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martedì 17 maggio 2011

Brazil

Ci sono film che si devono vedere, film detti culto, film che magari all'uscita del cinema non hanno riscosso tanto successo, ma che poi con gli anni è stato rivalutato.
Uno di questi film è Brazil del 1985 diretto da Terry Gilliam.



Brazil appartiene ai film distopici che, al contrario di quelli utopici, mostrano una realtà indesiderata, invivibile infatti qui ci troviamo in un futuro fittizio dove la burocrazia regola la vita e reprime i sognatori.




Ispirato a 1984 di George Orwell, il protagonista è Sam Lowry, interpretato da Jonathan Price, un burocrate la cui vita passa monotona se non fosse per un sogno che lo vede cavaliere alato dall'armatura argentata salvare una donna bionda dai capelli lunghi.



Alla fine complice un errore burocratico, Lowry incontra quella donna e cercherà di essere quel cavaliere, di salvarla da quel mondo, di portarla al salvo.
Ma qui ci troviamo in una distopia, in un mondo dove i sogni sono in via d'estinzione così come i liberi professionisti.




Un finale amaro disintegra l'ultima speranza e la canzone Aquarela do Brazil del 1939, che dà il titolo al film, cantato per quasi tutto il film, perde il suo timbro frivolo e si rivela disperatamente tragica.
Da Wikipedia: Il pezzo fu scelto da Gilliam per la tragicomica dissonanza che si crea tra il suo tono dolce e nostalgico e le atmosfere cupe e stranianti del film; l'idea la partorì un giorno trovandosi in una spiaggia di Port Talbot, Galles, come lo stesso Gilliam ha dichiarato:

Port Talbot è una città d'acciaio, con una grigia polvere di metallo ovunque. Perfino la spiaggia ne è completamente ricoperta ed è nera. Il sole era al tramonto, era piuttosto bello. Il contrasto era straordinario. Mi balzò in mente l’immagine di un tipo seduto su questa spiaggia squallida con una radio portatile, che trasmetteva strane canzoni di evasione sudamericane, come Brazil. In qualche modo la musica lo trasportava e rendeva il mondo attorno a lui meno grigio.

A tratti farsesco, quasi comico, però proprio questa comicità crea un contrasto con questo stile di vita opprimente, che ingabbia tutto ed è la normalità di questa oppressione a spiccare.

E per risollevarsi di fronte a questa burocrazia, forse qualcuno, un gallo di nome Asterix, ci può dare una mano. Basta andare qui.
 

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