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martedì 16 giugno 2009

Arte: tecnica o emozione?

Questa volta ci sarà una mia piccola discussione sull'annosa questione sull'arte: meglio la tecnica o l'emozione? Premettendo che io per arte intendo tutte le arti e non come di solito si fa con la pittura e facendo intendere chiaro che non dispongo di nessuna verità assoluta, ecco il mio modesto parere.
Allora, la tecnica è fondamentale, ma le emozioni sono essenziali. Quale preferire? Ci sono artisti che preferiscono le emozioni e in pittura di solito si usa chiamarli naif e invece ci sono artisti che della tecnica sono maestri come gli iperrealisti. Quale di questi artisti è il migliore? Quale di questi arriva più alla gente? Perché non dobbiamo dimenticare che l'arte ti deve entrare dentro, far scomparire ogni barriera, comunicare quindi per far sì che questo succeda, cosa fare?
Io guarderei indietro nella Storia arrivando ai tempi della Grecia Antica, una delle culla delle civiltà odierna. Curiosando su Internet (eh sì, sono una grande curiosona!), scopro che la parola "arte" in greco antico si dice tecne. Ma come, uno penserebbe o almeno io, allora le emozioni non contano niente?
In realtà non è così. Per i Greci antichi la sapienza risiedeva nelle mani che facevano da ponte tra testa e cuore. La manualità era fondamentale così la tecnica senza dimenticare però la poetica. Dopotutto gli artisti non sono come degli artigiani poetici?
Infatti a pensarci bene, quante volte un artista, qualsiasi artista sente qualcosa dentro, ma non sa come tirarlo fuori e invece quando un artista vuol comunicare qualcosa, ma non ce la fa.
Quindi, tecnica ed emozione vanno a braccetto e poi scusate volete che in anni di lavoro non vi fate una tecnica e una poetica tutte vostre?
Prossimo appuntamento: la terza parte del secondo anno. Credevate che fosse finito, eh?

2 commenti:

  1. Le tue parole mi hanno fatto venire in mente ciò che scrisse il grande Giorgio De Chirico nella prefazione al suo "Piccolo trattato di tecnica pittorica" (che, se non hai ancora letto, ti consiglio vivamente di procurartelo).
    "Invitato da Giovanni Scheiwiller a scrivere qualcosa sulla tecnica della pittura, mi sono accinto a raccontare quello che so, quello che ho imparato con la mia esperienza personale. Sono ora pressapoco venticinque anni che dipingo e sin da principio mi sono interessato al lato tecnico della pittura. Quando visito un museo, prima ancora dell'aspetto lirico o spirituale d'un quadro, mi incuriosisce il fatto di vedere, di capire, COM'E' DIPINTO. Vi sono molti pittori moderni che professano una specie di ostentato disprezzo per i segreti e le ricette della tecnica pittorica che essi definiscono CUCINA; tali persone a me fanno la stessa impressione di quei severi difensori di un certo genere di pittura, sempre erroneamente definita REALISMO o NATURALISMO, i quali credono di annientare ogni fenomeno lirico e spirituale in arte con la definizione: LETTERATURA. So benissimo,come ogni uomo che non vive nelle nuvole, che si possono creare opere indimenticabili con mezzi scarsi quando si ha del genio o per lo meno dell'ingegno ma quello che non è permesso è l'ignoranza, e, per quanto io sappia, non v'è pittore che si rispetti, antico o moderno, che abbia ignorato e che ignori la tecnica della pittura. Lo so che vi sono oggi persone, tra i detrattori della pittura moderna, le quali pensano che i pittori dell'arte nuova fanno quello che fanno perché nell'impossibilità di fare altrimenti. Peccato che in pittura non si possano organizzare delle gare come nella BOXE; intanto a tali detrattori io rispondo che gli artisti moderni che oggi contano possono, in fatto di tecnica, condurre a scuola tutti i professori di accademia del mondo. Per conto mio non mi stancherò mai di cercare e di sperimentare nel vastissimo campo della tecnica pittorica. (1928)

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  2. grazie mille per le tue parole e per la tua costante vicinanza. sai, io credo in quello che dice van gogh: "Realmente mi sentirei mortificato se le mie figure fossero 'ben fatte'. Non le voglio accademicamente perfette. Il mio più grande desiderio è quello d'imparare a realizzare tali interpretazioni personali, tali deformazioni, trasformazioni, cambi della realtà, affinché si convertano, se voglio, in bugie che, nonostante, sono più reali della realtà stessa" e poi "Perché non dobbiamo creare armonie che corrispondano ai nostri stati d'animo?"

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