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lunedì 4 febbraio 2013

Intervista a Marco Pugliese, fumettista de Tutta la vita in un abbraccio

Vi ricordate del mio amico Marco Pugliese?
Ve ne avevo parlato qui.

Avevo parlato de Il mio Vajont, il suo primo lavoro, ed ora tocca al secondo Tutta la vita in un abbraccio (ed.Tunué)


Così come per Il mio Vajont, anche in questo graphic novel lui fa i fumetti mentre il soggetto è di Luca Amitrano e la sceneggiatura è di Cristiano Silvi.

Ecco a voi l'intervista che gli ho fatto ma prima un breve appunto riguardo la storia.



Tutta la vita in un abbraccio racconta la storia di Amira, una ragazza turca. A prima vista sembra che le si sia privato tutto: la possibilità di farsi una vita, le sue speranze e i suoi sogni. Ma la vita, che sa essere bastarda, a volte sorprende per la sua generosità e quella che sembrava la storia drammatica di una ragazza menomata diventa la storia di una rivincita, un invito a sognare anche quando sembra impossibile, a inseguire i propri desideri ed in questo caso la danza.



Ora ecco l'intervista. Ho voluto non solo chiedergli qualcosa sul graphic novel, ma anche in generale puntando anche sull'arte.

1) Sei passato dal raccontare (graficamente) le ferite di una terra come i dintorni del Vajont alle ferite di una donna come la protagonista de Tutta la vita in un abbraccio. Come ti sei sentito in questo passaggio?

Il passaggio, perlomeno dal punto di vista temporale in realtà è stato repentino: in sostanza la chiusura de Il Mio Vajont (ad essere precisi la copertina, che è la cosa che ho fatto per ultima) si è accavallata alle tavole di prova che mi erano state commissionate da Tunué. Quindi mi sono semplicemente trovato di colpo da un'ambientazione ad un'altra. Altri personaggi, altra storia. Non ho avuto il tempo di metabolizzare la fine di un lavoro e di predispormi ad affrontarne uno nuovo. E' successo tutto di fila. Ed è interessante ciò che noti tu, in realtà il caso ha voluto che dalla ferita e dalla sofferenza della valle e dei suoi abitanti io passassi alla ferita e alla sofferenza di Amira. E l'epilogo di entrambe le storie è che la tenacia, la forza di volontà, il non mollare ti salvano. Proprio come gli abitanti di Erto anche Amira è una sopravvissuta. Grazie per avermi fatto notare questa cosa : )

2) Ne Tutta la vita in un abbraccio la protagonista Amira è sommersa in lunghi silenzi soprattutto quando ricorda il suo passato. E' stato difficile cercare l'espressione e l'impostazione adatta per quei silenzi così eloquenti?
Amira soprattutto nella prima parte è un personaggio che non si svela. Non sappiamo subito il suo passato, e una volta scoperto, capiamo perché Amira sia così diffidente. E' una donna in fuga dal suo tragico passato. Nella seconda parte Amira si apre, sboccia poco alla volta, dapprima grazie al rapporto che instaura con Italo (il maresciallo) e con la sua famiglia, fino alle scene finali di danza (quella con Raul nel teatro deserto e il gran finale) in cui riesce ad esprimere davvero se stessa. In realtà nel rappresentare i silenzi e la profonda tristezza di Amira sono stato aiutato molto dalla sceneggiatura. Cristiano Silvi (lo sceneggiatore) e anche Massimiliano Clemente (il direttore editoriale di Tunué) sono stati insostituibili nel fornire indicazioni, opinioni e qualche volta anche correzioni.

3) Nel graphic novel possiamo percepire la passione della protagonista per la danza, soprattutto quella classica. Immagino che avrai studiato diversi manuali. Eri pronto a disegnare le pose o hai fatto diversi schizzi prima?
Eheh è merito di tre cose.
La prima: gli anni di anatomia con il professor Mauro Zocchetta all'accademia di Venezia. Non so se lui si ricorda di me (spero di sì), di certo io di lui. Grazie a lui ho reimparato a disegnare. Ammesso che ora lo sappia fare. Con lui ho imparato a tracciare linee ragionate e non istintive.
La seconda è prevedibile: Internet. Semplicemente ha rivoluzionato il modo di reperire la documentazione per chi disegna fumetti. E c'è da dire che un sacco di documentazione, compresa quella riguardante le pose per la danza mi è arrivata via mail da Cristiano che come ho già detto è stato insostituibile.
La terza è l'osservazione dal vero. Specchio da parete, occhio e pazienza.

4) Hai incontrato Simona Atzori, la danzatrice che dà volto alla protagonista? E se sì, com'è stato?
Non ho ancora avuto il piacere e ovviamente sarei onorato di conoscere personalmente Simona. Simona è amica di Luca Amitrano, l' autore del soggetto nonché ballerino, coreografo e un sacco di altre cose...dovrei conoscere presto la Atzori per una prossima presentazione ma per scaramanzia si tace sempre. In compenso le ho fatto una dedica che le è stata consegnata da Luca.

5) Riguardando il graphic novel sei contento di quello che hai fatto oppure vorresti rifare qualcosa?
Beh sono soddisfatto, anzi entusiasta del prodotto finito (ci ho messo otto mesi accidenti!) anche perché è un lavoro di squadra: soggetto, sceneggiatura, disegni, editing, lettering, per non parlare poi della promozione, le fiere ecc. la squadra di Tunué è davvero formidabile e per me è stato un sogno che si avvera lavorare con loro. Ma se mi soffermo a valutare i miei disegni sono assolutamente insoddisfatto. Terribilmente. E' una spinta a migliorare spero.

6) Hai già in mente altri progetti?
Per ora sto facendo principalmente due cose: la prima è proseguire 'per me' le illustrazioni sui cicciofolletti. Che sono quei cosi paffuti che gironzolano spesso sul mio blog (questo qui). E che pensano che 'gironzolano' sia il nome di un formaggio. Poi se i tempi saranno maturi i cicciofolletti troveranno qualche editore che se li fila, altrimenti continuerò a divertirmi un sacco a farli per me. La seconda cosa è coperta da fittissimo-velo-scaramantico-impenetrabile-attacco-la-kamchatka-uhu-non-fa-fili quindi taccio.

7) Sei un autore di fumetti giovane che si è appena affacciato in questo campo. Qual è la tua impressione?
La mia impressione... sarò schietto, penso che sia un lavoro e come tale va affrontato. Non in senso negativo. Anche la cosa più bella del mondo (e tu lettore sai qual è la cosa più bella del mondo. No, non è fare fumetti accidenti) se la fai per 10 ore al giorno diventa un lavoro. Quindi va affrontata con il massimo della professionalità di cui si dispone. Non ci si può aspettare serietà se non la si offre. E mi collego alla risposta qui sotto.

8) Cosa consiglieresti a chi vorrebbe entrare nel fumetto?
Se fossi nella posizione di poter dare consigli (e la cosa è dubbia) direi agli aspiranti disegnatori: se vuoi farlo per hobby non ci sono problemi. Studia qualcosa di serio, trovati un lavoro vero che già sono dolori in questo periodo, e coltiva la passione, che le passioni ci tengono in vita. Se invece vuoi farlo per lavoro, togliti dalla testa che sia un sogno. Togli la testa dalle nuvole e pianta in piedi per terra, inchiodali, svegliati. Disegna, disegna, disegna, sii spietato con te stesso e sii umile perché con buona probabilità i tuoi disegni saranno o schifosi o a malapena decenti, altrimenti non saresti un aspirante disegnatore ma un professionista. Sappi che sei uno dei tantissimi wanna-be e che la differenza la farà la tua capacità di migliorare, più che il punto da cui parti. Dovrai essere il peggior critico di te stesso. Disegna dal vero, studia l'arte, copia gli autori che ritieni i tuoi maestri e scegliti buoni maestri! Cercati le difficoltà quando disegni, non accontentarti mai dei risultati. E mantieni uno sguardo laterale sulle cose: quanti sono quelli che disegnano bene? Ce ne sono un sacco e a parità di bravura spiccherà quello che ha quel qualcosa in più, quello più originale, quello che dice qualcosa di nuovo. E non dare da mangiare ai mogwai (nota: le creature di Gremlins) dopo mezzanotte. Mai.

Eeeeeee grazie per l'intervista!


Grazie a te.


Cosa dire del fumetto? Beh, un'occhiata se la merita di sicuro.
Marco dice che il passaggio dal primo graphic all'altro è stato veloce eppure vedo i frutti della sua ricerca nei disegni che ha realizzato. Il tratto è più elegante soprattutto nella scena di una danzatrice turca.
I toni sono sempre tenui, si vede che sa usare bene l'acquarello anche se in alcuni momenti avrei preferito che ci fosse più nero soprattutto nelle scene di silenzio di Amira in particolar modo all'inizio per poi riaffiorare alla luce.
Del resto la storia è scritta bene. Per quanto mi riguarda non trovo punti vuoti, tutto scorre senza fretta.


E visto che Simona Atzori presta il viso ad Amira eccola qui che danza:





Un giorno parlerò anche di lei.
Per ora grazie mille Marco.



foto fatta al Lucca Comics

4 commenti:

  1. Intervista davvero interessante.
    Ho sempre ammirato la forza e l'entusiasmo di Simona Atzori e credo che il lavo di questo fumettista sia un'idea originale e pregevole, anche se di fumetti & Co. mi intendo ben poco...

    Ho dato anche uno sguardo al blog di Pugliese e devo dire che ho visto delle bellissime illustrazioni!

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  2. credo che a lui farà molto piacere leggere questo.

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  3. Ciao Alma, per me è stato davvero un piacere rispondere alle tue domande. E grazie per essere una puntuale frequentatrice del mio blog!
    Grazie anche a te Romina per essere passata dalle parti de 'Il poco utile'. In effetti è vero, mi ha fatto molto piacere leggere questo tuo commento :)

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  4. @Marco Pugliese: Ho la pessima abitudine di dire la verità, nel bene e nel male. Sono felice che il mio commento ti ha fatto piacere (io mi sto ancora insultando per l'errore di battitura che ho commesso! Ahahah!).

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Grazie per i commenti