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martedì 3 novembre 2015

Quando il cattivo delle fiabe non viene punito

Due tra le mie fiabe preferite in assoluto sono Raperonzolo e La bella addormentata nel bosco.
Questa volta però non voglio parlare delle protagoniste, ma delle due villain.



da Raperonzolo 
illustrazione di Kay Nielsen



da La bella addormentata nel bosco
illustrazione di Nadezhda Illarionova


Queste due villain hanno una particolarità rispetto ad altre: per i loro atti non vengono punite.
Leggendo le fiabe scopriamo che la fine dei cattivi è crudele: per esempio alla matrigna di Biancaneve viene imposto di indossare calzature roventi e ballare fino a morire.
Perché allora Madame Gothel di Raperonzolo e la "cattiva" de La bella addormentata nel bosco non ricevono un trattamento simile?
Leggendo alcuni saggi sulle fiabe, viene riportato come in fondo in Gothel ci sia dell'affetto per Raperonzolo (Gothel poi vuol dire madrina) e si è sentita tradita quando scopre che la giovane ha conosciuto un principe e per di più è rimasta incinta di lui.
Ma c'è anche da considerare l'altra villain. Dopo aver lanciato il suo incantesimo, lei scompare dalla scena. Infine, non è lei la vecchietta che lavora all'ultimo fuso, quello fatale. 
Ecco, sia Gothel sia l'altra villain scompaiono.
Che cosa le differenzia tipo dalla matrigna di Biancaneve?



di Charles Santore





di Nancy Ekholm 


Così sono partita alla scoperta e credo di avere trovato il punto culminante (non so se è già stato detto).
Ma prima facciamo qualche passo indietro.
Col passare degli adattamenti e dei secoli, molte situazioni delle fiabe sono cambiate. Per esempio la versione Grimm che conosciamo deriva dalla sesta o settima edizione delle fiabe che hanno raccolto poiché gli stessi due fratelli fecero i cambiamenti (per esempio la matrigna di Biancaneve in realtà è sua la stessa madre)
Per leggere le versioni nella prima edizione vi consiglio Principessa Pel di Topo a cura di Jack Zipes Edizioni Donzelli (qui potete già leggere un confronto tra le due versioni della fiaba). Oppure per Raperonzolo potete leggere questo confronto.
Inoltre, sempre con il passare dei secoli, si è visto come una distinzione netta tra fate e streghe. Credo che non abbia bisogno di specificare da quale parte pende la bilancia del bene.
Tutto ciò che fa del male viene visto adesso come una megera (questo sostantivo deriva poi dal nome di una delle tre Erinni o Furie assieme ad Aletto e Tisifone), come una vecchia strega in contrapposizione all'innocenza della fanciulla,
Invece le fate sono tutto quello che ci possa essere di un concentrato di bontà a proteggere la già citata fanciulla innocente.
Ebbene non è sempre stato così.
La "cattiva" della Bella Addormentata non è nient'altro che una fata come tutte le altre che l'hanno preceduta a dare i doni alla piccola, Anzi è la più anziana, è quella dimenticata.
Il termine fata deriva da fato, destino.
E' come se dicessimo adesso "Sono nato sotto una buona/cattiva stella".
Inoltre le fate hanno molto da assomigliare alle Parche (ne ho parlato anche qui).
Le fate possono agire a favore o contro gli esseri umani. Tutto dipende da come sono trattate (basti pensare alla fata che premia la fanciulla gentile facendole uscire dalla bocca diamanti e gioielli mentre alla sorella sgarbata fa uscire rospi)
Inoltre possono essere dispettose, ma il punto è che le fate hanno una loro etica: non provano rimorso per ciò che fanno.
Le streghe, qualunque cosa facciano, sono esseri umani mentre le fate non lo sono.
Ecco, sebbene nelle versioni successive si faccia passare la matrigna di Biancaneve come una vecchia strega, in realtà non lo è.
Invece sia la "cattiva" della Bella Addormentata sia Gothel sono delle fate.
Come può qualcosa che va al di sopra degli esseri umani, della loro etica, essere punito?

Anzi, voglio porre l'attenzione su Raperonzolo.
Allora Gothel ha tagliato i capelli a Raperonzolo e l'ha spedita lontano. Ha ingannato il principe che questo in preda alla disperazione si è gettato dalla torre accecandosi, 
Il danno è stato fatto, ma ha solo rinviato il ricongiungimento tra Raperonzolo e il principe. Alla fine la fanciulla, scoperto che il suo amato è cieco, piange e le lacrime vanno a bagnare gli occhi del principe ridandogli la vista.
La felicità è troppo grande e la fata sembra essere un lontano ricordo.



di Paul O. Zelinsky



Magari si potrebbe pensare che Raperonzolo in seguito abbia sofferto per la lunga prigionia e che abbia qualche disturbo ma questo vorrebbe dire ragionare sulla fiaba, cercargli di trovare gli effetti delle cause e forse è anche per questo che molti rifacimenti delle fiabe finiscono per crollare quando vogliono puntare il dito nella piaga.
E' come se questa fiaba, e anche quella de La bella addormentata, (mi) dicesse "Che cosa importa di quello che è successo nel passato e che ti ha fatto del male? Ora hai la felicità qui. Non è questa la cosa più importante?" (dell'importanza della felicità se ne parla anche in questa intervista con Mirella Santamato)
E nello scomparire è come se avessero perso tutto il potere.
Che cosa potrebbe rappresentare questa fata parlando delle nostre vite?
Possono essere degli eventi che non dipendono da noi, che sono successi perché sono successi, eventi che ci fanno sentire vittime del destino.


Alla fine questa è la mia visione di queste due fiabe.


P.S.: Qui non ho considerato i lavori di Andersen perché seppur fiabe, non sono di origine orale come le altre.

4 commenti:

  1. Che bello, interessante questa chiave di lettura, l'importanza della felicità!

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  2. Mi era sempre chiesto perchè la facessero franca...
    Grazie del post

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    1. Beh, considera che questa è una mia analisi, una mia lettura. Le fiabe possono avere tante chiavi di lettura.

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Grazie per i commenti