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martedì 19 febbraio 2013

Toccare l'infinito...

Riuscire a toccare l'infinito e portarne un frammento dentro di noi.
Possiamo noi creature limitate fare questo?
Eppure forse è proprio la nostra limitatezza che ci porta a desiderare questo.


 Il poema dell'anima: L'Ideale di Louis Janmot



E quale cosa è vicina al concetto dell'infinito più del volo?

Alla zampa di ogni uccello che vola è legato il filo dell'infinito.
(Victor Hugo)



Il volo di Anchise Pacchi, 1982

In molte delle mie opere l'orizzonte è sciolto, incerto, disfatto ... Al di là dei fumi e le nebbie del fondo, come operazioni di copertura alla vista, si può vedere solo con gli occhi della nostra immaginazione. Nel corso degli orizzonti indefiniti c'è l'infinito, la terra del mistero e il silenzio, dove i sogni vivono. C'è qualcosa che supera l'idea e la forma sopravvive, qualcosa che noi stessi inconsciamente mantenere nella terra sconosciuta della nostra mente: la Poesia.


Provare l'estasi di un volo





Dervisci danzanti di Amedeo Preziosi 




Abbandonare il corpo materiale per raggiungere quello spirituale.



L'estasi di Władysław Podkowiński, 1894


Abbandonarsi...



L'abbandono di Guillaume Seignac 


Quand'è che sorge il problema?
Quando il raggiungimento di tale "volo" diventa un'ossessione.
Il nostro corpo umano, seppur nella sua limitatezza, non va dimenticato, lasciato da una parte.
Anzi, non va dimenticata la nostra vita quotidiana.
Non è che nel raggiungere l'infinito, bisogna dimenticare che abbiamo una vita terrena, tattile.

La vita quotidiana

Un novizio chiese al maestro quale fosse la via per giungere alla liberazione.
"La vita quotidiana è la via!" rispose il maestro.
Allora il novizio cominciò a chiedergli come poteva studiare questa via, ma il maestro rispose che non poteva essere studiata e che nemmeno non studiandola  poteva accorgersi di quale fosse la via.
"Devi raggiungere la stessa libertà di pensiero del cielo; di esso non dici che sia buono o non-buono. Così anche la via ti verrà svelata non perché tu l'abbia studiata e nemmeno perché tu non l'abbia studiata."
A quelle parole il novizio venne illuminato.

Lava la ciotola

Un novizio appena entrato in un monastero Zen era tutto compreso del suo nuovo desino  e continuava a fare domande per seguire al meglio la disciplina. Giunse anche dinnanzi al maestro e gli chiese: "Sono appena entrato nel monastero e vorrei giungere quanto prima alla liberazione. Cosa devo fare?". Il maestro gli chiese se quel giorno aveva pranzato. "Sì." rispose il novizio, attendendo una grande rivelazione. "Bene" fece il maestro "allora lava la ciotola."

racconti tratti da "Sentieri di luce dell'uomo in cammino" ed. Del Baldo

Siamo noi che facciamo da ponte e possiamo riportare quella traccia di infinito per vivere la nostra vita.

Siamo delle gocce di luce dell'infinito.



Ho conosciuto il mare meditando su una goccia di rugiada.
(Kahlil Gibran)


Aggiornamento 14 settembre 2013:
Letizia1989 posta oggi questo video:



Oltre a commuovermi, come sempre di fronte ai suoi video, mi ha fatto pensare di quanto il nostro corpo sia una riproduzione dell'Universo. E' come se dentro il nostro corpo ci fosse già una traccia di divinità. Seppur limitato siamo già una traccia del divino.
Così come succede che ogni piccola cosa, ogni piccolo granello sia paragonabile ad una stella.
Alla fine, l'infinito non è da cercare così lontano.



2 commenti:

  1. L'infinito è una cosa che terrorizza e allo stesso tempo dà speranza.

    Mi è piaciuta molto l'ultima frase del post.

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  2. credo che tu abbia ragione o almeno credo. Si pensa all'infinito come qualcosa di lontano quando invece può essere vicino.
    Quella frase piace moltissimo anche a me.

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Grazie per i commenti