da andare anche oltre le aspettative di chi l'ha creato.
Che fare? Qui dipende ovviamente da quello che interessa agli autori e capita che lo si voglia cambiare al clou del gradimento. Non per fare un dispetto agli spettatori, ma perché è anche l'artista che si sente invogliato a fare altro, a non affossarsi in una cosa sola.


Cosa dire di questo stage?
Mi sono divertita un sacco e in più ho imparato molto.
Quindi ringrazio sia Claudio Fois, sia il Nuovo Circolo Aurora che ci ha ospitato e ovviamente, last but not least, il Circolo degli Attori di cui orgogliosamente ne faccio parte.

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