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martedì 7 agosto 2012

La mia settimana con Marilyn (libro)

Post precedenti su Marilyn Monroe:

- Marilyn (film), recensione del film
- Un giorno sarò Marilyn, mio racconto nel quale provo ad immedesimarmi nell'attrice

5 agosto 2012: 50esimo anniversario della morte dell'attrice statunitense
Sono in ritardo? Non direi perché ho passato il suo anniversario a cominciare la lettura de La mia settimana con Marilyn di Colin Clark, l'autobiografia dalla quale è tratto il film Marilyn con Michelle Williams, Kenneth Branagh e Eddie Redmayne






1956. Il giovane ventitreenne Colin Clark, appena uscito da Oxford accetta di lavorare come trovarobe per Laurence Olivier, amico di famiglia, nel film Il principe e la ballerina dove sir Olivier è protagonista assieme  alla donna più famosa, Marilyn Monroe. Non avrebbe mai immaginato che avrebbe trascorso una settimana con lei e tutto sarà riportato come fosse un diario.


il vero Colin Clark (1932 - 2002)


Di Marilyn Monroe è stato raccontato tutto e di più. La sua immagine è diventata un'icona mondiale. Il  momento del sollevamento della gonna da Quando la moglie è in vacanza è stato così ripetuto da diventare una parodia così come l'Happy birthday, Mr. President e già questa parodia cominciò sin dalla sua ascesa al successo. Però lei non era la solita biondina che desiderava la gloria, lei voleva davvero essere presa sul serio e perciò decise di partecipare al film con Laurence Olivier, attore scespiriano. Pensava che affrontare quella prova servisse per far capire ai suoi detrattori che lei non era attricetta da strapazzo. 
Appena sposata con lo scrittore Arthur Miller, partì per Londra e quello fu il suo viaggio di nozze.



Se c'è una cosa che si può intuire dalle pagine di questo libro-diario fu il totale disinteressamento per Marilyn da parte di Colin Clark. Gli altri vedevano in lei la solita gallina dalle uova d'oro, ma lui no forse perché la considerava irraggiungibile, una dea, un'autentica forza della natura. Si ha di Marilyn una donna trasparente, totalmente ingenua sullo star-system e per questo facile ad essere ingannata. Ci sono tutti gli elementi che ormai si sanno di lei: i suoi continui ritardi, la sua amnesia su certe battute, la sua perenne ansia, la dipendenza da Paula Strasberg e dai psicofarmaci, c'è tutto di lei però grazie alla scrittura di Colin Clark, si riesce ad avere una totale empatia verso di lei, una voglia di essere lì e davvero di abbracciarla. Si riesce a poter cogliere la persona che sta dietro a Marilyn. Da parte dell'attrice il libro è un'autentica confessione a cuore aperto.



Rispetto poi al film non ne parliamo perché il libro è immensamente migliore. Ci sono dei momenti talmente importanti che però sono stati tralasciati (per esempio il ruolo di Milton Greene, più ampliato, oppure di Jack Cardiff, direttore della fotografia e unico sostenitore di Marilyn, oltre a Colin, ed è stato totalmente dimenticato)oppure Sybil Thordike, l'attrice interpretata da Judi Dench dove nel film ha un ruolo più considerevole rispetto a quello nel libro In più l'ostilità degli altri attori è più palese così come il meccanismo dello star-system. E' stato inserito nel film, non so perché, il ruolo della costumista interpretata da Emma Watson. Forse perché pensavano che ci volesse un'altra controparte femminile, oggetto delle attenzioni di Colin, una che fosse l'opposto di Marilyn.
Inoltre nel libro, Marilyn racconta più di sé, del suo lato oscuro mentre nel film è solo lievemente accennato.



La fine lascia il lettore con amarezza perché purtroppo, nonostante il mistero che c'è ancora sul suo decesso, è morta come tanti altri artisti dello show-business. Di solitudine.

Di sicuro si tratta di un libro imperdibile per chi vuol conoscere la vera Marilyn Monroe.


Vi lascio con delle foto realizzate in quel periodo da Jack Cardiff su Marilyn. 


Lei lo riteneva l'unico inglese capace di ritrarre la sua anima e di andare oltre l'immagine del sex-symbol (i diritti vanno a lui ovviamente).





Qui sotto l'ha voluta ritrarre in una veste insolita per lei: come una delle ragazze di Renoir.



Ragazze in nero, 1881



Una giovane ragazza con margherite, 1889





Ritratto di una ragazza, 1878


La mia foto preferita è quella che ho messo per prima. Quella risata aperta dalla quale mi immagino che esca una voce cristallina, quei capelli scompigliati come se fosse travolta da un turbine... C'è una grande forza in quella foto.


Curiosità:

Colin Clark scrisse due libri a proposito: The Prince, the Showgirls and me nel 1995 e appunto My week with Marilyn. Scrisse il secondo libro perché si era reso conto che nel primo mancavano quei nove giorni di cui non scrisse niente all'epoca, dove per una volta non era solo il semplice trovarobe, dove, complice la partenza di Arthur Miller, lui e Marilyn erano vicini.

5 commenti:

  1. Nelle foto di Cardiff si vede il rispetto che il fotografo aveva per Marilyn, è ritratta una donna più matura, invece dell'imamgine della solita pin-up con cui è stata fatta passare Marylin. Evidentemente ha sentito che c'era molto dentro l'anima di Marylin.

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  2. Il rischio di ogni personaggio famoso è quello di venir conosciuto e ricordato solo per una piccola parte della propria personalità e magari proprio quella parte più costruita. Trovo molto bello che si cerchi di raccontare anche il lato più umano dei veri divi, di ridar loro profondità al di fuori del loro personaggio. Ed è quello che fa questo libro (almeno da come l'hai descritto tu) e quello che fai anche tu con questi post su Marilyn!

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  3. @ orlando: E ti dirò che io quelle foto non le avevo mai viste prima.

    @ Romina Tamerici: grazie. Lei è un'attrice che mi piace sin da quando ero bambina quindi per me è spontaneo andare sul suo lato umano. Inoltre credo che nei suoi film abbia un lato comico incredibile. Non era la solita attricetta che puntava sulla sua bellezza e questo, per me, le rende onore.

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  4. Lei sicuramente aveva una grande forza come donna (anche se intercciata ad un'intrinseca fragilità...), e io credo che da molti non sia stata capita, perchè la maggior parte della gente si ferma all'apparenza, e vedeva probabilmente in lei solo la "bella ragazza", e non tutte le immense potenzialità che invece racchiudeva...

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  5. Purtroppo c'è ancora lo stereotipo che una donna molto bella non abbia niente di interessante da dire, ma anzi approfitti della sua bellezza. Se poi è bionda, è ancora peggio. Ho diverse amiche bionde naturali che si lamentano del fatto che vengono raffigurate come delle stupide oche. E non è una cosa recente, ma è stata subita anche dalla Monroe che non era bionda naturale, ma si sentiva bionda il che non vuole dire che si sentiva un'idiota.

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Grazie per i commenti