Pagine

giovedì 3 novembre 2011

Una Ravenna diversa esiste!

Troppe volte sento, soprattutto da chi viene fuori, quanto Ravenna e i suoi abitanti siano chiusi verso le novità, e troppo chiusi nel loro provincialismo.
Ebbene vi posso garantire che una Ravenna diversa esiste e pulsa nella sua stessa terra.
Quando mi presento, alcuni mi dicono, a parte il mio strano accento da farmi sembrare straniera, che non sembro una tipica ravennate.
Ma proviamo a rigirare la frittata. E se invece fossero quegli stessi chiusi miei concittadini a non essere tipici? Dopotutto proviamo a pensare: lungo la nostra storia abbiamo accolto diverse popolazioni e persone dai bizantini ai barbari, da Dante Alighieri e George Gordon Byron e questo è l'inizio. Cosa hanno portato queste invasioni? Una grande prosperità.
Ma anche se io, e gli altri ravennati come me che vivono di curiosità e apertura, fossimo una minoranza, uno strano morbo che sta infettando la benestante Ravenna, cosa dovremmo fare? Estinguerci? Lasciare che ci facciamo assorbire per poi diventare solo nulla? Sarebbe la nostra morte.
E poi anche se fossimo una minoranza, cosa importa? Da cosa nasce cosa, come si dice e se allarghiamo le nostre radici e i nostri rami, possiamo prendere più spazio. Se vogliamo davvero cambiare le cose, non basta solo guardarci intorno, girarci le dita e poi dire: "Ma sì cosa vuoi che succeda? E' una cosa impossibile. Non si farà mai. Non prenderà mai piede..." Queste frasi sarebbero davvero la morte per l'intera città e non solo. Lo status quo non ha mai portato nient'altro che una realtà stagnante e opprimente.
I poeti che hanno scritto di Ravenna (cliccate qui) trovavano quasi un'atmosfera di una calma apparente, un po' come il fuoco sotto la cenere. Oggi c'è stato il primo incontro per Ravenna Capitale della Cultura 2019 ed eravamo tutti uniti per far fiorire la nostra città.

Non bisogna dimenticare la nostra identità, la nostra terra, le nostre caratteristiche e guardare al futuro agendo sul presente.





Eccome!!!


2 commenti:

  1. Anch'io, adesso che vivo a Firenze, mi sento dire in continuazione che, da come parlo, si capisce subito che sono aretina... e lo dicono quasi con un po' di disprezzo... Io credo che le nostre origini siano importanti e non vadano dimenticate... ma non bisogna neanche fossilizzarci su di esse, anzi, dovremmo cercare di usarle per costruire qualcosa che va oltre, qualcosa che si mantiene legato alle sue radici ma che, al contempo, è anche capace di rinnovarsi...

    RispondiElimina
  2. Sono d'accordo con te. Infatti dico sempre che va bene mantenere le nostre caratteristiche, ma bisogna anche vedere oltre.
    Bisognerebbe avere proprio le radici nella terra e i rami nell'aria.

    RispondiElimina

Grazie per i commenti