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mercoledì 24 agosto 2011

Artemisia Gentileschi: la passione di una donna



Autoritratto come Allegoria della Pittura, 1630 ca.

Un detto latino dice "Nomen omen" ovvero il destino sta nel nome.
Artemisia è il corrispettivo femminile di Artemis ovvero Artemide, la dea dei boschi, della caccia e della luna con il nome di Diana.



Diana cacciatrice, 350 (affresco)

Viene caratterizzata con una grande indipendenza dagli uomini e di solidarietà con le donne.
Ebbene sembra che per uno strano gioco del destino, Artemisia è giunta a questo.




Nata a Roma nel 1593 e figlia del pittore Orazio Gentileschi che le infonde l'amore per la pittura facendole conoscere la pittura di Caravaggio, fu subito evidente che aveva un talento precoce notato da amici e frequentatori della casa Gentileschi. Però Artemisia è una donna e perciò non può entrare in Accademia.
La sua vita giunge a una svolta quando, incitata da Orazio Gentileschi, Artemisia prende lezioni da Agostino Tassi, amico del padre.
E' il 1612 e Agostino Tassi stupra Artemisia.



Susanna e i vecchioni, 1610

In realtà lo stupro è avvenuto qualche anno fa, ma è nel 1612 che avviene il processo e anche se Artemisia è la vittima, nel processo sembra lei la carnefice: la sottopongono ad una tortura chiamata Sibilla: venivano strette le dita della mano in modo da farla indurre a dire la verità.
Dovette anche far provare a tutti che non era più vergine attraverso una visita ginecologica al processo "protetta" da un velo quasi trasparente. Però Artemisia non era più vergine da tempo e questo sembrò agli accusatori che lei fosse promiscua, ma la pittrice ribadì di violenze ripetute.
Inoltre la sua conquilina Tuzia portò una testimonianza svantaggiosa per lei e si sentì tradita per questo.
Artemisia aveva diciannove anni e all'epoca non si pensava che uno stupro fosse un'aggressione per una donna. E' da dire che il padre accusò Agostino Tassi proprio perché non l'aveva sposata al tempo dello stupro e che quindi lei non era riabilitata..
(qui potete leggere com'è andato il processo)

Perché ho voluto raccontare lo stupro? Non per morbosità nei suoi confronti bensì per giustizia nei suoi confronti: come già scritto, lo stupro a quei tempi non aveva niente di vergognoso e lei venne additata come puttana.
C'è anche una teoria che in realtà Artemisia fosse consensuale.

Dopo il processo, Artemisia si sposò con un discreto pittore fiorentino Pietrangelo Stiattesi e partì per Firenze.
Qui avviene la sua vita dopo il processo.
I suoi dipinti risentono della violenza subita ed è come se solo così potesse liberarsi della rabbia.
Soprattutto è la serie dedicata a Giuditta che decapita Oloferne a colpire l'attenzione. Infatti non viene rappresentato solo l'atto dell'assassinio, ma anche ciò che accade dopo ovvero i momenti prima della fuga.
Nel 1612 finisce lo stupro e finisce anche il primo quadro su Giuditta



Giuditta che decapita Oloferne, 1610-1612


e qui in quella successiva del 1620, con la veste di Giuditta più sfarzosa

Artemisia notò che nella versione di Caravaggio era Oloferne ad essere "protagonista" del quadro e che Giuditta ci metteva poco impegno. Inoltre notò che Giuditta aveva un braccio troppo sottile per tagliare la testa ad un uomo.


Giuditta che decapita Oloferne, 1598

Ecco gli altri dipinti con Giuditta e l'ancella:



Giuditta e la sua ancella con la testa di Oloferne


Giuditta e la sua serva, 1614-1620

Come si può notare nei primi due quadri l'ancella partecipa alla decapitazione. Inoltre il suo aspetto è simile a quello di Giuditta. Di solito veniva rappresentata vecchia o addirittura nera per creare contrasto con Giuditta. In altri quadri l'ancella è simile a Giuditta però spesso veniva messa in secondo piano.
"Uccidere" l'usurpatore con l'aiuto dell'amica... Se nella realtà non è potuto succedere, nella pittura può accadere l'incontrario.
I quadri fecero scalpore anche negli anni futuri: spesso le Giuditta rappresentate dagli uomini avevano un qualcosa di sensuale oppure di estranea come può suggerire l'espressione corrucciata di quella caravaggesca. La Giuditta di Artemisia è una donna dalle braccia forte e poderose e non si tiene lontana, ma anzi lo domina.

Continuiamo con la sua vita.
A Firenze ottenne un gran successo: fu la prima donna a essere inserita nel 1616 all'Accademia delle Arti del Disegno grazie più ai suoi meriti riconosciuti dalla famiglia de' Medici che dalle raccomandazioni di suo padre. Inoltre conobbe Galileo Galilei e tenne con lui una corrispondenza epistolare anche dopo che Artemisia si trasferì.
Tra i suoi estimatori ci fu anche Michelangelo Buonarroti il Giovane, nipote del celeberrimo pittore, che le commissionò un quadro per la magione dedicata al noto antenato rinascimentale.
Allegoria dell'Inclinazione (inteso come talento) così si chiamava il quadro e Artemisia riportò le sue fattezze:


Allegoria dell'Inclinazione, 1615-1616

Un altro quadro di quel periodo è la Conversione di Maddalena del 1616:


Nonostante questo periodo ricco di successi, Artemisia dovette trasferirsi per via di debiti. Scelse di vivere da donna indipendente con la figlia Prudenzia.
Ritornò a Roma, ma vide che non era cambiata da quando l'aveva lasciata quindi ripartì per Napoli. Lì ottenne degli incarichi importanti e per la prima volta dipinse per cattedrali e duomi



San Gennaro nell'anfiteatro di Pozzuoli, 1636

Dopo il periodo napoletano si sa per certo che andò in Inghilterra alla corte di Carlo I. Lì c'era anche suo padre Orazio, ma sembra che più che per vedere il padre andò lì perché lusingata dall'attenzione del re che aveva sentito parlare di lei ed era incuriosito. C'è anche da dire che è probabile che Orazio e Artemisia si riconciliarono. Quello che è certo è che lei vegliò alla sua morte nel 1639.
Carlo I soddisfava ogni volere di Artemisia e nella sua collezione possedeva uno dei quadri più famosi della pittrice, l'Autoritratto come Allegoria della Pittura (il quadro che apre il post).
Lasciò infine l'Inghilterra nel 1642 perché era in arrivo la guerra civile e si sa per certo che nel 1649 era a Napoli.
Morì quattro anni dopo sempre a Napoli.

Altri dipinti:

Le donne di Artemisia in maggior parte una corporatura robusta e hanno guance e mento voluminoso.


Maria Maddalena come Malinconia, 1625 ca.


Lucrezia, 1620


Santa Cecilia, 1620


Danae, 1612


Si può notare come sono ricorrenti le vesti dorate, ma questo si deve anche al gusto dell'epoca.

Artemisia fu anche un'eccellente ritrattista e lo può testimoniare questo dipinto:


Ritratto di gonfaloniere, 1622


Ho conosciuto meglio Artemisia attraverso il libro La Passione di Artemisia di Susan Vreeland



Esiste anche il film su di lei dal quale ho preso il filmato all'inizio del post e s'intitola Artemisia, passione estrema con Valentina Cervi che interpreta la pittrice.
A dir la verità non ne sono rimasta entusiasta e ho abbandonato la visione quasi subito dopo.
Preferisco di gran lunga il libro. E' scritto in prima persona quindi sembra di sentire i pensieri della vera Artemisia e poi l'ho trovato molto dettagliato per quanto riguarda l'epoca.
L'autrice si è basata per scrivere il libro a molte delle corrispondenze lasciate.



Autoritratto come martire, 1615

L'unica donna in Italia che abbia mai saputo che cosa sia pittura, e colore, e impasto, e simili essenzialità...
(Roberto Longhi, 1916)


Curiosità:

- Per diversi critici, ci fu un aiuto da parte del padre nel realizzare i dipinti iniziali di Artemisia. Sembra che il padre ci tenesse che la figlia entrasse in Accademia più per suo volere che per orgoglio paterno. 
- Il nome completo di Artemisia è Artemisia Gentileschi Lomi. Gentileschi è il cognome della nonna paterna, mentre Lomi del nonno. Anche Orazio si firmava Orazio Gentileschi Lomi. Quindi Artemisia ereditò entrambi i cognomi del padre.


Modificato

4 commenti:

  1. Il tempo non cambia poi molto le cose... A tutt'oggi, ci sono tantissime donne che dopo essere state stuprate non ricevono la giustizia che meritano... perchè la nostra società è comunque sempre stata e rimane tuttora profondamente maschilista: non a caso, se un uomo va con tante donne, allora è un ganzo; mentre se una donna va con tanti uomini, allora è una troia... e credo che già questo la dica lunga...
    Che poi, sono tutti pregiudizi inutili: guarda che bellissimi quadri che lei era capace di realizzare... e ha dovuto fare una "gavetta" molto più ardua di tanti uomini che dipingevano pure peggio di lei...

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  2. Sono rimasta inorridita, anche se non del tutto sorpresa, quando ho letto che nel 1600 lo stupro non veniva considerato come aggressione alla donna.
    Mi immagino la vergogna di lei e di tante donne che ancora adesso, nonostante si siano raggiunti importanti traguardi, vivono nella vergogna perché ritenute di aver provocato l'uomo.
    Artemisia ha voluto vivere come donna autonoma e di certo non si è spenta dopo la violenza. I suoi quadri ne sono la prova.

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  3. "La ragazza con l'orecchino di perla" non è di Susan Vreeland,bensì di Tracy Chevalier.

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