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venerdì 19 ottobre 2012

Sirene: da Omero ai giorni nostri

Qualche post fa ho parlato delle donne del mare e adesso voglio parlare di donne speciali: le sirene
Le sirene hanno da sempre affascinato noi comuni mortali.
Come quasi tutte le creature ibride, hanno dalla loro l'ambiguità eppure sembra che le sirene ne siano più consapevoli.
Eccovi alcuni dipinti:


Una sirena di John William Waterhouse, 1900


Studio per il quadro precedente



La sirena di John William Waterhouse


Il Pescatore e la Sirena di Frederic Leighton, 1856-1858


Perle per baci di Fred Appleyard


Il Pescatore e la Sirena di Knut Ekwall



La signora dall'acqua di Edvard Munch, 1896


Mare calmo di Arnold Bocklin


Sirena di Franz von Stuck


Una corsa con sirene e tritoni di Collier Twenthyman Smithers



La roccia delle sirene di Edward Hale, 1894


Sirene dai capelli verdi di Arthur Rackham


La Sirena e il Dragone di Warwick Goble


Sirena che solleva una conchiglia di Max Klinger, 1912

Ecco dei quadri di Edward Burne Jones:



Gli Abissi del Mare,



disegno preparatorio per la testa della sirena del quadro precedente



Una ninfa del mare, 1881


La sirena con la sua prole


La sirena, 1857 ca.
Sirene nella profondità, 1882

sull'amore di Burne Jones per le sirene è dedicato questo post (in inglese)

Ma in realtà le sirene non sono sempre state così. Nell'antichità avevano l'aspetto di grossi uccelli con la testa di donna, ali e zampe da uccello. 


mosaico romano del terzo secolo a.C.
(dalla sirena qua sopra ci si può ricollegare a un quadro di Bocklin qui)

Alla fine l'immaginario delle donne con la coda di pesce ha soppiantato l'antico aspetto tanto che sono state inserite anche quando Ulisse si è dovuto legare al palo. Solo Waterhouse ha rispettato l'iconografia.


Ulisse e le Sirene di John William Waterhouse, 1891


Ulisse e le Sirene di Herbert James Draper, 1909


Ulisse e le sirene di Victor Mottez

La "nascita" delle Sirene come creature acquatiche è alquanto discussa. C'è chi dice siano le dame di compagnia di Proserpina punite da Demetra dopo il ratto di sua figlia e in altre versioni sembra che siano state loro a chiedere di essere trasformate per andare a cercarla.


Le compagne di Proserpina trasformate in Sirene di Johann Ulrich Krauss, 1690

In altre versioni sembra che siano state punite da Afrodite. In altre ancora sembra che le Sirene che non sono riuscite ad ammaliare Ulisse precipitassero nell'acqua morendo per poi ricomparire come creature marine.
In inglese si dice siren per le prime sirene e mermaid per quelle dopo. 
Le prime sirene vengono identificate adesso con il termine "arpia"

 

Ulisse rappresenta l'uomo moderno, un uomo che non ha paura delle divinità, ma anzi desidera confrontarsi con loro anche con le dovute precauzioni. Il suo incontro con le Sirene è uno dei passaggi più noti dell'intera Odissea (canto XII) ed è una donna dedita agli inganni ad avvertire Ulisse/Odisseo ovvero la maga Circe.

Ma Circe me prese per mano, e trasse
Da parte, e a seder pose; indi, seduta
Di contra, interrogommi, ed io su tutto
La satisfeci pienamente. Allora
Tai parole sciogliea l'illustre diva:
"Tu compiesti ogni cosa. Or quello ascolta,
Ch'io vo' manifestarti, e che al bisogno
Ti torneranno nella mente i numi.
Alle Sirene giungerai da prima,
Che affascìnan chïunque i lidi loro
Con la sua prora veleggiando tocca.
Chïunque i lidi incautamente afferra
Delle Sirene, e n'ode il canto, a lui
Né la sposa fedel, né i cari figli
Verranno incontro su le soglie in festa.
Le Sirene sedendo in un bel prato,
Mandano un canto dalle argute labbra,
Che alletta il passeggier: ma non lontano
D'ossa d'umani putrefatti corpi
E di pelli marcite, un monte s'alza.
Tu veloce oltrepassa, e con mollita
Cera de' tuoi così l'orecchio tura,
Che non vi possa penetrar la voce.
Odila tu, se vuoi; sol che diritto
Te della nave all'albero i compagni
Leghino, e i piedi stringanti, e le mani;
Perché il diletto di sentir la voce
Delle Sirene tu non perda. E dove
Pregassi o comandassi a' tuoi di sciorti,
Le ritorte raddoppino ed i lacci.
Poiché trascorso tu sarai, due vie
Ti s'apriranno innanzi; ed io non dico,
Qual più giovi pigliar, ma, come d'ambo
Ragionato t'avrò, tu stesso il pensa.






Lasciando al timonier la cura e al vento.
Qui, turbato del core: "Amici", io dissi,
Degno mi par che a tutti voi sia conto
Quel che predisse a me l'inclita Circe.
Scoltate adunque, acciocché, tristo o lieto,
Non ci sorprenda ignari il nostro fato.
Sfuggire in pria delle Sirene il verde
Prato e la voce dilettosa ingiunge.
Vuole ch'io l'oda io sol: ma voi diritto
Me della nave all'albero legate
Con fune sì, ch'io dar non possa un crollo;
E dove di slegarmi io vi pregassi
Pur con le ciglia, o comandassi, voi
Le ritorte doppiatemi ed i lacci".
Mentre ciò loro io discoprìa, la nave,
Che avea da poppa il vento, in picciol tempo
Delle Sirene all'isola pervenne.
Là il vento cadde, ed agguagliossi il mare,
E l'onde assonnò un demone. I compagni
Si levâr pronti, e ripiegâr le vele,
E nella nave collocarle: quindi
Sedean sui banchi ed imbiancavan l'onde
Co' forti remi di polito abete.
Io la duttile cera, onde una tonda
Tenea gran massa, sminuzzai con destro
Rame affilato; ed i frammenti n'iva
Rivoltando e premendo in fra le dita.
Né a scaldarsi tardò la molle pasta;
Perocché lucidissimi dall'alto
Scoccava i rai d'Iperïone il figlio.
De' compagni incerai senza dimora
Le orecchie di mia mano; e quei diritto
Me della nave all'albero legaro
Con fune, i piè stringendomi e le mani.
Poi su i banchi adagiavansi, e co' remi
Batteano il mar, che ne tornava bianco.
Già, vogando di forza, eravam quanto
Corre un grido dell'uomo, alle Sirene
Vicini. Udito il flagellar de' remi,
E non lontana omai vista la nave,
Un dolce canto cominciaro a sciorre:
"O molto illustre Ulisse, o degli Achei
Somma gloria immortal, su via, qua vieni,
Ferma la nave; e il nostro canto ascolta.
Nessun passò di qua su negro legno,
Che non udisse pria questa che noi
Dalle labbra mandiam, voce soave;
Voce, che innonda di diletto il core,
E di molto saver la mente abbella.
Ché non pur ciò, che sopportaro a Troia
Per celeste voler Teucri ed Argivi,
Noi conosciam, ma non avvien su tutta
La delle vite serbatrice terra
Nulla, che ignoto o scuro a noi rimanga".
Cosi cantaro. Ed io, porger volendo
Più da vicino il dilettato orecchio,
Cenno ai compagni fea, che ogni legame
Fossemi rotto; e quei più ancor sul remo
Incurvavano il dorso, e Perimede
Sorgea ratto, ed Euriloco, e di nuovi
Nodi cingeanmi, e mi premean più ancora.
Come trascorsa fu tanto la nave,
Che non potea la perigliosa voce
Delle Sirene aggiungerci, coloro
A sé la cera dall'orecchio tosto,
E dalle membra a me tolsero i lacci.




Ulisse rappresenta un uomo sempre valido in ogni epoca, che non si arresta allo sconosciuto e se una volta sconosciuti erano i mari ora può esserlo il cosmo.



Qual è il canto delle sirene?

 

E che cosa ci vuol dire?

 


Domande che sanno di enigma come sono loro, ma se il loro canto è pericoloso, il loro silenzio è peggio come racconta Kafka in un suo racconto.

Dimostrazione del fatto che anche mezzi inadeguati, persino puerili, possono servire alla salvezza. 
Per difendersi dalle Sirene, Odisseo si tappò le orecchie con la cera e si lasciò incatenare all'albero maestro. Naturalmente tutti i viaggiatori avrebbero potuto fare da sempre qualcosa di simile, eccetto quelli che le Sirene avevano già sedotto da lontano, ma era risaputo in tutto il mondo che era impossibile che questo potesse servire. Il canto delle Sirene penetrava dappertutto e la passione dei sedotti avrebbe spezzato ben più che catene e albero. Odisseo non ci pensò, benché forse lo sapesse. Confidava pienamente in quel poco di cera e in quel fascio di catene, e, con innocente gioia per i suoi mezzucci, andò direttamente incontro alle Sirene. 
Ora, le Sirene hanno un'arma ancora più terribile del canto, cioè il silenzio. Non è certamente accaduto, ma potrebbe essere che qualcuno si sia salvato dal loro canto, ma non certo dal loro silenzio. Al sentimento di averle sconfitte con la propria forza, al conseguente orgoglio che travolge ogni cosa, nessun mortale può resistere. 

E, in effetti, quando Odisseo arrivò, le potenti cantatrici non cantarono, sia che credessero che solo il silenzio potesse vincere quell'avversario, sia che, alla vista della beatitudine nel volto di Odisseo, che non pensava ad altro che a cere e a catene, si dimenticassero proprio di cantare. 

Ma Odisseo tuttavia, per così dire, non udì il loro silenzio, e credette che cantassero e di essere lui solo protetto dall'udirle. Di sfuggita vide sulle prime il movimento dei loro colli, il respiro profondo, gli occhi pieni di lacrime, le bocche socchiuse, ma credette che questo facesse parte delle arie che non udite risuonavano intorno a lui. Ma tutto ciò sfiorò appena il suo sguardo fisso nella lontananza, le Sirene sparirono davanti alla sua risolutezza e, proprio quando era più vicino a loro, non seppe più niente di loro. 

Quelle - più belle che mai - si stirarono e si girarono, fecero agitare al vento i loro tremendi capelli sciolti e tesero le unghie sulle rocce. Non volevano più sedurre, volevano solo carpire il più a lungo possibile lo sguardo dei grandi occhi di Odisseo. 

Se le Sirene avessero coscienza, quella volta sarebbero state annientate. Ma sopravvissero, e solo Odisseo sfuggì a loro. 

A questo punto, si tramanda ancora un'appendice. Odisseo, si dice, era così astuto, era una tale volpe, che neppure la Parca del destino poteva penetrare nel suo intimo. Egli, benché questo non si possa capire con l'intelletto umano, forse si è realmente accorto che le Sirene tacevano e ha, per così dire, solo opposto come scudo a loro e agli dèi la suddetta finzione.


Altre sirene appartenenti ai miti greci sono da ricordare: quelle che hanno incontrato Giasone e gli Argonauti, ma in quell'occasione ci fu Orfeo che le sconfisse totalmente: per la vergogna le Sirene muoiono un po' come la Sfinge sconfitta da Edipo. 

La brezza favorevole spingeva la nave, e ben presto avvistarono
la splendida Antemoessa, isola in cui le canore sirene,
figlie dell'Acheloo, annientavano chiunque
vi approdasse, ammaliandolo coi loro dolci canti.
La bella Tersicore, una delle Muse, le aveva generate
dopo essersi unita all'Acheloo; un tempo erano ancelle
della potente figlia di Deò, quando ancora era vergine,
e cantavano insieme con lei: ma ora apparivano in parte
simili a fanciulle nel corpo e in parte ad uccelli.
Sempre appostate su una rupa munita di buoni approdi,
avevano privato moltissimi uomini della gioia del ritorno,
consumandoli nello struggimento. Anche per gli eroi
effusero senza ritegno le loro voci, soavi come gigli,
ed essi già stavano per gettare gli ormeggi sulla spiaggia:
ma il Tracio Orfeo, figlio di Eagro, tendendo la cetra
Bistonia con le sue mani, fece risuonare le note allegre
di una canzone dal ritmo veloce, affinché il suono
sovrapposto della sua musica rimbombasse nelle loro
orecchie. La cetra vinse la voce delle fanciulle: Zefiro
e insieme le onde sospinsero
la nave, e il loro canto si fece un suono indistinto
(Argonautiche IV da Apollonio Rodio)

Quello che non poté l'intelletto di Ulisse, poté la lira di Orfeo.




Comunque, le Sirene non sono solo da considerare creature europee, ma nel resto del mondo che tocca mare o oceani si possono incontrare nelle loro mitologie donne simili alle sirene. In passato i dugonghi sono stati confusi per sirene eppure questi animali non sono presenti in tutto il mondo





La Sirena più famosa è senz'altro quella di Andersen, la sirena sfortunata, la Sirenetta. Molti la conoscono per la versione disneyana del 1989, ma forse non tutti sanno che lo stesso Walt Disney pensò di portarla allo schermo molto prima, ma poi ovviamente abbandonò il progetto. Di esso, rimane l'arte concettuale dell'illustratore danese Kay Nielsen (1886-1957).








Ma altri pittori e illustratori si sono avvicinati a questa sirena sfortunata.


La Sirenetta di Gennady Spirin

qui altre immagini di questo autore ancora su La Sirenetta


 di Norman Lindsay


di Honor C.Appleton, 1922


di Maxwell Armfield, 1913


di Jennie Harbour, 1932


di Kleine Zeemeermin


di Dorothy Lathrop, 1939


Arthur Rackham (Londra, 1867 - Limpsfield, 1939)








Edmund Dulac (Tolosa, 1882 - ivi, 1953):







Anne Anderson (1874 - 1930):





Margaret Tarrant (1888- 1959)







William Heath Robinson (Londra, 1872 - 1944)







I primi 30 anni del 1900 vengono chiamati come Il Periodo d'oro dell'illustrazione.



Inoltre altri hanno realizzato film o serie televisive sulla Sirenetta o anche solo ispirati.
Il Giappone è uno dei paesi che più si è ispirato forse perché questo personaggio rappresenta anche il sacrificio e loro ce l'hanno molto con questa idea. Basti pensare al coniglio lunare


Ed eccovi una delle versioni più fedeli alla storia, realizzata nel 1975




Passiamo poi alle rivisitazioni come Una sirenetta tra noi, serie televisiva del 1976;


(visto che il video del primo episodio non c'è più, metto la sigla)

Una sirenetta innamorata, anime poco conosciuto, realizzato nel 1992



e le Mermaid Melody (eh anche loro) ovvero le Principesse Sirene



Perfino Ponyo sulla scogliera è una rivisitazione della fiaba. A Miyazaki dispiaceva che le sirene non avessero un'anima e sono concorde.



In Ponyo tutto è vivo anche le onde e trovo azzeccata la scelta di un bambino poiché loro sentono maggiormente ogni elemento naturale e materia come pieni di vita e perciò di anima.

Esiste persino una versione Vocaloid che racconta gli ultimi momenti della Sirenetta, i suoi ultimi pensieri che senz'altro erano per il principe (clicca qui)

Nell'anime Yattaman è presente una storia che mi sembra essere collegata alla fiaba danese molto alla lontana

(video non più disponibile)



La fiaba danese ha addolcito il carattere della sirena rappresentandola non più come una temibile creatura marina, ma come una tenera adolescente alle prime cotte. Da creatura acquatica poi si trasforma in una figlia dell'Aria, elemento che apparteneva alle prime sirene, ma se queste potevano causare tempeste, nella fiaba di Andersen è la strega del mare a farlo.
E' noto che la versione disneyana abbia addolcito la vera fiaba. Per chi cerca quella vera deve solo cercare all'estero. Una è quella giapponese con La più bella favola di Andersen, un'altra è una versione russa che si chiama Rusalochka (con Rusalki si indicano gli spiriti e demoni femminili legati all'acqua nella mitologia slava). Si tratta di un film del 1976 in carne e ossa (clicca qui per la prima parte) e differisce dalla fiaba solo in alcuni punti, ma ne mantiene il finale e nel 1968 è stata fatta, sempre in Russia, una versione animata.



(la qualità non è ottima ma è l'unico che ho trovato coi sottotitoli inglese. Anche se c'è scritto 2° parte in realtà è la 1°. Ecco la vera seconda parte e la terza. Qui potete vedere il film in una versione ottimale senza sottotitoli però)

Un'altra versione animata è del 1975




Un'altra versione è stata prodotta dalla Fairy Tale Theatre uscita nel 1987 (clicca qui per la prima parte)

Per Osamu Tezuka (il dio dei manga) la sirena rappresenta l'evasione da una realtà che ti impedisce di sognare.



Qui ritorna il tema delle illusioni, dell'incantamento... Ma come biasimare questo ragazzo che cerca solo di aggrapparsi ad una felicità che non gli è permessa solo perché gli altri non la condividono? Anche senza parole, il cortometraggio riesce a trasmettere le sensazioni e emozioni.,


Immagino conosciate Splash - Una sirena a Manhattan, ma forse non sapete che da questo film è stato tratta una versione orientale, coreana per la precisione, ovvero Mermaid got married



Un'altra sirena che si trasforma in umana è Pryntyl raccontata da Louis Ferdinand Céline ne Scandalo negli abissi (ne ho già parlato qui) e ripresa da Vinicio Capossela con la canzone Pryntyl



Ma questa non era l'unica canzone su di loro in quell'album capolavoro che è Marinai, profeti e balene. L'ultima traccia si chiama appunto Le sirene



E' come se fosse una ninna nanna, una canzone che ti culla e ti porta all'indietro.

Le sirene, oltre a comparire nell'Isola che non c'è, dispettose come non mai,



hanno fatto una capatina anche nell'ultimo film della saga de Pirati dei Caraibi



E a proposito di sirene e anima esiste un racconto di Oscar Wilde che si chiama Il pescatore e la sua anima



illustrazione di Jesse Marion King


Ma le sirene cosa sono? Sono creature che non possono essere definite, creature in costante movimento. Quale sarà allora la loro prossima forma?


 

Baciare una sirena per perdersi negli abissi...



P.S.: Comunque le sirene esistono davvero e sono tra noi!


 


libro consigliato: Il libro delle sirene di Meri Lao dove ci sono altri temi che non ho trattato come le sirene a due code, ma si sa il sapere delle e sulle sirene è infinito come l'oceano stesso.

Curiosità:
Napoli è chiamata la città partenopea perché è stata fondata da una sirena ovvero Partenope. Ecco qui cosa racconta il mito.

Aggiornato e Modificato


Aggiornamento 20 ottobre 2012:
Come giustamente mi ha detto un caro utente di Youtube, mi sono dimenticata una delle canzoni più belle sulle sirene. Volevo metterla, ma ricordare tutto il materiale è arduo.





L'originale è di Tim Buckley e sono state realizzate delle cover dai This Mortal Coil (canta Elizabeth Fraser dei Cocteau Twins),

 

Sinead O'Connor



e da Robert Plant



 e queste sono solo alcune di questa canzone.

Le sirene hanno fama di ammaliatrici e sono parenti delle Ninfe, quelle che ti possono rapire e portarti in un luogo di non-ritorno, così come sono parenti delle Ondine e la più famosa è appunto Lorelei.

 E visto che siamo in tema di canzoni sulle sirene (ormai questo post sta diventando un'enciclopedia :D) ecco delle altre partendo dai Nightwish

 

Bat for Lashes




e Nick Cave & The Bad Seeds

   


Per ora (sarà vero?) è tutto.



Altri miei post sulle sirene:
Il bacio della sirena
Il lamento dell'oceano
Hai mai sentito le sirene cantare?
Il sacrificio attraverso le fiabe di Hans Christian Andersen
La sirena e la luna
Sirene nel mondo


Aggiornamento 23 gennaio 2013:
Qui potete leggere una poesia sulle sirene. Sembra raccontare i pensieri di Ulisse.

Aggiornamento 5 marzo 2013:
Aggiunte nuove illustrazioni prese da qui

Aggiornamento 11 settembre 2013:
Due post sulle sirene che possono interessarvi qui e qui.
Del primo vi consiglio di leggere anche i commenti. Ci sono degli spunti notevoli

Aggiornamento 22 ottobre 2016:
Quando mi sono iscritta a Pinterest tre anni fa, una delle prime bacheche riguardava proprio le sirene. Eccola qui


Modificato

10 commenti:

  1. Bellissima la posa della sirena nel quadro di John William Waterhouse che hai messo in apertura! Quel tendere i capelli e quello sguardo...

    Ho sempre trovato molto affascinanti queste creature così in bilico (letteralmente né carne né pesce, se mi consenti una pessima battuta). Il vivere sospese tra due mondi è qualcosa di inquietante, in fondo. Non sentirsi mai al proprio posto è una triste condanna.

    Ogni volta che vedo un dugongo non riesco a resistere e mi metto a raccontare la leggenda delle sirene. Molti ancora non ci credono, ma a me sembra un'ipotesi molto probabile.

    Sto lavorando a un testo che parla di una sirena. Si tratta di una fiaba che forse un giorno (chissà se e quando) finirà in una mia raccolta.

    Un post estremamente ricco e completo! Brava.

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  2. Post davvero interessante e ricco di immagini artistiche, come tuo solito.
    Io, avendo intitolato il mio blog "Il canto delle Sirene" però sono di parte ;-)

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  3. In riferimento al tuo commento sul mio blog...
    Io credo che le sirene vivano in modo strano la loro doppia natura. Se penso alla Sirenetta di Andersen non posso non pensare al suo desiderio di essere ciò che non è pur dovendo rinunciare alle sue vere sembianze.

    Tutti cerchiamo il nostro posto e vivere in bilico ha il suo fascino visto da fuori, ma emotivamente può essere destabilizzante. Questa però è solo la mia opinione. E riguarda solo marginalmente le sirene!

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  4. @ DR: Io avrò chiamato il mio blog Farfalle eterne, ma le sirene affascinano anche me.

    @ Romina Tamerici: La Sirenetta di Andersen rappresenta un aspetto del suo autore. Comunque è giusto che tu abbia la tua visione quindi scusami se sono venuta con la mia.

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  5. Non scusarti, anche tu devi portare sempre la tua opinione. Non volevo dire che avevi torto, volevo solo spiegare meglio la mia opinione, perché mi sono accorta di non essere stata del tutto chiara. Ecco tutto. Il confronto è una cosa positiva e poi pensa come sarebbe noioso il mondo se tutti pensassimo sempre allo stesso modo!

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  6. Si vede che sei stata tanto tempo sotto l'effetto dell'incantesimo :) il risultato (o il risveglio) è davvero ottimo.

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  7. @ Romina Tamerici: sono d'accordo con te: se il mondo pensasse ugualmente sarebbe noioso.

    @ Marcella Andreini: mi sa che ho scritto sotto l'incantesimo :D

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