Finalmente riesco a fare un post su uno spettacolo teatrale nel quale ho avuto una partecipazione. Si tratta di "The Table of Earth" di e con David Moss.
E' tutto nato con un'e-mail in cui si veniva informati che stavano cercando persone per un lavoro vocale e, visto che, come forse avrete capito, io sono moooolto interessata dall'aspetto vocale, mi sono subito candidata mandando un mio curriculum e dopo un po' scopro che sono stata scelta.
"The Table of Earth" era inserito nel programma del Ravenna Festival alla sezione Notturni elettronici e venne rappresentato il 17 giugno 2010. Non solo io ero stata scelta, ma anche altri 6 ragazzi e ci siamo conosciuti il giorno prima dello spettacolo ovvero il 16 giugno.
Abbiamo subito conosciuto David Moss e subito noi ragazzi abbiamo potuto apprezzare la sua estrosità. Infatti, mentre ci spiegava (in inglese) il suo spettacolo, non potevamo fare a meno di notare che non c'era differenza tra lui mentre spiegava e mentre recitava. Inoltre mi avevano colpito la sua estensione vocale, la sua facilità di passare da una tonalità all'altra.
Cos'è "The Table of Earth"? E' una favola ecologica innanzitutto, una favola ecologica sperimentale dove la voce è una preziosa linea guida e si intreccia ad altre voci e ad altre storie.
Quando guardavo David Moss, mi sembrava di vedere un bambino gioioso che si divertiva come non mai.
E ora dopo le parole, eccovi il filmato realizzato dal Ravenna Festival:
Noi ragazzi, per tutta la durata dello spettacolo, siamo rimasti seduti ai lati degli spettatori, anche noi ad assistere. Poi avevamo un segnale e insieme ci avviciniamo al piccolo pezzo di terra per raccoglierla e tra noi ci doveva essere della sintonia: era un lavoro che facevamo insieme. Inoltre cantavamo quelle parole (che in realtà non hanno senso, solo quello di accomunarci) e David Moss ci ha dato le indicazioni di cantarle nelle tonalità che volevamo.
Ah, io sono quella con la maglietta verde.
Ed eccovi le foto di provenienza "The Table of Earth" David Moss & Tempo Reale, Ravenna
© Elisabetta Macumelli
E voglio anche raccontarvi del mio stage di danza butoh, una danza giapponese, ma non adesso.