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domenica 28 ottobre 2012

La differenza tra fiaba e favola

Premessa: questo post è stato ispirato da un capitolo del libro Il mondo incantato di Bruno Bettelheim dove appunto si spiegava la differenza tra fiaba e favola ma a parte l'affidarsi alle due storie e alla citazione finale, tutto il resto è farina del mio sacco.


Fiaba e favola... Due termini che spesso si accompagnano, ma che non sono sinonimi.

Come fare a distinguere l'uno dall'altro? 
Spesso si dice che la fiaba è quel racconto dove ci sono le fate o comunque incantesimi mentre la favola è dove ci sono gli animali soprattutto parlanti.
Non è così poiché anche anche nelle fiabe alcune volte ci sono gli animali parlanti (e non sto parlando delle versioni disneyane)
Allora cos'è che fa la differenza? La morale o meglio la sua presenza.
I due tipi di racconto vogliono essere educativi e quindi un insegnamento lo devono avere.
Il punto della questione non è il cosa, ma il come.

Nella favola la morale è alla fine, è la "giusta" conclusione mentre nella fiaba è nascosta e non è una frase, ma l'intero percorso narrativo.


Qualche esempio? Prendiamo in esame la favola della formica e della cicala e la fiaba dei tre porcellini.
Ci sono animali parlanti in entrambi e sembrano trattare lo stesso argomento ovvero non stare lì a bighellonare solo che il modo di raccontare è totalmente diverso.

Immagino che le conosciate entrambe.
Comunque, ne La formica e la cicala abbiamo questa cicala che in estate non fa che oziare e le formiche invece lavorano. 



illustrazione di Charles Henry Bennett, 1857



In inverno succede che la cicala, che non aveva raccolto niente, chiede aiuto alle formiche, ma queste le sbattono la porta in faccia dopo averle detto, più o meno, che è quello che si merita. E nella loro ultima frase sta la morale.

Pensiero dell'adulto: E' giusto. Poiché quella cicala, non ha fatto niente quando ne aveva l'occasione, non si merita niente del lavoro di tutte quelle formiche che hanno lavorato duramente invece di divertirsi.

Pensiero del bambino: Ma perché? Dopotutto quella cicala non ha fatto niente di male.


In questa favola poi si dà l'idea che non bisogna divertirsi, ma solo lavorare. Dite a un bambino che divertirsi non porta niente di buono. Ne sarà sconvolto.
Inoltre è presto pensare che se la cicala non trova nessun altro aiuto, morirà.

Spesso poi nelle fiabe ci sono delle figure diametralmente opposte, ma qui si parla di una differenza che è pari a E' più importante parlare o ascoltare?
Se scegliete una delle due opzioni cascate in una bella trappola: esse non possono non coesistere.
Inoltre il bambino ha bisogno della presenza del cattivo ovvero di chi non seguirà. Nelle fiabe si fa vedere che il cattivo perde perché ha scelto una strada sbagliata e il buono vince perché non si è arreso nonostante le difficoltà iniziali, nonostante in alcuni casi sia partito svantaggiato.
Per un bambino ciò è confortante: per lui il mondo è un'intera scoperta però spesso si deve confrontare con gli adulti, degli omoni grandi e grossi e che spesso pretendono di avere ragione. La fiaba insegna allora che l'astuzia è l'arma: solletica la vanità di questi giganti.

Ritorniamo alla differenza tra fiaba e favola e passiamo alla storia dei tre porcellini. Molti di noi hanno conosciuto la fiaba attraverso il cortometraggio Disney



Qui vediamo tre esempi di modi di fare: il porcellino più giovane costruisce una casa di paglia, quello medio costruisce una casa di legno, mentre quello più grande una casa di cemento.
Arriva il lupo (piccola nota: per quanto riguarda il lupo travestito da venditore di spazzole ebreo bisogna considerare l'anno nel quale è stato realizzato. I film, anche quelli di animazione, rispecchiano l'atmosfera di quegli anni un po' come è successo alle servitrici nere, censurate, delle centauresse ne Fantasia) e subito i bambini capiscono che è lui il cattivo perché vuole distruggere ciò che fanno gli altri e ci gode anche!
Per il bambino questa situazione è molto più comune della prima. Proviamo a cambiare scenario: siete sulla spiaggia e un bambino ha appena costruito un castello di sabbia. E' il più bello che abbia mai costruito. Arriva un altro bambino che si crede il più forte di tutti e vede quel castello. Il suo istinto prioritario è quello di distruggere.


Ritorniamo allo svolgimento della fiaba: il primo maialino va a rifugiarsi dal secondo, ma anche a questo non va meglio e così vanno a rifugiarsi dal terzo maialino che, nonostante l'avvertimento iniziale e nonostante fa notare loro quanto detto precedentemente, li accoglie.
Il terzo maialino rappresenta il progresso: ha costruito una casa più robusta (speriamo solo che non capiti un terremoto), ma rappresenta quel progresso che accoglie, che insegna.
Inoltre lui sa bene della potenza del lupo e sa come agire di conseguenza.
Questa conoscenza però non può essere innata: anche lui, come i suoi due fratellini più piccoli, deve avere iniziato dal basso. Forse anche lui ha costruito prima case di paglia e di legno per poi approdare a quella di mattoni. Forse c'è stato qualcuno più grande di lui che l'ha sgridato e che gli ha detto come fare.
Inoltre il rapporto con la musica, "colpevole" nella favola di aver distratto la cicala dal lavoro che gli toccava fare.
Vediamo come nel cortometraggio, i primi due maialini costruiscono in fretta le loro case per andare poi a suonare. Invitano anche il loro fratello più grande che rifiuta: che sia anche lui come la formica impegnato a lavorare e basta?!
Invece quando entriamo nella sua casa  vediamo che c'è un pianoforte. La casa è robusta, loro sono al sicuro e possono suonare e cantare spensieratamente perché sanno che il lupo non verrà più soprattutto dopo la profonda umiliazione che ha ricevuto ovvero cadere in un pentolone bollente.



illustrazione di L. Leslie Brooke, 1905


Spesso si rimproverano i bambini perché disubbidiscono eppure la disubbidienza, in un certo senso, è necessaria. Come farebbero se no a capire perché devono seguire quella regola? Perché glielo dicono i grandi? Ok, sono grandi, hanno più esperienza, ma questo non spiega perché quella strada non devono seguire.
L'esperienza si acquisisce anche, e soprattutto, attraverso i propri errori.


La fiaba finisce così senza nessuna frase sentenziosa e perché dovrebbe? Non è necessaria poiché è inutile ribadire quanto già detto.

La fiaba ha fiducia nel bambino e nelle sue capacità.


Una favola sembra essere, nel suo stato genuino, una storia in cui esseri privi di ragione, e a volte inanimati, vengono fatti, a fini di educazione morale, agire e parlare con interessi e passioni umane.
(Samuel Johnson)



P.S.: Spesso si rimprovera alla fiaba di avere personaggi unilaterali eppure non rappresentano altro che aspetti e non persone reali. Il problema è quando confondiamo questi aspetti che fanno parte dell'immaginazione con persone oggettive. Il bambino capisce istintivamente eppure l'adulto fa fatica a comprendere ciò.


2 commenti:

  1. Alcuni mesi fa ho frequentato un corso sull'analisi della fiaba dove sono stati trattati anche questi temi. Mi è piaciuta molto una cosa che ho sentito: "La fiaba è ignorante". Ovviamente non in senso negativo. Semplicemente, mentre la favola sentenzia, la fiaba sembra inconsapevole dei messaggi che veicola perché non li ribadisce e li lascia tra le righe. In un certo senso, li ignora.

    Inserisco un link a questo tuo post nel mio che tratta l'argomento, perché il tuo discorso mi è piaciuto molto.

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  2. Capisco bene il significato di "ignorante" in quel contesto però non so, non sono totalmente d'accordo. Anzi, io direi che la fiaba è talmente consapevole del suo messaggio che non ha nessun bisogno di ribadirlo.

    Grazie mille per l'averlo condiviso.

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Grazie per i commenti