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giovedì 27 aprile 2017

Perché disegno...

Avete presente quei bambini e ragazzi che a scuola disegnavano su tutto, sui libri di scuola, sui banchi, a ricreazione, in ogni momento della lezione, anche quando l'insegnante spiegava?
Io ero esattamente così.
Disegnavo praticamente su tutto. Non ne potevo fare a meno.
Disegnavo a casa, disegnavo quando ero via, disegnavo quando ero ricoverata.
Disegnavo sempre.
Poco dopo mezzanotte di oggi, scopro che oggi è la Giornata mondiale del Disegno e non posso fare a meno di ricordare di cosa sia il disegno per me.
Diverse volte ho ricordato qui sul blog che per via della dislessia, e anche perché ho cominciato a parlare tardi, le parole erano un problema per me.
Com'è vivere quando si fa fatica a parlare di ciò che si sente?
Avete presente quando non riuscite ad esprimere un vostro sentimento perché non riuscite a trovare le parole? Il punto è che per me la questione riguardava anche le più semplici cose, anche quelle banali.
Spesso si sottovalutano queste cose proprio per la loro banalità, ma quando vengono sottratte, si capisce che tanto banali non lo sono, ma vengono percepiti così perché sono normali.
Anche la normalità...
Molte volte sento che è disprezzata, viene chiesto che cosa sia normale.
Io penso che sia normale tutto ciò che ci viene con naturalezza, senza pensarci, anche quotidianamente e non è detto che ciò lo sia anche per altri.
Per me era diventato normale disegnare tutti i giorni perché grazie al disegno potevo comunicare e non solo.
Da bambina avevo l'impressione di essere lasciata sola e al buio. Anzi, non era un'impressione.
Disegnare era come fare luce attorno a me dicendo "Guardate.". Disegnare era come dire "Guardate che ci sono anch'io."
Vedevo che agli altri piaceva e questo mi spingeva sempre di più, ad andare avanti, a disegnare ancora di più.
Ora non disegno tanto più come prima e mi manca.
Per diversi motivi, non ce la faccio. Però sono fiduciosa: nella mia vita e sin da bambina mi sono dovuta confrontare con altre sfide oltre a questa di cui vi racconto e alla fine sono sempre qui.
E poi, il disegno è entrato in me.
Tracciare un pensiero, un'immagine, vedere che si espande, gli occhi disegnano col movimento un'idea e poi seguirla.
Questa è la luce che una semplice matita, come una bacchetta magica, mi ha insegnato ed io per questo, commossa, dico grazie.



Tre anni fa ho trovato questo disegno fatto quando avevo tre anni
Mi sono subito commossa quando l'ho visto perché di disegni fatti quando ero bambina,
non ce sono praticamente quasi più.

martedì 25 aprile 2017

Mostra di illustrazione di Paolo Domeniconi a Ravenna e intervista

Sabato 22 aprile c'è stata alla Libreria Momo di Ravenna l'inaugurazione della mostra con le illustrazioni di Paolo Domeniconi tratte da Nino e Nina, scritto da Bruno Tognolini ed edito da Giunti Editori, che vede due bambini (appunto Nino e Nina) attraversare i mesi e così le stagioni.
Ecco alcune di queste illustrazioni




martedì 18 aprile 2017

Laboratorio teatrale 100 ore con Ivano Marescotti (ottava parte: il mio monologo)


di Debora Penazzi, una mia amica


Prima parte
Seconda parte
Terza parte
Quarta parte
Quinta parte
Sesta parte
Settima parte


Il 9 aprile alle 21 al Teatro Comunale di Cesenatico c'è stato lo spettacolo finale del laboratorio teatrale 100 ore con Ivano Marescotti, organizzato da Il Circolo degli Attori di Ravenna.
Volevo aspettare prima di realizzare questo post.
Volevo avere anche le foto dei miei compagni così da fare un post unico, ma poi ho pensato che sarebbe venuto troppo lungo.
Quindi, in attesa di quelle foto, finalmente posso svelarvi il mio monologo.

Si tratta di Era un ragazzo di Blanche da Un tram che si chiama desiderio. scritto da Tennessee Williams nel 1947.

Ecco il testo che avevo preso in considerazione, trovato qui.

Quando avevo 16 anni, mi innamorai di un ragazzo. Ma così di colpo, e in un modo così pieno, totale! E' come se all'improvviso tu accendi un faro nella penombra, così si trasformò il mondo per me! Ma ero sfortunata. Fu un inganno. Lui aveva qualcosa di diverso, una sensibilità, una mollezza, delicatezza, che non era da uomo, ... Lui cercò aiuto da me. Ma io non sapevo...Io non capii niente ... Sapevo solo di volergli un bene immenso. . . Poi, poco dopo il matrimonio, scoprii tutto. Nel modo più tremendo. Entrando in una stanza che credevo vuota... c'erano due persone a letto... il ragazzo che avevo sposato e un uomo più anziano che da anni era il suo amico... il suo amante. Dopo di che, facemmo finta di niente. Tutti e tre, quella sera stessa, andammo fuori a divertirci, a ballare, e per tutta la sera giù a ridere, a bere, a ballare, a ballare. Ballammo, ballammo tanto! Poi ad un certo punto, nel mezzo del ballo, senza potermi frenare, mi era scappa o detto "ho visto, ho visto tutto... mi fai schifo!". Allora il giovane che avevo sposato si staccò da me e scappò via. Qualche momento dopo, uno sparo! Corsi fuori, tutti corsero fuori, gridavano "Alan! Alan! Il giovane Grey!"… S'era infilato la rivoltella in bocca, e sparato, tanto che il cranio gli era schizzato via.!... E allora il faro che s'era acceso sul mondo, si spense di nuovo e mai più per un solo istante da allora, ha brillato...